La creatività è una forza travolgente che, permettendo alla nostra energia di scorrere in modo positivo e senza ingorghi, tiene lontano i malesseri psicofisici.
L’opera creativa per realizzarsi ha bisogno di perseveranza, di resistenza contro le voci negative che possono contaminarla o frenarla e di dedizione totale all’azione in sé.
Quando non esprimiamo i nostri lati creativi il primo a pagarne le conseguenze è il cervello, che si scarica e invecchia più velocemente. E la mente inizia ad assopirsi.
Poi anche il corpo comincia a manifestare i segni di questa repressione: le energie calano, il metabolismo rallenta e spesso si comincia a ingrassare.
E arrivano ansia, attacchi di panico, depressione. Fa capolino l’ipocondria con i suoi pensieri fissi che colpiscono la creatività e bloccano l’energia vitale.
Ma se riprendiamo a far circolare liberamente le energie creative l’intera personalità si “rianima”, ritrovando il proprio equilibrio e la propria direzione.
Ambizioni, luoghi comuni, pensieri fissi, obiettivi predefiniti, routine, schemi rigidi e ideali sono solo alcuni degli elementi che possono influenzare la mente irrigidendola e bloccandone la creatività.
Non accedere alla dimensione creativa e stare solo nella sfera razionale fa vivere in superficie, in balìa di pensieri appiattiti e abitudini ripetitive. In questo contesto è quasi impossibile riuscire a dare il meglio di sé e a godere di soddisfazioni autentiche e durature.
È così che per proteggersi dalla paura e dal disordine naturale della vita, ci si arrocca in una fortezza che però può crollare al minimo imprevisto, trascinando con sé il benessere psicofisico.
La creatività si presenta autonomamente e non la si può evocare o controllare. Si può però favorire, evitando le trappole che la bloccano e creando le condizioni ideali perché possa manifestarsi.
Ma quali sono gli impedImenti che la mettono all’angolo e che frenano la nostra mente? Scopriamoli insieme.
1. La routine: il primo ostacolo da superare
- La routine: il primo ostacolo da superare
Tutto in noi, a partire dal nostro cervello, è fatto per rinnovarsi continuamente.
Ogni giorno siamo diversi dal giorno prima e se impariamo ad assecondare questo processo di cambiamento continuo possiamo aprire le porte a dimensioni diverse e sconosciute di noi.
Il cervello, del resto, è un organo fatto proprio per adattarsi e ricavare il meglio da qualsiasi situazione si trovi a dover fronteggiare ed è proprio la flessibilità a dargli nutrimento.
Le abitudini, le regole fisse, gli schemi, le rigidità di pensiero e di comportamento (il contrario di tutto ciò che è creativo), invece, lo sclerotizzano, lo rallentano e peggiorano la sua efficienza.
In qualche modo, tradiscono la sua natura e lo rendono meno pronto ad attivare percorsi alternativi.
In queste condizioni, le capacità di essere creativi si limitano e la nostra esistenza si impoverisce.
E si spiega così la tendenza a ricadere sempre nelle stesse situazioni e a fare sempre gli stessi incontri.
Deperiamo lentamente e ci nascondiamo dietro false verità per negare questa evidenza a noi stessi.
A poco a poco ci abituiamo a vivere passivamente, smettiamo di “interrogare il mondo” e di ricrearlo ogni giorno, come invece facevamo spontaneamente quando eravamo bambini e attingevamo a piene mani al nostro potenziale creativo.
Il cervello ha in sé tutte le risorse per spezzare questo meccanismo e portarci le soluzioni più adatte a far entrare ventate di aria nuova e fresca.
Il nostro nucleo profondo e creativo sa sempre cosa fare, ma se non lo ascoltiamo arrivano i disturbi che, forzatamente, ci distolgono da questa routine. - Fai così: compi piccoli gesti che ti cambiano la vita
Distogli lo sguardo dai soliti percorsi a partire dalle cose più semplici e dalle abitudini più innocue.
