Teodora era figlia di Acacio, il guardiano degli orsi presso l’ippodromo di Costantinopoli. Rimasta presto orfana di padre, venne avviata assieme alle sorelle alla carriera del teatro.
La fanciulla era di straordinaria bellezza, ma era anche di grande intelligenza e di grande spregiudicatezza, al punto che gli storici parlano addirittura di una Teodora che conduceva una vita frenetica e dissoluta.
Verso l’anno 522, Teodora conobbe Giustiniano dopo una crisi avuta, come pare, in seguito a una delusione d’amore. In quel periodo aveva peraltro abbandonato le scene e conduceva una vita ritirata e dedita persino all’approfondimento di questioni religiose e alle pratiche devote.
Giustiniano per poterla sposare, dovette far abolire una legge che vietava ai senatori di sposare le attrici. In quest'ardua impresa egli riuscì dopo aver convinto Giustino I, suo zio ed imperatore (incapace di intendere e volere ai tempi dell'emanazione della suddetta legge).
Le nozze regali furono dunque celebrate nel 525; nel 527 poi, in seguito alla scomparsa dello zio Giustino I, il primo giorno di agosto Giustiniano fu eletto imperatore, mentre Teodora fu incoronata imperatrice e assunse il titolo di Augusta.
Arrivata sul trono, Teodora si mostrò una donna astuta e di forte carattere. L’influenza sul marito cresceva giorno per giorno e non si tardò a parlare, addirittura, di una vera e propria diarchia costituita dai due.
Tuttavia, sia che la si riscatti, sia che la si voglia “condannare”, Teodora appare pur sempre una donna dotata di grandi capacità e di ancor più grande ingegno e che, neppure per un attimo, si sentì costretta e posta in non cale per la sua condizione di donna.
Il che non è poco, segnatamente per un’imperatrice vissuta nel Medioevo, in quanto non è facile trovare altre che le stiano a pari, anche se vissero e operarono in epoche molto diverse, e per quanto ci sforziamo, non ne scorgiamo neanche nell’età che ci appartiene, fra le poche sovrane ancora intente a reggere un più o meno potente scettro.
Della grande imperatrice di Bisanzio possediamo una sola immagine, grazie allo splendido mosaico che si può ammirare all’interno della Basilica di San Vitale a Ravenna, in cui Teodora è raffigurata, insieme al marito, con le caratteristiche e il contegno della regalità.
Ma cerchiamo di conoscere un po' meglio questa donna straordinaria, controversa, solenne, maestosa, fuori dal tempo, modello di sapienza nel governare, di bellezza e di spirito caritatevole.
1. Le sue origini
Per quanto concerne le sue origini e la sua vita trascorsa prima che le venisse offerta la corona imperiale, possediamo due versioni fra loro del tutto difformi, ovvero quella prediletta dai panegiristi e dai cronisti delle vicende dell’impero bizantino nel VI secolo, e quella tramandata da Procopio di Cesarea (nella foto), soprattutto nella sua "Storia delle guerre", citata solitamente con il titolo latino di "Bella" e poi negli "Anekdota", in italiano più noti come "Storia segreta".
E mentre nei "Bella" si offre una ricostruzione piuttosto consueta e sorvegliata dei vari eventi allora accaduti, cui la sovrana partecipò, i successivi "Anekdota" sembrano scritti nel puro intento di sottolineare «tutte le azioni e i particolari in precedenza taciuti insieme alle loro ragioni più riposte».
Dunque in questa seconda opera Procopio mena veri e propri fendenti, a destra e a sinistra, con particolare riguardo a Giustiniano e soprattutto alla consorte Teodora, messa alla gogna dal principio alla fine. I panegiristi invece assegnano alla sovrana un’origine illustre; secondo i loro scritti infatti sarebbe nata da un senatore.
Procopio di contro, distaccandosi subito dalla precedente tradizione, sottolinea che Teodora, venuta alla luce agli inizi del VI secolo, era la figlia di uno sconosciuto denominato Acacio, guardiano delle bestie raccolte presso l’Ippodromo di Costantinopoli. Poi racconta che, mortole il padre ancora fanciulla, insieme con le sorelle Comito e Anastasia fu esibita dalla madre sulle scene, cosa che contribuì a farle subito conquistare un’infame celebrità.
