Quando è il momento di introdurre un cane nella nostra vita, è facile e ovvio farsi prendere dall’entusiasmo. Ed è un bene.
Ma scegliere un cucciolo è una responsabilità, non solo una gioia, perché quella creatura condividerà molti anni della nostra vita, anche una ventina in certi casi.
Ecco perché è essenziale non farsi guidare solo da ciò che “ci piace” di una razza ma soprattutto dalle sue caratteristiche, per capire se siano o meno adatte a noi, alle nostre competenze in tema canino e al nostro stile di vita.
Oggi cercheremo di indicare le principali prerogative comportamentali dovute alla razza, cioè alla selezione compiuta dall’uomo, spesso nel corso di secoli. Ovviamente, con circa 400 razze diverse sarebbe impossibile analizzarle una per una.
Ci viene in aiuto, però, il fatto che siano raggruppate in categorie generali in base all’utilizzo storico. Esamineremo le principali: cani da pastore, da guardia e difesa, da caccia e da compagnia.
Scopriremo che, spesso, l’influenza della selezione per determinati compiti piuttosto che per altri emerge nettamente in diverse circostanze della vita quotidiana dei nostri amici. E sarà più semplice individuare la tipologia di cane che fa per noi.
Per ragioni genetiche che è impossibile trattare in poche righe, servirebbe un volume enorme, il cane ha una duttilità morfologica sorprendente. Lo conferma il fatto che esistono centinaia di razze ben definite, ciascuna diversa dall’altra.
Nessun’altra specie animale, perlomeno tra i mammiferi, ha una simile varietà. In questo, ovviamente, ha giocato un ruolo chiave anche la nostra mano: incrociando e selezionando i cani per secoli, li abbiamo differenziati in mille modi, non sempre rispettosi delle regole della natura, tra l’altro.
Ed ecco che ci troviamo ad avere a che fare con lo stesso animale ma declinato in centinaia di versioni, diverse per l’aspetto ma anche per altri fattori, compreso il modo di ragionare in determinati frangenti.
Infatti, se è vero che la cultura generale di questa specie, la sua “filosofia di vita” se vogliamo, gli deriva direttamente da quella del suo progenitore, il lupo, è anche vero che rispetto a quest’ultimo il cane offre un ventaglio di reazioni differenti di fronte al medesimo stimolo anche in base alla razza cui appartiene.
In sostanza, il lupo è “semplice” nel suo agire perché plasmato da un ambiente duro, pericoloso, spesso spietato ma tutto sommato molto costante e simile a se stesso: una foresta rimane una foresta e un cervo è sempre un cervo, oggi come cinquemila anni fa.
Il cane, invece, non è più tanto “semplice”. Perché si è dovuto integrare nell’ambiente più complesso che esista: il nostro.
La Federazione Cinologica Internazionale, FCI, suddivide le razze dei cani in 10 grandi gruppi. E questa divisione si basa sulle caratteristiche attitudinali di ciascuna razza. Abbiamo così cani da caccia a loro volta suddivisi in cani da “ferma”, da “cerca”, da “seguita” e così via.
Poi ci sono le razze da pastore, da conduzione del bestiame e da difesa del bestiame. Troviamo i Terrier in un gruppo tutto loro, e così i Bassotti. Ci sono poi i cani “nordici” e “primitivi”, i Levrieri, che sono cani da caccia a vista, i cani da difesa e così via.
Questa suddivisione ci dice una cosa molto importante: quasi tutti i cani di razza sono stati selezionati per uno o più compiti, spesso complessi e faticosi. Sono specialisti per natura e di queste specializzazioni, che non si cancellano, è obbligatorio tenere conto, per non sbagliare e non sorprendersi.
Ecco una guida alla scelta del cane più adatto a ciascuno di noi in base alle caratteristiche più radicate nelle principali tipologie di razze: per portare a casa il compagno ideale.
1. Cani da pastore - Solo per cinofili molto attivi
L’attributo “da pastore” indica in realtà due tipologie diverse di cani: i conduttori e i grandi guardiani.
Per fare un esempio, il Pastore Scozzese è un conduttore, il Pastore Maremmano-Abruzzese è un guardiano.
E si tratta di tipologie davvero molto distanti sotto svariati aspetti. Tra i cani più diffusi ci sono proprio i conduttori, cioè cani selezionati per guidare greggi e/o mandrie al pascolo e per gestirle in fattoria.
