Che cos’è un rapace? Il termine rapace viene adoperato per designare tutti gli uccelli che presentano un becco ad uncino, insieme a dei robusti ed affilati artigli, idonei alla cattura di prede. L'etimologia della parola deriva dal latino "raptare" (afferrare, stringere) poiché essi afferrano ed uccidono le prede con gli artigli. I loro artigli letali, infatti, possono lacerare le prede a terra, ghermire pesci dall’acqua e colpire mortalmente in volo altri uccelli. Hanno anche evoluto un becco appiattito alla base e caratterizzato dalla forte curvatura delle ossa premascellari e mascellari, che consente loro di cacciare e di nutrirsi di altri animali.
Possono essere individuati e riconosciuti due grandi ordini di rapaci: quello dei Falconiformes, che comprende tutti i rapaci diurni (i predatori per eccellenza e comprendono aquile, falchi, avvoltoi, nibbi, poiane e sparvieri) e quello degli Strigiformes, che comprende tutti i rapaci notturni (gufi, civette, allocchi e barbagianni). In Italia sono presenti 2 famiglie di rapaci: la famiglia degli Accipitridi, composta da circa 220 specie, di cui 13 nidificanti in Italia (poiane, aquile e avvoltoi), e la famiglia dei Falconidi, composta da 60 specie di cui soltanto 10 coinvolgono l'Italia (Falco Pellegrino, Falco Pecchiaiolo, Falco della regina ecc.).
Oggi ci occuperemo di 5 magnifici rapaci italiani: l'Aquila reale, la Poiana, il Falco Pellegrino, l'Astore e il Falco Pecchiaiolo. Vediamoli insieme.
1. Aquila reale (Aquila chrysaetos)
Le località rocciose delle montagne della Scozia, della Scandinavia, della Spagna, le Alpi, i Carpazi, comprese quelle del nostro paese, sono abitate da un possente uccello predatore, l'Aquila reale. Nelle nostre regioni frequenta il limite superiore dei boschi, le zone d’alpeggio e i versanti rocciosi. In Italia le troviamo lungo l'arco alpino, tra l'Abruzzo e le Marche. L'adulto è generalmente sedentario; solo gli individui giovani divengono erratici d'autunno e si possono spingere spesso fin nelle grandi pianure. Ha una lunghezza del corpo che va dagli 80 agli 87 cm e un'apertura alare che può arrivare fino ai 220 cm. I maschi pesano dai 2,9 ai 4,4 Kg e le femmine dai 3,8 ai 6,6 Kg. Posseggono degli artigli molto appuntiti che possono arrivare a misurare fino a 8 cm. Le femmine sono più grandi dei maschi ed entrambi i sessi hanno un'identica colorazione.
Insieme con il lupo e l'orso, l'aquila reale occupa i primi posti nella catena alimentare, non avendo in natura nessun predatore. Verso la fine di marzo o in aprile, l'Aquila reale costruisce il suo nido su di una parete rocciosa inaccessibile, a volte su di un albero e lo mantiene in seguito per parecchi anni. I nidi sono costituiti da pesanti rami e imbottiti con dell'erba al momento dell'uso. I vecchi nidi possono essere 2 metri di diametro e 1 metro di altezza, dato che le aquile riparano i loro nidi ogni qualvolta sia necessario e li ingrandiscono durante l'uso. La femmina depone di solito 2 uova che cova per 44-45 giorni. Il maschio di tanto in tanto la sostituisce per permettere di riposare un poco. Esso porta il cibo ai piccoli, porgendolo agli inizi alla femmina, poi, dopo qualche giorno, quando questi sono un poco più cresciuti, li nutre direttamente.
Il piccolo d’aquila, detto pullo, inizia a nutrirsi da solo, con le prede fornite dai genitori, dopo circa 30 giorni e dopo 71-81 giorni, compiono il loro primo volo, ma restano ancora per un certo periodo con i loro genitori. Una volta diventati indipendenti, lasciano definitivamente il territorio familiare e vanno a stabilirsi talvolta anche a notevoli distanze. L'Aquila reale caccia marmotte, lepri e piccoli rapaci. All'occasione riesce a catturare persino qualche piccolo camoscio, o agnello o anche qualche piccolo capretto, in quanto è capace di sollevare, in volo, fino a due volte il suo peso. La specie è considerata ancora a rischio in Europa, tuttavia le popolazioni presenti sono oggi stabili grazie alle differenti azioni di protezione di cui sono oggetto a livello internazionale.
2. Poiana (Buteo buteo)
La Poiana è probabilmente il rapace diurno più diffuso nelle nostre zone. In Italia è nidificante sedentaria, migratrice regolare e svernante. Le popolazioni migratrici che svernano o transitano nel nostro Paese provengono dal Nord Europa. Spesso, già verso la fine di febbraio, si può osservare un grande uccello da preda volteggiare al di sopra del bosco, precipitarsi verso terra, rasentando gli alberi per poi risalire verso il cielo. E' la Poiana, uno dei rapaci più diffusi in tutta l'Europa. Predilige le foreste di ogni tipo, sia in pianura che in montagna, pur avendo una preferenza più spiccata per i luoghi in cui la foresta si alterna con le praterie e i campi. Resta nel suo territorio durante tutto l'anno oppure va errando per un raggio abbastanza esteso dopo la nidificazione.
