Oltre a una particolarità ben visibile, che è la sua cresta dorsale fatta di peli impiantati in senso inverso rispetto a quelli del corpo, l’aspetto del Rhodesian Ridgeback (“cane leone”) non lascia presagire niente che non sia banale.
Infatti, se lo si guarda più da vicino, questo cane ci appare assolutamente originale.
Il Rhodesian Ridgeback rimane una razza da scoprire: di ragguardevole taglia, robusto ma non pesante, non si trova in lui niente di esagerato, anche se la cresta dorsale gli conferisce un’inconstestabile originalità.
Buon guardiano, piuttosto calmo, è un cane di casa di tutto riposo.
Dovendo educarlo, bisognerà tuttavia fin dall’inizio tenere in considerazione il suo temperamento, spesso indipendente e di conseguenza non portato facilmente all’apprendimento.
Infine, le sue qualità cinegetiche sono ancora inesplorate. Scopriamolo insieme!
1. Origine e storia
Oltre a una particolarità ben visibile, che è la sua cresta dorsale fatta di peli impiantati in senso inverso rispetto a quelli del corpo, l’aspetto del Rhodesian Ridgeback non lascia presagire niente che non sia banale.
Infatti, se lo si guarda più da vicino, questo cane ci appare assolutamente originale. E prima di tutto, come classificarlo?
Gli specialisti europei sono stati sempre imbarazzati nel rispondere a questa domanda. Solamente i Britannici hanno saputo dargli un posto in uno dei loro gruppi «ripostiglio», in questo caso quello degli «hounds», dove si trovano, mescolati più o meno a caso, Levrieri, cani da muta, cani da caccia nordici e Basenji!
Gli specialisti continentali, da parte loro, lo hanno messo per un certo periodo nel sesto gruppo, quello dei «cani da muta per selvaggina di piccola taglia». Ma il Rhodesian Ridgeback, cane da muta o hound, sarebbe veramente una cosa curiosa.
Il leone sarebbe dunque una selvaggina di piccola taglia, che potremmo vedere battersela inseguito da una muta di Rhodesian! Dal 1987, la nomenclatura ufficiale lo colloca nell’ottavo gruppo, tra i «cani per alzare la selvaggina o da boscaglia».
Può sembrare assolutamente strano mettere a fianco questo cane africano con il Cocker e gli altri Spaniel, ma questa situazione sembra la più logica, in quanto il ruolo del Rhodesian è proprio quello di cercare il leone nella savana e di farlo dirigere verso il fucile del cacciatore, esattamente quello che fa il cane da boscaglia e quello che fa alzare la selvaggina.
Quale selvaggina effettivamente bisogna notarlo, e che imponente cane da boscaglia: questo cane è veramente speciale nella sua categoria! Un’altra soluzione poteva essere quella di classificarlo tra i cani di «tipo primitivo», cosa che potrebbe essere giustificata dalle sue origini.
Ma il suo aspetto generale non assomiglia a quello degli altri «primitivi», Basenji e Canaan Dog e, di questo gruppo, sarebbe stato il solo a mostrare orecchie ricadenti.
Non bisognerebbe, allora, creare una sezione appositamente per lui? Dato che questo cane è molto raro nella maggior parte dei paesi, sarebbe un fatto senza precedenti ed anche curioso.
Il Rhodesian è realmente un cane a parte. Il suo nome stesso testimonia di particolari avvenimenti avvenuti nel corso della sua storia, in quanto è più verosimilmente di provvenienza sudafricana. È certo che i suoi antenati si trovavano già sul posto nel 1652, quando i primi coloni europei fondarono Città del Capo.
Fin da quel momento, l’attenzione fu attirata da questi cani utilizzati dagli indigeni (Boscimani, Zulù e Ottentotti) e che, si notò rapidamente, avevano una curiosa «cresta» di peli irti eretta sulla sommità del dorso.
Dalle descrizioni dell’epoca deriva ugualmente il fatto che bisognava considerare questi cani non come dei veri domestici, ma come dei commensali dell’uomo, per metà selvaggi, che restavano solamente in prossimità dei villaggi perché vi trovavano una parte del loro cibo, accompagnando i cacciatori nelle loro spedizioni e, di fatto, aiutandoli a scovare la selvaggina.
