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Il sorprendente potere della musica

La musica è parte integrante della nostra vita.

Ce la portiamo in tasca, compone i nostri ricordi e fa da colonna sonora a matrimoni, funerali e primi baci.

Ma ha un effetto ancor maggiore di quello che potremmo immaginare: dà sollievo allo stress e alla depressione, ci aiuta a legare con gli altri e aumenta il nostro quoziente di intelligenza.

Ecco la sorprendente psicologia della musica.

1. La musica può veramente agire sul nostro benessere?

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Il nostro corpo contiene una sua “farmacia” con cui ci somministra varie sostanze chimiche che ci aiutano a reagire a situazioni diverse: ci calma quando abbiamo bisogno di dormire e ci mette in allerta se c’è un pericolo.

Se il nostro apparato farmacologico funziona bene, ci vengono fornite le sostanze giuste al momento giusto.

Per esempio, se ci aggredisce un cane, il nostro “ farmacista” interno ci dà una dose di adrenalina e una di cortisolo.

L’adrenalina ci prepara a scappare o a reagire incrementando l’afflusso di ossigeno ai muscoli, portando più sangue verso il cuore e i polmoni e rilasciando glucosio aggiuntivo nel sistema.

La reazione del cortisolo amplifica ulteriormente gli effetti dell’adrenalina, aumentando i livelli di zucchero nel sangue e concentrando le riserve di energia verso le braccia e le gambe. Questi effetti sono utili durante brevi eventi del tipo “combatti o fuggi”, ma possono essere nocivi sul lungo termine.

Se conduciamo una vita piena di impegni e stress, possiamo ritrovarci depressi o spossati perché il nostro “farmacista” interiore ci rifila di continuo adrenalina e cortisolo, anche in situazioni non “di vita o morte”. Ed è qui che può essere d'aiuto la musica.

È appurato che ascoltare una melodia rilassante diminuisce i livelli di adrenalina e cortisolo nel sangue, riducendo lo stress. Un gruppo di ricerca dell'Università di Toronto ha mostrato che questo vale addirittura per i neonati.

Inoltre, il fatto che la musica è piacevole dice al “farmacista” interno di cominciare a somministrare sostanze come la dopamina e la serotonina, che migliorano l'umore e contribuiscono ad allontanare lo stress e la depressione.

Si è scoperto che la musica cura anche l’insonnia. In uno studio su giovani adulti che ne soffrivano, svolto a Budapest nel 2007, più dell'80 per cento dei partecipanti ha cominciato a dormire meglio dopo tre settimane nelle quali al momento di coricarsi ascoltavano musica classica.

In uno studio simile su ultrasessantenni taiwanesi affetti da insonnia, metà dei partecipanti nel giro di poche settimane non ha più avuto problemi di sonno. Di solito a un adulto servono fra 10 e 35 minuti per addormentarsi.

Se avete problemi a prendere sonno, potete prepararvi una vostra playlist: scegliete circa 45 minuti di musica lenta e calmante, e fate in modo che l’ultimo brano si spenga gradualmente, altrimenti il silenzio brusco alla fine ci risveglierà (uno degli istinti di sopravvivenza è di svegliarsi se tutto si fa improvvisamente silenzioso).

2. In che modo la musica influenza le emozioni e qual'è la situazione più inverosimile in cui è stata usata la musica?

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Il mondo del cinema offre molti esempi in cui la musica manipola le nostre emozioni.

Se l'azione sullo schermo è emotivamente neutra (una donna che cammina per strada), la colonna sonora ci può suggerire che sta per accadere qualcosa di terrificante o di positivo.

Se il regista vuole farci sussultare dalla paura, un rumore (o una melodia) forte e improvviso funzionano benissimo per attivare la reazione “combatti o fuggi’’, che inonda il nostro sistema di adrenalina e cortisolo.

Il nostro cervello ipotizza inconsciamente che ci troviamo in pericolo, perché ci siamo evoluti in modo da associare un suono inatteso (e quindi anche una melodia) con una possibile minaccia. Per questo la scena della doccia di Psyco, con i suoi violini stridenti, è così terrificante.

Ma il compito del compositore della musica di un film è di manipolare le nostre emozioni senza che la musica risulti troppo invadente. Un modo efficace per amplificare l'impatto emotivo di un evento visivo è di far precedere il culmine di una scena dalla colonna sonora adatta.

Se un padre sta cercando la figlia, ci sentiamo molto più sollevati al momento in cui viene trovata sana e salva se la scena della ricerca era accompagnata da una musica sinistra e minacciosa.

Similmente, inorridiremo molto di più se, dopo una ricerca accompagnata da una composizione allegra, ci ritroviamo di fronte un corpo insanguinato e un forte accordo angoscioso.

Aiuta ascoltare musica quando si fa attività fisica? Sì: alcuni studi svolti nelle palestre mostrano che la musica spinge a incrementare il ritmo per uguagliare quello della musica stessa, e il piacere dell'ascolto aiuta a proseguire più a lungo gli esercizi.

