E’ una delle sante più invocate nel mondo cattolico, una donna volitiva e moderna che, pur essendo nata e vissuta in un piccolo borgo agricolo, fu scelta come protettrice delle donne delle città industriali.
Stiamo parlando di santa Rita da Cascia, figura carismatica e prodigiosa, definita la santa delle cause impossibili.
Fu beatificata nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII, mentre la canonizzazione avvenne durante il Giubileo del 1900 per volere di papa Leone XIII.
La chiamano “avvocata delle cause impossibili” perché viene invocata nelle situazioni più difficili. Lei stessa le attraversò nella sua vita di moglie, madre e suora.
Ma chi era veramente santa Rita da Cascia? Scopriamolo insieme!
1. Votata all’obbedienza
Santa Rita nacque a Roccaporena, frazione di Cascia (Umbria), nel 1381.
Le fu dato nome Margherita dai suoi genitori, Antonio Lotti e Amata Ferri, due “pacieri di Cristo”, mestiere associabile a quello degli attuali mediatori civili al tempo delle lotte tra guelfi e ghibellini.
Ragazza dal carattere mite, imparò sin da giovanissima a leggere e scrivere.
Nonostante desiderasse prendere i voti, fu promessa in sposa all’età di tredici anni a Paolo di Ferdinando Mancini, uomo violento di fazione ghibellina, e cioè contraria al potere temporale del papa, che divenne suo marito tre anni dopo.
I genitori cedettero alla sua richiesta di matrimonio per timore di una ritorsione. La vita coniugale di Rita fu subito un inferno.
Spinto dalla frustrazione e alterato dall’alcol, Paolo la sottoponeva a violenze e minacce continue, che lei subiva passivamente, giovane e timida com’era.
Nel frattempo nacquero due figli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Rita sopportava le angherie e le percosse del consorte per amore loro e di Cristo. Fu la pazienza eroica dimostrata già in questo periodo della sua vita a valerle l’appellativo di “donna senza rancore”.
Rita pregava Dio perché operasse il miracolo della conversione del marito. E finalmente, dopo ben 18 anni, il miracolo ebbe luogo: il marito si gettò ai suoi piedi chiedendole scusa per il male fatto e promettendole una nuova vita.
La tranquillità, però, non durò a lungo: avendo avuto cattive frequentazioni in passato, che non apprezzavano la sua redenzione, Paolo finì pugnalato. Il dolore di Rita fu immenso: tuttavia si rifiutò di fare i nomi degli assassini e si rifugiò nella fede, decidendo di perdonarli.
Poi, vedendo i figli colmi di rancore e intenzionati a fare giustizia al padre da soli, piuttosto che vederli insanguinarsi le mani, pregò Dio affinché li facesse morire. Di lì a poco in effetti i due si ammalarono e morirono.
2. La scelta del convento
Senza più una famiglia, Rita chiese di entrare nel monastero agostiniano di Cascia, ma fu rifiutata per ben tre volte a causa del suo passato di moglie e madre.
Ciò non la scoraggiò: continuò a pregare tre santi (san Giovanni Battista, sant’Agostino e san Nicola da Tolentino) che le erano apparsi in sogno finché, secondo lei grazie alla loro intercessione, riuscì a entrare in monastero nel 1417.
Anche da suora la sua vita non fu facile. Fu infatti guardata con sospetto dalle madri superiori e da loro sottoposta a diverse “prove”.
La prima consistette nell’innaffiare mattina e sera un albero ormai morto all’entrata del convento al solo scopo di umiliarla.
Anche di fronte a questa richiesta, Rita continuò a mostrarsi sempre placida e accondiscendente, vedendo sempre in ogni sacrificio richiesto una prova domandata da Dio.
Si racconta che su quell’albero morto spuntarono spontaneamente foglie, viti e uva. Fu il primo miracolo che compì nella sua vita da suora.
3. Una spina conficcata in fronte
Il Venerdì santo del 1432, Rita chiese al Signore di provare lo stesso supplizio che lui aveva sopportato in croce con le ferite della corona spinata.
Si dice che una spina si staccasse dal crocifisso e andasse a conficcarsi nella sua fronte, provocando una ferita purulenta che la costrinse a vivere ritirata nella sua stanza al monastero per 15 anni.
