Vacanza uguale relax? Non per chi sceglie le vacanze estreme e, a un comodo lettino in riva al mare, preferisce per esempio l’adrenalina di un’immersione fra gli squali bianchi.
Il trend delle vacanze da brivido è in ascesa, al punto che si moltiplicano le agenzie di viaggio specializzate in offerte “da paura” come la visita alla centrale di Chernobyl, la caccia ai tornado e i tour fra i castelli stregati.
Anche se può sembrare controintuitivo, a volte la paura può far sentire bene alcune persone.
La paura, in alcuni casi, può produrre il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni come la dopamina, la serotonina, le endorfine e l’ossitocina, a cui ci si riferisce talvolta come alle “molecole della felicità” poiché note per produrre una sensazione di benessere.
In altre parole, alcune esperienze “al limite” consentono di creare, in modo naturale, uno stato di coscienza diverso da quello consueto; in particolare, di godersi momenti di evasione dalla quotidianità intensi.
La paura serve per prepararci a reazioni di attacco o fuga. Quando ci troviamo in questo stato, la nostra attenzione viene distolta dai pensieri astratti, permettendoci di focalizzarci sulla sopravvivenza.
Questo spostamento del pensiero può offrirci una possibilità di evasione: quando ci si trova fra gli squali, sulla strada della morte in Bolivia o in prossimità di un tornado, la risposta di attivazione fisiologica sale e i pensieri sulle preoccupazioni quotidiane vengono messi da parte: ci si sente pienamente nel proprio corpo e si rientra in contatto con il proprio essere primordiale, animale.
Si vive il momento con pienezza e intensità, esperienza che non è sempre scontata.
Soggetti che nel quotidiano fanno un uso quasi esclusivo del pensiero logico-razionale si godono il piacere di esperienze emotivamente forti e altamente rischiose, quasi fossero un antidoto al raziocinio e all’astrazione.
1. Una droga naturale e questione di personalità
Particolari esperienze nuove ed eccitanti avrebbero un effetto simile a quello di certe droghe.
In effetti, proprio come le droghe, le situazioni e gli stimoli nuovi ed eccitanti agiscono sui circuiti cerebrali della ricompensa.
In entrambi i casi aumentano i livelli di dopamina, in particolare in un’area del cervello chiamata Nucleus Accumbens, che gioca un ruolo importante nelle sensazioni di piacere e di paura.
La tendenza a ricercare sensazioni piacevoli attraverso le droghe e quella di prediligere esperienze ad alto livello di rischio sembrano correlate, in quanto potrebbero essere modulate da un meccanismo biologico comune.
Se poi si riflette sull’evoluzione della nostra specie, ci si accorge che è altamente propensa alla ricerca di situazioni nuove e al desiderio di correre dei rischi.
Secondo una delle teorie più accreditate, l’Homo Sapiens si sarebbe sviluppato in Africa circa 200mila anni fa e negli ultimi 50mila anni – un tempo relativamente breve per gli standard evoluzionistici – si sarebbe diffuso nel mondo intero, dalle tundre artiche alle giungle tropicali.
Muoversi dal proprio territorio per scoprire luoghi sconosciuti in cui migrare comporta importanti rischi e lo stesso vale per la caccia ai grandi animali. Tuttavia, le persone hanno sempre affrontato a testa alta queste sfide necessarie alla sopravvivenza.
Coloro che provavano un certo piacere nel farlo ne traevano vantaggio rispetto a chi lo faceva solo per necessità. Ai nostri giorni, la ricerca del rischio non avviene più in chiave adattativa, ma vi persistono alcuni tratti legati alle pressioni selettive della nostra lontana storia evolutiva.
È interessante osservare il legame fra le persone che ricercano questo tipo di esperienze e alcuni particolari tratti della personalità. Spesso si tratta di soggetti che hanno la tendenza alla ricerca impulsiva di sensazioni intense, nuove e complesse, a cui si aggiunge il desiderio di rischiare, anche a livello fisico, per il puro piacere del rischio.
Può trattarsi di persone che si buttano a capofitto nelle situazioni, senza pianificazione o senza considerare le potenziali conseguenze negative.
In molti casi, persino nei contesti che non hanno mai sperimentato, questi soggetti tendono a sottovalutare i rischi e, se si chiede loro di stimare la paura o l’ansia che avvertono, ne risultano valori mediamente inferiori rispetto alla maggioranza delle persone.
2. Il ruolo degli enzimi e risvolti positivi
Ancor più interessanti sono gli studi genetici legati ai livelli di un particolare enzima.
Studi sui gemelli monozigoti (i gemelli “identici” nati da un unico zigote, l’ovulo fecondato dallo spermatozoo) suggeriscono che questi tratti sarebbero altamente influenzati dalla componente genetica.
Diversi lavori, condotti in vari Paesi, hanno infatti messo in luce una correlazione tra le monoamino ossidasi (enzimi deputati al metabolismo di neurotrasmettitori quali noradrenalina, serotonina, adrenalina, tiramina, b-feniletilammina) e la ricerca di nuove sensazioni.
