Oggi, nel XXI secolo, si sente parlare dei serial killer quasi quotidianamente, grazie anche all’abbondanza di libri e film dedicati ad essi, ma se ci fermiamo a riflettere con attenzione, dobbiamo considerare il fatto che questo tipo di criminale viene studiato come entità a se stante solo dall’inizio degli anni ’80 del XX secolo. In passato, esisteva semplicemente un enorme contenitore onnicomprensivo che andava sotto il nome di omicidio multiplo e che comprendeva, indistintamente, tutti quei casi in cui un assassino uccideva più di una vittima.
Nel mondo contemporaneo, si sta verificando un fenomeno del tutto peculiare: una crescita esponenziale dell’interesse (che, per molti versi, si può definire morboso) mostrato dal pubblico per questo soggetto, accompagnato da un lento, ma costante, sdoganamento della sua figura in alcuni strati non convenzionali della società. Il serial killer non viene più visto solo come un esemplare particolarmente feroce di criminale, ma anche, in molti casi, come icona degna di ammirazione da parte di una certa controcultura trasgressiva, e alle sue gesta sono dedicati libri, film e trasmissioni televisive di ogni genere.
Il primo assassino seriale moderno non è mai stato identificato. Sicuramente quello che rappresenta l’inizio dell’omicidio seriale moderno è il caso di “Jack lo Squartatore” che si verificò a Londra verso la fine del XIX secolo. In precedenza, in varie parti del mondo, c’erano stati diversi altri assassini seriali in attività, ma mai nessun caso aveva avuto la risonanza mediatica ottenuta da “Jack”.
Sicuramente, non è stato l’assassino seriale più sadico della storia del crimine, nonostante l’indiscutibile violenza dei suoi delitti. Jeffrey Dahmer, Andrej Romanovic Chikatilo, Albert Fish e molti altri serial killer contemporanei hanno eguagliato e spesso superato le sue macabre imprese. Forse, però, proprio il fatto che nessuno sia mai riuscito a scoprire la sua vera identità ha contribuito in maniera determinante a costruire la leggenda di Jack lo Squartatore, figura che, nel corso degli anni, ha assunto sempre più i contorni del mito.
1. Jack lo Squartatore: una figura leggendaria
Indubbiamente, il fatto che nessuno sia mai riuscito a scoprire la vera identità di Jack lo Squartatore, ha contribuito in maniera determinante a costruire la sua leggenda, figura che, nel corso degli anni, ha assunto sempre più i contorni del mito. Praticamente tutti gli studiosi di criminologia moderni hanno avanzato le teorie più disparate sull’identità del misterioso assassino, ma nessuno di essi ha potuto corroborare con dati inoppugnabili il nome del sospettato di turno.
Agli inizi degli anni ’90 del XX secolo, il caso di “Jack” tornò nuovamente alla ribalta quando venne resa nota la scoperta di un “diario” attribuito a James Maybrick, uno dei sospettati storici, nel quale dichiarava esplicitamente di essere l’inafferrabile Squartatore e descriveva gli omicidi e i suoi pensieri più reconditi; il mistero sembrava risolto fino a quando gli esperti internazionali, chiamati a esaminare il documento per verificarne l’autenticità, hanno inequivocabilmente dimostrato che si trattava di un falso ben congegnato.
Persino una famosa scrittrice di narrativa come Patricia Cornwell non ha resistito alla tentazione di cimentarsi col mistero criminale per eccellenza, accusando il famoso pittore vittoriano Walter Sickert di essere “Jack”, considerando la produzione pittorica come un riflesso delle sue reali tendenze omicide, ma senza portare alcuna prova concreta a sostegno di queste affermazioni.
Nell’Inghilterra vittoriana, il caso di “Jack” fece molto scalpore, anche perché le vittime erano delle prostitute e questo particolare fu utilizzato dalle diverse fazioni politiche per evidenziare le condizioni di degrado e malcostume in cui viveva la maggior parte della popolazione nei quartieri più miserabili della capitale inglese.