La musica, inoltre, allevia la noia e aiuta chi corre ad allontanare l'attenzione dalla fatica e dal disagio. Anzi, l'effetto è così forte che i regolamenti di gara della USA Track & Field, l’associazione statunitense di atletica leggera, vietano ai corridori di usare apparecchi portatili per ascoltare musica se sono in palio premi.

Qual'è la situazione più inverosimile in cui è stata usata la musica? Basta paracetamolo: si è scoperto che la musica, inaspettatamente, aiuta anche come antidolorifico.

Uno degli esperimenti che si usano per individuare la resistenza al dolore consiste nel chiedere ai soggetti di tenere le mani in acqua gelida più a lungo possibile.

Gli psicologi Laura Mitchell e Raymond MacDonald hanno osservato che ascoltare musica aiuta la gente a sopportare il dolore più a lungo, e con efficacia maggiore se sono le persone stesse a scegliere la musica. La scelta dà ai partecipanti un senso di controllo, che aiuta a resistere più a lungo al disagio.

Si è visto che questa idea di riduzione del dolore grazie al senso di controllo allevia anche il disagio durante le cure odontoiatriche. I pazienti sentono meno dolore se scelgono la musica, e in particolare se ricevono un comando per il volume.

La cosa che dà da pensare è che i risultati migliori si ottengono se al paziente viene detto espressamente che il fatto di poter gestire la musica gli avrebbe ridotto il dolore.

3. È utile ascoltare musica mentre si lavora e perché siamo arrivati a fare musica?

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Il possibile legame fra la musica e la concentrazione è stato studiato molto: interessa potenzialmente tutti, dai dirigenti agli studenti che preparano un esame.

Queste ricerche mostrano che la musica è d'aiuto se l’alternativa sono rumori che ci distraggono.

Quando cerchiamo di finire un resoconto in un bar rumoroso, la musica ascoltata in cuffia ci aiuta a concentrarci, ma se lavoriamo in un ambiente silenzioso, potrà essere lei a distrarci.

Parte delle nostre capacità cerebrali saranno dedicate all’elaborazione della musica, lasciandone di meno per il compito che stiamo cercando di fare, e la musica vocale può distrarre particolarmente.

La situazione è un po' diversa se svolgiamo una mansione semplice, come lavare o stirare. In questo caso ci rimane capacità mentale in abbondanza, e la musica ci aiuta a rimanere di buon umore e a non annoiarci, probabilmente tanto da migliorare le prestazioni in quello che stiamo facendo.

La musica ha davvero un effetto sulle nostre azioni? Sì. Pensiamo per esempio alla musica “ambient” che viene spesso diffusa in negozi e ristoranti: può avere un'influenza sorprendente sul nostro comportamento.

Negli anni Ottanta Ronald Milliman, docente statunitense di marketing, scoprì che in un ristorante una musica lenta e rilassante ci spinge a mangiare più lentamente, aumentando quello che spendiamo in bevande nel corso del pasto.

Il ritmo della musica ha anche un effetto sulla velocità a cui camminiamo in un negozio o in un supermercato: tendiamo a guardarci in giro e ad acquistare di più se essa è tranquillizzante e rilassata.

Sorprendentemente, la scelta dei brani di sottofondo può addirittura influenzare che cosa compriamo. Un test svolto nel 1999 dagli psicologi dell’Università di Leicester prevedeva diverse canzoni vicino al reparto dei vini tedeschi e francesi di un supermercato.

Il vino tedesco si vendeva a un ritmo doppio se veniva diffusa musica tedesca stereotipata, mentre se si sentiva una classica fisarmonica francese il vino francese veniva scelto cinque volte più di quello tedesco.

Altre ricerche in quest’area hanno mostrato che la scelta corretta di musica d'ambiente può incrementare del 10 per cento le entrate di un negozio o di un ristorante: un effetto incredibilmente elevato per qualcosa che notiamo a stento.

Un’altra indicazione del potere della musica di sottofondo è il cosiddetto “metodo Manilow”. Nel 2006 il comune di Sydney stava cercando un modo per disperdere i gruppi di adolescenti che si attardavano nei centri commerciali.

Chiedere di allontanarsi non aveva effetto, ma a un certo punto qualcuno ebbe l'idea di diffondere brani che i ragazzi trovassero fuori moda in modo imbarazzante. Barry Manilow alla riscossa!

Dopo che gli altoparlanti avevano fatto sentire pochi dei suoi più grandi successi, i teenager se n'erano andati a cercare un posto più “fico” in cui passare il tempo.

La musica è antichissima ed è presente in tutte le società del mondo: quindi forse ha a che fare con la sopravvivenza della nostra specie. Come ci potrebbe confermare qualunque tifoso di calcio, cantare insieme contribuisce a rinsaldare un gruppo sociale.

Questa capacità è una credibile spiegazione dell’esistenza della musica. Fin dalla preistoria i gruppi che intonavano canti insieme si proteggevano a vicenda con più tenacia contro predatori o nemici.

Inoltre si è riscontrato che la musica incoraggia la secrezione dell'ossitocina, l’ormone che viene rilasciato anche durante l'allattamento al seno e i rapporti sessuali, e che può avere un potentissimo effetto nel creare legami.

