Il nome con cui è conosciuto nel suo Paese natale, Kucinta, già dice molto di questo bellissimo gatto.
Il termine nasce, infatti, dalla fusione delle parole kucing (gatto) e cinta (amore).
E proprio la dolcezza e l’affettuosità sono uno dei tratti distintivi del Singapura, divenuto nel 1991 (dopo lunghe controversie sulla sua origine e un tardivo riconoscimento da parte della Cat Fancier’s Federation e della FIFe) mascotte della città-Stato del Sudest Asiatico.
Che ha voluto celebrare il suo micio più famoso dedicandogli una serie di statue di bronzo lungo il Singapore River.
Un tempo erano una quindicina ma, in seguito ad alcuni atti vandalici, oggi rimane solo un gruppo di tre, una mamma con due cuccioli che giocano nei pressi del Cavenagh Bridge: una dolcissima scena familiare!
In un formato “mignon” questo micio asiatico racchiude dolcezza, vivacità, beltà, atleticità e un pizzico difurbizia… Davvero impossibile non innamorarsene!
1. Il più piccolo con occhi che stregano... ma che detesta il chiasso
Le particolarità interessanti di questo micio, tuttavia, non finiscono qui.
Infatti, il Singapura è la più piccola tra le razze di gatti domestici e vanta una peculiare colorazione del mantello: si tratta del seal sepia ticked, cioè una base color avorio impreziosita dal cosiddetto ticking, ossia bande più scure e più chiare che si alternano su ogni singolo pelo.
Se già queste poche righe sono bastate a incuriosirvi, sappiate che questo piccolo felino continuerà a stupirvi... e a stregarvi con i suoi grandi occhi a forma di mandorla che sembrano quasi sottolineati da una linea di kajal nero.
Questo gatto vuole condividere tutto con noi... Pur avendo una personalità spiccata ed essendo piuttosto indipendente, il Singapura è definito da alcuni “gatto-velcro”.
Perché adora stare al centro dell’attenzione e, quando non ci riesce, non esita a richiederla miagolando (la sua voce è comunque molto dolce) oppure combinando qualche “innocente” dispetto.
Intelligente e curioso, questo micio partecipa a ogni attività dei suoi compagni umani, che si tratti di una call di lavoro o di una seduta di yoga.
Quindi, il Singapura ci seguirà ovunque per casa, invitandoci di tanto in tanto ad accarezzarlo strusciandosi contro le nostre gambe e inarcando all’insù il posteriore, in un gesto tipicamente felino, o dandoci qualche colpetto affettuoso con la testa.
A proposito di questi comportamenti, comuni a tutti i gatti, non si tratta solo di segni d’affetto o richieste d’attenzioni.
Cosi facendo, infatti, il micio lascia un po’ dei suoi odori su di noi (si chiamano “marcature olfattive”) o sugli oggetti e i mobili di casa, cosa che lo fa sentire decisamente a suo agio.
Quindi, non stupiamoci e lasciamolo fare. Generalmente socievole e di indole equilibrata, il Singapura ama interagire anche con altri animali (purché educati e ben socializzati) e con le persone.
Attenzione però ai rumori forti, che questo micio non sopporta: se ci sono bambini molto vivaci o chiassosi nei paraggi, meglio lasciare che il nostro amico possa trovare rifugio in qualche angolo appartato e tranquillo della casa.
2. Notevole vivacità. La noia non fa per lui. Giochi, giochi e ancora giochi!
Nonostante le dimensioni contenute, il Singapura vanta un corpo muscoloso e aggraziato; è molto agile e prestante, e non esiterà a mostrare queste caratteristiche saltando, correndo e arrampicandosi ovunque sia possibile farlo.
La vivacità, infatti, è un altro dei segni distintivi del nostro amico, che ha un’indole giocherellona da cucciolo e ugualmente da adulto.
Questo è il primo aspetto che dobbiamo tenere in considerazione, se stiamo valutando di far entrare un Singapura nella nostra famiglia, ricordandoci che il nostro stile di vita e il tempo che abbiamo a disposizione hanno inevitabili ricadute sul suo benessere psicofisico (e su quello di qualunque gatto).
La noia, infatti, è sempre dietro l’angolo, soprattutto in appartamento, e il nostro amico ce lo farà capire con segnali chiari, per esempio sferzando in modo stizzoso la coda, incassando la testa nelle spalle o miagolando in modo sommesso.
Non dimentichiamo che per quanto adori le coccole che gli facciamo la sera sul divano, magari davanti alla tv, a un gatto serve qualcosa in più per essere davvero felice.
Ossia un ambiente arricchente e pieno di stimoli e interazioni “di qualità” con il proprietario, che dovrà essere innanzitutto un compagno di giochi, inscenando sedute di caccia e proponendo attività che impegnino le qualità fisiche e mentali del nostro amico (basta anche una scatola di cartone con qualche buco in cui nascondere piume e topolini di stoffa).
Lui avrà grandi benefici ma anche noi ne trarremo giovamento... per allontanare le preoccupazioni e lo stress delle nostre giornate frenetiche non c’è, infatti, nulla di meglio che lasciarci contagiare dall’esuberanza e dalla gioia di vivere di un’anima pura che sa suscitare in egual misura amore e risate. Provare per credere!
