Volersi bene, un’arte che dobbiamo imparare

Benessere, cura di sé e consapevolezza della propria salute fisica, mentale ed emozionale. L’obiettivo? Vivere sani e felici.

Questo il biglietto da visita del Self-Care, un impegno multidimensionale verso se stessi nella quotidianità.

Il Self-Care sta acquisendo sempre più credito scientifico, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha definito “la capacità di individui, famiglie e comunità di promuovere la salute, prevenire le malattie, mantenere la salute e far fronte a malattie e disabilità con o senza il supporto di un operatore sanitario”.

Ma, concretamente, come si fa? Gli psicologi distinguono cinque diversi piani da coltivare: fisico, sociale, mentale, spirituale ed emozionale.

Sono tutti ugualmente importanti perché trascurandone anche uno solo si rischia di non raggiungere il risultato!

1. Il Self-Care non è un lusso!

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L’OMS ha posto l’accento sulla responsabilità di ogni singolo individuo in merito alla propria salute.

Ovviamente, il Self-Care non può prescindere dalle cure mediche e specialistiche di cui si ha bisogno ma rappresenta un programma personale alla portata di tutti, senza la necessità di recarsi alla SPA o di ricorrere a costose consulenze.

È una forma di amor proprio e cura di sé da praticarsi anche nel piccolo, un volersi bene a 360 gradi guardando ai propri bisogni. Rendono bene il concetto i due diversi modi di tradurre in inglese il verbo “curare”.

To cure è usato nel senso di curare una malattia e il sostantivo cure indica una soluzione o un rimedio di guarigione. To care è invece inteso come “prendersi cura”, “avere a cuore” e addirittura “voler bene” a qualcuno.

Care significa appunto “cura” nel senso di preoccupazione e attenzione per qualcosa o qualcuno. Self-Care è dunque sinonimo di volersi bene e perseguire il proprio benessere con consapevolezza e responsabilità.

Il Self-Care non è un lusso, bensì una priorità per sentirsi bene e vivere in salute. Così, sopraffatti dagli impegni e dai frenetici ritmi quotidiani, molti si dedicano a se stessi “solo quando avanza tempo”.

Il Self-Care è una regola, una filosofia di vita che esige priorità nei nostri programmi, impegno costante e appositi spazi nella giornata.

Anche se in alcuni giorni può sembrare superfluo, è importante preservarlo come un prezioso aiuto a noi stessi, possibilmente come appuntamento fisso alla stessa ora: una telefonata a un amico caro dopo il caffè, una passeggiata nel parco all’uscita dal lavoro per decomprimere le tensioni o una breve seduta di ginnastica o di meditazione al ritorno a casa sono preziosi alleati del nostro benessere.

2. Benessere a 360 gradi

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Se non siamo noi a prenderci cura di noi stessi, difficilmente sarà qualcun altro a farlo, in quanto nessuno può mettersi nei nostri panni e fare ciò che ci permette di migliorare la qualità della nostra vita.

Il buon Self-Care implica sempre un lavoro su più fronti perché la persona si compone di molte sfaccettature, e quindi, non ci si può limitare a un solo aspetto. Un piano non esclude l’altro e tutte le parti devono essere ben integrate fra loro.

Il Self-Care come stile di vita si propone su 5 piani: fisico, sociale, mentale, spirituale ed emozionale. Partiamo dal Self-Care fisico: riguarda la cura del corpo, la forma fisica, la corretta alimentazione, il concedersi il giusto sonno ecc.

Il Self-Care sociale cura le relazioni con gli amici e la ricerca di nuovi contatti. Più che mai in questo momento, in cui il COVID ha pressoché azzerato i contatti umani, siamo chiamati a escogitare forme di Self-Care sociale originali e creative.

Oltre agli appuntamenti via Zoom o via Skype per fare allenamento, il nostro esperto consiglia le letture di gruppo (ad esempio, leggere tutti lo stesso libro), che accomunino le persone a distanza e creino l’occasione per un confronto.

Diminuiranno le relazioni più superficiali ma si rinsalderanno quelle vere e costruttive. Sotto, il Self-Care sociale cura le relazioni con gli amici e la promozione di nuovi contatti autentici e profondi.

Il Self-Care mentale è una sorta di allenamento (Brain Training) che mantiene viva la mente. Si pratica con l’enigmistica, i puzzle, i giochi, gli esercizi mentali e tutto quanto mantiene efficiente il cervello.

Il Self- Care spirituale è legato alla preghiera, alle pratiche religiose o, per i non credenti, alla ricerca di altre forme di spiritualità come la meditazione, la contemplazione dell’Universo, lo yoga eccetera.

La dimensione spirituale, religiosa oppure legata alla trascendenza e alla natura, è parte integrante dell’uomo. È uno spazio dove ci si può fermare per isolarsi dalla vita quotidiana ed estraniarsi dal bombardamento di doveri impellenti, notizie angosciose e problemi.

Possiamo paragonarlo alla decompressione dei sommozzatori, che di tanto in tanto hanno bisogno di emergere dall’acqua e di fare delle soste per decomprimere la pressione.