In particolare, quando i livelli di monoamino ossidasi di tipo B (MAO-B) sono bassi, la persona è più propensa alla ricerca di emozioni nuove.
I livelli di MAO-B inoltre sono inferiori durante l’adolescenza e aumentano con l’età. Inoltre, sono più bassi negli uomini che nelle donne, in linea con il fatto che la ricerca di nuove sensazioni è mediamente superiore nel sesso maschile.
Sotto, il Castello di Montebello alla scoperta della Leggenda di Azzurrina, un fantasma che in molti conoscono come la bambina dai capelli color turchese. La leggenda vuole che il fantasma della bambina sia ancora presente nel castello e che torni a farsi sentire ogni cinque anni, nella notte del solstizio d’estate.
Le esperienze estreme sono riconducibili a un modo per misurare se stessi. Il valore aggiunto di un’esperienza di questo tipo è che, una volta terminata positivamente, fa sentire di aver superato una sfida e regala un senso di realizzazione e appagamento.
Ad esempio, i corsi di sopravvivenza che mettono a dura prova la capacità di cavarsela nelle situazioni più estreme possono aumentare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità fisiche e psicologiche e servire da molla per superare le sfide della vita.
Un altro vantaggio è che questo tipo di esperienze, se vissute in gruppo, possono consolidare i legami sociali. Molte delle esperienze proposte sono tour guidati che si svolgono in piccoli gruppi. Per di più, la paura è un’esperienza che se vissuta insieme crea un legame.
Se ad esempio si fa una visita di gruppo a un castello “stregato”, cioè si affronta la sfida con altri, si creano legami più forti, memorie più incisive e sensazioni di vicinanza, tanto che al termine dell’avventura è facile vedere persone che si conoscevano poco o nulla abbracciarsi o battere il cinque.
3. Consigli pratici
Chi desidera affrontare le esperienze estreme dev’essere certo di godere di buona salute e di poter contare su un’adeguata preparazione fisica.
Prima di certe esperienze impegnative (come calarsi fra gli squali) si viene sottoposti a visita medica, ma il consiglio è di parlarne comunque con il proprio medico di fiducia e di sottoporsi preventivamente a elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo per sincerarsi delle condizioni del proprio cuore.
Ai principianti si consiglia una preparazione atletica propedeutica di base (corsa, nuoto, palestra), sotto la guida di un istruttore esperto.
Da non sottovalutare l’equipaggiamento tecnico, con particolare riguardo (dove necessario) alle calzature, all’abbigliamento sportivo e ai dispositivi di sicurezza. Per le lunghe percorrenze, si eviterà di calzare scarpe nuove, pena il rischio di dolorose vesciche destinate a guastare l’esperienza.
Dal punto di vista psicologico, secondo la nostra esperta, il consiglio, valido per tutte le situazioni della vita, è di prendere atto delle proprie motivazioni e di ciò che spinge verso determinate esperienze, in modo da compiere scelte consapevoli.
Leggendo questo articolo, alcune persone potrebbero essersi riconosciute in stili di personalità inclini al rischio o alla ricerca impulsiva di stimoli ed emozioni estreme. Questo, naturalmente, non giustifica le scelte sconsiderate.
Il giusto atteggiamento sta nel valutare da un lato il potenziale benessere derivante dal vivere una nuova avventura, dall’altro gli eventuali pericoli.
Il consiglio per chi desidera intraprendere avventure che suscitano emozioni estreme è quello di assicurarsi che il pericolo sia di fatto gestito da chi organizza l’attività.
È infatti quando sappiamo che non corriamo un eccessivo pericolo che la paura si trasforma in vero divertimento.
4. Tornado, fulmini, uragani - Incontri ravvicinati con gli squali più feroci - La “strada della morte” in Bolivia
- Tornado, fulmini, uragani: gli amanti del meteo estremo vanno a cercarli negli USA e anche... nella Pianura Padana
Si chiama Storm Chasing, “caccia ai temporali” e consiste nell’andare in cerca di fenomeni meteo estremi (tornado, fulmini, uragani, trombe marine).
Il paradiso dei cacciatori di tornado è la Tornado Alley, la zona pianeggiante centrale degli USA in cui confluiscono le correnti di Atlantico e Pacifico formando gigantesche tombe d’aria.
Avvicinarvisi permette di scattare foto mozzafiato, benché mettendo a rischio la pelle. Sono indispensabili il GPS e un radar meteo per prevedere le traiettorie e mantenersi a distanza di sicurezza.
L’agenzia Storm Chasing Adventure Tours sta esaurendo le prenotazioni per il 2022: il costo attuale va dai 3.150 dollari per 6 giorni (2.600 euro) ai 4.950 dollari per 11 giorni (4.158 euro).
In Italia, le zone più favorevoli alla formazione dei tornado sono la Pianura Padana, le coste tirreniche e adriatiche e alcune parti della Sicilia.