Quando poi, nel 1450, in occasione del Giubileo papa Niccolò V organizzò un pellegrinaggio a Roma per venerare le reliquie di Cristo, Rita fu esclusa proprio a causa di questa ferita.
La futura santa allora chiese a Dio di fare sparire la ferita almeno fino al suo ritorno da Roma, pur mantenendo inalterato il dolore che essa le procurava. Così fu: la ferita miracolosamente sparì per riapparire al rientro di Rita in Umbria.
Dopo la sua morte, invece, un miracolo pare sia avvenuto proprio durante il funerale. Un falegname, tale Cicco Barbari, che aveva perso l’uso delle mani, si rammaricava di non aver potuto costruire la bara per trasportarla.
Proprio mentre ci rifletteva sopra, si dice che percepì un intenso profumo di rose e che le mani tornarono a funzionargli. La prima cosa che fece fu una nuova cassa per lei.
4. Il corpo è ancora intatto
Rita si spense il 22 maggio del 1457 a 76 anni.
La leggenda vuole che in quel momento la sua piaga si trasformasse in un rubino rosso, emanante un profumo delicato di rose.
Da allora, rivestito con l’abito dell’ordine di sant’Agostino, il suo corpo riposa mummificato in una bara di vetro nella basilica di Cascia a lei dedicata ed è ancora intatto.
Ogni anno la cittadina di Cascia la celebra il 22 maggio con le cosiddette “Celebrazioni Ritiane”.
Nonostante i numerosi prodigi e la sua condotta da santa mentre era in vita, fu beatificata solo nel 1627 e canonizzata nel 1900.
Un aneddoto vuole che durante la cerimonia di beatificazione, alcuni presenti l’avessero vista addirittura aprire gli occhi per qualche istante.
Non sarebbe il solo prodigio: pare anche che il suo corpo si sia sollevato fino a toccare il coperchio della bara.
SANTA RITA IN 5 DATE
- 1381: Santa Rita nasce a Roccaporena, una frazione di Cascia. All’anagrafe è Margherita Lotti.
- 1417: All’età di 36 anni, dopo essere rimasta vedova e aver perso i suoi due figli, entra in monastero nell’ordine agostiniano.
- 1457: All’età di 76 anni muore.
- 1627: Viene beatificata da Papa Urbano VII.
- 1900: Viene canonizzata, in occasione del Giubileo, da Papa Leone XIII.
5. Le api, le rose e le celebrazioni
- Quando era neonata, le api le entrarono in bocca senza farle male
Che cosa hanno a che fare con santa Rita il miele e le api, che compaiono frequentemente nell’iconografia a lei associata?
Il miele ricorda il primo dei cinque miracoli avvenuti durante la sua esistenza.
Quando Rita aveva solo cinque giorni, si dice che cinque api bianche le fossero entrate e uscite dalla bocca senza pungerla e depositando sulle sue labbra del miele.
Non solo: un contadino, ferito a una mano da una falce, vedendola in pericolo, avrebbe tentato di scacciare le api e la sua mano sarebbe guarita.
Ancora: santa Rita viene chiamata anche la santa delle rose. L’appellativo è collegato a una visita che un inverno sua cugina le avrebbe fatto in convento quando era in fin di vita.
Alla domanda che cosa le facesse piacere ricevere, Rita avrebbe risposto: «una rosa del giardino dei miei genitori».
La cugina sarebbe rimasta perplessa dato che non era certo periodo di fioriture, ma una volta recatasi in quel giardino, avrebbe trovato una splendida rosa in fiore. - Ogni 22 maggio Cascia ricorda la sua santa
Ogni 22 maggio, giorno della morte di santa Rita avvenuta nel 1457, la cittadina umbra di Cascia che le diede i natali la commemora.
Le celebrazioni prendono il via alle 5 del mattino con le campane che suonano a festa, mentre dopo la messa dalla frazione di Roccaporena parte la processione diretta alla basilica.
La statua di santa Rita è addobbata con rose rosse. Sfila anche un corteo di 400 persone in costume, che rappresentano episodi della sua vita.
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