L'interesse per Jack lo Squartatore e suoi omicidi andò ben oltre i confini della Gran Bretagna. Nel tardo Ottocento la stampa francese si occupò ossessivamente degli omicidi commessi da "Jack l'Eventreur", come veniva chiamato oltralpe, è tuttora una figura molto nota in Francia. Lulu, la femme fatale dell'opera teatrale di Frank Wedekind, così come del film di G. W. Pabst e dell'opera dei Alban Berg, viene uccisa da Jack lo Squartatore.
George Grosz, il famoso pittore che ritrasse la parte più violenta e malfamata della Germania del primo dopoguerra, si fece fotografare nei panni di Jack. Se il mostro fosse stato catturato, probabilmente non avrebbe mai avuto una così ampia fama. E' proprio il mistero che lo avvolge a conferirgli il truce fascino che spinge molti a rivisitarne, nell'arte e nello spettacolo, le crudeltà compiute.
2. Chi era Jack?
Le ipotesi sono state tantissime. C'è chi individuò l'assassino in certi loschi figuri del tempo, come Joseph Barnett, uno scaricatore del mercato di Billingsgate e amante di Mary Kelly, o in sua altezza reale il duca di Clarence, primo nipote della regina Vittoria, che morì in giovane età, nel 1982, dopo una vita di eccessi sessuali.
La scrittrice Patricia Cornwell si spese a lungo per dimostrare che il vero Jack lo Squartatore era l'artista Walter Sickert, basandosi sui certi suoi ritratti raffiguranti una donna nuda ed un uomo, rinvenuti in un appartamento del quartiere di Camdem. Altri indizi portarono all''insegnante Montague Druitt, il cui corpo venne ripescato dalle acque del Tamigi poco dopo l'ultimo omicidio.
Altri indiziati furono Aaron Kosminski, un parucchiere polacco, e Michael Ostrog, un medico russo psicolabile. Venne accusato anche un altro medico, Thomas Neill Cream. Quest'ultimo commise sette omicidi tra l'Inghilterra e l'America. Le vittime erano prostitute e giovani donne che gli si erano rivolte per abortire. Venne condannato a morte in Inghlterra, ma mentre egli usava la stricnica per uccidere, Jack adoperava il coltello.
All'epoca dei fatti vi fu chi si azzardò addirittura a sostenere che il killer potesse essere una donna. Ma era poco plausibile immaginare Jill la Squartatrice: atti di tale violenza si supponeva potessero essere perpetrati solo da un uomo. Bisogna però ricordare che soltanto 15 anni prima, una certa Mary Ann Cotton era giustiziata a Durham Goal per aver avvelenato il figliastro di 7 anni. Era anche sospettata di aver ucciso 20 membri della sua famiglia, tra cui la madre e 3 mariti.
Ai tempi degli omicidi, il reverendo lord Sidney Godolphin Osborne, fervido paternalista evangelico, scrisse una lunga serie di lettere al Times, denunciando il divario tra ricchi e poveri e paragonando Whitechapel ad un profondo pozzo nero. Inoltre, avanzò l'ipotesi che dietro gli assassini vi potesse essere "una mano femminile", dal momento che le miserabili abitanti del quartiere, erano famose per la loro gelosia (che spesso sfociava in gesti di violenza) e per la loro forza fisica.
3. Troppo crudele per essere Inglese?
Ci fu anche chi sostenne che Jack lo Squartatore non fosse inglese, negando la possibilità che un cittadino britannico potesse compiere azioni tanto raccapriccianti. La stampa pubblicò immagini di gruppi di fuorilegge indiani devoti alla dea Kalì che si erano scontrati con gli inglesi negli anni 30 dell'Ottocento, di indigeni malesiani in preda alla furia omicida, di indiani d'America "ubriachi di sangue" e si soffermarono lungamente sulle presunte attrocità compiute "nelle remote regioni ungheresi".
