Ginnastica medica o salutare, pratica motoria, metodo terapeutico, disciplina psicofisica, disciplina cinese o orientale, yoga cinese, arte della salute, arte di origine taoista, arte del movimento, antica disciplina, meditazione dinamica, arte marziale.
Questi, e ne esistono molti altri ancora, sono i termini utilizzati per indicare il Tai Chi a dimostrazione dell’ampia versatilità di questa disciplina, diventata ormai popolare in tutto il mondo.
Naturalmente ogni termine rispecchia una piccola parte delle potenzialità del Tai Chi e per questo può essere, a buon diritto, utilizzato per definirlo.
John Cheng, medico ed esperto di medicina olistica, in un articolo del 1999 pubblicato su Phys Sportsmed fornisce la seguente definizione: «Una danza lenta per la salute», rappresentata da una serie di esercizi a bassa difficoltà che devono essere eseguiti lentamente, sono praticabili ovunque e adatti a persone di ogni età.
Il termine Taiji è composto da “Tai” (太), tra i cui significati vi è quello di maggiore, supremo, qualcosa che raggiunge il suo apice, e “Ji” (极), che significa estremità, polo, spesso indicato per definire l’asse o il cardine di qualcosa o l’ultima trave di una casa.
I due termini uniti significano “limite supremo”, “maggiore estremità” o “suprema polarità”.
Oggi cercheremo di comprender meglio questa disciplina originale e antica, diventata ormai popolare in tutto il mondo: il Tai Chi.
1. Le origini storiche accertate
Il Tai Chi, che rappresenta una delle forme più utilizzate per ottimizzare e armonizzare le proprie energie, affonda le sue radici nel Taoismo, una millenaria filosofia cinese che si prefigge lo scopo di preservare, governare e potenziare energia, vitalità e spirito, perseguendo la longevità.
Sebbene non vi siano prove scritte che attestino l’autenticità di questa discendenza e l’esistenza stessa del personaggio, l’origine del Tai Chi Chuan viene spesso attribuita a Chang San Feng, probabilmente un monaco che, a seconda delle diverse fonti, potrebbe essere vissuto in un’epoca compresa tra il 960 e il 1459 (anche se si presume sia nato il 9 aprile 1247, giorno tutt’ora celebrato e festeggiato in alcuni circoli cinesi di Tai Chi Chuan).
Egli fu un conoscitore di arti marziali, maestro taoista e agopuntore, spesso descritto come un personaggio leggendario, dotato di capacità fuori dal comune.
Si narra che l’elemento che gli permise di intuire e comprendere come applicare tali principi alle arti marziali fu assistere a un combattimento tra un serpente e un uccello, probabilmente una gru o una gazza.
Molti aneddoti circa le straordinarie capacità di Chang San Feng circolano ancora oggi tra i praticanti di Tai Chi Chuan.
Il termine Tai Chi Chuan compare per la prima volta solo verso il finire del XIX secolo a opera di Chen Pinsan, secondo cui il creatore della disciplina fu Chen Wangting, capostipite della famiglia Chen.
Nel 1644, a causa del rovesciamento della Dinastia dei Ming per opera dei Qing, Chen Wangting rientrò al suo villaggio natale dopo aver prestato servizio militare per anni alla corte imperiale.
In quell’epoca il Tai Chi Chuan era gelosamente custodito e insegnato ai soli membri della famiglia Chen e raramente a persone esterne all’ambito familiare. Le arti marziali erano infatti fondamentali per difendere i villaggi e sedare le rivolte contadine della zona, la loro funzione era prevalentemente pratica.
Chen Changxing (1771-1853) trasmise l’arte familiare a due sole persone esterne e una di queste era Yang Luchan (1789-1872). Tornato al suo villaggio natale nello Hebei, Yang Luchan ripartì dopo pochi anni per Pechino, dove insegnò la propria arte presso la famiglia imperiale.
Ed è proprio a lui e alla sua discendenza che si deve lo spostamento del Tai Chi Chuan dalle campagne alle grandi città e la notorietà con la conseguente diffusione della sua pratica su larga scala.
I figli di Yang Luchan svilupparono ognuno un proprio metodo: Yang Banhou insegnò la “piccola concatenazione” (xiao jiazi) nella quale i movimenti erano più serrati, Yang Jianhou sviluppò la “concatenazione media” (zhong jiazi), mentre Yang Fenghou praticò la “grande concatenazione” (da jiazi) ereditata dal padre.
Yang Chengfu (1883-1936), nipote di Yang Luchan e terzo figlio di Yang Jianhou, divulgò la pratica del Tai Chi Chuan in tutta la Cina, viaggiando molto e fermandosi in città importanti come Nanjing, Shanghai, Hangzou e Hankou.
2. Il Tai Chi Chuan nella storia e la relazione con il Qi Gong
Se il Tai Chi Chuan nasce prevalentemente come arte militare necessaria alla difesa personale e ai campi di battaglia, la sua fortuna si deve alla sua progressiva trasformazione in arte della meditazione e dell’energia in movimento.
