L’ansia è un segnale d’allarme prezioso, da ascoltare assolutamente per evitare i conflitti interiori.
Se invece la scacci con i farmaci, scende nel corpo e si trasforma in disturbi fisici.
Scopriamo quali e cosa fare.
1. L’estraneo dentro
L’ansia è connaturata all’uomo.
È un prezioso - benché sgradevole - compagno di viaggio che produce quello stato di allerta e di vigilanza indispensabile per farsi trovare pronti di fronte ai pericoli.
Con l’avvento della modernità, tuttavia, la collaborazione tra l’uomo e l’ansia è andata velocemente perduta.
Le comodità e il progresso della vita attuale hanno creato, infatti, una netta separazione: benessere significa non avere ansie, quindi l’ansia va eliminata.
C’è chi prova ad annullarla con gli psicofarmaci, chi ne nega l’esistenza e chi si butta a fare mille cose pur di non sentirla.
In questo modo è passata dall’antico ruolo di alleata che segnala pericoli fuori e dentro di noi, a quello moderno di sintomo fastidioso da estirpare in ogni modo.
L’uomo non si è accorto di aver perso i contatti con questo fenomeno interiore. E così ha cominciato a osservarlo come se fosse qualcosa a lui estraneo: un sintomo appunto, un problema.
Ciò ha portato la medicina a classificare l’ansia nelle sue varie manifestazioni psichiche: attacchi di panico, agorafobia, fobia sociale, fobie specifiche, ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo e così via.
Una classificazione senza dubbio utile per gli specialisti che, in tal modo, possono ricondurre al fenomeno dell’ansia manifestazioni anche molto diverse tra loro e impostare così una terapia (purtroppo spesso solo psicofarmacologica), spesso però insufficiente a ristabilire l’antico legame di collaborazione tra l’uomo e questa sua fondamentale capacità di manifestare disagio, rifiuto e allarme.
Anzi, la cura solo con psicofarmaci, in molti casi, non fa che aumentare la rimozione del fenomeno.
2. Verso le radici
L’ansia, disconosciuta da una parte e schiacciata dall’altra, oltre a diversificarsi in sempre più numerose forme psichiche (basti pensare alla sindrome da shopping compulsivo, inesistente fino a trent’anni fa), per potersi esprimere prende in molti casi la via del corpo.
Quel corpo in cui ha le sue radici diventa oggi anche un grande strumento espressivo: l’ansia si somatizza, cioè usa gli organi e i tessuti di cui siamo fatti per lanciare il suo messaggio legato alla sopravvivenza.
Una sopravvivenza da intendere non più come “restare vivi”, bensì come “resistere, opporsi, affrontare” i vari aspetti del quotidiano: è una sopravvivenza emotiva, mentale, affettiva, a tutto quel che ci accade.
L’ansia si attiva anche per la qualità del vivere: vivere male equivale a non vivere, a morire psichicamente, e quindi rappresenta un pericolo per la nostra integrità.
3. I dodici bersagli
Ecco allora che non pochi sintomi fisici, di cui la medicina conosce i meccanismi fisiologici ma non trova la causa, hanno origine in un’ansia che non sapeva come altro esprimersi.
Del 95% delle ipertensioni arteriose, ad esempio, non si conosce la causa (dai medici vengono chiamate “essenziali”).
Ma se si approfondisce il vissuto del soggetto e il suo modo di gestire le emozioni, quasi sempre emerge una forma d’ansia non riconosciuta. Certo, l’ansia non sceglie organi e tessuti in modo casuale.
Al di là di un certa predisposizione genetica, la “scelta” dipende dall’archetipo, cioè dallo schema di base di cui gli organi sono intimi portatori.
Si tratta, come si può immaginare, di aspetti di non immediata intuizione e lettura. Per tale motivo in queste pagine riportiamo le dodici patologie “da ansia somatizzata” più frequenti, con le rispettive interpretazioni.
Tenerle presente può essere un modo valido per contribuire alla loro cura grazie al prezioso messaggio che contengono.