Con macchina fotografica e cavalletto, i “cacciatori di fulmini” (in Italia ne cadono oltre 600mila all’anno) cercano di catturare uno dei fenomeni naturali più potenti e repentini.
In un milionesimo di secondo, una saetta può riscaldare una massa d’aria oltre i 18.000 °C (oltre il triplo della temperatura sulla superficie del sole).
- Incontri ravvicinati con gli squali più feroci
Si chiama Shark Cage Diving e significa “immergersi fra gli squali in una gabbia”. Il paradiso di questa attività è il Sudafrica.
Si parte dalla cittadina di Gansbaai e si salpa in direzione di Dyer Island, a 8 km dalla costa.
Qui si viene immersi nelle acque oceaniche all’interno di una gabbia d‘acciaio, che viene ben presto circondata da squali bianchi, i più pericolosi in assoluto per l’uomo, lunghi fino a 4 metri. In Italia, da Lampedusa partono delle escursioni verso Lampione, un isolotto disabitato dell’arcipelago delle Isole Pelagie dove i sub con brevetto possono immergersi senza gabbia in mezzo a squali grigi di piccole dimensioni (in media 1,8 metri), ritenuti non pericolosi.
- La “strada della morte” in Bolivia: la più amata dai cicloturisti
La chiamano “Camino de la Muerte” o “Carretera de la muerte” (strada della morte) perché vi muoiono 200-300 persone all’anno precipitando nel vuoto.
La via degli Yungas (lunga circa 56 km) si trova in Bolivia e collega La Paz, capitale governativa del Paese, a Coroico, città situata a 100 km di distanza.
Considerata una delle strade più pericolose al mondo, ha un fondo stradale sterrato molto stretto a picco su profondi burroni, senza parapetto né guardrail.
Spesso immersa nella nebbia, è costellata di lugubri croci in ricordo delle vittime. Nell’incidente più tragico, avvenuto il 24 luglio 1983, persero la vita addirittura 100 persone.
Eppure, la strada è una ghiotta attrazione turistica, soprattutto per i cicloturisti che amano cimentarsi nei dislivelli pronunciati. Da La Paz, a 3.640 m. di altitudine,
sale infatti fino a 4.650 metri di quota per ridiscendere ai 1.525 di Corico.
Costruita negli anni Trenta del secolo scorso dai prigionieri paraguaiani della Guerra del Chaco, da tempo vi vige l’obbligo di guida tenendo la sinistra per distanziare i guidatori dal baratro.
5. Gita a Chernobyl e caccia ai fantasmi nei castelli italiani
- Gita a Chernobyl con tour nella centrale nucleare del disastro
Fra le vacanze più pericolose vi è il tour guidato di più giorni nella “zona di alienazione” di Chernobyl, Ucraina, con visita all’interno della centrale nucleare che fu teatro del più rovinoso disastro nucleare della storia.
È possibile vedere il sarcofago che isola il reattore numero 4, esploso nel 1986, e stare a tu per tu con 200 tonnellate di corium radioattivo, 30 di polvere altamente contaminata e 16 di uranio e plutonio.
Si vive il brivido di entrare nella sala di controllo, si osserva la devastazione di interi villaggi e si esplora la città fantasma di Pripyat, evacuata e abbandonata subito dopo lo scoppio e ormai preda della vegetazione e degli animali selvatici.
A causa dell’elevata radioattività si raccomanda di indossare indumenti che coprano braccia e gambe e si consiglia di noleggiare un dosimetro che misuri l’intensità delle radiazioni.
L’esperienza, offerta da numerose agenzie, è vietata ai minori di 18 anni.
- Caccia ai fantasmi nei castelli italiani
Chi ha il gusto del paranormale può cimentarsi nei numerosi tour fra le ville e i castelli infestati dai fantasmi del nostro Paese.
Fra le mete più gettonate vi è il Castello di Montebello a Rimini (nella foto sotto), dove ogni 5 anni, secondo la leggenda, nella notte del solstizio d’estate (21 giugno) si sentirebbe la voce di Azzurrina, la figlioletta di Ugolinuccio Malatesta precipitata nella ghiacciaia sotterranea il 21 giugno 1375 e mai più ritrovata.
Nel Castello di Gropparello, a Piacenza, nelle serate di vento si udrebbero, dalla torre, le grida di Rosaria Fulgosio, murata viva in questo luogo nel Medioevo. Il suo spirito aleggerebbe ancora fra le stanze.
Molti testimoni giurano di aver visto il fantasma di Isabella de’ Medici, in splendide vesti cinquecentesche, passeggiare nel Castello di Bracciano o sulle rive dell’omonimo lago. Isabella fu uccisa dal marito Paolo Giordano Orsini nel 1576.
Nel Castello di Castellammare di Stabia (Napoli), infine, si aggirerebbe il fantasma di una castellana suicidatasi dopo una delusione d’amore. Più persone hanno descritto una donna di mezz’età vestita di rosso con i capelli corvini. Respinta dall’amato, si vendicherebbe perseguitando tutti i visitatori uomini.