Con la Legge di Stabilità 2016 sono di nuovo cambiate sia l’età sia le regole per andare in pensione.
Uniche certezze: si lascerà il lavoro sempre più tardi e con assegni sempre più magri.
Ormai con le pensioni si naviga a vista: i cambiamenti si susseguono di anno in anno (o di governo in governo) e non sono mai definitivi.
Da aprile l’Inps sta consegnando per posta una lettera arancione ad alcune categorie di cittadini dove si fa un’ipotesi personalizzata sull’età della pensione e lo stipendio che verrà erogato.
Tuttavia, visti i continui cambiamenti, vi consigliamo di prendere con le pinze quello che trovate scritto.
Per capire come recentemente sono cambiate alcune regole, facciamo il punto della situazione.
Le novità in tema di pensioni sono arrivate all’inizio di quest’anno:
- alcune riguardano norme già esistenti i cui effetti scattano dal 2016;
- altre consentono di andare in pensione con le regole stabilite prima della riforma Fornero;
- infine ci sono nuove norme stabilite con la legge di stabilità approvata dal parlamento a fine 2015.
Ma scopriamo insieme tutte le novità in tema di pensioni!
1. Pensioni di vecchiaia
Questo tipo di pensione si riceve quando si possono far valere, salvo qualche eccezione, almeno 20 anni di contributi.
L’età pensionabile è diversa in base al sesso e al lavoro che si svolge: lavoratori dipendenti oppure autonomi, lavoratrici dipendenti del settore privato oppure del settore pubblico.
Per tutti, però, vale la stessa regola: a partire dal 2013, l’età pensionabile non è più fissa ma cresce, ovvero si sposta più in là negli anni, perché si allunga l’aspettativa di vita degli italiani.
Quindi più lunga sarà, in media, la vita degli italiani, più tardi si andrà in pensione. La speranza di vita media degli italiani continua a crescere e nel 2013 l’Italia era uno dei Paesi più longevi in Europa.
Questa è tra le ragioni che spiega il motivo dei continui innalzamenti dell’età pensionabile.
- Dal 1° gennaio 2016 i lavoratori autonomi, i dipendenti del settore privato e pubblico e le lavoratrici del settore pubblico possono andare in pensione di vecchiaia al compimento dei 66 anni e 7 mesi.
- Per le lavoratrici dipendenti del settore privato occorre invece un’età leggermente inferiore: 65 anni e 7 mesi.
- Le lavoratrici del settore autonomo devono arrivare a 66 anni e 1 mese.
La grande novità è che dal 1° gennaio 2018, tutti i lavoratori, senza eccezione né di sesso né di tipologia di attività, accederanno alla pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi di età. Dal 2019, i termini aumenteranno in modo graduale ma restando uguali per tutti, come si vede nella tabella che segue.
PENSIONE DI VECCHIAIA - A QUALE ETÀ SI OTTIENE
Anno | Lavoratori autonomi, | Lavoratrici dipendenti (privato) | Lavoratrici autonome |
2016 - 2017 | 66 anni e 7 mesi | 65 anni e 7 mesi | 66 anni e 1 mese |
2018 | 66 anni e 7 mesi | 66 anni e 7 mesi | 66 anni e 7 mesi |
2019 - 2020 | 66 anni e 11 mesi | 66 anni e 11 mesi | 66 anni e 11 mesi |
2021 - 2022 | 67 anni e 2 mesi | 67 anni e 2 mesi | 67 anni e 2 mesi |
2023 - 2024 | 67 anni e 5 mesi | 67 anni e 5 mesi | 67 anni e 5 mesi |
2025 - 2026 | 67 anni e 8 mesi | 67 anni e 8 mesi | 67 anni e 8 mesi |
2027 - 2028 | 67 anni e 11 mesi | 67 anni e 8 mesi | 67 anni e 11 mesi |
2029 - 2030 | 68 anni e 1 mese | 68 anni e 1 mese | 68 anni e 1 mese |
2. Se volete andare in pensione prima
La pensione anticipata si ottiene, prima della pensione di vecchiaia, se si è maturato un rilevante numero di contributi. Vediamo quali sono le novità.