Grazie a Yang Chengfu, l’accento si spostò sugli elementi energetici e introspettivi già presenti nell’arte ed esaltati da una pratica meno atletica e più alla portata comune.
La trasmissione del Tai Chi Chuan fu garantita dallo sviluppo delle scuole familiari, tradizione rintracciabile nei nomi (di famiglia) delle differenti scuole di Tai Chi Chuan che rappresentano veri e propri stili: Chen, Yang, Wu, Sun...
Nel tempo, all’interno dei singoli stili, nacquero interpretazioni e metodi differenti ad opera di maestri di alto livello che, a partire dalle proprie esperienze dirette, creano propri stili dando l’avvio a nuove visioni dell’arte.
E in quest’ottica non esiste una scuola che possa vantare la proprietà esclusiva del Tai Chi Chuan: ogni scuola può essere valida, a condizione che rispetti i cardini filosofici e i principi applicativi del Tai Chi.
Con l’avvento in Cina degli istituti di educazione fisica, che si presentano come scuole di alta specializzazione sportiva, anche le arti marziali sono state proposte come sport, dando vita a una specie di “ginnastica artistica marziale” con caratteristiche di forte spettacolarizzazione che prevedono particolari forme, standard di posizioni e movimenti ben diversi dagli stili tradizionali da cui derivano.
Le competizioni attuali richiedono doti atletiche più da ginnasti di alto livello che da persone dedite a un’arte della salute o del combattimento. Queste diverse “anime” del Tai Chi e delle arti marziali convivono in armonia, anche se non senza contraddizioni.
Il Tai Chi Chuan (si pronuncia “thai gi ciuen”) rappresenta una parte integrante della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e con il Qi Gong (si pronuncia Ci Kung o Ci Gong) va a costituire quella branca che le definisce come ginnastiche mediche.
Entrambe le discipline, basate sulla coordinazione di respiro, corpo e mente, mirano a valorizzare e coltivare l’energia dell’individuo che viene genericamente chiamata Qi.
Il Qi Gong ha probabilmente origini più antiche rispetto al Tai Chi Chuan e numerosi maestri utilizzano, abitualmente, gli esercizi della prima tecnica come riscaldamento per l’esecuzione delle forme della seconda, avvalorando in questo modo il filo conduttore e i principi di base che accomunano e animano queste due forme di ginnastica medica.
Il legame tra Qi Gong e tai Chi Chuan è più o meno lo stesso che esiste tra carburante e automobile. Se il Tai Chi Chuan è la vettura che si muove nello spazio, il Qi Gong è il carburante che gli permette il movimento. In altri termini può esserci Qi Gong senza Tai Chi Chuan, ma non Tai Chi Chuan senza Qi Gong.
Alcuni maestri di Tai Chi Chuan preferiscono usare il termine Nei Gong (“attivazione interna”) piuttosto che a quello di Qi Gong perché lo ritengono più globale.
Rimane il fatto che il lavoro interno e lo sviluppo dell’energia sono considerati il motore fondamentale del Tai Chi Chuan. Si dice infatti che l’intenzione (yi) muove l’energia (qi), che, concentrandosi, diviene forza interna (jing).
Per ordinare e amplificare la forza interna si procede quindi dalla presenza mentale e dall’intenzione, non dalla forza fisica che interviene spontaneamente, quando necessario, come risultato dell’intero processo.
3. La tecnica: le forme e gli stili e gli effetti benefici
Il Tai Chi, con lo scopo di armonizzare la circolazione energetica e mettere in sintonia corpo e mente, si affida all’esecuzione di movimenti lenti che coinvolgono respirazione, corretta postura, equilibrio e naturalmente attività muscolare.
Le forme:
Gli esercizi sono generalmente molto coreografici e composti da un avvicendarsi di un vario numero di movimenti che nell’insieme costituiscono quelle che vengono definite “forme”.
Esistono diverse forme (che possono cambiare a seconda delle varie scuole) ognuna delle quali comprende un differente numero di movimenti che si susseguono armonicamente tra loro.
Gli stili:
La postura, l’intensità e la durata degli esercizi della forma del Tai Chi dipendono dallo stile che viene praticato. I principali sono cinque:
• Chen
• Yang
• Wu (Hao)
• Wu
• Sun
Probabilmente il Chen rappresenta lo stile più antico, mentre lo Yang risulta essere il più popolare.
Gli stili classici, nonostante siano più efficaci a livello aerobico e muscolare, risultano più complessi e impegnativi da imparare ed eseguire per questo molte forme di Tai Chi sono state semplificate, senza ovviamente che ne siano state alterate le caratteristiche peculiari.
Gli effetti benefici:
L’interesse per questa disciplina è anche testimoniato dai numerosi lavori scientifici che sono stati effettuati negli anni per evidenziare i diversi possibili campi di applicazione e i conseguenti effetti sulla salute psicofisica dei praticanti.
