Perché vivere vegan?
Per risparmiare la vita agli animali ed eliminare la loro sofferenza. Per proteggere e conservare l'ambiente. Per nutrire un numero molto maggiore di persone in tutto il mondo. Per migliorare la propria salute. Vivere vegan: un semplice stile di vita che rende migliore la vita. Di tutti.
Chi segue questa filosofia di vita non considera gli animali semplici oggetti ma esseri sensibili con un loro valore intrinseco.
Per questo i vegan non mangiano prodotti animali come carne, pesce, uova e latticini, non indossano pelle, lana o seta, non usano prodotti sperimentati sugli animali.
Non comprano animali e non li tengono in gabbia, non visitano zoo e acquari, non vanno al circo e agli spettacoli che impiegano animali. Evitano insomma tutto quello che comporta la morte e la sofferenza degli animali.
La scelta vegan è dunque una scelta etica e altruistica, che ha tra i suoi effetti più diretti anche quello (utilitaristico) di darci una miglior salute e preservare l’ambiente naturale.
Una scelta che rende il mondo un posto più civile, evoluto e ricco di empatia, un posto migliore in cui vivere.
Il famoso musicista Moby, alla domanda "perché è vegan" ha risposto così:
"Spesso mi domandano perché sono vegan. Ecco le mie ragioni:
1) Amo gli animali e una dieta vegan causa molto meno sofferenza di una dieta basata sui prodotti animali
2) Gli animali sono creature senzienti con una volontà propria e mi sembra sbagliato imporgli la nostra solo perché possiamo farlo
3) Un gran numero di studi medici dimostra che una dieta basata sui prodotti animali è terribile per la salute, causando cancro, disturbi cardiaci, obesità, impotenza, diabete, ecc.
4) La dieta vegan è di gran lunga più redditizia. Si possono nutrire molte più persone direttamente con i cereali piuttosto che nutrire le mucche con i cereali per poi ucciderle. In un mondo dove le persone muoiono di fame mi sembra criminale nutrire mucche con cereali che potrebbero tenere in vita degli esseri umani.
5) Gli allevamenti sono disastrosi per l'ambiente. Tutti i rifiuti che producono si riversano nelle acque, avvelenando l’acqua che beviamo e inquinando fiumi, laghi e oceani".
1. Cosa significa “vegan”
Che significato ha il termine vegan?
Diventare vegan significa ridefinire il nostro rapporto con gli animali, con l’ambiente in cui viviamo, con il “resto” del mondo, quello al di fuori di noi stessi.
Significa fermarsi a riflettere, porsi delle domande e non dare per scontato che il nostro modo di vivere, di mangiare, di vestirci, di divertirci, sia giusto così com’è solamente perché “lo è sempre stato” (e capire che questo “sempre”, invece, consiste in pochi decenni).
Significa smettere di essere complici nello sfruttamento degli animali, in tutti i settori della nostra vita. Significa smettere di uccidere animali - seppure indirettamente, visto che non lo facciamo fisicamente con le nostre mani.
Significa cambiare le nostre abitudini quotidiane per salvare delle vite. Purtroppo non ci rendiamo conto di quanta sofferenza e morte ci siano dietro a molti dei “prodotti” che ci sembra normale consumare.
Un po’ perché è una sofferenza che viene appositamente nascosta, un po’ perché tendiamo a non soffermarci su questo pensiero, evitiamo di porci domande, finendo così per diventare noi stessi parte del problema (in quanto consumatori che creano la domanda di tali prodotti) senza nemmeno realizzare che un problema esiste.
Essere vegan significa, in termini pratici: non mangiare animali (“carne” e “pesce”), non mangiare i prodotti la cui realizzazione causa la morte di animali (latte, formaggi, uova, miele); evitare l’acquisto di prodotti derivanti dall’utilizzo di animali in tutte le situazioni: per vestirsi, per arredare, per l’igiene personale e della casa (come lana, piume, pelle, cuoio, pellicce, seta, cosmetici testati su animali, ecc.); non divertirsi a spese della vita e della libertà di altri animali (tenendosi lontani da zoo, circhi, acquari, ippodromi, maneggi, caccia, pesca, feste con uso di animali), non trattare gli animali come oggetti e merce (come avviene nella compravendita di animali domestici).
Declinato in termini positivi, invece, significa utilizzare tutti i possibili ingredienti di origine vegetale, coi quali possiamo preparare migliaia di piatti deliziosi; vestirci con indumenti prodotti con le decine di materiali esistenti che non comportano l’uccisione di animali; avere con tutti gli animali domestici un rapporto basato sul puro affetto e altruismo, lasciando in pace gli animali selvatici.
