Ammettiamolo: qualcosa di mistico c’è in questo bel gatto originario del Myanmar, un tempo chiamata Birmania, terra già di per sé misteriosa, fatta di giungle impenetrabili, templi antichissimi, villaggi dove il tempo si è fermato ma anche grandi città e conflitti politici interni ben noti.
Si tratta di un amico molto dolce ma non molto diffuso, quindi ancora più prezioso per i fortunati che riescono a trovarne uno.
Tra loro, uno dei più famosi era senz’altro lo stilista Karl Lagerfeld, scomparso quattro anni fa ma che fa ancora parlare di sé anche attraverso la sua gatta birmana di nome Choupette (foto sotto).
Innamorato com’era di lei, Lagerfeld l’ha inclusa nel suo testamento, lasciandole una cifra davvero consistente perché potesse proseguire la vita dorata che aveva conosciuto con il suo amato e assai agiato umano.
Ebbene, Choupette è divenuta rapidamente una vera star dei social,con decine di migliaia di follower, e prende parte persino a eventi mondani estremamente esclusivi: è avvenuto anche di recente al prestigioso Met Gala di New York, lo scorso 1 maggio, dedicato proprio al compianto stilista, dove ha condiviso la passerella con personaggi del calibro di Rhianna, Nicole Kidman, Roger Federer, Anne Hathaway, Dua Lipa e via… “vippando”.
Dunque, il Sacro di Birmania ha probabilissime doti magiche, tanto da riuscire a incantare tutto il “bel mondo”. Ma sono incantesimi d’amore e bellezza, quindi assolutamente graditi: serve altro per innamorarsene perdutamente?
1. LA LEGGENDA DEL TEMPIO. Come i gatti birmani cambiarono colore
Abbiamo accennato che il Sacro di Birmania è anche protagonista di una narrazione mistica, una leggenda tramandata nei secoli in Myanmar.
Narra che l'aspetto di questo gatto, u n tempo, fosse molto diverso da quello odierno, fino a quando non accadde un evento drammatico: un giorno, mentre si trovava in preghiera di fronte alla statua della dea Tsun Kyan-Kse nel tempio di Laotsun, il monaco Mun-Ha fu assalito da alcuni briganti e ferito in modo irreparabile.
Pare che in quel tempio all'epoca vivessero cento gatti bianchi dagli occhi gialli, incaricati di mantenere l'armonia del luogo sacro e di venerare, accanto ai monaci, la statua di questa divinità che presiede alla reincarnazione delle anime.
Uno di questi mici, di nome Sinh, salì sul petto del monaco morente e si mise in adorazione di Tsun Kyan-Kse, quasi a volerla pregare di riportare in vita l'amico. Commossa da tanta devozione, la dea decise di donare al gatto un mantello dorato, simile al suo abito, mentre i suoi occhi mutarono dal giallo al blu zaffiro.
Il muso, le zampe e la coda assunsero una tonalità più scura e le estremità delle zampe, a contatto con il corpo di Mun-Ha, rimasero bianche, a simboleggiare la purezza.
Sinh rimase per sette giorni in preghiera, lasciandosi poi morire, vinto dal dolore. E allora, si conclude la leggenda, a tutti i gatti del tempio furono donati dalla dea quei magnifici colori che trasmisero po i alla loro discendenza.
2. "RAPITO DA UN MAGNATE? Due ipotesi sull'arrivo in Europa
Per quanto affascinante, la leggenda sulla nascita della razza è, appunto, una leggenda. In realtà questi gatti sono originari della ex Birmania ma sono divenuti ciò che oggi ammiriamo tempo dopo.
Vero è, però, che sul loro arrivo in Europa circolano due racconti, forse veri o forse no, o forse addirittura reali e sovrapposti.
Uno sostiene che il famoso magnate americano Cornelius Vanderbilt (foto sotto), divenuto ricchissimo grazie alla costruzione delle ferrovie e a una flotta mercantile, nel corso di uno dei suoi viaggi in Oriente, ai primi dell'Ottocento, si fosse innamorato dei gatti incontrati in Birmania.
Così, contravvenendo alle rigide regole che impedivano a questi mici di uscire dai templi, ne avrebbe acquistato una coppia mediante una ricca "bustarella" e li avrebbe poi fatti giungere in Francia.
L'altro racconto narra invece di doni fatti dai monaci a soldati francesi di stanza nel Paese durante il periodo coloniale, nel XVIII secolo. In ogni caso, la Francia sembra coinvolta ma il mistero permane...
Come tante altre razze di gatti e anche di cani, il Sacro di Birmania rischiò di estinguersi durante la Seconda guerra mondiale, tanto che si dice che ne fosse rimasta solo una coppia.
Per scongiurare l'estinzione, pare che questi due mici siano stati fatti accoppiare con esemplari appartenenti ad altre razze, presumibilmente Persiani, visto che ci sono diverse somiglianze.
Le peculiarità del Birmano "rinato" si sono tramandate di generazione in generazione e in seguito la razza è stata esportata in tutta Europa e anche in America, dove ha fatto la sua comparsa negli anni Cinquanta, riscuotendo subito un grande successo.