Inoltre, essi furono dipinti come piccoli, famelici e piuttosto feroci, ma eccellenti cacciatori. I Ridgeback ricevettero in seguito del sangue di cani europei che accompagnavano i coloni olandesi (Boeri) e tedeschi (ed anche degli ugonotti francesi).
È impossibile sapere esattamente quali tipi di cani vennero utilizzati per questi incroci: senza dubbio, vi furono cani da muta, dei forti mastini, se non dei Doghi da caccia (si ricorda spesso l’Alano, il Saint-Hubert o dei simili).
In realtà non ci fu un vero desiderio di selezione ben definita che guidò il cane da mezzo selvaggio a cane da caccia sudafricano. Si può del resto immaginare il processo di questa trasformazione.
Come facevano vicino ai villaggi autoctoni, i cani si installarono in un primo tempo in prossimità dei campi delle fattorie dei coloni, facendo scomparire le immondizie e segnalando l’arrivo degli intrusi o di bestie selvatiche. L’alleanza veniva sancita quando il colono adottava un cucciolo, che addomesticava per tenerlo in casa.
Egli si rendeva conto che possedeva delle doti di cacciatore, di resistenza e di velocità. In altri casi l'adozione di un piccolo era facilitata dal fatto che risultava dall’unione del cane (o la cagna) a una cagna (o un cane) selvatico.
E probabile che alcuni coloni favorissero questi accoppiamenti, per riunire le qualità dei cani autoctoni al carattere più facile dei loro cani. Questi addomesticamenti e incroci successivi sfociarono nella costituzione di un tipo di cane locale, le cui qualità essenziali erano la resistenza, la rapidità, l’istinto da caccia, e il cui segno distintivo restava molto spesso la «cresta».
Nel frattempo gli Ottentotti erano stati decimati (il 95% di essi) da una epidemia di vaiolo, così il destino della razza si trovò interamente tra le mani dei coloni. L’aspetto del Ridgeback nel XIX secolo può essere osservato per esempio su un’incisione che illustra l’opera di Livingston Missionary Travels in South Africa pubblicata nel 1857: a grandi linee, il cane rappresentato corrisponde al cane attuale.
Bisogna adesso riferire le circostanze che motivarono la sua denominazione di Rhodesian. La seconda metà del secolo scorso fu l’epoca delle spedizioni nelle regioni delle radure e della savana che, nel 1895, si sarebbero chiamate Rhodesia (dal nome di Cecil Rhodes). Esploratori, missionari e coloni si fecero ben presto aiutare dalla razza più adatta a questo paese, il Ridgeback.
Si dice che fu un missionario sudafricano che, verso il 1875, importò in questi territori la prima coppia di questi cani. In queste regioni selvagge, il Ridgeback si mise in luce per numerose imprese nel corso di safari, contro la selvaggina di grossa taglia, la pantera e il leone, ed è questa «fama» rhodesiana di nuova acquisizione che gli valse l’appellativo.
La sua reputazione deve ugualmente molto ad un cacciatore famoso all’epoca. Cornelius van Ruyen, che lodò in maniera particolare il coraggio di questo cane di fronte al leone così come le sue attitudini fisiche che ne facevano «il cane da safari» per eccellenza.
Di conseguenza, ogni sudafricano che praticasse la caccia grossa si sentiva in dovere di possedere un Rhodesian Ridgeback, ben presto considerato cane nazionale.
Verso il 1920, la cinofilia sudafricana incominciò ad organizzarsi: una delle sue prime preoccupazioni fu, evidentemente, la sola razza autoctona. La formazione di un club speciale permise in particolare nel 1922 di redigere uno standard, ricalcato su quello del Dalmata.
Se, oggigiorno, il cane da safari, molto valoroso ma di forme piuttosto variabili, è diventato un cane da esposizione e da compagnia, è stato grazie alla scelta di alcuni di questi esemplari più rappresentativi come punto di partenza dei programmi di allevamento. Un apporto di Alano fulvo va ugualmente segnalato.
2. Comportamento
Il “cane leone” non è più l’animale feroce e un po’ selvaggio di un tempo.
Uno dei primi allevatori a introdurlo in Europa, intorno al 1975, lo descriveva ancora come un cane “speciale”: alquanto difficile, molto riservato e distaccato, insomma un animale abbastanza selvatico.