Teodora (sempre secondo Procopio) era volgare, burlona e spiritosa e si atteggiava nei modi e nei gesti più triviali, non sapeva cosa fosse il pudore, nulla riusciva a farle provare vergogna, e per questo presto divenne una vera e propria meretrice che trascorreva il suo tempo in un lupanare ove adescava uomini di ogni condizione sociale e di tutte le età, soprattutto giovanissimi, verso i quali avrebbe dimostrato una particolare, lasciva predilezione.
Inoltre era capace di congiungersi anche con decine di uomini in una stessa notte. In teatro poi compariva nuda davanti agli spettatori, per esibirsi nelle sconcezze più sfrenate. Con una invero eccezionale abilità di espressione Procopio s’ingegna a rappresentare i turpi vizi della giovane, scendendo persino in particolari che, chi lo voglia, potrà riscontrare negli "Anekdota", ma che qui non ci sentiremmo di riferire: ognuno comunque potrà sbrigliare la fantasia in varie direzioni e pervertimenti – tanto ce n’è per tutti i gusti – che forse appariranno nel complesso meno scabrosi di quelli che ci sono stati storicamente tramandati.
A un certo punto la smodata fanciulla, intorno al 515, sarebbe fuggita da quella infame situazione con il governatore della Libia, e comunque la sua condotta era talmente scandalosa – afferma ancora Procopio – che le persone
dabbene e timorate di Dio, se avevano la ventura di incontrarla per strada, si allontanavano immediatamente per il timore di restare contaminate da tanto infetto contatto.
Senza dubbio, la versione di Procopio indulge spesso e volentieri in particolari innominabili che a stento si possono ritenere veri.
Più verosimile è dunque l’opinione di quanti ammettono che Teodora, pur essendo stata nella sua prima giovinezza mima e cortigiana, sia riuscita a salvare complessivamente le apparenze, fino al punto da conquistare Giustiniano e diventare la sua legittima consorte.
2. Il matrimonio con Giustiniano
Verso l’anno 522, Teodora conobbe Giustiniano dopo una crisi avuta, come pare, in seguito a una delusione d’amore.
Teodora allora aveva peraltro abbandonato le scene e conduceva una vita ritirata e dedita persino all’approfondimento di questioni religiose – allora si sarebbero rivelate le sue tendenze aperte al monofisismo, da lei piuttosto convintamente abbracciato, mostrando comunque una propensione per i problemi di fede – e alle pratiche devote.
Giustiniano, che aveva già oltrepassato i quarant’anni, fu subito follemente preso dalla avvenenza dell’ex attrice, arricchita da un’intelligenza pronta che la poneva molto al di sopra di altre donne praticamente disinteressate ai problemi ecclesiologici, di solito lasciati agli uomini e alla loro capacità.
Quindi gli ostacoli, comunque non gravissimi e insormontabili, frapposti alle nozze regali con una donna che non aveva origini nobiliari o comunque cospicue e che, per sovrammercato, aveva calcato le scene furono superati, e ciò attesta ancora una volta le tesi di chi evidenzia che su Teodora non dovettero allora circolare voci eccessivamente tendenziose che, in caso contrario, avrebbero complicato e vanificato i propositi dell’ormai futuro erede al trono.
Le nozze regali furono dunque celebrate nel 525; nel 527 poi, in seguito alla scomparsa dello zio Giustino I, il primo giorno di agosto Giustiniano, già divenuto Cesare due anni avanti, fu eletto imperatore, mentre Teodora fu incoronata imperatrice e assunse il titolo di Augusta.
Sul trono la sovrana si rivelò ben presto una donna superiore a ogni elogio. Sembrava nata apposta per regnare, come se avesse avuto ascendenze regali, tanto grande era la dignità che poneva nei suoi atti e la possente mole di attività quotidianamente sbrigata negli affari politici da lei personalmente seguiti.
Può darsi persino che, una volta conseguito il colmo del potere, ella sia divenuta anche una sposa irreprensibile, cosa su cui tuttavia sarebbe difficile giurare, mentre come sovrana seppe mantenere altissimo il prestigio connesso alla imperialis dignitas, ed ebbe una considerevole influenza, qualche volta addirittura decisiva, negli affari di Stato.
