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Scopriamo tutti gli sport “inventati” dai Britannici

Tra Ottocento e Novecento gli inglesi hanno “inventato” molte delle discipline sportive oggi più praticate.

Subito la mente corre al calcio, al rugby e magari al tennis, ma il debito nei confronti dell’Inghilterra è molto più ampio.

Agli studenti universitari inglesi dobbiamo specialità di atletica come il salto in lungo, il triplo, la corsa a ostacoli.

Sempre gli inglesi introdussero gli ostacoli anche nell’ippica e fissarono le distanze oggi usate nelle competizioni anche il mito del fair play (il “gioco corretto”), basato sul rispetto delle regole e dell’avversario.

Inglese era anche Richard Lindon, il calzolaio che a metà Ottocento creò il primo pallone in cuoio della storia: fino ad allora si erano usate palle di stracci o realizzate in vescica di maiale.

Ma quali sono gli sport “inventati” dai Britannici? Scopriamoli insieme.

 

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1. Il calcio: troppo bravi per confrontarsi

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Inventori di un po' di tutto in ambito sportivo, per molto tempo i britannici si sono sentiti gli unici capaci di raggiungere una posizione di rilievo nello sport.

Il caso più eclatante è stato quello del calcio.

La nazionale inglese, fondata nel 1863, per decenni ha affrontato unicamente le altre compagini britanniche: Galles, Scozia e Irlanda.

Solo nel 1908 ci fu la prima tournée nel continente con le larghe vittorie inglesi su Austria (battuta 11-1) e Ungheria (8-2), trionfi che rafforzarono il mito della superiorità inglese.

Una presunta superiorità che portò la nazionale inglese di calcio a rifiutare di partecipare alle prime edizioni dei Mondiali del 1930, 1934, 1938.

Le cose però erano cambiate rispetto agli inizi del Novecento, tanto che l’Inghilterra incassò in amichevole le prime sconfitte contro compagini continentali già negli Anni ’30 e alla prima partecipazione ai Mondiali nel 1950 gli inglesi furono subito eliminati dopo una sconfitta per 1-0 con gli Stati Uniti!

Nel calcio comunque un’esclusiva gli inglesi l’hanno mantenuta. È totalmente inglese l’International Football Association Board (Ifab), l’associazione che decide in maniera insindacabile le regole del gioco e le eventuali modifiche.

 

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2. Il polo e il cricket

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Il polo: dall’India al principe Carlo

I britannici hanno dominato per quasi due secoli un impero mondiale e si sono appassionati ad alcuni sport conosciuti nei Paesi colonizzati.
Il primo è il polo, giocato originariamente dagli ufficiali della cavalleria britannica di stanza in Afghanistan e India.
Poi è divenuto lo sport più apprezzato dall’aristocrazia inglese, tanto che il principe Carlo, nell’eterna attesa di salire al trono, ha passato buona parte dei suoi anni verdi impegnato in sfide di polo.
Sempre dall’Asia arriva un altro sport amato a partire dall’Ottocento da aristocratici e gentiluomini: il badminton, conosciuto nel nostro Paese come “volano”.
Questo sport, un mix tra tennis e pallavolo, prende non a caso il suo nome da Badminton House, una grande dimora di campagna nel Gloucestershire.

 

 

Il cricket: il più british di tutti

Lo sport inglese per antonomasia è sicuramente il cricket, una versione sobria e aristocratica del baseball.
È uno sport esclusivo, tanto che la federazione internazionale riconosce come suoi membri a pieno diritto solo dieci nazioni: l’Inghilterra e altre nove compagini tutte appartenenti in passato all’antico impero.
Il cricket, nella sua forma originaria, deve essere praticato su campi in erba naturale, può prevedere partite che si svolgono su una sola giornata, in tre o cinque giorni.
Secondo tradizione prevede regolare pausa... per il tè.
A rendere ancora più particolare questo gioco esistono ben due forme di vittoria e anche due forme diverse di pareggio!
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3. Il tennis - L’erba di Wimbledon

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Si dice che tre cose gli inglesi non cambieranno mai: la monarchia, la sterlina e l’erba di Wimbledon.