3. SENSIBILE E VIVACE. Ama il contatto, teme la solitudine
Definito da molti un po "enigmatico" in realtà il Sacro di Birmania a volte è solo un po' timido e di certo è molto sensibile; non ama imporsi più di tanto ma se non ottiene quello che vuole "mette il muso" ed è capace anche di fare piccoli dispetti.
Ama molto il gioco, anche in età avanzata, ed è proprio attraverso la rincorsa di topolini o la ricerca di nascondigli per tendere agguati che socializza facilmente.
Poiché ha bisogno di muoversi molto, soprattutto da giovane, per lui giocare con una pallina rappresenta la soluzione ideale a questa necessità e, cosa interessante, proprio con la pallina gli si può insegnare il riporto, attività che incuriosisce noi gattofili ma che tanti mici possono imparare a fare, se gliela insegniamo correttamente.
Altra esigenza da soddisfare è la compagnia: stare da solo a lungo non è cosa che il Birmano riesca a tollerare, anche perché ama essere accarezzato e coccolato.
Non solo perché è affettuoso per natura ma anche perché, nonostante il mantello folto, è piuttosto freddoloso, quindi apprezza il calore del contatto con i suoi umani prediletti.
E ci ripaga con sonore fusa e languidi sguardi con quei magnifici occhi color zaffiro.
4. SALUTE E MANTELLO. Ecco el cose da sapere e da fare
In generale, il Sacro di Birmania è considerato "di sana e robusta costituzione" e inoltre ha poca tendenza a ingrassare, se nutrito correttamente e messo nelle giuste condizioni di fare movimento quotidiano attraverso il gioco e, ottima idea per tutti i mici, qualche parete attrezzata con mensole, passerelle e alti grattatoi.
A livello genetico, comunque, le patologie che possono essere trasmesse alla prole includono principalmente difficoltà respiratorie, problemi all'apparato digerente e sindrome di nudità, caratterizzata ovviamente da perdita di pelo e conseguenti infezioni della pelle.
Un test consente però agli allevatori di individuare con certezza quasi assoluta i soggetti portatori del gene responsabile della patologia in questione e quindi escluderli dalla riproduzione.
Nonostante sia lungo e setoso, il pelo di questi gatti non richiede particolari attenzioni. Essendo privo di sottopelo, inoltre, difficilmente è soggetto alla formazione di nodi.
Dunque, sarà sufficiente spazzolarlo un paio di volte a settimana perché sia sempre lucido e pulito. Così che il nostro micio possa sempre farne sfoggio, con noi e i nostri amici, ammaliandoci con la sua seducente bellezza.
5. È FATTO COSI'
Micio dalle forme accattivanti e seducenti, elegante e sontuoso grazie a un mantello ricco e dalle tonalità morbide . Al Sacro di Birmania mancavano solo gli occhi azzurri per essere un perfetto "acchiappacuori" felino! E infatti, una dea provvide a donargli anche queste gemme. Ma il carattere? All'altezza dell'aspetto, perciò meraviglioso.
Oservandolo bene questo splendido gatto arrivato dalla misteriosa e tormentata Birmania ha tratti orientali che sembrano rimandare a lunghe ore di piacevolissimo ozio su cuscini di seta, in alcove ombreggiate al riparo dal caldo umido soffocante del Sudest asiatico. Forse anche per questo spesso ispira reelax e dolcezza a qualsiasi latitudine si trovi?
• COLORI
L'unico colore allevato all'inizio fu il seal. Poi furono introdotte le altre colorazioni: blu, chocolate. lilac, red, cream, squama, tabby e ora anche smoke e silver. Ha le stesse caratteristiche dei gatti a motivo siamese ma ha i quattro piedini bianchi, senza macchie o peli colorati. Il colore è localizzato sul muso, le orecchie, le zampe e la coda. I resto del mantello varia dal beige dorato al bianco magnolia, ma deve ssere sempre in armonia con il colore delle punte. I colore delle marche dev'essere uniforme e in contrasto con il colore del corpo.
• CORPO
Gatto classificato come semicobby, a pelo semilungo con le punte colorate e i piedi bianchi, dal corpo lungo e abbastanza pesante, con un'ossatura forte e una muscolatura possente. I maschi sono più grandi delle femmine.
• CODA
Di media lunghezza.
• ORECCHIE
Di media grandezza, con le estremità arrotondate e posizionate basse.
• TESTA
Larga, abbastanza rotonda, con cranio arrotondato e fronte leggermente bombata. Le guance sono piene e gli zigomi prominenti. Il naso è di media lunghezza, il profilo romano, il mento ben sviluppato.
• OCCHI
Grandi, quasi rotondi, un po' obliqui, di un colore blu profondo, il più scuro possibile.
• COLLO
Da corto a medio. ben muscoloso.
• MANTELLO
Morbido, setoso, semilungo, con pochissimo sottopelo. È desiderabile una gorgiera abbondante.
• ZAMPE
Di media lunghezza, proporzionate al corpo ma molto forti e robuste, con piedi grandi e rotondi.