3. La rivolta di "Nika"
Ma il suo prestigio politico raggiunse il livello più elevato durante la grave rivolta del 532, conosciuta con il nome della “Nika”, che quasi fu sul punto di travolgere la dinastia e l’imperatore in persona.
Il quale in quell’occasione si vide perduto e nel corso di un complicato consiglio della corona parve addirittura incline all’idea di abbandonare il trono, scegliendo la soluzione della fuga dalla corte.
Fu proprio allora, infatti, che Teodora si oppose fermamente ai generali e ai ministri che consigliavano all’imperatore di rinunciare allo scettro, ricordando loro che avevano un solo, imprescindibile dovere: difendere sino alla fine Giustiniano e lo Stato.
In tal modo la sovrana salvò l’impero e il consorte e da quel momento in poi abbandonò – se mai l’aveva impersonata – la parte della compagna remissiva e modesta, salvata per volontà imperiale dal mondo limaccioso da cui proveniva e quindi in perpetuo riconoscente al suo signore, per porsi alla pari con lui e sentirsene addirittura superiore, come dimostra il passo più significativo e celebre della sua allocuzione, allorché disse al consorte:
“Anche se adesso la fuga potrebbe salvarci, la ritengo inopportuna. Come ogni uomo per istinto difende la propria, tanto più un sovrano deve ad ogni costo difendere il proprio regno. Io non sarei più nulla senza la mia corona, non potrei più vivere se il mio popolo non mi chiamasse sovrana! Dunque, imperatore Giustiniano, ecco le navi che già ti attendono per condurti in salvo… ma chiediti se una volta in salvo non ti vergognerai del tuo gesto. Quanto a me, preferisco morire piuttosto che abbandonare il mio trono!”.
Quindi le sue parole piene di coraggio, di dignità e soprattutto di senso politico e di imperiosa volontà, ebbero il potere di riscuotere i dignitari più timidi e, soprattutto, Giustiniano. E il generale Belisario riuscì allora a raccogliere attorno a sé le milizie che sino a quel momento erano rimaste incerte, per condurle alla lotta e alla successiva, completa vittoria.
Con ciò Teodora, oltre a porre in salvo, come si diceva, lo Stato e l’imperatore, acquistò pienamente e a tutti gli effetti il diritto di regnare, cosa che da allora in poi non evitò più di fare, e pare indubbio che nell’ambito della vita di corte seppe mantenere alto il prestigio della dignità imperiale come se fosse stata veramente di discendenza regale, ed esercitò un’influenza considerevole e ben meditata sugli affari pubblici.
4. L'azione di Teodora nel governo
Dopo il 532, fu davvero notevole per quantità e qualità l’azione esercitata da Teodora nel governo e Giustiniano (nella foto), che l’aveva amata sempre in modo eccezionale e che spesso ebbe a lodarne l’attaccamento al trono e a lui personalmente, non fece più nulla da allora in poi senza aver prima ascoltato il suo consiglio e, anzi, cominciò a lasciarle progressivamente maggiore spazio politico e libertà.
Quindi prese ad associare il nome della consorte al suo anche nei rescritti e nelle leggi imperiali.
L’imperatrice nondimeno, oltre a dare consigli al consorte, prese a imboccare spesso strade politiche anche difformi da quelle giustinianee, e il sovrano non volle ostacolarla in quanto fu convinto, e tutto sommato era nel giusto, che l’imperatrice non gli avrebbe creato crisi e non lo avrebbe mai esposto a figure imbarazzanti o a pericoli troppo gravi, anche perché qualcosa di simile, qualora si fosse verificata, avrebbe messo a rischio, oltre al potere della corona, anche quello personale cui teneva moltissimo.