Ora, il carattere del Ridgeback non corrisponde a questo ritratto, che potrebbe invece essere imputato a un errore di allevamento. Se, ogni anno, parecchie centinaia di Ridgeback trovano acquirenti oltre Manica, non è certo perché sono degli asociali o delle belve!
Il suo ruolo di “cane da safari” appartiene al passato, anche nel suo paese natale. Le sue funzioni attuali sono quelle di un cane di famiglia adatto alla guardia.
Ciononostante, è opportuno ricordare la sua antica funzione. Seguiva le tracce e stanava la selvaggina di grossa taglia (antilopi, gnu, zebre) e cercava di condurla vicino a dove era appostato il cacciatore (o i cacciatori).
Essendo nota la velocità di questi animali (che possono raggiungere punte di velocità di 60, se non addirittura 80 km/h), ci si rende immediatamente conto che questi cani dovevano disporre di capacità fisiche (rapidità e resistenza) poco comuni.
Si fa presente che lo standard attuale insiste sempre su una struttura capace di consentire un’elevata velocità. Talora, seguiva la pista di sangue di animali feriti, il che ne dimostra le qualità olfattive (tanto più che le condizioni ambientali — caldo e aridità — erano il più delle volte sfavorevoli).
È, però, soprattutto sulla caccia alle fiere che il Ridgeback ha costruito la sua fama. Il suo lavoro consisteva nel fare uscire la fiera dal suo rifugio e anche nell’attirarla, non dandole mai tregua, allo scoperto, verso i cacciatori.
Naturalmente non affrontava direttamente i grandi felini, ma si deve tuttavia riconoscergli un carattere ben temprato per osare sfidare la fiera fin nella sua tana.
Oggi, le attività del Ridgeback sono più civili. È un magnifico cane da guardia, sicuro di sé e tranquillo, di bella prestanza con una taglia prossima o superiore ai 65 centimetri al garrese e un peso compreso tra 30 e 40 kg.
Se uno sconosciuto prova a penetrare nella proprietà, allora il Ridgeback fa sentire un sordo grugnito, impressionante, fissa con audacia l’intruso, poi il suo forte latrato risuona fino all’arrivo del padrone: è veramente dissuasivo!
Il Ridgeback non è né abbaiatore, né nervoso. Al contrario, in casa si mostra del tutto discreto, fino ad apparire anche un po’ indolente. È comunque certo che sa apprezzare in modo appropriato la morbidezza di un tappeto o di una poltrona per fare la siesta.
Le opere inglesi consultate lo dipingono come un eccellente compagno di giochi per i bambini. Il suo carattere calmo va di pari passo con un temperamento molto sportivo, non appena si tratti di passeggiate o, meglio, di galoppate in libertà. Il bel guardiano si trasforma allora in un atleta tagliato per la corsa.
Peraltro, ha conservato l’istinto della caccia, in genere, e perciò il padrone deve essere ben sicuro di controllarlo se vuole farlo camminare per ore e ore nella foresta o in campagna senza guinzaglio.
Nei Vosgi si è fatto ricorso a questo cane per seguire le tracce della lince (felino che si cerca di reinsediare nel suo ambiente naturale), compito nel quale si è dimostrato del tutto soddisfacente.
Dato che proviene da un paese caldo, lo si potrebbe credere un po’ freddoloso. Non lo è per niente: il suo pelo, per quanto corto, è molto folto e lo protegge dalle intemperie. Per giunta, si afferma che nell’Africa meridionale non sia infastidito dalle punture di insetti.
Il Rhodesian Ridgeback rimane una razza da scoprire: di ragguardevole taglia, robusto ma non pesante, non si trova in lui niente di esagerato, anche se la cresta dorsale gli conferisce un’inconstestabile originalità. Buon guardiano, piuttosto calmo, è un cane di casa di tutto riposo.
Dovendo educarlo, bisognerà tuttavia fin dall’inizio tenere in considerazione il suo temperamento, spesso indipendente e di conseguenza non portato facilmente all’apprendimento. Infine, le sue qualità cinegetiche sono ancora inesplorate. Di certo, potrebbe diventare un eccellente cane per pista di sangue.
3. Lo standard della razza
FCI Standard N° 146 / 10.12.1996
ORIGINE: Sud Africa.
Standard fornito dal Kennel Club Union of Southern Africa e dal Zimbabwe Kennel Club.