Ha una lunghezza di 53 cm e un'apertura alare che oscilla tra i 117 e i 137 cm. Il peso nel maschio varia tra 600 e 1000 g. e nella femmina tra i 700 e i 1400 g. Sia il maschio che la femmina hanno la stessa colorazione e la loro livrea è di un colore molto variabile. Un buon numero di individui, che abitano il Nord Europa, emigrano verso sud-ovest d'inverno. In aprile la Poiana costruisce il nido, posto su un grande albero. Come materiale adopera dei rami e imbottisce l'interno con foglie, muschi, peli ecc., rifinendo continuamente i bordi del nido con fuscelli, anche durante la cova. Talvolta lo stesso nido è utilizzato per più anni consecutivi.I 2 genitori covano da 2 a 4 uova, alternandosi per 28-31 giorni; tuttavia la femmina rimane più di frequente sul nido.
All'inizio alleva i piccoli da sola, distribuendo loro prede portate dal maschio, il quale comincerà a nutrirli solo più tardi. I piccoli lasciano il nido alla fine dei 41-49 giorni e i genitori continuano a nutrirli per 4 settimane circa. Per i primi due mesi rimangono in prossimità del nido, imparando le tecniche di caccia dai genitori.La Poiana si nutre essenzialmente di piccoli e medi mammiferi, soprattutto conigli e micromammiferi, ma anche carogne, rettili anfibi, uccelli feriti o malati.. Caccia le sue prede piombando su di esse o lasciandovisi cadere sopra da un ramo, ma la uccide comunque sul suolo. La caccia avviene soprattutto all’agguato: la vittima, spesso, si accorge della sua presenza solo quando ha i suoi artigli del conficcati nella schiena.
3. Falco pellegrino (Falco peregrinus)
Come una saetta, il Falco pellegrino si lancia verso il campanile di una chiesa per afferrare la sua preda, uno di quei piccioni semi selvatici che vivono nelle città. In effetti, questo bel rapace, diffuso in tutta Europa e che si nutre essenzialmente della carne di questi uccelli, frequenta talvolta la città durante i mesi invernali. Esistono almeno 19 razze diverse riconosciute in tutto il pianeta. L’Italia rappresenterebbe una interessante zona di transizione tra la razza del mediterraneo settentrionale (Falco peregrinus brookei) e quella dell’Europa centrale (Falco peregrinus peregrinus).
Il modo di volare del Pellegrino è inconfondibile, caratterizzato da secchi, veloci e potenti colpi d’ala intervallati da rapide planate. Il falco pellegrino è sicuramente l'essere più veloce del regno animale. Pensate che, nel 2005, è stato registrato il record attuale di velocità di un falco in picchiata (mentre era a caccia), dove ha raggiunto la velocita' impressionante di 389 km/h. Ma la cosa altretanto sensazionale è che, questo rapace riesce a mantenere un pieno controllo durante il volo, nonostante tocchi tali formidabili, e impressionanti, velocità. Per questo motivo che le sue prede sono principalmente uccelli in volo, in modo da avere a disposizione sufficiente spazio di frenata per non schiantarsi al suolo.
Ha una lunghezza di 43 cm e un'apertura di ali che oscilla tra gli 86 fino ai 106 cm per il maschio, e dai 104 fino ai 114 cm per le femmine e un peso compreso tra i 600 e i 1200 g. Nelle zone interne preda piccioni domestici e selvatici, tortore, corvidi, alcuni rapaci e passeriformi di ogni genere. Lungo le coste e le zone paludose la dieta si modifica, includendo uccelli marini (come i gabbiani e le starne) e anatre. Spesso caccia anche i piccoli mammiferi terrestri (come topi e arvicole), i pipistrelli e gli insetti. Per costruirsi il nido, cerca i terreni spaziosi, le rocce che si ergono in mezzo alle foreste e che offrono una veduta generale sul paesaggio, le coste dirupate in riva al mare e talvolta anche i campanili più alti delle città. Anno dopo anno la coppia occupa gli stessi territori riproduttivi. La specie è monogama e territoriale. Spesso occupa anche il nido abbandonato di un altro rapace, specialmente nelle regioni montagnose.
Nel nido sommariamente imbottito, la femmina depone da 3 a 4 uova; essa le cova da sola, facendosi tuttavia sostituire dal maschio all'occorrenza. I piccoli escono dalle uova dopo 29 giorni, ricoperti di uno spesso piumino. Il maschio si incarica di portar loro il cibo durante i primi giorni, ma affida le sue prede alla femmina che le sminuzza e le divide per i giovani: il maschio stesso è, infatti, incapace di dividere il cibo; esso li nutrirà più tardi, generalmente nella terza settimana dopo la schiusa, quando i piccoli sanno già dilaniare la preda da soli. I giovani falchi sono in grado di lasciare il nido dopo 25-40 giorni e prendono il volo. Il Falco pellegrino è l'uccello più apprezzato nella falconeria. Le migrazioni del falco pellegrino avvengono verso sud in autunno e verso nord in primavera. In Italia meridionale è presente la sottospecie brookeiche ha tonalità della livrea rossicce e petto rosato. Vive in media 15 anni.