Questa è la scelta vegan. Non “la dieta vegan”: non si tratta di una dieta, è una scelta etica, un cambiamento nel nostro modo di vivere in tutti gli aspetti della nostra esistenza. Piccoli cambiamenti nelle abitudini che consentono di ottenere enormi risultati in termini di vite salvate.
2. Vivere vegan
Ben lungi dall’essere una scelta “difficile” si tratta, al contrario, di un mero cambio di abitudini, perché consiste semplicemente nell’usare prodotti diversi dai soliti, a scelta tra i tanti a nostra disposizione, ed evitare alcuni comportamenti che recano danno agli animali.
È davvero la cosa più facile del mondo... anzi, è difficile continuare a nuocere agli altri (gli animali), come se nulla fosse, una volta venuti a conoscenza di cosa si nasconde dietro al modo di produrre e consumare oggi considerato “normale”.
Sarebbe una violenza sulla nostra coscienza e sul nostro senso di giustizia.
Perché, e qui sta il bello, dipende solo da noi, dalle nostre scelte di tutti i giorni, un po’ come i supereroi dei fumetti: “Grandi poteri, grandi responsabilità”.
Proprio così, perché non è vincolata alle decisioni dei governi, dalle istituzioni, dai “potenti” della Terra, dipende solo da noi, dalle nostre scelte di tutti i giorni. Siamo noi, singoli individui, i “potenti”, in questo caso, visto che abbiamo il potere di cambiare.
E siamo dunque anche i responsabili del nostro comportamento: se continuiamo a causare del male, anche quando sappiamo che potremmo benissimo evitarlo, ci rendiamo conniventi della sofferenza e dei danni dovuti alla nostra inerzia.
3. La scelta vegan
La scelta vegan è dunque una scelta etica e altruistica, che ha tra i suoi effetti più diretti anche quello (utilitaristico) di darci una miglior salute e preservare l’ambiente naturale.
Una scelta che rende il mondo un posto più civile, evoluto e ricco di empatia, un posto migliore in cui vivere.
Questi due aspetti - il fatto che essa sia una scelta altruistica che salva la vita ad altri e che parallelamente renda migliore anche la nostra vita, quindi sia per noi un vantaggio anche dal punto di vista del nostro interesse personale - sono profondamente intrecciati tra loro e ci danno la misura di quanto "Giusta" sia questa scelta - "giusta" con la G maiuscola perché questa parola viene intesa nel suo significato più proprio e originario, quello legato al senso di giustizia.
Su tale duplicità di effetti esistono due scuole di pensiero, tra i vegan.
C’è chi sostiene che per far capire quali sono le motivazioni della scelta vegan sia necessario insistere solo sul fattore etico, perché, senza una motivazione forte e altruistica, è facile tornare indietro e non mantenere i nostri propositi, dato che la scelta vegan richiede il cambiamento di molte abitudini e in noi umani esiste una grossa inerzia al cambiamento.
C’è chi, al contrario, consiglia di evidenziare le ricadute positive a livello personale, perché in tempi di individualismo imperante, come quelli odierni, per convincere le persone a cambiare stile di vita occorre far capire che possono trarne tangibili vantaggi per se stesse.
4. “Vita tua, vita mea”
E’ vero che siamo stati abituati a pensare “morte tua, vita mia”, quindi a vedere in contrapposizione i nostri “diritti” o anche solo “vantaggi” rispetto a quelli degli altri.
Ma la cosa bella della scelta vegan è che invece, quando si parla di rispetto per gli animali, il “Mors tua, vita mea” viene sempre ribaltato in “Vita tua, vita mea”: nessuno soccombe, non ci sono diritti o vantaggi contrapposti.
Da uno stile di vita che rispetta tutti gli animali, traiamo vantaggio tutti, noi e loro. Al contrario, con lo sfruttamento e uccisione degli animali non umani, è bene ribadirlo, anche noi umani perdiamo qualcosa, mentre dal porvi fine ci provengono innumerevoli vantaggi, sotto ogni punto di vista.
Da una parte ci sono gli animali, esseri senzienti che provano emozioni e sentimenti del tutto simili ai nostri, che vengono privati della libertà, fatti soffrire fisicamente e psicologicamente, uccisi in modo straziante in posti remoti alla nostra vista, lontani anche dai nostri pensieri.
