C’è chi, ancora oggi, guarda al cane come a una creatura da sottomettere con la forza, fisica e psicologica, e all’opposto c’è anche chi lo vorrebbe libero da qualsiasi regola o guinzaglio.
Ma entrambi gli approcci conducono facilmente a problemi seri, soprattutto per il cane.
Né “servo” né libero di fare tutto ciò che vuole: il nostro amico ha bisogno di regole, perché il mondo degli umani è complesso e pericoloso, ma anche di tante altre cose.
Proviamo a riflettere su come costruire un rapporto corretto e felice per tutti quanti.
1. Mentalità diversa. Inquadrare le aspettative è il primo passo
Il cane è un animale molto evoluto anche per quanto riguarda i rapporti sociali stretti, cioè quelli con la sua famiglia di adozione che però, per come la concepisce il nostro amico, infantile discendente del lupo, è comunque un “branco”, per quanto misto.
Per trovare un equilibrio nel rapporto tra noi bipedi e questo animale tanto intelligente e affascinante, ma diverso da noi anche per mentalità, è essenziale cercare di ricalcare il più possibile il funzionamento di questa struttura sociale, complessa e assai più raffinata di quanto molti credono.
In primo luogo, però, è fondamentale capire cosa ci aspettiamo da questo rapporto. Attese eccessive o scarsa considerazione del ruolo del cane, infatti, sono entrambi presupposti che possono portare delusioni e conseguenze sgradevoli. Cerchiamo di capire, allora, quale sia il giusto rapporto con il cane e come costruirlo al meglio.
Ma in realtà, come funziona un branco di lupi? Nell’immaginario collettivo, complici la pessima letteratura del passato e le prime ricerche etologiche su animali tenuti in prigionia, un branco di lupi è una struttura di tipo dittatoriale: al vertice la coppia “alfa”, maschio e femmina, con il primo che gestisce la vita di tutti gli altri, classificati in ordine decrescente di importanza (beta, gamma, delta eccetera) secondo inflessibili dinamiche di stile militare, con violente punizioni per chi trasgredisca.
Senza contare le sfide all’ultimo sangue per la conquista del comando... Un modello che, curiosamente, ricalca ciò che si riscontra tra i Primati, l’ordine di animali cui appartiene anche l’Homo sapiens, e non tra i lupi.
La realtà, infatti, è ben diversa: un branco di lupi funziona soltanto se c’è massima armonia e collaborazione e se ciascuno contribuisce al benessere del gruppo mettendo in campo le sue competenze migliori, fino a creare un team difficile da battere. E i rapporti somigliano molto a quelli di una famiglia unita e affettuosa, non di un plotone dell’esercito prussiano.
2. Chi è il cane? Se riusciamo a capirlo, sarà tutto fantastico
Il cane è, prima di tutto, un amico più unico che raro. Infatti, è il solo essere vivente non umano che abbia scelto volontariamente di condividere la nostra esistenza. E questo fin dalla notte dei tempi, quando la vita, nostra e sua, era assai più dura e pericolosa rispetto a oggi.
Il cane, con le sue eccezionali doti sensoriali e la sua infinita generosità, ci ha permesso di primeggiare tra tutte le altre creature del genere Homo, che un alleato tanto potente non l’avevano, e anche di prosperare, con la sua straordinaria abilità di cacciatore, di conduttore, di guardiano e di lavoratore eclettico e disponibile come nessun altro.
Questa considerazione dell’importanza del cane nella nostra storia di specie è essenziale, se vogliamo partire con il piede giusto. Che è questo: il cane è un partner, non un servo.
E per avere da lui gli enormi benefici che può donarci, da ogni punto di vista, è essenziale rispettarne la natura e la cultura, che sono molto diverse dalle nostre, pur essendosi rivelate assolutamente complementari, al punto da creare un binomio imbattibile: uomo e cane, infatti, sono il team più vincente in assoluto sulla Terra!
3. Parola magica: fiducia! Ha bisogno di noi ma anche di essere se stesso
La lunghissima amicizia che ci lega al cane, nata all’incirca trentamila anni fa, non giustifica però l’innalzamento del nostro partner alla condizione di un essere vivente maturo e sempre libero di decidere per se stesso: purtroppo, il mondo in cui il cane vive non è stato modellato sulle sue esigenze ma sulle nostre... e non sempre nel modo migliore, tra l’altro.
