Ogni estate si sente parlare di grandi vipere trovate nelle campagne che poi, nella maggior parte dei casi, si rivelano serpenti innocui non correttamente identificati.
I rettili sono, infatti, tra gli animali meno conosciuti.
E pensare che l’Italia è il Paese europeo con più specie, circa 21, tra le quali una dozzina si possono incontrare con un certa regolarità.
Merito della presenza di ambienti naturali molto differenti, dalle Alpi fino alla macchia mediterranea, che consentono la sopravvivenza di una ricca biodiversità.
I serpenti sono tra gli animali meno amati, forse perché poco conosciuti: scopriamo questi rettili timidi e riservati.
1. Vipera o biscia?
Distinguere le vipere (foto accanto )dalle “bisce” (termine generico con cui si indicano i serpenti non velenosi) è molto più facile di quanto si pensi.
Un primo dettaglio a cui fare caso sono gli occhi: solo le vipere (e il serpente gatto, che si trova esclusivamente nella parte orientale del Friuli Venezia Giulia) hanno pupille verticali.
Anche senza avvicinarsi molto, già la forma del capo, con squame piccole e vagamente triangolari nella vipera, e il corpo un po’ più tozzo degli altri serpenti, forniscono indicazioni utili.
Le vipere, inoltre, sono molto più comuni nelle zone di montagna e spesso si muovono lentamente. Gli avvistamenti di serpenti scuri e veloci riguardano quasi sempre il biacco, la specie italiana più diffusa.
Si racconta che le vipere vengano lanciate da elicotteri per ripopolare le montagne con il finanziamento di associazioni ambientaliste, o che diano alla luce sugli alberi i propri piccoli, ancora più aggressivi e pericolosi degli adulti, in modo che la femmina possa liberarsene subito senza rischiare di essere morsa.
Ma la “bufala” più divertente è la tecnica di attacco “a ruota”: quando la vipera vede la vittima designata, si morde la coda e rotola a valle verso il bersaglio per somministrare il micidiale veleno.
Per salvarsi, quindi, bisognerebbe correre verso l’alto, mettendo fuori gioco il serpente.
Nessuna di queste affermazioni è corretta, anche se un fondo di verità esiste: le piccole vipere, lunghe appena 20 centimetri, sono già dotate alla nascita di denti veleniferi e il loro morso è pericoloso.
Ma com'è la biscia di campagna? Spesso del biacco (Hierophis viridiflavus, foto sotto) si vede solo la sagoma scura che sparisce nell’erba alta, ma questo serpente è molto comune.
Lungo fino a 1,8 metri, veloce e adattabile, del tutto innocuo, si trova dal livello del mare fino alla media montagna, dove comunque è più raro che in pianura.
A volte si avventura anche nei giardini delle città per andare a caccia di lucertole, una delle sue prede preferite. Gli adulti catturano anche ramarri, topi e piccoli uccelli che sorprendono nei nidi sul terreno.
2. Preziosissimo veleno
La vipera rappresenta l’animale velenoso per eccellenza in tutta Europa.
In Italia, oltre alla vipera comune (Vipera aspis), esistono altre tre specie:
a) la vipera dal corno (Vipera ammodytes), la più grande e pericolosa, che vive all’estremo Nord-Est;
b) la vipera dell’Ursini (Vipera ursinii), specie di piccola taglia quasi innocua e tipica delle montagne dell’Italia centrale, e
c) il marasso (Vipera berus), proprio delle montagne del Nord.
Solo di recente è stata scoperta la vipera di Walser (Vipera walser).
In Italia, esistono poi altri serpenti velenosi, come il colubro lacertino (Malpolon monspessulanus), il serpente gatto (Telescopus fallax) e il colubro dal cappuccio (Macroprotodon cucullatus): si trovano però in aree localizzate e non possono creare problemi seri all’uomo per via della posizione dell’apparato velenifero, con denti molto arretrati, e per la bassa tossicità.
Quello che invece rende le vipere così temute è l’efficiente sistema per iniettare il veleno: hanno due lunghe zanne frontali che nelle specie italiane raggiungono il centimetro di lunghezza e che, quando non sono utilizzate, vengono ripiegate verso il palato per non dare fastidio.
I denti, collegati a una ghiandola velenifera localizzata nel capo e “spremuta” da un muscolo, funzionano come siringhe ipodermiche. Le vipere attaccano solo se vengono calpestate o maneggiate incautamente e il più delle volte scappano al nostro passaggio senza neanche farsi vedere.
Il veleno è una risorsa preziosa e quindi non viene sprecato: anche quando mordono per difendersi, nel 30-40% dei casi non lo inoculano.
3. Cosa fare in caso di morso
Se si viene attaccati e viene iniettato il veleno, il morso provoca gonfiore, dolore intenso locale, nausea, vomito, febbre e dolori alla pancia.
Nei casi più gravi anche debolezza, emorragie e malessere generale, ma 5-6 ore dopo il morso.
In passato si ricorreva spesso al siero antivipera, ma il suo utilizzo è ora fortemente sconsigliato al di fuori degli ospedali (dove viene utilizzato in meno del 10% dei casi, secondo l’Istituto Superiore di Sanità) perché è molto pericoloso.
Può provocare infatti uno shock, nel caso di pazienti allergici, e va conservato sempre a basse temperature (difficile quando è trasportato nello zaino).
Anche altri rimedi possono essere dannosi: per esempio, stringere troppo un laccio emostatico sopra al morso può provocare danni ai tessuti, incidere con un coltello la ferita può danneggiare ulteriormente la parte colpita favorendo la diffusione del veleno, mentre aspirare il veleno con la bocca può essere pericoloso se si hanno lesioni nelle mucose.