Inoltre, in seguito ai flussi di ebrei immigrati in Inghilterra e all'antisemitismo diffuso in Europa, molti si convinsero che l'assassino fosse proprio un ebreo. La rivista Star dovette difendersi dalle accuse di diffamazione per aver indicato John Pizer, un macellaio ebreo del quartiere, soprannominato "John dal grembiule di pelle", come l'assassino.
L'ipotesi che Jack fosse di origine semita venne rafforzata da un'iscrizione di gesso ritrovata su un muro accanto al grembiule macchiato di sangue di Catherine Eddowes. La scritta diceva: "Il popolo ebraico non dovrà mai essere considerato colpevole di nulla". Gli omicidi riaccesero l'insensata, ma diffusa, paura medievale che gli ebrei uccidessero i bambini "gentili" (così gli ebrei chiamano i non ebrei).
Cominciarono a circolare storie riguardo ad ebrei che, dopo aver fatto sesso con donne non ebree, avevano la necessità di purgarsi col sangue delle donne stesse. Simili racconti seminarono il terrore anche in molte altre aree dell'Europa intorno alla fine dell'Ottocento. Furono centinaia di lettere inviate alla stampa a nome del fantomatico assassino. Le uniche due firmate da Jack lo Squartatore scatenarono lunghi dibattiti.
In effetti, ci sarebbe una prova che siano state scritte da Jack: in una lettera si dice che alla vittima successiva sarebbe stato tagliato un orecchio. Ed effettivamente questa sorte toccò a Catherine Eddowes, uccisa di lì a poco. I giornali pubblicarono la lettera e la polizia le attribuì una certa credibilità, tanto che venne fotocopiata e affissa in ogni angolo della città. In seguito, però, un poliziotto dichiarò che la missiva era stata scritta da un gionalista.
4. I delitti e la stampa
La cronaca nera è sempre stata di forte richiamo per i media. In passato venivano riempite intere pagine con "gli ultimi discorsi prima dell'esecuzione", nelle quali veniva inevitabilmente messa in evidenza l'immagine del criminale assetato di sangue. Quando i quotidiani entrarono a far parte delle abitudini di vita inglesi, nel 1700, gli editori capirono subito che la violenza e il crimine erano argomenti fondamentali per mantenere alte le vendite. In epoca vittoriana i giornali dedicavano molte pagine ai fatti di cronaca nera.
A partire dal 1860 circa, fecero uso sempre più frequente del grassetto e dei caratteri maiuscoli per catturare l'attenzione dei lettori sugli episodi più violenti. La stampa liberale e radicale si dimostrò molto critica riguardo a come le indagini per acciuffare Jack lo Squartatore venivano condotte. Eppure la polizia fece tutto ciò che era nelle sue possibilità. Bisogna ricordare che non esisteva ancora una vera e propria scienza investigativa e che le impronte digitali iniziarono ad essere utilizzate almeno 10 anni più tardi.
All'epoca dei fatti, la polizia intensificò la propria presenza nell'area in cui si erano svolti i delitti, gli agenti in borghese si aggiravano per le vie e i vicoli, a caccia di informazioni utili e per dare fiducia agli intimoriti abitanti del quartiere. Vennero coadiuvati da cani poliziotto, ma con scarsi risultati. I sostenitori dell'uso dei segugi urlarono a gran voce che i cani avrebbero potuto risolvere il caso, se ben addestrati, e accusarono la polizia di inadeguatezza.
Questo accanimento era, per buona parte, una diretta conseguenza del fatto che le stesse forze dell'ordine si dimostrassero riluttanti a fornire informazioni ai media; il primo ufficio stampa di Scotland Yard fu instituito solo 40 anni dopo. Il vuoto di notizie lasciato dagli inquirenti venne così colmato da spregiudicati giornalisti e da sensazionali, ma non ufficiali, teorie rivolte esclusivamente ad incrementare le vendite dei quotidiani. Il generale sir Charles Warren, commissario della polizia cittadina, non fu certo di aiuto.