Se inserisci nella tua quotidianità un pizzico di novità, come dormire dall’altra parte del letto, lasciare a casa il cellulare, mangiare a un orario diverso o assaggiare qualcosa di insolito, cominci a creare lo spazio per permettere alla creatività di ricomparire.
Il cambiamento è una potente energia che ti aiuta a riallinearti ogni giorno con la parte più autentica di te e che grazie all’incontro con l’imprevisto e lo sconosciuto ti rinnova costantemente.
quando stai andando nella direzione giusta, verso qualcosa di nuovo e ignoto, stai andando verso la tua essenza.
2. Il passato: la zavorra da cui liberarsi
- Il passato: la zavorra da cui liberarsi
I ricordi agiscono come tossine che si accumulano nel corpo, e nell’anima, rendendo pesante la nostra esistenza e allontanandoci dalle esperienze e dagli incontri che fanno per noi e dagli obiettivi che veramente potrebbero realizzarci.
Rifugiarsi in ciò che è passato, infatti, ingorga il pensiero e ostacola le manifestazioni vitali, soprattutto quelle creative.
Attenzione, non si tratta di non custodire memorie o di dimenticare il passato e le persone che ne hanno fatto parte, anzi da questi sentimenti possono sorgere notevoli spunti creativi, ci si riferisce al rivolgere le nostre energie “indietro” e vivere agganciati a qualcosa che non esiste più e non ha senso tenere in vita.
Rivolti al passato, impegniamo le nostre forze in modi di essere che non ci appartengono più, in rimpianti e in recriminazioni, oppure ci rifugiamo in ricordi che idealizziamo.
Questa fuga è molto pericolosa, ci rende statici, ci fa “impaludare” e ripiegare su noi stessi, portandoci a rinunciare a investire sulla vita presente.
Non sappiamo più vedere l’ambiente che ci circonda e il suo potenziale creativo e lo interpretiamo secondo schemi consueti, che, seppure ci facciano soffrire, in qualche modo ci rassicurano.
Le emozioni si bloccano, le idee vengono represse e noi viviamo “scollati” da noi stessi e lontanissimi dai nostri talenti, dalle nostre passioni e da ciò che ci potrebbe fare stare davvero bene.
E così il nostro cervello si chiude su se stesso e si “ingorga”. - I rischi:
- Tenere aperte le ferite
Non è detto che i ricordi siano per forza belli e legati a un passato felice.
Possono anche essere negativi oppure evocare situazioni che ci hanno provocato dolore, riaprendo vecchie e profonde ferite con cui ci identifichiamo, scegliendo di continuare a sentirci vittime della vita.
Una scelta di comodo che, in fondo, è un ottimo alibi che ci permette di evitare di scendere in campo veramente. E il dolore diventa così come una culla in cui sprofondare.
Se lo lasciassimo andare, ci sarebbe tutto il mondo, con le sue incognite, i suoi rischi e le opportunità a chiederci di essere presenti. In questo modo, invece, scegliamo di rimanerne estranei e di restare ai margini.
Le nostre ferite e la nostra storia passata diventano l’unica lente attraverso cui guardare la realtà. E non rimane spazio per altro.
Chi fa questa scelta paga però un prezzo altissimo: la rinuncia alla possibilità di essere libero e di godere di una vita creativa.
- Temere il nuovo
Tutti abbiamo dolori e riceviamo “colpi bassi” dalla vita, solitamente distribuiti più o meno equamente. A volte però ci identifichiamo con essi e li cronicizziamo, diventando “personaggi addolorati”.
Spaventati da ciò che è nuovo e mutevole, in qualche modo ci sentiamo rassicurati dalla fissità di questi dolori.
Rimuginare, atteggiamento tipico delle persone depresse o ansiose, sfinirsi ripensando agli errori del passato o ai torti subiti è un veleno per il cervello perché lo fossilizza e lo soffoca. In questo arido scenario la creatività si allontana. - Fai così: apri le braccia a tutto ciò che è nuovo
Esercita, poco a poco, il tuo lato creativo per sbloccare questi meccanismi negativi e liberare il cervello dai pensieri ripetitivi che lo mandano in cortocircuito. Così ripulisci e rigeneri la mente, creando lo spazio che serve alla vita immaginativa e a esperienze nuove e rigeneranti.