Tuttavia i casi di disobbedienza furono pochi, anche perché – precisa ancora Procopio che non perde occasione di parlar male dell’imperatrice – era sempre molto bella, conquistava tutti ed era difficile resistere al suo fascino:
«Il suo sguardo sotto le sopracciglia aggrottate», riporta il cronista, «era penetrante e usava un forte trucco badando sempre alla cura generale del suo corpo»; «ella», aggiunge ancora lo stesso, «curava il suo corpo anche più del necessario [...] appena levatasi si recava nel bagno e soltanto dopo aver trascorso molto tempo ne usciva per prendere la colazione, dopo si concedeva ancora un breve riposo. Era abituata infatti a dormire molto di giorno sino all’imbrunire e di notte vegliava sino al sorgere del sole. Ella però nelle poche ore che restavano pretendeva di governare tutto l’impero con la massima celerità».
Diventata la donna più potente dell'impero, Teodora non dimenticò mai gli anni difficili della giovinezza e soprattutto le terribili condizioni in cui vivevano le ragazze provenienti da classi meno abbienti, spesso costrette da uomini senza scrupoli a prostituirsi: mise fine alla tratta delle prostitute, riscattandole dai bordelli per rieducarle e riportarle sulla retta via; dichiarò lo sfruttamento della prostituzione un reato punibile dalla legge.
Tuttavia, nonostante la sua volontà di intervento e il suo desiderio di inserirsi nelle più importanti decisioni, in un unico campo Teodora non riuscì mai a imporre la sua volontà, ovvero in quello religioso. L’imperatrice seguiva la dottrina monofisita e quindi le sue convinzioni erano destinate a scontrarsi con quelle di Giustiniano che era invece ortodosso.
5. Teodora, una donna dotata di grandi capacità e ingegno
Anche per quanto riguarda la politica ecclesiastica l’imperatrice non mancò di farsi valere, pure se, concludendo, a nulla valsero i suoi intrighi e le sue pressioni e Giustiniano, nonostante qualche passeggera incertezza e qualche cedimento generato dalla sua assenza, impegnato com’era in vicende politiche e militari, e nonostante avesse preso, forse per opportunismo, qualche discutibile provvedimento in momenti di grave difficoltà, restò fermo sulle sue posizioni ortodosse, che mirarono a conseguire l’unità della Chiesa in tutto l’impero, a cominciare da Roma, sulla base della dottrina e dell’accordo con il pontefice.
In ogni modo alla sovrana fu impedito di vedere i risultati della politica attuata dal suo consorte; infatti, non ancora giunta ai cinquant’anni, morì di cancro il 28 giugno dell'anno 548.
Oltre alle iniziative sin qui ricordate, la sua attività si dispiegò anche in varie, ulteriori direzioni: dava il benvenuto ai rappresentanti diplomatici, ebbe corrispondenza con capi di Stati lontani, si occupò di questioni commerciali e manifatturiere, specialmente nel ramo della seta e delle stoffe più pregiate, in quanto la corte teneva in modo particolare a essere provvista di stoffe preziose, un articolo importante per le esigenze di rappresentanza dell’impero e del Palazzo.
Il codice giustiniano, la conquista dei molti territori in Italia e per finire, la costruzione della splendida basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (nella foto), risalgono tutte al tempo in cui Teodora regnava al fianco di Giustiniano.
La dimostrazione della forza dell’imperatrice, esplicata come guida politica, rimase evidenziata dopo la sua scomparsa, avvenuta per cancro, anche dalla riduzione di iniziative importanti, cosa che conferma il ruolo determinante
da lei assunto nel governo del grande impero.
Eppure di Teodora si parlerebbe poco, se a ricordarla non fosse stato soprattutto il più volte menzionato Procopio che nella sua "Storia segreta" volle dipingerla addirittura come un soggetto diabolico e del tutto immorale, facendone per secoli la sua “vittima”.
E tuttavia, sia che la si riscatti, sia che la si voglia “condannare”, Teodora appare pur sempre una donna dotata di grandi capacità e di ancor più grande ingegno e che, neppure per un attimo, si sentì costretta e posta in non cale per la sua condizione di donna.
Il che non è poco, segnatamente per un’imperatrice vissuta nel Medioevo, in quanto non è facile trovare altre che le stiano a pari, anche se vissero e operarono in epoche molto diverse, e per quanto ci sforziamo, non ne scorgiamo neanche nell’età che ci appartiene, fra le poche sovrane ancora intente a reggere un più o meno potente scettro.