Tutti i conduttori sono caratterizzati da grande velocità e reattività, spesso tradotta in comportamento predatorio, verso gli stimoli ambientali, pecore certo ma anche qualsiasi altra cosa che si muova, inclusi podisti, gatti e altri animali, biciclette, bimbi che corrono...
Idem per i rumori: in genere a questi cani non sfugge alcuna onda sonora nel raggio di decine di metri.
Altra caratteristica tipica dei cani conduttori è l’enorme energia psicofisica. Sono quasi instancabili e hanno intelligenza molto elevata. Entrambe le risorse devono tassativamente essere impegnate su base quotidiana, ne va della loro serenità e anche di quella di chi li accoglie in casa.
Sotto il profilo affettivo, sviluppano un attaccamento molto forte verso la famiglia ma sono letteralmente devoti a colui che offre loro le opportunità di sfogo appena citate; questi, se degno, cioè rispettoso della sensibilità notevole tipica di questi cani, sarà elevato al rango di leader ma attenzione: il ruolo del cane dovrà essere quello di partner cui il leader affida compiti importanti. In caso contrario, il cane si sentirà sottovalutato e ne soffrirà molto.
Impegnativi dunque? Decisamente sì e proprio per questo non adatti a chi non abbia tempo e volontà per fare attività sportive e lavorare con loro. Ozio e noia sono il guaio più grosso che possa toccare a un conduttore. Le conseguenze sono delle peggiori: iperattività, distruttività, abbaio nevrotico, automutilazione, depressione, aggressività.
- Il loro comportamento
Il ritratto appena tracciato indica chiaramente cosa possiamo attenderci dai cani conduttori a livello comportamentale. In genere, tutte le loro azioni sono rapide e lo stesso le reazioni.
Anche a livello emotivo, questi cani sono rapidi nell’entusiasmarsi per qualsiasi attività e anche nel deprimersi, se frustrati o trattati duramente.
Una manifestazione aggressiva sarà sempre fulminea, con morsi rapidi e ripetuti ma quasi sempre solo con la parte anteriore della bocca.
Tipiche le cosiddette “pinzate”, cioè morsi lievi in punta di incisivi, utilizzati in origine sui garretti delle pecore riottose ma anche sugli arti di esseri umani, per le più svariate ragioni.
L’enorme carico di energia psicofisica che li anima, l’elevata capacità di apprendimento e il desiderio di rendersi utili li candidano perfettamente a qualsiasi attività, dagli sport cinofili ai compiti socialmente utili come il soccorso su macerie o la ricerca di persone scomparse. Se non lavorano, questi cani soffrono molto.
2. Cani da guardia e difesa - Doti preziose ma ci vuole competenza
Rispetto per esempio ai cani da pastore, in genere i grossi cani da guardia e difesa sono meno reattivi.
O meglio, tra loro la maggioranza ha tempi di reazione inferiori rispetto a un cane da conduzione ma si tratta di una “lentezza” assai relativa.
Se a un Border Collie, per esempio, una foglia che rotola in giardino spinta dalla brezza difficilmente sfugge e può “attivarlo”, a un grosso molossoide forse non sfugge ma di certo raramente interessa.
Però, se lo stimolo in questione cambia e invece di una foglia rotolante ci mettiamo un essere umano sconosciuto che attraversa il giardino... allora la faccenda si fa più interessante, per il guardiano.
E alcuni di questi cani sono molto veloci, se motivati. Altri invece, per ragioni di stazza e metabolismo, per esempio i grandi mastini, si attivano lentamente ma, una volta in allerta, possono essere molto veloci, molto più di noi, sulle brevi distanze. Altri ancora, per via di una certa nevrilità di fondo, sono decisamente attivi e fulminei.
Dunque, la scelta di un cane di questo genere implica una buona raccolta di informazioni preventive per capire chi stiamo portando a casa con noi e impostare di conseguenza il rapporto e la gestione più adatti alle caratteristiche di selezione: un Dobermann è assai diverso da un Boxer, a sua volta ben differente da un Rottweiler che, di nuovo, poco ha a che spartire con un Dogue de Bordeaux o un Mastino Napoletano.
Ma tutti loro sono stati selezionati per la guardia e la difesa attiva. E le loro doti, assai preziose, impongono però buona competenza e capacità di gestione, per evitare guai.