- Troppi i pericoli e troppe le situazioni complesse del nostro mondo perché un altro essere vivente, per quanto intelligente e adattabile come nessun altro, possa padroneggiarle.
Del resto, noi stessi spesso ci troviamo a disagio o in pericolo nel mondo che abbiamo costruito. Il rapporto corretto, perciò, sarà quello basato sulla fiducia del cane nei nostro confronti, per poterlo controllare ogni volta che ve ne sia la necessità: in casa, per strada, in auto, in campagna e ovunque ci troveremo con lui.
- Poi, per il giusto equilibrio delle cose, dovremo dare anche noi fiducia al cane, permettendogli di essere se stesso ogni volta che sia fattibile e impegnandoci perché ogni giorno il nostro amico abbia questa possibilità.
Quindi dovremo organizzare la nostra vita perché il cane possa correre, giocare con noi e con altri cani, apprendere competenze e metterle a frutto, utilizzare le sue doti naturali e di selezione per realizzarsi come individuo e come membro del branco-famiglia di cui fa parte.
Sarà protetto e sarà felice, e noi vivremo la sua felicità come fosse la nostra. Proprio come fanno i lupi.
- Un altro modo, in questo nostro mondo, non c’è. Il cane “sottomesso”, perennemente frustrato nella sua natura, è un infelice che non merita tale triste destino. Il cane “allo stato brado”, fuori controllo, è un pericolo per se stesso e per gli altri e, ugualmente, non merita tale sorte che conduce quasi sempre a una vita breve, purtroppo.
4. L’equità è indispensabile
Per riuscire a costruire un rapporto corretto con il nostro amico, però, è essenziale anche avere un forte senso di equità, utile per far sentire amato e rispettato il cane in ogni frangente. Equità, in tal senso, significa soprattutto inclusione: per essere sereno un cane deve sentirsi parte integrante della propria famiglia, quindi condividerne spazi e tempi il più possibile, dentro e fuori casa.
A differenza del gatto, infatti, il cane non ha un mondo proprio, personale, dove rifugiarsi, perché è un animale sociale e la sua esistenza trova un senso soltanto se condivisa con altri che siano per lui importanti.
Le serate davanti alla televisione, placidamente appisolato sul divano o ai nostri piedi, non sono tempo “vuoto” per lui ma serena vita in comune, riposo condiviso, magari allietato da qualche coccola.
Le gite in campagna, insieme alla famiglia, sono esplorazione, gioco, unità del branco in piena “scorribanda”. Lasciarlo a casa è un torto che non merita. E così via. Inclusione, dunque, ai massimi livelli.
E sempre sotto controllo, come un lupacchiotto si aspetta dagli adulti del branco. La sicurezza della nostra guida pacata e giusta, infatti, è quanto di più etologicamente corretto si possa offrire al cane, creatura domestica dalla cultura selvaggia, combinazione unica e irripetibile, tra l’altro.
5. Apprende tante parole...
Un cane, mediamente, apprende senza alcun insegnamento il significato di decine di parole pronunciate in sua presenza, anche senza rivolgersi a lui.
Lo fa associando il suono alle sue conseguenze: “pappa” vuol dire che andiamo a preparargli la ciotola; “andiamo” vuol dire che si va a spasso; “a letto” significa che la famiglia si ritira per la notte; e si potrebbe continuare a lungo.
In più, il cane è assoluto maestro nel leggere il nostro linguaggio del corpo e prevedere con impressionante precisione le nostre intenzioni, molto più facilmente di qualsiasi nostro simile.
Dunque, per comunicare con lui non serve una scuola di linguaggio, visto che apprende il nostro, ma serve chiarezza.
Parole semplici e sempre le stesse per ogni diversa necessità, pronunciate con tono chiaro e calmo, sono sufficienti perché, in breve tempo, il nostro amico capisca cosa intendiamo dire. E se il rapporto che abbiamo costruito è basato sull’equità e sull’inclusione, ci ascolterà volentieri.
Noi, invece, non siamo tanto bravi a capire i cani... forse perché non parlano. Eppure loro capiscono noi: chi è più intelligente, in questo caso?