3. I personaggi cristallizzati: ci impongono ruoli fissi
- I personaggi cristallizzati: ci impongono ruoli fissi
Il terzo nemico della creatività sono i ruoli fissi e le maschere che ci costringiamo a indossare ogni volta che assumiamo atteggiamenti che non ci appartengono completamente e che ci spingono a recitare un copione che altri hanno scelto per noi.
I problemi iniziano quando li accettiamo in maniera troppo passiva, acritica, senza creatività personale e senza interpretarli, quando, cioè, cominciamo a confondere il nostro vero volto con la maschera, finendo per credere che siano tutt’uno.
Il personaggio sociale, così, si impossessa di noi e vive in superficie, al nostro posto, incapace di esprimere quelle doti che ci caratterizzano e ci rendono unici e di portarci alle azioni e alle situazioni che fanno davvero per noi. - Fai così: scegli quale lato di te mettere in scena e giù la maschera
Sii consapevole del fatto che la maschera sociale esiste, che non è creativa ma è conformata, adattata e rigida e che, in un certo senso, ti serve per vivere in società.
E devi anche essere consapevole del fatto che per poter essere libero questa stessa maschera non si deve identificare totalmente con te, né deve coincidere con la tua vera essenza.
Insomma, devi imparare quando metterla e quando toglierla.
Per farlo prova a usare le risorse creative per attingere alle risorse interiori che ti permettono di capire dove inizia il tuo vero volto e dove domina invece la maschera: così ti liberi dei gusci vuoti che questi ruoli sono diventati e intraprendi il percorso verso una vita appagante, su misura per te.
Rompi gli schemi che ti imprigionano e le visioni del mondo troppo logore per produrre alcune novità… perlomeno in alcune circostanze.
E smaschera antipatie immotivate, colpi bassi e rivalità inspiegabili, imparando a riconoscerli per quelli che sono, a difendere con maggiore convinzione la tua creatività e a reagire più serenamente agli attacchi distruttivi degli altri.
4. Gli autosabotaggi: sollevano dubbi e insicurezze
- Gli autosabotaggi: sollevano dubbi e insicurezze
Spesso accade che i nemici della creatività si presentino sottoforma di voci distruttive che ci sollevano anche dall'interno e mettono in dubbio il talento, le buone intenzioni e il valore di chi sta per mettersi a creare qualcosa.
Quando il lavorio distruttivo e incessante vieni da una voce interiore, ha un grado di tossicità elevatissimo, ed è capace di sgretolare sul nascere anche i progetti creativi in apparenza più rigorosi. Cosa accade?
All'improvviso avvertiamo una "voce" che ci sussurra che le nostre idee sono sciocche e banali, che ciò che creiamo è inutile, oppure che non riusciremo mai a portare a termine ciò che ci siamo prefissi; e infine, la critica più paralizzante: "È troppo tardi". E così, si butta via tutto. - LA MANCANZA DI AUTOSTIMA
La persona che non crede in sé è incerta e indecisa su tutto e vive nel continuo timore di sbagliare, si affida all’inutile chiacchiericcio degli altri, perdendo la capacità di attingere alla forza vitale e sapiente che emerge invece da lei.
La dimensione creativa è soffocata, si inabissa, sembra irraggiungibile, limitando la possibilità di esprimersi e dare il meglio di sé.
È come se si limitasse a sfiorare la sua vita anziché entrarci veramente. - L’ECCESSO DI RESPONSABILITÀ E DI RISPETTABILITÀ
Ecco due veri e propri veleni per la creatività perché “succhiano” continuamente energia e risorse. Molto spesso, infatti, le richieste del mondo esterno ci assalgono e noi non sappiamo fermarci e dire basta al momento giusto, difendendo i giusti confini. Così, si continua a dare e a spendere tutta l’energia in compiti futili e insensati. - IL TIMORE DI ESSERE ESCLUSI
Pensare che le nostre idee creative siano sconvenienti, forse troppo bizzarre, illogiche induce a credere che gli altri potrebbero vederci come individui strani ed eccentrici.