- Il loro comportamento. Non vanno lasciati a se stessi.
Spesso i cani da guardia, soprattutto di grossa taglia, vengono relegati all’esterno della casa, nella convinzione che così facciano meglio il loro lavoro e, non di rado, perché non sono amati come meritano e per questo tenuti isolati rispetto al resto della famiglia.
Due errori gravi. La territorialità , già elevata in queste razze, tende ad aumentare seriamente: se il cane ha rapporti sociali scarsi o nulli, tutta la sua devozione si sposterà verso il territorio, unica cosa che gli è rimasta.
Inoltre, un cane lasciato all’esterno è facile da neutralizzare per chi abbia cattive intenzioni. Molto più difficile, per un criminale, entrare in casa se il cane lo attende all’interno...
Bisogna poi considerare che, quasi sempre, si tratta di cani estremamente affettuosi e bisognosi di contatto e coccole da parte della loro famiglia e privarli di questo è un torto imperdonabile.
3. I cani da caccia
L’aggettivo “da caccia” nasconde molte sfaccettature e specializzazioni assai diverse.
Ciò nonostante, possiamo senz’altro affermare che quasi tutti i cani da caccia sono dotati di un notevole olfatto, in alcuni casi superiore anche a quello del progenitore selvatico, e di notevole interesse verso la selvaggina.
Il che ci informa subito sul fatto che necessitano di un buon “richiamo”, perché non si perdano rapiti dalle tracce sul terreno in aperta campagna.
Interessante notare che molti di questi cani, e in particolare quelli da “ferma” come il Setter Inglese o il nostro Bracco Italiano, sono decisamente sensibili ma, a differenza per esempio dei cani da conduzione, spesso altrettanto sensibili se non di più, i cani da caccia mostrano in genere una minore reattività e un rarissimo utilizzo dei denti come valvola di sfogo dello stress.
In altre parole, la mordacità dei cani da ferma, da cerca e da riporto in particolare è mediamente molto bassa.
Lo stesso non vale, invece, per i cani da tana, cioè quasi tutti i Terrier, ma è logico: selezionati per infilarsi in bui cunicoli sotterranei e stanare per esempio una volpe o un tasso, e spesso lottare senza quartiere, non possono certo essere particolarmente “pacifisti”... Vale a dire che in questi cani non è certo la docilità a essere stata esaltata, semmai il suo contrario.
- Il loro comportamento
Scegliere un cane da caccia come compagno di vita può essere magnifico, perché molto di loro sono davvero dotati di un carattere docile e dolce.
E in effetti, Labrador e Golden Retriever, per esempio, che sono cani da riporto per la selvaggina di penna, sono tra le razze più apprezzate ovunque, Italia compresa, come cani da famiglia. Ma a seconda del tipo di caccia per cui sono stati selezionati, il loro comportamento cambia.
I cani da “ferma” e da “cerca”, per esempio il Pointer e il Cocker Spaniel Inglese, sono generalmente poco “abbaioni”, perché altrimenti la selvaggina si spaventerebbe. Viceversa i cani da seguita, per esempio Beagle o Segugio Italiano, hanno voce potente e la usano spesso, se eccitati, perché sul lavoro gli serve per indirizzare la muta e il cacciatore verso la preda che stanno seguendo.
Caratteristiche utili da conoscere anche per la convivenza. Tutti i cani da caccia, però, sono dotati di energia notevole e hanno bisogno di sfogarla regolarmente, per essere tranquilli a casa. Altra cosa da ricordare.
4. Cani da compagnia - Attenzione a non sottovalutarli
È la tipologia più recente tra tutte. Il cane come amico e nient’altro, infatti, è una creazione sostanzialmente moderna, almeno come scelta “di massa”.
Avere un cane senza uno scopo pratico era un lusso, fino a un secolo or sono circa, perché mantenerlo senza qualcosa in cambio era un costo che pochi potevano permettersi.
Oggi, invece, il numero dei cani scelti soltanto come compagni è sempre più in crescita, non senza qualche contraddizione se il tipo di partner scelto ha una specializzazione (i Retriever sono gli esempi più classici di tale problema).
Se, invece, la selezione porta ad adottare una razza “da compagnia”, di solito le cose sono più semplici. Ma non sempre...
Esaminando il Gruppo 9 FCI, quello che include appunto i cani da compagnia, incontriamo senz’altro razze nate esclusivamente per tale compito, come il Carlino o il Chihuahua, quest’ultimo molto popolare ormai.