La stampa deprecò la sua decisione di rimuovere i graffiti rinvenuti sul muro accanto al corpo della Eddowes, accusandolo di aver cancellato l'unico indizio lasciato dal killer sul luogo del delitto. Se l'inscrizione fosse realmente una traccia del killer o un depistaggio, rimane, tutt'oggi, una domanda senza risposta. Warren si era distinto come militare, sia prima che dopo aver investito la carica di commissario. Inoltre, era un archeologo capace e, una volta ritiratosi, era diventato membro del movimento dei boy scout di Baden Powel.
Era un poliziotto molto pignolo e si scontrò anche con il ministero dell'Interno riguardo alla gestione dei suoi uomini. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando, dopo l 'ultimo omicidio, il commissario scrisse un articolo condannando pubblicamente la stampa e l'azione di governo.
Il sottosegretario agli interni lo accusò di insubordinazione e Warren fu costretto a dimettersi. Forse sarebbe stato difficile per chiunque avere a che fare con Jack lo Squartatore, ma certo un uomo poco diplomatico come Warren non era il più adatto a risolvere il caso.
5. Le vittime attribuite a Jack lo Squartatore
Le vittime attribuite unanimemente dagli studiosi a Jack lo Squartatore sono cinque e tutte prostitute, uccise nella zona popolare londinese di Whitechapel:
- Mary Ann Nichols, detta Polly, uccisa il 31 agosto 1888 a Bucks Row; la donna giaceva supina e indossava una camicetta strappata all'altezza della vita; il cadavere presentava la gola tagliata e mutilazioni all’addome, con una concentrazione di pugnalate sulla regione vaginale. I lividi riscontrati sotto la gola fanno ritenere che la ragazza sia stata percossa o soffocata fino all’incoscienza prima che l’assassino abbia iniziato a usare la sua lama.
- Annie Chapman, uccisa l’8 settembre 1888 ad Hanbury Street; anche in questo caso, l’assassino taglia la gola della vittima, poi mutila selvaggiamente il ventre e gli ogani sessuali. Gli intestini sono stati estratti e posizionati come un drappeggio sopra una spalla. La vescica, la vagina, l’utero e le ovaie sono state asportate dal cadavere. Come la Nichols, anche questa vittima viene ridotta all’incoscienza e poi l’assassino le squarcia la gola.
- Elizabeth Stride, uccisa il 30 settembre dello stesso anno a Berner Street, anche lei ritrovata con la gola squarciata. Il cadavere viene rinvenuto all’una del mattino e non si notano mutilazioni, segno che l’assassino è stato disturbato nella sua attività.
- Catherine Eddowes, uccisa la stessa sera della Stride a Mitre Square; il cadavere aveva la gola tagliata e profonde mutilazioni al viso e al basso ventre. Gli intestini sono arrotolati intorno al collo della vittima e il killer si porta via un rene come “trofeo”. Il corpo viene scoperto poco prima delle due del mattino.
- Mary Jane Kelly, uccisa la sera del 9 novembre 1888 in modo ancora più violento rispetto ai delitti precedenti: la gola era squarciata e su tutto il corpo erano presenti mutilazioni di violenza indescrivibile. La Kelly è l’unica vittima che non viene uccisa sulla strada, ma all’interno di una stanza. In questo caso, la gola è squarciata così in profondità che la testa è quasi spiccata dal busto. L’assassino scuoia il cranio della vittima, tagliando via il naso e le orecchie. Il braccio sinistro è quasi staccato via dalla spalla, mentre entrambe le gambe sono scorticate dalle caviglie alle anche. Dall’addome squarciato è stato strappato via il fegato e appoggiato sopra una coscia. Per terra, ci sono i seni tagliati insieme ai reni, al cuore e al naso. Sulle cornici dei quadri nella stanza erano appiccicate strisce di carne scuoiate dal cadavere. La Kelly era incinta di tre mesi e l’assassino aveva portato via l’utero e il feto.