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 10.12.1996
CLASSIFICAZIONE F.C.I. : Gruppo 6 Segugi e razze affini
Sezione 3 Razze affini
Senza prova di lavoro
UTILIZZAZIONE: il Rhodesian Ridgeback è tuttora usato per la caccia in molte parti del mondo, ma è specialmente apprezzato come cane da guardia e come buon compagno in famiglia.
ASPETTO GENERALE:
Il Rhodesian Ridgeback dovrebbe rappresentare un cane ben proporzionato, forte, muscoloso, agile e attivo, simmetrico nei profili e capace di grande resistenza con una buona velocità.
Particolare importanza viene data all’agilità, eleganza e robustezza, senza alcuna tendenza ad una struttura massiccia. La caratteristica della razza è la cresta sul dorso, che è formata da peli che crescono nella direzione opposta a quella del resto del mantello.
La cresta è lo stemma della razza. Deve essere nettamente definita, simmetrica ed assottigliarsi verso l’anca. Deve iniziare subito dietro le spalle e continuare fino al punto di prominenza delle anche.
Deve contenere solo due corone identiche ed opposte una all’altra. I bordi inferiori delle corone non devono estendersi più in basso del terzo superiore della cresta. Una buona larghezza media della cresta è di 5 cm (2”).
COMPORTAMENTO – CARATTERE:
Dignitoso, intelligente, distaccato con gli estranei, ma senza aggressività e timidezza.
TESTA:
REGIONE DEL CRANIO:
Cranio: dovrebbe essere di buona lunghezza (la larghezza fra gli orecchi, la distanza fra l’occipite e lo stop, e quella dallo stop alla punta del tartufo, dovrebbero essere uguali), piatto e largo fra gli orecchi; la testa, a riposo, dovrebbe essere esente da rughe.
Stop: ragionevolmente ben pronunciato, e non in una sola linea diritta dal tartufo all’occipite.
REGIONE DEL MUSO:
Tartufo: nero o marrone. Il tartufo nero deve abbinarsi a occhi scuri, il tartufo marrone a occhi color ambra.
Muso: lungo, alto, possente.
Labbra: asciutte e ben aderenti alle mascelle.
Mascelle/Denti: mascelle forti, con una perfetta e completa chiusura a forbice, con i denti superiori sovrapposti (combacianti) a quelli inferiori e con denti impiantati perpendicolarmente alle mascelle. I denti devono essere ben sviluppati, specialmente i canini.
Guance: pulite.
Occhi: moderatamente distanti fra loro, rotondi, brillanti e vivi, con espressione intelligente; il loro colore in armonia con il mantello.
Orecchi: inseriti piuttosto alti, di medie dimensioni, piuttosto larghi alla base, diminuiscono gradatamente, fino a una punta arrotondata. Devono essere portati aderenti alla testa
COLLO: dovrebbe essere piuttosto lungo, forte e senza giogaia.
CORPO:
Dorso: potente.
Rene: forte, muscoloso e leggermente arcuato.
Torace: non troppo ampio, ma molto profondo e capace; lo sterno dovrebbe arrivare al gomito. Petto visibile se visto di profilo. Costole moderatamente ben arcuate, mai rotonde a botte.
CODA: forte alla radice, si assottiglia gradatamente verso l’estremità; assolutamente non grossolana. Di moderata lunghezza. Non deve essere inserita troppo alta né troppo bassa, e va portata leggermente incurvata all’insù, ma mai arrotolata.
ARTI:
ANTERIORI: devono essere perfettamente diritti, forti e di buona ossatura, con i gomiti aderenti al corpo. Se visti di lato, gli arti anteriori sono più larghi che se visti dal davanti.
Spalle: ben oblique, pulite e muscolose.
Metacarpi: forti e leggermente scattanti.
POSTERIORI: nei posteriori i muscoli devono essere puliti e ben definiti.
Ginocchio: ben angolato.
Garretto: forte, ben disceso.
Piedi: compatti e rotondi, dalle dita arcuate, cuscinetti duri ed elastici, protetti da pelo fra le dita e i cuscinetti.
ANDATURA: diritta in avanti, libera e dinamica.
MANTELLO
Pelo: corto e denso, di aspetto liscio e lucente, ma né lanoso né serico.
Colore: dal color frumento chiaro al frumento rossiccio. Ammesso un po’ di bianco sul petto e sulle dita, ma se in eccesso su petto, ventre e al di sopra delle dita, è indesiderabile. Ammessi muso e orecchi scuri. Troppi peli neri nel mantello sono fortemente indesiderabili.