4. La musica ci rende veramente più intelligenti?

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Nel 1993 la psicologa statunitense Frances Rauscher, insieme ad alcuni colleghi, pubblicò un articolo che mise in luce il cosiddetto “effetto Mozart”.

Alcuni studenti erano stati sottoposti a un test di intelligenza sul ragionamento spaziale, prima del quale erano rimasti in silenzio per 10 minuti, avevano ricevuto istruzioni su come rilassarsi o avevano ascoltato un brano per pianoforte di Mozart.

Gli studiosi osservarono che chi si era preparato con la musica per pianoforte otteneva punteggi distintamente più alti degli altri due gruppi.

La stampa parlò molto della deduzione che ascoltare musica di Mozart renderebbe più intelligenti, e di lì a poco le case discografiche sfornarono CD mozartiani destinati ad aumentare il QI di chiunque, dai neonati ai pensionati.

Gli psicologi si misero all'opera per capire se l'effetto Mozart esistesse davvero, fino al 2010, quando hanno concluso che in effetti c’è... ma non ha niente a che fare con Mozart.

Vari studiosi, fra cui E. Glenn Scheilenberg e il suo gruppo presso l'Università di Toronto, hanno dimostrato, infatti, che il punteggio ottenuto in un test di intelligenza si può migliorare semplicemente ascoltando qualsiasi musica troviamo godibile (Schubert e i Blur funzionano quanto Mozart).

Un risultato simile si può ottenere addirittura ascoltando un racconto di Stephen King.

Questo effetto funziona innalzando il livello di un neurotrasmettitore nel nostro cervello, la norepinefrina, che aumenta lo stato di allerta. Inoltre una musica piacevole incrementa la dopamina, che contribuisce a metterci in uno stato d'animo di ottimismo e fiducia in noi stessi.

Quindi, la prossima volta che state per sostenere un esame, cercate di ascoltare dieci minuti prima la vostra compilation preferita.



5. Il sorprendente potere della musica e cosa non sappiamo ancora

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Ecco, allora, il sorprendente potere della musica:

  1. È UNA DROGA I NATURALE
    La musica contribuisce al rilascio di certe sostanze nel cervello e nel sangue. Le persone stressate hanno spesso troppa adrenalina e cortisolo in corpo e quindi sono continuamente in modalità "combatti o fuggi".
    La musica inibisce la secrezione di queste sostanze e incoraggia quella dei composti connessi con il piacere, come la dopamina e la serotonina.
  2. ALTERA IL NOSTRO COMPORTAMENTO
    La musica di sottofondo può avere un effetto inaspettatamente forte sul nostro comportamento: la musica lenta ci spinge a camminare più lentamente nei negozi, mangiare più lentamente nei ristoranti e bere di più insieme al pasto.
    La musica dei supermercati può addirittura convincerci a comprare specifici prodotti suggerendoci un paese o uno stato d’animo in particolare.
  3. AIUTA A CREARE LEGAMI
    La musica è antichissima ed esiste in tutte le culture del mondo, e quindi è probabilmente collegata con la sopravvivenza della specie umana.
    Un motivo darwiniano per l’esistenza della musica è che aiuta gruppi di persone (dalle famiglie alle folle di tifosi di calcio) a essere più legati.
    I gruppi coesi collaborano più efficacemente e hanno quindi maggiori probabilità di sopravvivenza.

 

Che cosa non sappiamo ancora?

  1. CHE COSA I PROVOCA IL "FATTORE BRIVIDO"
    Molti di noi hanno una specifica canzone o melodia che fa venire la pelle d'oca o i brividi lungo la schiena, che sia una cantata di Bach, un brano pop o di musica elettronica sperimentale.
    Eppure non è ancora ben chiaro cosa accada o perché: che succede nel nostro corpo per produrre questa risposta fisiologica? È lo stesso meccanismo per tutti?
    Questo mistero musicale verrà forse risolto con le scansioni del cervello.
  2. DA DOVE VENGONO LE NOSTALGIE MUSICALI
    Chiunque abbia più di 30 anni vi dirà che la musica migliore si sentiva quando era giovane e che "tutta la roba moderna non vale niente!".
    Ma perché ci sentiamo così legati alla musica che abbiamo amato a cavallo dei vent'anni? I motivi sono probabilmente di natura sociologica e psicologica, e hanno molto poco a che fare con la musica in sé.
  3. PERCHÉ LA MEMORIA MUSICALE ÈCOSÌ BUONA
    Quasi tutti noi siamo in grado di ricordare in dettaglio anche brani musicali che non sentiamo da anni.
    Chi ha subito gravi perdite di memoria a causa di incidenti o malattie mantiene spesso i ricordi musicali, che possono addirittura aiutare nella riabilitazione dell’uso della parola in chi l'ha perso per un infarto.
    Sappiamo che la musica viene elaborata in varie aree diverse del cervello: forse è per questo che le memorie musicali riescono a sopravvivere a danni cerebrali locali?







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