Dietro quest’idea fa capolino la paura di essere isolati, messi in ridicolo, rifiutati. A questo, però, di solito, basta dire di no e smettere di accontentarsi delle briciole o di fare le cose di nascosto. - LA PAURA DI SCOPRIRE IL NOSTRO VALORE
A volte la creatività si arresta perché, inconsciamente, siamo terrorizzati anche solo dall’idea di manifestare i nostri talenti e spiccare il volo.
Una vita “densa” e ricca di significato, infatti, richiede che si mettano in discussione, e a volte anche si sconvolgano, situazioni stabili e ormai consolidate.
E questo, per diversi motivi, può fare talmente paura che preferiamo restare fermi e in disparte, in una vita mediocre, piuttosto che rischiare di far sentire la nostra voce, mostrare le nostre qualità e stare a vedere l’effetto che fa. - LA RICERCA DEL PERFEZIONISMO
Possiamo avere anche il timore di non essere abbastanza bravi e per questo decidere che non è mai tempo di “iniziare” per evitare di metterci alla prova e di constatare che i risultati non sono straordinari come sognavamo.
Così, restiamo fermi, quasi impietriti, non osando mai metterci alla prova.
In compenso, troviamo sempre validi motivi per rimandare al momento in cui tutto sarà perfetto e noi potremo finalmente creare, essere noi stessi e avere la vita che desideravamo. Ci limitiamo a proiettare desideri ed energie in un tempo ideale che non arriverà mai. - LE SCUSE CHE CI RACCONTIAMO
Possiamo imbatterci in una serie davvero molto articolata di scuse tipiche e percorsi mentali con cui amiamo travestire e truccare le nostre insicurezze e le nostre paure. Questo genere di giustificazioni è molto insidiosa perché costituisce una specie di imbonimento.
Sono affermazioni che hanno il solo scopo di rafforzare la nostra convinzione: non possiamo abbandonarci ora alla dimensione creativa, ma potremo raggiungerla sicuramente domani, non appena “le cose” si saranno sistemate.
Ma non è mai così, non ci sarà nessun domani creativo. Però in questo modo ci accontentiamo di fantasticare sui grandi progetti che nasceranno da noi, restando fermi a rimuginare continuamente, invece di cominciare subito.
5. L’ossessione del risultato: un veleno per la psiche
- L’ossessione del risultato: un veleno per la psiche
L’ossessione di fare e sforzarsi oltre il limite sono quanto di più lontano dal processo creativo si possa immaginare, perché cercano di piegarlo all’ambizione. Sacrifici e desideri di questo tipo possono, al massimo, sviluppare una tecnica ma, se portati all’eccesso, anziché liberare la psiche la soffocano, lasciandoci spossati e frustrati. - LA SMANIA DI “ARRIVARE”
Se quando siamo sul punto di creare un progetto o un oggetto o di dare vita a un’idea, anziché abbandonarci all’azione e farci abitare da essa, ci lasciamo guidare dalla smania del risultato o dalla possibile gratificazione del riconoscimento altrui, i nostri orizzonti si restringono.
La fatica a tutti i costi, lo “spremere” se stessi esclusivamente in vista di una meta ci fanno sprecare una grande quantità di risorse che se fossero lasciate libere si incanalerebbero spontaneamente in direzioni migliori, portando fioriture continue invece che inaridimento psichico. - Fai così: segui l'istinto e non sbagli mai
Se ti lasci trascinare dal vortice dei pensieri, ti allontani dal tuo nucleo e dal fiume dell’energia.
Nessuna energia viene da fuori perché all’esterno non c’è niente che dia la carica vitale.
Se invece ti affidi al tuo sapere innato, a ciò che sai fare senza averlo imparato, tutto torna a scorrere in maniera naturale.
Arrenditi alla tua energia interna, non lottarci contro e troverai la tua strada perché è il tuo nucleo che fa te.