TAGLIA E PESO:
Altezza al garrese: Maschi: 63 – 69 cm, Femmine 61 – 66 cm
Peso: Maschi 36,5 Kg, Femmine 32 Kg
DIFETTI : qualsiasi deviazione dai punti sopraccitati deve essere considerata come difetto e la severità con cui questo difetto sarà penalizzato deve essere in esatta proporzione alla sua gravità ed al suo effetto sulla salute ed il benessere del cane.
Qualsiasi cane che mostri in modo evidente anomalie d’ordine fisico o comportamentale, deve essere squalificato.
N.B.: I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.
4. Una "spada" sul dorso segno di un cane asiatico?
- Una "spada" sul dorso
Si potrebbe credere che il pelo dei cani è impiantato nello stesso senso su tutto il corpo. In effetti, non è così.
Si possono aver dei "cambiamenti di direzione", visibili soprattutto sul petto e sulle natiche: se si guarda più da vicino, si può vedere che il pelo disegna in alcuni punti una sorta di spirale, di cui il centro forma una spiga.
La cresta dorsale (ridge) del Rhodesian Ridgeback non è per questo meno originale.
La sua forma ricorda quella di una «spada» la cui punta è diretta verso la coda; c'è anche un'«elsa», situata dopo il garrese, che è costituita da due piccole «spirali» più o meno larghe e più o meno disegnate.
Un americano, T. Hare, ha studiato il fenomeno nel 1932 e lo ha attribuito ad una «invaginazione tubolare della pelle nel centro del dorso», definendola di natura ereditaria, ma senza dare ulteriori specificazioni, aggiungendo solamente che essa non è concatenata con alcun problema di salute.
L'esistenza , nell'Africa del Sud, di esemplari di altre razze che mostrano questa particolarità, in seguito a qualche precedente incrocio, permetterebbe di pensare che questa eredità è recessiva (è necessario che il padre e la madre siano portatori del carattere perché possa apparire nella loro progenitura). - Rhodesian Ridgeback: un cane asiatico?
Abbiamo detto che il Ridgeback era piuttosto un sudafricano che un rodesiano.
Per altro, un'ipotesi sosterrebbe che sia forse originario dell'Asia. In effetti, i cani a cresta dorsale non esistono in nessun’altra parte all'infuori dell'Africa del Sud e... del Siam (Thailandia).
Certamente, i Boeri sono andati a cercare i loro cani in Estremo Oriente, come spiegare allora un periplo così lungo?
Gli Ottentotti, come altri popoli del sud dell'Africa (i Boscimani, per esempio), sono senza dubbio nati da una mescolanza, molto antica (preistorica), di una maggioranza nera puramente africana e di una minoranza asiatica (che ritrovava per così dire le sue origini).
Che il girovagare di un cane possa essere corroborato dalla scienza umana è senza dubbio curioso!
Ancora una stranezza del Ridgeback, la cui antichità è dunque quasi prodigiosa.
5. Razze affini
Bisogna ammetterlo: il Rhodesian Ridgeback non ha "cugini", ossia non risulta simile a nessuna razza, anche senza arrivare a parlare di una qualsiasi parentela, salvo errore, nessun altro cane deve trovarsi nella stessa situazione!
La fama di "cane leone" o di cane da leone ci ricorda, tuttavia, il ruolo svolto dagli Alani in numerosi numeri da circo. In passato, alcuni ammaestratori hanno impiegato di frequente questi cani nei loro numeri.
Naturalmente, anche il gigante della specie canina non è in grado di battersi con successo contro un leone (questo è capace di spezzare la spina dorsale a un'antilope adulta; tuttavia, parecchi Alani erano capaci di mantenere l'ordine con efficacia all'interno della gabbia.
Facevano risalire immediatamente il leone che scendeva senza ordine dal suo sgabello, o ricalcitrava nel risalirvi. Poi, oltre al lato spettacolare del numero, il domatore poteva far affidamento sulle sue guardie del corpo canine, poiché si sarebbero interposte se una fiera si fosse ribellata.
A proposito della cresta dorsale del Ridgeback, bisogna notare che nell'Africa meridionale non è eccezionale vedere un Alano o un Boxer con la stessa caratteristica. È forse questa la conseguenza di qualche incrocio con il Ridgeback?