Se eseguita con costanza e sotto la guida di un maestro esperto questa disciplina, come confermano gli studi, può avere effetti benefici sulla salute e trova interessanti applicazioni in ambito ortopedico, cardiopolmonare, neurologico e in ottica preventiva.
Il Tai Chi si è dimostrato efficace nel migliorare:
• la capacità aerobica;
• la forza muscolare;
• la resistenza degli estensori del ginocchio;
• l’equilibrio;
e nel ridurre i fattori di rischio cardiovascolare.
Per tutti questi motivi, può essere consigliato sia a chi è affetto da alcune malattie croniche sia a chi gode di buona salute.
La peculiarità del Tai Chi è che per praticarlo non servono particolari strutture ma, una volta appresa correttamente la tecnica, può essere praticata anche a casa in autonomia.
4. Come agisce a livello psicofisico e due curiosità
Eseguire il Tai Chi in modo costante e corretto apporta vantaggi a diversi livelli e a diverse fasce di età:
• Migliora flessibilità ed equilibrio.
Interviene favorevolmente sulla funzione cognitiva e fisica negli adulti sani e negli anziani.
• Agisce sulla muscolatura degli arti inferiori, sulle funzioni visive, propriocettive e vestibolari e ha effetti favorevoli sull’equilibrio e nella prevenzione delle cadute nei soggetti anziani.
Migliora l’equilibrio agendo anche sui sistemi propriocettivi della caviglia, effetto osservato anche nei soggetti anziani colpiti da neuropatia conseguente a diabete di tipo II, in persone sedentarie affette da diabete mellito e in pazienti con malattia di Parkinson.
• Allevia i dolori muscolari cronici, come la cefalea tensiva, e il mal di schiena cronico.
• Migliora l’equilibrio tra il sistema nervoso simpatico e parasimpatico durante il rilassamento e regolarizza il funzionamento degli organi.
• È una disciplina sicura per chi ha subito un infarto miocardico acuto e per chi è stato sottoposto a bypass coronarico.
• Può essere efficace per ridurre ansia, tensione e la percezione degli stati di stress.
Due curiosità:
• L’immagine caratteristica del Tai Chi è quella che ci viene proposta nei programmi televisivi dedicati alla Cina che mostrano spesso persone, riunite in un parco, intente a eseguire gli esercizi solitamente sotto la guida di un maestro.
• Il Tai Chi comprende anche un aspetto marziale non trascurabile. La tradizione, infatti, vuole che i grandi maestri si rendessero disponibili a insegnare il Tai Chi, come ginnastica medica, alla popolazione, in modo da poter poi selezionare gli individui più idonei a cui tramandare “segretamente” le applicazioni marziali della disciplina.
5. Tutto ruota intorno al movimento
Tra i pilastri teorici del Tai Chi Chuan possiamo trovare i concetti chiave di Yin e Yang, 5 movimenti, 8 porte.
A questi seguono le indicazioni dei classici, ossia di quella catena di maestri che hanno contribuito a sviluppare il Tai Chi Chuan.
Spesso stesse indicazioni sono state ripetute, approfondite e ampliate affinché fossero di maggiore utilità agli studenti, in un’epoca in cui non esistevano documenti filmati e i letterati e le persone in grado di comprendere la pratica e trasmetterla per iscritto erano poche.
La maggior parte degli insegnamenti si sono quindi tramandati oralmente, di generazione in generazione. Il corpo e l’esempio pratico, da maestro ad allievo, hanno da sempre costituito il mezzo privilegiato per trasmettere conoscenze profonde.
Queste conoscenze sono state di sovente tenute pressoché segrete, gelosamente custodite nella cerchia più interna dei praticanti della stessa scuola.
Motivo per cui, ancora oggi, leggere e vedere non bastano per comprendere davvero l’arte del Tai Chi Chuan: occorre praticare con un buon maestro, disposto a trasmettere veramente le sue conoscenze.
In ogni movimento, che deve avere la compresenza di spirito (shen), intenzione (yi), energia (qi), corretta forma corporea (xing), forza interna (jing), si deve ricercare allineamento, rilassamento, lentezza, continuità, armonia: sono queste caratteristiche che rendono unico il movimento nel Tai Chi Chuan.
I movimenti sviluppano internamente una forza che risale a spirale e che viene anche chiamata “la forza del bozzolo di seta” (chan si jing). Bisogna imparare a seguire l’avversario nei suoi movimenti, aumentando la distanza quando lui avanza e diminuendola quando arretra.
Occorre aderire e seguire con forza morbida e intelligente (dong jing = “comprendere la forza”) ed evitare il “doppio peso”, ossia non fermare il peso negli arti inferiori a metà del movimento, non bloccare l’azione nel suo divenire, farsi tutt’uno con i movimenti dell’avversario: fermandosi a metà strada l’avversario proseguirebbe la propria azione avendo la meglio sulla nostra.
Il Tai Chi Chuan è un’attività motoria con forti valenze educative e rigenerative, un’arte di lunga vita, e una pratica corretta deve rispettare principi di biomeccanica, per evitare di ingenerare problemi articolari.