3. Origini assai misteriose e addestramento
I primi tre Singapura di cui si hanno notizie certe furono spediti clandestinamente nel 1971 da Hal Meadow, che si trovava a Singapore per lavoro, alla moglie Tommy, in Texas, via nave.
Tommy, giudice “all round” (cioè abilitata a giudicare tutte le razze di gatti), incuriosita dalla novità, lasciò che i gatti si riproducessero e nel giugno del 1975 i coniugi Meadow presentarono al mondo gattofilo americano i capostipiti ufficiali dei Singapura odierni: i loro nomi erano Tess, Tickle e Pusse.
Le vere origini, però, sono ancora avvolte da un certo mistero poiché gli allevatori rivelarono ai giornalisti, non si sa bene per quali motivi, storie discordanti e parecchio confuse, forse per non perdere il “monopolio” della nuova razza.
Quale sarà la verità? Il Singapura è veramente una razza naturale, trovata casualmente su un’isola del Sud Est Asiatico nel lontano 1971, o è frutto di incroci mirati? Non lo sapremo mai ma resta il fatto che il Singapura è una creatura stupenda.
Addestrarlo? E perché no? Vista la vivacità e la propensione a combinare marachelle del Singapura, addestrarlo (o almeno insegnargli alcune regole) è un’ottima idea per garantire una convivenza serena.
Molti non penserebbero mai di poter mettere le parole “gatto” e “addestramento” nella stessa frase, ma con un po’ di pazienza e l’aiuto di un esperto i risultati non tarderanno ad arrivare. Si tratta, infatti, di creature intelligenti, capaci di sfoggiare diverse abilità che siamo soliti attribuire ai cani.
Per esempio quella di riconoscere il proprio nome, come dimostrato da uno studio giapponese del 2019. Non solo, secondo una ricerca pubblicata di recente su Scientific Reports, i piccoli felini sanno riconoscere anche il nome dei loro amici!
C’è persino chi sostiene che il Singapura possa essere educato con il clicker training, un metodo di insegnamento basato sul rinforzo positivo e l’autoapprendimento, sviluppato in origine per i delfini e applicato poi con successo ai cani.
Se vissuto come un gioco e un modo per stare insieme, l’addestramento sarà un’occasione in più per stimolare mente e corpo del nostro micio.
4. Sano e robusto ma raro
Essendo il Singapura ancora molto raro al di fuori del suo Paese d’origine ed essendo le cucciolate formate da due-tre micini, è inevitabile che il suo costo sia elevato, in media 1.000 euro.
Vista la rarità, se decidiamo di acquistarne uno è d’obbligo (ancora più del solito) affidarsi ad allevatori seri, che conoscano bene la razza e lavorino avendo ben in mente la salute e il benessere dei cuccioli.
Per il resto, questo gatto è generalmente sano e robusto e per la sua gestione quotidiana sono necessarie solo piccole cure.
Per il mantello, considerata la sua tessitura, è sufficiente un paio di spazzolate la settimana. Attenzione, invece, agli sbalzi di temperatura (il suo pelo fatica a trattenere il calore corporeo) così come agli occhi e alle orecchie, da pulire periodicamente.
Il Singapura è il micio che da adulto ha le dimensioni più piccole: il maschio arriva a pesare al massimo 3 kg. Questo micio raggiunge la taglia definitiva dopo 2 anni di crescita e sviluppa una muscolatura robusta, nonostante il piccolo corpo.
Un tempo era il gatto più comune di Singapore ed molto facile incrociarlo per strada; sembrerebbe un incrocio tra la razza Abissina e quella Birmana. Ha il pelo corto, di colore grigio, più chiaro sul pancino, e ha grandi occhi verdi.
È un gatto molto attivo e giocherellone, si adatta facilmente ad ogni ambiente e non richiede cure particolari; può essere timido e schivo in presenza di estranei.
Per mantenere il Singapura in forma è bene farlo giocare quotidianamente ed è importantissimo nutrirlo con un buon alimento completo e bilanciato, che contenga tutti i nutrienti utili al suo mantenimento.
5. Lo standard lo vuole cosi
Corpo: di taglia medio-piccola, compatto, ben muscoloso, solido ma elegante, con gabbia toracica arrotondata, dorso leggermente arcuato.
Collo: corto e spesso.
Coda: di media lunghezza, abbastanza sottile e a punta arrotondata.
Zampe: ben muscolose con ossatura fine.
Piedi: piccoli e ovali.
Testa: piccola e rotonda. Il muso è largo e corto, con grandi occhi e orecchie.
Naso: con un leggero stop.
Orecchie: grandi, portate alte sul cranio, larghe alla base e leggermente appuntite.
Occhi: grandi, a mandorla e cerchiati di nero, così da sembrare truccati. I colori ammessi sono verde, oro o ramato.
Mantello: la pelliccia è cortissima, fine e aderente al corpo.
Colore: l’unico ammesso è il sable ticked tabby, chiamato anche brown ticket tabby, con un colore avorio antico come base e il ticking bruno.