Sotto, il Self-Care spirituale è legato alla preghiera, alle pratiche religiose o, per i non credenti, alla ricerca di altre forme di spiritualità come la meditazione, la contemplazione dell’Universo, lo yoga eccetera.

Infine il Self-Care emozionale insegna a gestire le emozioni negative e dannose, come rabbia, ansia e tristezza. Infatti, se le emozioni sono lecite, non sempre lo è il comportamento che ne deriva. Per esempio, è lecito arrabbiarsi o essere tristi, ma non altrettanto diventare violenti o far pesare la propria tristezza sugli altri.

Le emozioni negative ci segnalano che c’è un momento di fatica che dobbiamo imparare a vivere e a gestire e per il quale dobbiamo trovare delle soluzioni evitando di esplodere come pentole a pressione.

La pressione va allentata un po’ per volta con un comportamento accettabile considerando che le nostre emozioni sono soggettive e raccontano la nostra storia, avendo ciascuna un perché diverso.

La soluzione è trovare questo perché e riuscire a fare i conti non con l’emozione in sé, ma con ciò che la scatena. Solo grazie a questo processo di conoscenza di sé sarà possibile gestire le emozioni.

I frutti di questo programma globale sono l’aumento dell’autostima, il raggiungimento degli obiettivi, il miglioramento delle relazioni e una maggior apertura verso gli altri.

Sotto, il Self-Care fisico riguarda la cura del corpo, la forma fisica, l’igiene, la corretta alimentazione e il concedersi il giusto riposo notturno.

3. Come iniziare

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Il primo passo è imparare ad ascoltarsi, dato che ciascuno di noi è diverso e necessita di strategie di Self-Care personalizzate.

La chiave sta nel conoscersi, acquisendo la sensibilità di capire cosa ci fa star bene o male.

Più ci conosciamo ed entriamo in empatia con noi stessi, meglio impareremo a trattarci.

Gli esperti consigliano di fermarsi un attimo e, cominciando dalle situazioni quotidiane concrete, di percepire una cosa che ci fa star bene e una che ci fa star male.

Poco abituati a dar peso alle sensazioni che il corpo ci manda, dobbiamo imparare ad ascoltarle: in quella situazione il corpo è disteso o si irrigidisce ed è dolente?

Partendo dalle sensazioni corporee e mentali, cioè dal senso di rilassamento o d’ansia che proviamo, individueremo i nostri bisogni. Meglio mettere questi ultimi per iscritto: “Verba volant, scripta manent” (le parole volano, gli scritti rimangono).

Se il nostro attuale ritmo di vita non ci consente di soddisfare i nostri bisogni subito, il memorandum sancirà l’obiettivo da raggiungere.

4. Parole d’ordine: integrazione e personalizzazione

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Gli psicolog raccomandano di considerare tutti e cinque i piani del Self-Care, poiché dimenticarsi anche di uno solo significherebbe comprometterli tutti.

Dunque, la parola d’ordine di un buon Self-Care è integrazione. Spesso, tuttavia, per trovare il giusto equilibrio il Self-Care va maggiormente indirizzato in una direzione specifica.

Ad esempio, lo studente che usa moltissimo la mente dovrà prediligere un programma per il corpo, mentre il pensionato avrà più bisogno di contatti sociali.

Individuati i bisogni di diversa natura (perseguire gli obiettivi, dedicarsi a hobby che diano soddisfazione, concedersi degli spazi personali ecc.) e le attività che fanno bene (ad esempio coccolarsi con momenti rilassanti tipo bagni caldi con essenze, musica o meditazione), si farà il punto su ciò che stressa e ci si ritaglieranno appositi spazi dedicati al benessere.

Gli esperti raccomandano di curare i giusti abbinamenti: «La cura contro il sovrappeso prescritta dall’endocrinologo serve a poco se non si fa mai una passeggiata, così come non esiste la pastiglia miracolosa che guarisce dal mal di schiena senza che si pratichi un minimo di fisioterapia; quanto alla meditazione, sarà faticosa e inefficace se non si è dormito abbastanza».





5. Cura di sé non significa egoismo

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Self-Care non significa egoismo, né sottrarre tempo agli altri. Aiutare gli altri non deve andare a scapito del nostro benessere e della nostra salute.

Talvolta ci si trova in situazioni di coscienza delicate.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”: Ha un forte valore psicologico poiché puoi voler bene a un altro solo nella misura in cui vuoi bene a te stesso. Quindi, chi non sta bene non può essere d’aiuto al prossimo. Solo una persona sufficientemente sana e forte può aiutarne un’altra.

Il consiglio è di dire di no agli altri e di pensare a se stessi quando si è troppo stanchi, affaticati o non si è in una condizione di sufficiente benessere poiché, in quella condizione, difficilmente si potrà essere di supporto.

In casi del genere bisogna occuparsi prima di se stessi e poi degli altri, in quanto si faticherebbe a trovare le parole, le idee e i consigli per risolvere i problemi altrui.

Addirittura, si rischierebbe di far sentire peggio l’altro, poiché non riuscendo a essergli di aiuto, si finirebbe per farlo sentire inaiutabile, facendogli del male.

Al contrario, grazie al benessere che ci deriva dalla cura di noi stessi, saremo nelle migliori condizioni per prenderci cura del prossimo.








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