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5 persone che hanno avuto successi dopo i 90 anni

È ben noto che l’età cronologica è lontanissima dal definire di per sé il livello di funzionamento fisico e psichico; a volte, infatti, troviamo delle persone al di sopra degli 80 anni che si mantengono “arzilli”, pienamente padroni delle proprie capacità e di aspetto veramente invidiabile, oltre che di uno “spirito” altrettanto “pimpante”. Persone positive, stimolanti, instancabili e piene di risorse. Persone che non si arrendono mai, piene di autostima e autocoscienza, che, in qualche maniera, riescono stranamente ad influenzare e condizionare il processo stesso dell’invecchiamento.

Tutto merito della vita trascorsa che, quasi servendo da processo preventivo, spesso influisce sugli anni della vecchiaia, a tal punto che si può anche dire che “…ognuno ha la vecchiaia che si è preparato o si è meritato”!

Se è vero, come dicono, che “la vecchiaia è quel periodo della vita compreso nei dieci anni che precedono la morte”, è anche vero che esistono persone (famose e non) che, proprio nella loro vecchiaia, hanno vissuto dei successi che la maggior parte della gente comune non ha mai provato neppure da giovani.

Lo sapevate, ad esempio, che una certa signora di nome Fauja Singh, a 92 anni, ha completato la maratona di Londra in 6 h, 2 min. e 43 sec? Oppure che Eamon de Valera è stato presidente dell'Irlanda a 90 anni? Oppure ancora che a 89 anni, il celebre pianista statunitense Arthur Rubinstein ha tenuto uno dei suoi concerti più importanti alla Carnegie Hall di New York? E l'elenco potrebbe continuare a lungo…

Oggi parleremo di 5 persone straordinarie ed invidiabili, che non hanno mai conosciuto il significato della parola "abdicare" o "rinunciare", nonostante il predominio culturale esercitato nei secoli, riuscendo così a riportare uno o più successi dopo i 90 anni di età.

Scopriamoli insieme questi 5 meravigliosi 'giovanotti/e'.

1. Manoel De Oliveira

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Manoel De Oliveira nasce il 11/12/1908 a Oporto (Portogallo). Ancora attivo a 105 anni, è il decano e maestro del cinema portoghese, dallo stile lento, antinarrativo, in cui predomina la raffinatezza formale. Nato in una famiglia di ricchi industriali, studia in Portogallo e in Spagna.

Pensate che ha fatto il suo debutto nel cinema come comparsa nel lontano 1928 in Fatima miracolosa (Fátima Milagrosa) e come attore partecipa al primo film sonoro portoghese. Nel 1929 comincia a girare un cortometraggio sull'ansa fluviale del Douro Douro, ansa fluviale (Douro, faina fluvial) che uscirà due anni dopo.

Questo signore distinto, elegante, snello, che ha quasi l’età del cinema, ma ne dimostra 30 di meno, ha partecipato ai più importanti festival cinematografici del mondo, accompagnando sempre di persona le sue pellicole alle proiezioni ufficiali.

Un vero miracolo della natura, Manoel De Oliveira. Ma anche un cineasta prezioso, raffinato, che guarda al mondo con la semplicità dell’uomo comune e la saggezza dell’intellettuale. Per lui hanno lavorato Catherine Deneuve, Marcello Mastroianni, John Malkovich, Stefania Sandrelli, Michel Piccoli e molti altri grandi attori. Alcuni dei suoi lavori più recenti ("Ritorno a casa", "Un film parlato", "Belle toujours", "Cristoforo Colombo") sono dei veri gioielli, capolavori di rara sottigliezza e di luminosa saggezza.

Dopo i 90 anni Manoel De Oliveira ha avuto i seguenti successi:

  • 1999: Premio della giuria al Festival di Cannes 
  • 2000: Premio Efebo d'Oro 
  • 2000: Premio Medaglia d'Oro "Turris Alex" per la carriera dall'Amm. Comunale di Cepagatti, Italia
  • 2001: Premio Robert Bresson
  • 2001: Premio UNESCO alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica per Porto da Minha Infância
  • 2004: Premio alla carriera 
  • 2004: Leone d'oro alla carriera alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
  • 2005: Premio alla carriera al Chicago International Film Festival
  • 2006: Premio speciale alla carriera al Festival Internazionale del Cinema di Porto
  • 2007: Premio onorario agli European Film Awards
  • 2008: Palma d'oro alla carriera al Festival di Cannes
  • 2009: Berlinale Kamera al Festival internazionale del cinema di Berlino

2. Martha Graham

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Martha Graham (Allegheny, Pittsbourg, 11/05/1894 – New York, 01/04/1991 ) è probabilmente la più grande coreografa del Novecento, unanimemente considerata fondatrice della Modern Dance e modello di tutte le avanguardie coreografiche occidentali.

Fu uno dei più grandi geni in senso assoluto della cultura americana. Ha influenzato la storia del costume e della moda, i conflitti della donna nell’epoca del femminismo, concentrandosi sulla creazione di un nuovo vocabolario del danzatore moderno e insistendo sulla naturalezza del movimento e sul recupero dell’essenza originaria del corpo.