Dall’altra ci siamo noi, umani, che da questa mole di dolore e distruzione elevati ad industria ricaviamo... che cosa?
Qualche sfizio per il nostro palato (che possiamo però soddisfare in modo certo non inferiore con la cucina vegan), qualche accessorio di moda (che possiamo produrre anche senza ammazzare nessuno), qualche risata a spese di altri esseri viventi imprigionati e costretti a dare spettacolo (cui possiamo sostituire facilmente un divertimento più sano basato su spettacoli che non tolgano la libertà a chicchessia).
Se a questo aggiungiamo che tutta l’industria basata sullo sfruttamento degli animali è estremamente inquinante (comportando impatti ambientali enormi), che consumare prodotti animali reca non pochi danni alla nostra salute (perché l’alimentazione naturale, fisiologica, ottimale per il nostro organismo in realtà sarebbe quella basata sui cibi vegetali), che gli esperimenti sugli animali ostacolano - più che favorire - la scienza... è chiaro come dai limitati e superficiali “vantaggi” che otteniamo, discendano svantaggi ben maggiori anche da un punto di vista prettamente utilitaristico.
Gli animali d’allevamento sono i maggiori produttori al mondo di metano, il secondo gas che contribuisce all’effetto serra. Non solo: gli allevamenti sono una delle cause più importanti di inquinamento dell’aria e dell’acqua.
Almeno l’80% delle emissioni di ammoniaca dipende dalle deiezioni degli animali e dai fertilizzanti e la prima catastrofica conseguenza sono le piogge acide che distruggono suolo e foreste.
Negli ultimi anni, per creare nuovi pascoli e produrre la soia destinata agli allevamenti, sono stati distrutti più di centomila chilometri quadrati di foresta amazzonica, più di un terzo della superficie dell’Italia.
5. Ogni vegan salva 1400 animali
Abbiamo il potere di trasformare in meglio l’attuale situazione e di far capire a tutti che sta a noi, solo a noi, come singoli, decidere se mangiare o meno qualcosa che è costato la vita a tanti animali e che contribuisce in modo determinante alla devastazione dell’ambiente.
Non abbiamo scusanti, non possiamo attribuire la colpa “alla società”, “al governo”, “alle multinazionali”, “alle leggi”, “all’industria” e così via.
No, siamo noi che abbiamo il potere (e la responsabilità) in questo campo: gli allevamenti esistono perché le singole persone comprano la carne, il pesce, i latticini e le uova. Per nessun altro motivo.
Se non ci importa della sofferenza e della distruzione che arrechiamo, allora è fin troppo facile non pensarci più, faremo parte di quella maggioranza che continuerà a mangiare carne a ogni pasto spensieratamente, in maniera irriflessa; e che però, in ogni caso, sarà costretta a consumarne in quantità molto minore in futuro, per il semplice fatto che le risorse sul pianeta non bastano più per tali livelli di “produzione”.
Quale sarà l’esito immediato del nostro passaggio a una vita vegan, la ricaduta sul mondo che ci circonda e sulla salvezza degli animali?
Salveremo la vita, in media, a 1400 animali (è un conto “a spanne”, ma dà un’idea realistica degli effetti, anche se per difetto): sono gli animali che sarebbero stati fatti nascere, confinati negli allevamenti e poi macellati, solamente per servire a noi da pasto nel corso della nostra vita.
Non saranno fatti nascere (senza la domanda, cessa l’offerta), tutto quel patimento non avrà luogo. In realtà sono ben più di 1400, perché nel calcolo non sono inclusi i pesci, dato che le statistiche sulla pesca riportano solo le quantità in peso e non in numero di animali. C’è da esserne sollevati e soddisfatti già così, oltre 1400 vite salvate sono tante.
Inoltre, i dati epidemiologici parlano chiaro: i vegan godono di una salute migliore rispetto agli onnivori.
Secondo i nutrizionisti della American Dietetic Association e i Dietitians of Canada, “le diete vegane ben bilanciate e altri tipi di diete vegetariane risultano appropriate per tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza.
Le diete vegetariane offrono molteplici vantaggi sul piano nutrizionale, compreso un ridotto contenuto di acidi grassi saturi, colesterolo e proteine animali, a fronte di un più elevato contenuto di carboidrati, fibre, magnesio, potassio, acido folico e antiossidanti, quali ad esempio le vitamine C ed E e le sostanze fitochimiche”. (Position Paper of the American Dietetic Association, Journal of the American Dietetic Association, 2003).