Nel 2016 per poter ottenere questa prestazione è necessario raggiungere, senza distinzione tra lavoratori dipendenti e autonomi, 42 anni e 10 mesi di contributi se si è uomini o 41 anni e 10 mesi se si è donne.
In pratica, rispetto all’anno precedente il requisito da raggiungere è salito di 4 mesi. Anche in questo caso, però, la regola è temporanea.
Infatti, per gli anni a venire dovrà essere adeguata all’aumento della speranza di vita, che sarà identico, sia per la periodicità degli aumenti sia per la sua entità, a quello previsto per l’età per la pensione di vecchiaia.
In tal modo, dal 2019 serviranno, ad esempio, 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 e 3 mesi per le donne, mentre nel 2029 saranno sufficienti (si fa per dire...) ben 44 anni e 5 mesi e 43 anni e 5 mesi, rispettivamente per uomini e donne.
PENSIONE ANTICIPATA - COME CAMBIERÀ NEL FUTURO
Anni | Uomini | Donne |
2016 - 2018 | 42 anni e 10 mesi | 41 anni e 10 mesi |
2019 - 2020 | 43 anni e 3 mesi | 42 anni e 3 mesi |
2021 - 2022 | 43 anni e 6 mesi | 42 anni e 6 mesi |
2023 - 2024 | 43 anni e 8 mesi | 42 anni e 8 mesi |
2025 - 2026 | 44 anni | 43 anni |
2027 - 2029 | 44 anni e 3 mesi | 43 anni e 3 mesi |
2029 - 2031 | 44 anni e 5 mesi | 43 anni e 5 mesi |
3. Con il contributivo puro e unire contributi diversi
- Con il contributivo puro
Possono accedere alla pensione anticipata con il sistema contributivo solamente le persone che hanno iniziato a lavorare più di recente, vale a dire quelli che non hanno versato contributi prima del 1996, e che quindi sono sotto il sistema di calcolo contributivo.
Si tratta di un tipo di pensione legata non solo al compimento di una determinata età e al possesso di almeno 20 anni di contributi, ma anche alla necessità di riuscire ad ottenere una pensione di importo non inferiore a una certa soglia.
All’età anagrafica richiesta si deve sempre aggiungere l’adeguamento alla speranza di vita: dal 2016 tale adeguamento risulta pari a 7 mesi complessivi.
In pratica, per ottenere questa pensione occorreranno, quest’anno, 63 anni e 7 mesi di età, senza distinzione tra uomini e donne o tra dipendenti o autonomi, e 20 anni di contributi effettivi: non contano quelli figurativi accreditati, ad esempio, per il militare o per la disoccupazione.
Infine, è necessario aver maturato un importo mensile di pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale ovvero, per il 2016, 1.254,60 euro, visto che l’assegno sociale è, per quest’anno, di 448,07 euro. - Unire contributi diversi si può
Se si sono versati i contributi in diversi enti previdenziali si possono unire e contabilizzare per ottenere la pensione.
Il decreto 42/2006 stabilisce la possibilità di sommare, ai fini del raggiungimento dei requisiti per il diritto alla pensione, i periodi contributivi esistenti in due o più enti di previdenza, in modo da poter conseguire quote di pensione, proporzionali ai contributi stessi, a carico degli enti dove si trovano i contributi, senza quindi dover effettuare la loro ricongiunzione, spesso onerosa e di difficile realizzazione.
Attenzione, però: questo tipo di pensione è calcolata, salvo qualche eccezione, sempre con il metodo contributivo.
Oltre alla pensione di inabilità e alla pensione di reversibilità, le prestazioni che possono essere ottenute con questo metodo sono la pensione di vecchiaia e la pensione di anzianità solo, però, se si sono maturati almeno 40 anni di contributi.
