Ti piacerebbe vivere fino a 120 anni in buona salute? Per la scienza è possibile: «120 anni è il limite previsto dal nostro Dna», ha detto qualche anno fa l’oncologo Umberto Veronesi.
E qualcuno lo ha persino superato: la donna più vecchia di sempre, la francese Jeanne Calment, è morta nel 1997 a 122 anni e 164 giorni senza smettere di fumare e di farsi il suo goccetto di whisky quotidiano. Era una sportiva: l’ultima pedalata l’ha fatta a 100 anni.
L’uomo più anziano del mondo è stato un giapponese: Jiroemon Kimura che se n’è andato in giugno 2013 a 116 anni.
Se i giapponesi, sono i più longevi del mondo (20 centenari ogni 100mila abitanti), gran parte del merito va alla regola confuciana dell’hara hachi bu che significa “mangiare finché si è pieni per otto parti (su dieci)”. In poche parole, alla fine di ogni pasto si deve lasciare un po’ di spazio nello stomaco.
La ragione è che ci si sente veramente sazi 20 minuti dopo essersi alzati da tavola e se ci riempiamo completamente finiremo per introdurre un 20% di cibo in eccesso.
120 anni è il limite previsto dal nostro Dna. Gli scienziati cominciano a capire come raggiungerlo, controllando i nostri geni e l’alimentazione. Una cosa è certa: bisogna mangiare meno calorie. Ecco tutte le ultime scoperte!
1. Prima e seconda regola
- Prima regola: tagliare le calorie
Chi mangia poco campa più a lungo: è una delle certezze emerse a settembre del 2013 nella conferenza sulla longevità organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi.
«I dati sperimentali dimostrano chiaramente che la restrizione calorica, cioè mangiare meno calorie, è l’intervento più potente che esista in natura per aumentare la durata della vita», spiega Luigi Fontana, docente di Nutrizione all’Università di Salerno e alla Washington University in St. Louis, Stati Uniti.
«Se tagliamo del 30-40 per cento l’apporto calorico nella dieta dei topolini, loro vivono fino al 50% in più: è come se un uomo invece di morire a 80 anni arrivasse a 140. Mangiare poco non vuol dire privarsi dei nutrienti necessari, ma limitare il cibo calorico che abbonda nei paesi ricchi».
Ma come si fa a ridurre le calorie? Prendendo esempio dagli abitanti dell’isola di Okinawa, in Giappone, che riescono a fare dei pasti abbondanti mantenendo bassa la quantità di calorie perché consumano cibi ricchi di carboidrati integrali e fibre: si riempiono cioè di alimenti con un basso contenuto calorico.
Okinawa è anche conosciuta come l’isola dei centenari: qui la durata media della vita è 84 anni (in Italia 82), le malattie cardiovascolari sono ridotte dell’80 per cento, i tumori del 40 per cento e perfino l’osteoporosi è inferiore al resto del mondo.
Luigi Fontana, negli Stati Uniti, ha messo a stecchetto i suoi pazienti: mangiano 1800 calorie al giorno quando un americano medio ne consuma da 2000 a 2800 (noi italiani intorno alle 2000-2400).
«I miei pazienti mostrano le stesse benefiche modificazioni ormonali e molecolari che avvengono nei topolini tenuti a dieta», racconta lo scienziato.
- Seconda regola: pancia piatta
«Una volta si pensava che il grasso addominale fosse un magazzino inerte. Invece abbiamo capito che quando le cellule del grasso diventano più grandi si mettono a produrre degli ormoni che causano infiammazione», spiega Fontana.
«L’accumulo di grasso addominale favorisce gli stati infiammatori, il diabete, le malattie cardiovascolari e i tumori. Il girovita deve rimanere piatto: ogni volta che aumenta di un centimetro mi devo mettere a dieta e devo cominciare a fare attività fisica aerobica: camminare, correre, nuotare, pedalare, ballare, giocare a pallavolo.
La pesistica non basta: dobbiamo aumentare la frequenza cardiaca. Se ci limitiamo alla dieta senza muoverci, perdiamo sia massa grassa sia massa muscolare, ma quest’ultima è fondamentale per bruciare le calorie.