Il più prestigioso torneo di tennis del mondo è rimasta l’unica prova del Grande Slam a essere giocata sui prati, come si faceva a fine dell’Ottocento.

Riti d’altri tempi. I campi in erba sono più difficili da curare rispetto a quelli in cemento e terra, per questo sono scomparsi un po’ ovunque.

Wimbledon, viceversa, li “coccola” come si fa con l’argenteria di famiglia e ripropone l’erba assieme a tradizioni del tennis d’altri tempi come il dress code rigorosamente bianco, l’inchino al palco reale quando i giocatori entrano sul campo principale, il riposo nella domenica centrale durante le due settimane del torneo.

Il nome del tennis non è sempre stato quello che è adesso. Il nome nacque dall'errore di pronuncia dei primi tennisti inglesi: nel XV secolo era obbligatorio, prima di lanciare la palla, gridare l'avvertimento tenez! (francese per tenete!).

L'assonanza portò poi gli inglesi a chiamare il gioco "tennis". La "data di nascita" ufficiale del tennis risulterebbe dunque il 23 febbraio 1874.

 

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4. Rugby & C - Si fanno in quattro

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Il Regno Unito è l’unica nazione che negli sport di squadra, in particolare nel calcio e nel rugby, può schierare ben quattro nazionali: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord.

È una tradizione che risale alla fine dell’Ottocento e al fatto che le federazioni calcistiche e di rugby britanniche nacquero prima delle federazioni internazionali come la Fifa per il calcio.

I britannici aderirono alle federazioni internazionali ma hanno continuato a presentarsi divisi ai Mondiali e agli Europei, pur essendo consapevoli che una nazionale del Regno Unito sarebbe più forte.

Alle Olimpiadi, invece, si presenta la nazionale della Gran Bretagna, con inglesi, scozzesi, gallesi e nord irlandesi sotto la stessa bandiera.

La data di nascita ufficiale del rugby è il 1823, come certifica la lapide affissa sul muro della Rugby School, nella cittadina inglese di Rugby (Warwickshire), dove studiava William Webb Ellis, cui tradizionalmente si attribuisce l'invenzione del gioco, nonostante egli non ne avesse mai rivendicato la paternità.

La questione dell'origine del rugby resta dunque controversa e sostanzialmente legata a testimonianze locali.

 

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5. Cavalli e segugi

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Chi visitava l’Inghilterra nel Settecento e per buona parte dell’Ottocento veniva colpito dalla passione britannica per i combattimenti tra cani, tra galli e cani contro orsi.

Oggi queste pratiche sono naturalmente scomparse e nel 2005, dopo lunghe discussioni, sono state abolite le battute di caccia alla volpe, tradizionale attività che coinvolgeva decine di cavalieri, cani e battitori appiedati (ma pare che siano in pochi a rispettare la legge, e ancora meno a farla rispettare).

Però gli inglesi continuano ad adorare gli sport con gli animali, a cominciare dall’ippica. Una disciplina del tutto assente in Europa è invece la corsa dei cani, in particolare i levrieri.

Questo sport viene praticato nei cinodromi, lunghe piste ovali dove i cani corrono dietro a una lepre meccanica, e le gare sono seguite ogni anno da oltre tre milioni di spettatori, alimentando un giro di scommesse di decine di milioni di sterline.

Le odierne corse di cani derivano dal coursing. Il primo tentativo di una corsa fra levrieri di cui si abbia notizia fu compiuto nel 1876 su un tracciato diritto, vicino alla riserva di Walsh Harp, a Hendon, in Inghilterra, ma l'idea non ebbe un seguito.

Questa disciplina assunse la forma attuale (basata su tracciati circolari o ovali e sulla trovata della lepre meccanica) nel 1912.

 

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