Per la pensione di vecchiaia il requisito contributivo è pari a 20 anni di versamenti, mentre quello anagrafico, così come previsto per le pensioni di vecchiaia ordinarie, cresce nel tempo così come aumenta l’aspettativa di vita degli italiani.
E, come abbiamo già detto, questo è un dato destinato ad aumentare con il passare degli anni.
4. Assegni al femminile
La legge di stabilità per il 2016 (legge n.208/2015) ha introdotto alcune novità anche per la pensione alle donne.
Possono usufruire della pensione anticipata:
- le lavoratrici dipendenti che entro il 31 dicembre del 2015 hanno compiuto 57 anni e 3 mesi di età e, sempre entro la stessa data, hanno maturato 1.820 settimane di contributi (pari a 35 anni di versamento) esclusi i periodi di disoccupazione o di malattia;
- le lavoratrici autonome, che hanno compiuto entro il 31 dicembre 2015 58 anni e 3 mesi di età. Quindi, per queste lavoratrici ci vuole un anno in più.
Per poter accedere all’Opzione donna, come viene chiamato questo insieme di regole dedicato al mondo del lavoro femminile, si deve scegliere il calcolo della pensione con il sistema contributivo.
Questo comporta una notevole riduzione, nella maggioranza dei casi, dell’importo della pensione maturata. Inoltre, anche per questo tipo di pensioni il requisito anagrafico è soggetto all’adeguamento alla speranza di vita.
Inoltre, viene ancora applicata la cosiddetta “finestra mobile”: pertanto, la pensione ha decorrenza trascorsi 12 mesi (lavoratrici dipendenti) o 18 mesi (lavoratrici autonome) dalla data di maturazione dei requisiti.
5. Pensione online e glossario sulla pensione
PENSIONE ONLINE
Quanto riceverai? Chiedilo all’Inps.
■ Sul sito internet dell’Inps è disponibile il servizio “La mia pensione”, che vi permette di raccogliere diverse informazioni sulla vostra pensione.
■ Per poter accedere al servizio, dovete prima registravi andando sul sito dell’Inps: sulla home page (www.inps.it) dovete cliccare alla voce “Ottenere e gestire il pin” e poi “Richiedere e attivare il pin”.
■ Il pin è composto da 16 caratteri: i primi 8 sono spediti al recapito indicato (cellulare, email) durante le operazioni di registrazione al sito, mentre i restanti 8 sono spediti con posta ordinaria all’indirizzo di residenza. Il pin vi servirà per entrare nella sezione che vi riguarda.
■ Potrete verificare i contributi versati, comunicare gli eventuali periodi di contribuzione mancanti, ma anche conoscere la data della pensione e l’importo stimato.
GLOSSARIO
■ Pensione di vecchiaia.
È quella che matura il lavoratore iscritto a un fondo pensionistico (per esempio, l’Inps), quando raggiunge l’età pensionabile stabilita dalla legge. L’età viene progressivamente innalzata nel corso degli anni.
■ Pensione anticipata (o di anzianità).
Dal 2012 la pensione di anzianità che, al di là dell’età del lavoratore, prevedeva la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi, è stata cancellata e sostituita dalla cosiddetta “pensione anticipata”. Per usufruirne occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Il requisito si innalzerà di anno in anno.
■ Sistema contributivo.
È applicato ai lavoratori che hanno versato i contributi solo a partire dal primo gennaio 1996. Con questo sistema la pensione viene calcolata in base ai contributi effettivamente versati dal lavoratore negli anni lavorativi. Con il vecchio sistema, quello chiamato “retributivo”, la pensione veniva invece calcolata in base all’importo delle ultime retribuzioni.
■ Finestra mobile.
Indica il tempo di attesa tra la maturazione dei requisiti e l’effettivo pensionamento.