4. I sintomi cui l’ansia si nasconde
Tachicardia, ipertensione, colite: ecco i segnali che danno voce al mondo interiore:
- Tensione muscolare: un dilemma che blocca
L’energia non si libera, anzi si accumula a causa di un conflitto tra agire e non agire. Un conflitto fondato sulla paura che agire possa portare gravi conseguenze per noi o per gli altri. In altri casi si resiste troppo in una situazione di disagio o di sovraccarico, e i muscoli lo segnalano. - Tachicardia: emozioni che premono
Emozioni continue - belle o brutte - cui non diamo spazio sufficiente: non le riconosciamo, non le esprimiamo abbastanza. Il cuore “in gola” indica il pericolo insito in questo atteggiamento. Altre volte la tachicardia è il corrispettivo dell’ansia di chi fa troppe cose o troppo in fretta. - Difficoltà digestive: il rifiuto che brucia
Gastrite, dispepsia, lentezza digestiva esprimono l’ansia presente nelle relazioni del quotidiano. Una persona o un intero ambiente non ci piacciono. Dobbiamo vincere la paura del giudizio e affrontare la situazione. - Ipertensione arteriosa: ruoli troppo rigidi
Un ruolo familiare o lavorativo di responsabilità e le preoccupazioni che suscita ci induce a credere di non poterci permettere l’espressione del nostro mondo emotivo. Cerchiamo di controllare tutto, dentro e fuori di noi. - Cistite: tanto senso di colpa
Soprattutto nella donna, l’ansia trattenuta può tradursi in contrazioni dei muscoli vescicali e in infiammazioni ricorrenti. C’è troppa rigidità verso noi stessi e la tendenza a sottoporsi a stress indebiti e a non sottrarsi a situazioni affettive non più consone. Serve più morbidezza e clemenza verso di sé. - Dissenteria: un terrore ingestibile
È una delle più antiche manifestazioni dell’ansia. Esprime la paura immediata di qualcosa percepito come soverchiante o ingestibile. È fondamentale non ostacolarla, perché a volte è la più efficace via per liberarsi dell’angoscia. - Rosacea: sfogo da pericolo scampato
Forma di dermatite diffusa su gran parte del corpo che dà voce, per lo più, a un’ansia da scampato pericolo (una sorta di paura retroattiva) o a un rilascio di tensione dopo un intenso logorio nella vita di relazione (ad esempio la malattia di una persona cara che si è assistita). Da non sopprimere. - Difficoltà sessuali: timore del giudizio
In apparenza tutto è in equilibrio, ma la sfera sessuale rivela angosce importanti. Prima fra tutte la paura di non essere accettati e il timore del giudizio. Problemi di erezione, eccitazione e sfogo del piacere spesso sono la punta di un iceberg invisibile, ma assai strutturato, che ha bisogno di aiuto. - Colite spastica: paura di esagerare
La tensione permea quasi ogni aspetto della vita quotidiana, oppure uno solo, ma decisivo. Siamo contratti nel pensare, agire, relazionarci: temiamo di mostrare il nostro lato ombra, con pensieri a tinte forti e giudizi non positivi, e il timore di esagerare una volta aperto il sacco. - Bruxismo: tutta la rabbia repressa
Ansia, paure, rabbia ma soprattutto fantasie di aggressività ancestrale: tutti aspetti rimossi dalla vita quotidiana ma assolutamente non elaborati dalla coscienza, che si scaricano attraverso i denti e il morso durante la notte. Occorre rivedere molto nei rapporti quotidiani. - Connettivite: un conflitto con se stessi
Non riusciamo a vivere liberamente a causa del rapporto irrisolto con la madre o con la famiglia di origine; si crea un’ansia che prende la forma di auto-anticorpi che attaccano il tessuto connettivo (che esprime l’archetipo della Grande Madre). Bisogna conquistare una vera autonomia psicologica. - Aerofagia: paura del silenzio
L’ansia del parlare in pubblico, la logorrea di chi teme i silenzi, la fretta nel fare tutto possono tradursi in un “mangiare aria” mentre si parla e si deglutisce. Il ventre gonfio che ne deriva è come un palloncino d’ansia compressa che, infastidendoci, segnala la necessità di darci una calmata.
5. La guida pratica
Ecco come trattarla per evitare che l’ansia diventi una malattia:
- Non sopprimerla
Se provi ansia, c’è sempre un motivo valido. Schiacciarla con gli psicofarmaci toglie ogni possibilità di affrontarlo e tiene nella situazione che ha creato l’ansia stessa.
Hai invece bisogno del suo allarme, che possa orientarti verso una vita adatta a te.
Ammutolirla, inoltre, è un’illusione, perché si farà sentire, mascherata, attraverso il corpo. - Ascolta i sintomi fisici
Quando un sintomo fisico è “sospettato” di essere espressione di un carico d’ansia, va comunque curato dal punto di vista medico.
Tuttavia sarebbe bene accostare alla terapia dei cambiamenti di vita suggeriti dal messaggio insito nel sintomo stesso, così da togliergli il motivo di esistere e ridurre l’intensità del trattamento medico. - Fai prevenzione
Ogni sintomo fisico - eccetto quelli gravissimi - può essere elemento di riflessione.
A volte non è necessario intuirne il senso profondo e archetipico: considerare la sua presenza come la necessità di un cambiamento nello stile di vita e nel modo di relazionarsi è già fare psicosomatica, ed è anche prevenzione di ulteriori sintomaticità.