Quando ingrossiamo i muscoli, infatti, aumentiamo il numero dei mitocondri, le “centrali elettriche” della cellula, quelle che ci fanno dimagrire bruciando le calorie. Una persona non allenata deve praticare tre ore di attività fisica per bruciare la stessa quantità di calorie che un atleta brucia in un’ora.
Man mano che la persona si allena, aumenta il numero dei suoi mitocondri e, a parità di tempo, brucia sempre più calorie. Ecco perché la dieta va accompagnata dall’attività fisica».
2. I geni dell’invecchiamento
Si studia come rallentare l’invecchiamento. Ma perché invecchiamo?
Invecchiamo per due ragioni: la durata delle nostre cellule (e di tutto il nostro corpo) ha un limite scritto nel Dna, e l’accumulo, con il tempo, di danni cellulari in tutto l’organismo.
Il conto alla rovescia è scandito dai telomeri che sono come dei cappucci che coprono la parte finale del Dna: ogni volta che la cellula si divide, i telomeri si accorciano e quando si esauriscono, la cellula muore.
Un filone di ricerca sta cercando un modo per rallentare l’accorciamento dei telomeri e, quindi, l’invecchiamento.
Un esperimento condotto all’Università della California sotto la guida del nutrizionista Dean Ornish ha dimostrato che la dieta vegetariana in soli tre mesi è in grado di allungare i telomeri del 30 per cento riportando indietro l’orologio biologico.
I danni alla cellula, invece, sono causati dai radicali liberi, molecole molto aggressive che si legano al Dna e a tutte le strutture cellulari danneggiandole. Quando introduciamo troppe calorie si producono più radicali liberi che vanno a infiammare e a distruggere le nostre cellule.
Sono stati scoperti circa 25 geni dell’invecchiamento (gerontogeni) che regolano la durata della vita nei topi, nei vermi e nei topolini: eliminandoli, gli animali vivono più a lungo. Anche noi umani li abbiamo.
«Negli ultimi cinque anni abbiamo capito che questi geni hanno tutti la stessa funzione: regolano la risposta dell’organismo alla disponibilità di cibo e sono sensibili alla quantità di calorie che introduciamo», spiega Pier Giuseppe Pelicci, direttore del dipartimento di Oncologia dell’Istituto europeo di oncologia di Milano e scopritore del “gerontogene” p66.
La restrizione calorica disattiva proprio i geni dell’invecchiamento, ecco perché allunga la durata della vita. Ma a che servono questi geni? In natura fanno accumulare grasso per sostenere l’organismo durante le carestie e le temperature rigide.
Nel mondo benestante di oggi, con il riscaldamento e la sovrabbondanza di cibo, questi geni ci fanno solo ingrassare, ammalare e morire prima. Si aprono due possibilità: metterci a dieta o manipolare i geni dell’invecchiamento.
3. La pillola della lunga vita
«Sebbene negli Stati Uniti i risultati sui pazienti messi a dieta siano eccezionale, la restrizione calorica non sarà mai davvero applicabile all’uomo perché non è compatibile con le abitudini della specie umana. Il momento del pasto è fondamentale per socializzare», dice Pelicci.
«Non è neanche possibile cambiare il Dna come facciamo con i topolini: basta un nonnulla che si scatena un tumore o una malformazione. Resta una sola possibilità: trovare dei farmaci che vanno a inibire questi geni».
Il primo di questi farmaci è stato scoperto qualche anno fa: è la rapamicina, un immunosoppressore impiegato nei trapianti d’organo che allunga la vita ai topolini di laboratorio agendo sul gene Tor.
Purtroppo, però, la rapamicina nell’uomo è tossica, ma l’esperimento, pubblicato sulla rivista Nature, dimostra che siamo sulla strada giusta. Almeno 20 compagnie stanno lavorando su questo approccio: cercare un farmaco che imiti gli effetti della restrizione calorica senza dover fare nessuna dieta.
Ci vorranno almeno dieci anni perché la pillola della lunga vita sia sperimentata sull’uomo. Nell’attesa non ci resta che mangiare meglio e fare sport.
Esistono animali immortali. Perché? Gli scienziati cercano in alcuni animali l’elisir della lunga vita. La medusa Turritopsis dohrnii (foto sotto), grande neanche come un fagiolo, è nota alla scienza per la sua abilità di rinascere e di ritornare giovane al termine della vita.