4. Astore (Accipiter gentilis)
L'Astore predilige i boschi presso cui si stendono campi e praterie, sia in pianura che in montagna. La sua struttura è tale da renderlo sicuramente il più temibile predatore del bosco. Questo rapace è molto timido e riservato e per questo motivo è difficilissimo da vedere. Abita quasi tutta l'Europa. Non lascia il suo territorio per tutto l'anno e, dopo la nidificazione, vagabonda nei dintorni; tuttavia, alcuni Astori dell'Europa settentrionale e orientale vengono spesso a svernare in Europa centrale. Ha una lunghezza che va dai 48 ai 58 cm (la femmina è più grande del maschio) e un'apertura alare che oscilla tra i 100 e i 105 cm per i maschi e tra i 130 e i 140 cm per le femmine.
Una cosa caratteristica di questo meraviglioso rapace è che gli esemplari giovani hanno le parti inferiori macchiate e non barrate come gli adulti. Il piumaggio dei giovani è marrone rossiccio, quello degli adulti sul dorso color ardesia scuro, mentre il petto è chiaro con barrature nere. L'Astore costruisce il suo nido tra aprile e maggio e lo colloca spesso molto in alto, sulla chioma di un pino. La femmina depone 3-4 uova e le cova da sola per 35-38 giorni, facendosi sostituire talvolta dal maschio. Essa sorveglia i piccoli per una decina di giorni ancora dopo la schiusa. Durante questo periodo, il maschio le porta il cibo che la femmina distribuisce ai piccoli, tenendo per sè i resti. Il maschio non sa nutrire i piccoli e se la femmina muore, si perde tutta la nidiata.
I piccoli Astori lasciano il nido all'età di 41-43 giorni, stabilendo di solito a molti chilometri di distanza dal luogo d'origine. I giovani, proveniente dalle zone nordeuropee, si allontanano tuttavia anche 1.500 km dal domicilio originario. La sua caratteristica principale è il volo in spazi ristretti in aree ad alta densità di vegetazione. L'Astore caccia soprattutto vari uccelli e d'inverno attacca persino gli strigiformi, come i Gufi comuni, il Barbagianni e persino le Poiane. Un astore può uccidere un uccello della taglia di un fagiano, e mammiferi della taglia di un coniglio o di una lepre tanto che spesso l'astore viene impiegato nella falconeria (costituisce uno dei rapaci più utilizzati per la caccia sia alla penna che al pelo).
5. Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Il Falco pecchiaiolo si può incontrare in ogni tipo di foresta. E' un uccello migratore di lunga distanza che trascorre l'inverno a sud del Sahara e giunge in Europa a primavera per nidificare, passando soprattutto dallo stretto di Gibilterra, dalla Sicilia e lo Stretto di Messina, e dalla Turchia. In Italia la specie è presente sull’arco alpino, nelle zone prealpine e in maniera discontinua sull’Appennino. Nel nostro paese la popolazione è stimata in 600-1000 coppie nidificanti con una tendenza stabile. Questa specie segue precise rotte migratorie che evitano le grandi distese d'acqua. L'area di espansione di questo rapace copre tutta l'Europa, ma non nidifica in Inghilterra, in Irlanda, in Islanda, né nella Scandinavia del nord e dell'ovest.
Ha una lunghezza di 55 cm e un'apertura alare che oscilla tra i 120 e i 126 cm. Sia il maschio che la femmina hanno lo stesso colore e la loro livrea è spesso variabile. E' un uccello migratore i cui quartieri di svernamento si trovano in Africa tropicale e meridionale, da dove emigra in agosto o ai primi di settembre. Il Falco pecchiaiolo ritorna ai suoi territori in aprile o in maggio. Una volta accoppiati, i 2 rapaci costruiscono un nido che collocano molto in alto su di un albero, tra i 15 e 22 m al di sopra del suolo; questo nido è fatto di rami e imbottito di ramoscelli verdi e di foglie. Talvolta il Falco pecchiaiolo occupa un nido abbandonato di Sparviero o di Poiana. Durante l'allevamento i maschi sono ferocemente territoriali.
Dopo la schiusa, i genitori coprono con cura il nido con ramoscelli verdi. Di solito covano 2 uova, alternandosi per 30-35 giorni; si è anche osservato che quando la femmina muore, il maschio si incarica da solo le uova. Essi si dividono la cura della nutrizione dei piccoli ai quali portano, dai primi giorni, vespe e larve. Il Falco pecchiaiolo è specializzato nella caccia delle vespe, che snida direttamente dal suolo. Divora ugualmente altri insetti, talvolta piccoli vertebrati o teneri frutti. I giovani prendono il volo dopo 35-45 giorni. In Italia questi sono oggetto di bracconaggio, specialmente nell’area dello stretto di Messina, passaggio obbligato verso le aree di riproduzione; si stima che ogni anno siano uccisi illegalmente fino a 1000 falchi pecchiaioli.