Altre, invece, sono entrate a far parte di questa categoria arrivando, però, da un passato più attivo. Il caso più eclatante è il Barbone che, un tempo, era considerato eccellente cane da caccia per il lavoro in acqua.
Il gruppo dei Bichon, che include anche il nostro Bolognese, ha le sue più antiche origini in cani utilizzati per eliminare i topi sulle navi e nei porti del Mediterraneo, dunque cani attivi e determinati, un tempo.
Si potrebbe continuare ma lo scopo di queste righe è far notare che, spesso, un cane “da compagnia” è anche vivace, intelligente e volenteroso e non un soprammobile come, purtroppo, a volte si crede.
Una vita di ozio non è adatta neppure a questa tipologia di cani perché, in ogni caso, sono creature vive e dinamiche.
- Il loro comportamento
Un buon cane da compagnia, se ben allevato e ben trattato, di solito è molto disponibile e molto socievole, con rari esempi di comportamenti difficili da gestire, salvo quando i proprietari o gli allevatori li inducono.
Un caso classico sono i piccoli cani che vengono privati delle necessarie occasioni di socializzare con i loro simili per timore che vengano aggrediti da cani più grandi: la preoccupazione è comprensibile ma spesso il risultato è la desocializzazione dei piccoli che non riescono più a farsi capire dagli altri cani e non di rado hanno atteggiamenti aggressivi da paura.
Altri problemi possono verificarsi se i proprietari trattano questi cagnolini come “bambini”, cosa che accade spesso, vezzeggiandoli continuamente e inibendo i loro comportamenti naturali. In questo modo si creano facilmente cani “viziati”, abituati a ottenere sempre tutto e, per questo, piuttosto “antipatici” a livello sociale.
5. Criteri per scegliere bene
La prima cosa da fare, se si decide di prendere un cane, è chiedersi con la massima onestà "quanto tempo” potremo dedicare al nostro nuovo compagno di strada e non “quanto spazio” abbiamo per lui: infatti, lo spazio non serve a niente se il cane è sempre solo.
E se abbiamo tempo, troveremo anche lo spazio per goderci il nostro amico e farlo vivere bene. La domanda “quanto tempo?” si riferisce a oggi, domani e per tutta la vita del cane, che in media supera i dieci anni e può arrivare anche intorno ai venti.
Secondo la risposta che ci daremo, dovremo cominciare a operare una prima, netta scrematura tra le centinaia di razze di cani esistenti sulla base della seguente osservazione:
- gli esemplari di razze “da lavoro” (cani da pastore, da caccia, da guardia, da traino, che sono la maggioranza), per vivere sereni devono svolgere regolarmente qualche attività che li impegni fisicamente e mentalmente;
- i cani “da compagnia”, che assommano a poche razze in realtà, richiedono invece un impegno inferiore, perché non sono stati selezionati per lavorare, ma ciò non ne fa comunque dei soprammobili e anche la loro serenità dipende dall’opportunità di correre, giocare, interagire regolarmente con noi e con altri rappresentanti della specie canina, e di essere educati a vivere serenamente nel nostro mondo. In tutti i casi, bisogna riflettere bene prima di decidere.
Non solo di razza... Per quanto riguarda le diverse razze, farsi un’idea anticipata delle attitudini e delle esigenze di ciascuna di esse è relativamente facile, poiché le informazioni sono alla portata di tutti, basta volerle trovare.
Per meticci e cani “fantasia”, invece, il discorso è più complesso, vista la difficoltà di individuarne, soprattutto da cuccioli, i caratteri morfologici prevalenti e da questi cercare di dedurre attitudini e comportamento.
Ma che il cane sia di una determinata razza oppure un misterioso incrocio, la disponibilità di tempo e la voglia di impiegarlo in passeggiate, educazione, giochi all’aria aperta e/o attività cinofilo-sportive dovrebbe essere il criterio determinante nella scelta, molto più delle considerazioni sull’ampiezza della casa.
Se ha le necessarie opportunità di sfogo, anche il cane da lavoro più “spinto” o l’amico senza pedigree più scatenato, una volta soddisfatte le sue esigenze etologiche e scaricata la giusta quantità di energia psicofisica, sarà tranquillo e sereno anche in un minuscolo monolocale.