La Turritopsis ringiovanisce quando la temperatura o la salinità cambiano bruscamente o se tagliata in più parti (ogni frammento è allora in grado di generare una nuova colonia di polipi).
Sembra che “l’interruttore genetico” che attiva questo meccanismo risieda nei microRNA, microscopici frammenti che regolano il comportamento dei geni nel Dna. Lo studio non è da sottovalutare, poiché microRNA pare siano implicati anche nella genesi dei tumori umani.
Giusto pochi mesi fa, i ricercatori dell’Università tedesca di Kiel hanno individuato nell’Idra (un invertebrato che vive sui fondali marini capace di riprodursi infinitamente) l’interruttore della giovinezza: è il gene FoxO, presente in tutti gli animali e anche nell’uomo, che regola proprio l’attività del microRNA.
FoxO era noto da tempo, ma fino a oggi non si sapeva che la sua attività influisse in modo così significativo sul mantenimento delle cellule staminali e che potesse alterare il sistema immunitario, prima difesa dell’organismo dagli acciacchi dell’invecchiamento.
Ciò spiegherebbe come mai FoxO, il gene della giovinezza, sia particolarmente attivo negli ultracentenari, coloro che vivono oltre i 100 anni.
4. Vero o falso: 5 miti sulla longevità
1. Mangiare verdura allunga la vita
Vero: gli uomini vegetariani vivono in media 9,5 anni in più rispetto a quelli che mangiano carne. Le donne vegetariane 6,1 anni in più di quelle che mangiano carne.
2. Il matrimonio fa vivere di più
Vero per gli uomini: lunghe nozze fanno arrivare a 70 anni e oltre.
Falso per le donne: le donne che divorziano e non si risposano vivono a lungo tanto quanto quelle che rimangono sposate.
3. Troppo lavoro accorcia la vita
Falso: uomini e donne che rimangono produttivi vivono più a lungo di quelli inattivi e spensierati.
4. Passare il filo interdentale ti rende longevo
Vero: la pratica regolare aggiunge 6,4 anni alla vita. Chi soffre di infiammazioni alla bocca (gengiviti e peridontiti) ha un tasso di mortalità dal 23 al 64 per cento in più rispetto a chi non soffre di infiammazioni alle gengive.
5. Il sesso allunga la vita
Vero: gli uomini e le donne che fanno sesso una volta alla settimana hanno una minore probabilità di morire entro 10 anni rispetto a chi fa sesso meno di una volta al mese. L’aspettativa di vita si allunga di 8 anni.
5. Dieci regole per campare bene
1. Tieni sempre sotto controllo il tuo stato di salute: ricorda che vivere in campagna assicura 8 anni di vita in più rispetto alla vita in città.
2. Segui una dieta ricca di frutta, verdura, pesce, tè verde, broccoli, e limita la carne e i dolci.
3. Non dimenticare di fare un po’ di ginnastica: basta una camminata di 30 minuti al giorno a passo sostenuto.
4. Non fumare e non bere: tolgono 10 anni di vita. Sostituisci con il tè verde: chi ne beve cinque o più tazze al giorno ha un rischio minore di morire di ictus o infarto.
5. Non stare troppe ore al sole: i raggi solari invecchiano la pelle e predispongono ai tumori (bastano 15 minuti di sole su mani e viso per produrre la quantità di vitamina D di cui abbiamo bisogno).
6. Se puoi cerca di vivere in famiglia e mantieni le relazioni con gli amici. La perdita di relazioni sociali equivale a fumare 15 sigarette al giorno.
7. Cerca di ottenere gratificazioni economiche. Il dottor Michael Marmot dell’University college di Londra ha scoperto che chi ha uno status sociale alto vive meglio e più a lungo.
8. Mantieni attivo il cervello con attività intellettuali, cinema, letture, hobby. Chi abbandona gli studi a 16 anni statisticamente vivrebbe 9 anni in meno.
9. Sii ottimista e fai sempre quello che ti piace. Credi in qualcosa: i longevi sardi e giapponesi hanno una grande fede.
10. Ama: l’amore per le persone, per gli oggetti, per le passioni artistiche o gli ideali stimola a vivere più a lungo.