In caso di morso di vipera, quindi, meglio disinfettare la ferita e bendare in modo non troppo stretto la parte colpita.
Gli sforzi intensi andrebbero evitati (il movimento del muscolo favorisce la diffusione del veleno), ma è importante raggiungere il più vicino centro medico.
Esiste uno strumento chiamato Ecosave che emette deboli scariche elettriche e, se applicato con tempestività nell’area del morso, può ridurre la letalità del veleno alterandone la struttura. Nella maggioranza dei casi anche le ferite più serie si risolvono nel giro di 3-4 giorni.
- CURIOSITA': Campione di bellezza
I serpenti italiani di solito hanno colori poco appariscenti per camuffarsi sul terreno.
Due specie, però, si distinguono per il loro aspetto, simile a quello delle specie tropicali: il colubro leopardino (Zamenis situla, foto sotto) ha macchie arancioni su sfondo beige e caccia piccoli rettili nelle pietraie del Sud Italia; il colubro ferro di cavallo (Hemorrhois hippocrepis) ha il corpo scuro con striature giallo arancio e vive solo a Pantelleria e in Sardegna.
4. Bocca snodabile, campioni di apnea e il grande scalatore
- Bocca snodabile
Ma come fanno i serpenti a ingoiare prede grandi il doppio, a volte anche il triplo delle loro dimensioni?
Il loro segreto è una bocca molto “elastica”, che riescono ad allargare a dismisura grazie alla conformazione particolare della mandibola inferiore, che ha i due rami non saldati tra loro.
Nella maggior parte dei serpenti, quindi, i denti servono solo a trattenere la preda, che spesso viene aggredita con un morso e poi avvolta nelle spire per essere ingoiata intera, a partire dalla testa.
Le vipere, invece, hanno una tecnica di caccia diversa: dopo il morso letale abbandonano la preda e aspettano che soccomba per gli effetti del veleno. Per trovarla fanno oscillare avanti e indietro la lingua bifida, molto sensibile alle tracce odorose lasciate dalla preda.
- Campioni di apnea
Vicino ai corsi d’acqua o nelle zone umide vive un altro serpente molto diffuso nel nostro Paese, la biscia d’acqua (Natrix helvetica ex Natrix natrix): è un’ottima nuotatrice, capace di stare sott’acqua anche 20 minuti, si nutre di rane, girini e piccoli rospi ed è innocua per l’uomo.
Una sua stretta parente, la biscia tassellata (Natrix tessellata), è una subacquea ancora più esperta, che tende agguati ai pesci sul fondale.
La biscia viperina (Natrix maura) non è da meno, ma viene spesso scambiata per una vipera: ha la stessa forma della testa e disegni simili, ma l’occhio ha la pupilla circolare e non verticale.
Assume anche la posizione di difesa con il corpo a S, e per questa somiglianza viene spesso scambiata per una vipera e uccisa: questa strategia, utile per spaventare i predatori, con noi uomini è diventata una condanna.
- Il grande scalatore
Il colubro di Esculapio o saettone (Zamenis longissimus, foto sotto) è un abile arrampicatore che riesce a risalire il tronco di un albero, aggrappandosi alle asperità della corteccia come un esperto alpinista.
Questa capacità, presente anche in altri serpenti italiani ma non a questo livello, si spiega con i suoi gusti: si nutre spesso di uccelli che sorprende al nido.
Questo è probabilmente il serpente ritratto sul bastone di Esculapio, simbolo della medicina nell’antica Roma e delle farmacie fino a non molto tempo fa. Uno stretto parente di questa specie, il saettone occhi rossi (Zamenis lineatus), è diffuso solo nel Sud Italia ed è l’unico serpente endemico italiano.
5. Così ricaricano le batterie e una festa tutta per loro
- Così ricaricano le batterie
I serpenti sono animali “a sangue freddo”, che hanno bisogno di alte temperature ambientali per essere attivi.
In Italia trascorrono l’inverno nei nascondigli e si attivano nella buona stagione.
A partire dalla primavera (pur con grandi variazioni a seconda della quota e della posizione), alla mattina presto si mettono al sole per innalzare la loro temperatura corporea, per poi entrare in attività. Se fa molto caldo, al contrario, stanno nascosti, per poi riprendere l’attività alla sera.
È facile, per esempio, che molti serpenti si portino a ridosso delle strade dopo il tramonto, per sfruttare il caldo dell’asfalto: motivo per cui molti vengono investiti dalle automobili.
- Una festa tutta per loro
Ogni anni il primo di maggio, nel comune di Cocullo, in provincia de L’Aquila, in Abruzzo, si tiene uno dei riti più curiosi che hanno per protagonisti i serpenti.
La statua di San Domenico, patrono locale che protegge dal mal di denti e dal morso dei rettili, viene portata in processione adornata da serpenti: la maggior parte sono cervoni (Elaphe quatuorlieata), grandi e mansueti, catturati pochi giorni prima della celebrazione e riportati illesi nel loro ambiente naturale al termine.
- Una nuova scoperta
Di recente è stata scoperta una nuova specie di serpente italiano (qui sotto, la mappa con la distribuzione delle specie di vipera in Italia): si tratta della vipera di Walser (Vipera walser), prima ritenuta una variante locale del marasso, che vive nelle Alpi piemontesi, con una livrea differente. Ora è stata riconosciuta come una specie nuova, sebbene con una distribuzione molto limitata.