La celebre tecnica Graham si basa sulla respirazione, ossia il pulsare della vita: 

  • Il movimento della contrazione (contraction) consiste nella spinta in avanti del bacino causata dall’inspirazione, che porta a incurvare la parte inferiore della spina dorsale coinvolgendo spalle, braccia e testa;
  • Il movimento della distensione (release) viene originato dall’impulso contrario, cioè dall’emissione dell’aria, che porta il corpo a riassestarsi nella posizione iniziale, senza però abbandonare l’energia, che resta costante in questo passaggio circolare da una tensione a quella opposta e complementare.

Ogni gesto, nella danza Graham, esprime uno stato interiore: il danzatore esprime la propria individualità, ma lo spettatore, nella fase di ricezione del movimento, traduce le emozioni sensoriali ricevute in termini motori in altrettanti stati emotivi soggettivi. Ecco che, quindi, la danza Graham è la comunicazione di un’esperienza per mezzo di un’azione: il movimento non è soltanto ricerca estetica e formale di perfezione stilistica, ma diventa un mezzo per il trasferimento di un concetto estetico ed emotivo dalla consapevolezza di un individuo a quella di un altro.

Diceva della danza: "è il linguaggio nascosto dell'anima e una canzone del corpo. Sia essa di gioia o di dolore". Tra gli altri, ha coreografato balletti (del 1973 sono "Lucifer" e "The Scarlet Letter") per i mostri sacri della danza, Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn.

A 95 anni ha preparato la sua troupe di ballerini per un nuovo spettacolo. Morì il giorno 1 aprile 1991, mentre stava lavorando ad un balletto per i Giochi Olimpici di Barcellona.

3. George Bernard Shaw

Bernard Shaw

Nato in Irlanda  (Dublino, 26 luglio 1856 – Ayot St Lawrence, 2 novembre 1950) da una famiglia di origine inglese molto povera, a causa dei problemi del padre con l'alcool. All'età di 20 anni si è trasferito a Londra e raggiunge la madre dove lei insegna canto. Si unisce alla Fabian Society, un gruppo intellettuale di socialisti attenti più ai problemi dell'uguaglianza sociale che non a quelli della lotta di classe, e tenta anche un esordio letterario come romanziere.

Inizia quindi a lavorare come critico musicale per alcuni giornali diventando un convinto ammiratore di Richard Wagner, mentre dal punto di vista letterario si avvicina alle teorie drammatiche di Henrik Ibsen.

Comincia a scrivere le sue prime commedie ("Le case del vedovo", "La professione della signora Warren") nel 1892, tutte influenzate da Ibsen. Tra i tanti lavori teatrali, scrisse "Torniamo a Matusalemme", "Uomo e superuomo, "La conversione del capitano Brassbound", "Troppo vero per essere bello" e tanti altri.

Nel 1923 scrive quello che è considerato il suo capolavoro, "Santa Giovanna" e nel 1925 viene premiato con il premio Nobel per la letteratura.

Scrive anche in tarda età e muore, a 94 anni, nella sua casa di Ayot St. Lawrence in seguito ad una caduta mentre insegue una farfalla.

Pensate che a 93 anni, un anno prima della sua morte, ha scritto la commedia "Farfetched Fables", ottenendo un grandissimo successo.

4. George Burns

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Nathan Birnbaum, in arte George Burns (New York, 20 gennaio 1896 – Los Angeles, 9 marzo 1996), è stato un attore comico statunitense.

Da ragazzino, a inizio secolo, calca i teatri recitando e cantando per poi passare al cinema all’avvento del sonoro in film musicali e brillanti interpretati assieme alla moglie G. Allen. Negli anni ’40 e ’50 lavora a film di grande distribuzione  per famiglia per le più grandi case produttrici dell’epoca, dalla Paramount alla RKO, alla MGM, ottenendo un grande successo anche nelle serie televisive degli anni ’60. 

Vinse il premio Oscar al miglior attore non protagonista nel 1976 per l'interpretazione nel film "I ragazzi irresistibili". Ha continuato a recitare, più che altro in apparizioni autocelebrative, quasi fino alla fine dei suoi cento anni di vita.

A 94 anni ha recitato con successo al Proctor's Theater di Schenectady, nello Stato di New York, 63 anni dopo avervi recitato per la prima volta.



5. Mieczyslaw Horszowski

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Mieczyslaw Horszowski è stato un pianista polacco naturalizzato statunitense. La sua carriera annovera concerti affianco di Casals, Busch, Serkin, Toscanini e attraversa un intero secolo. Ragazzo prodigio, è nato a Leopoli (nell'Austria Ungheria ora in Ucraina) il 23 giugno 1892. Ha studiato con Soltys e Melcer al conservatorio della sua città, perfezionandosi poi a Vienna con Leschetyzki in pianoforte e Heuberger in contrappunto e composizione e, infine, a Parigi con Mouquet. 

Horszowski ha tenuto il suo primo concerto a Varsavia a soli 9 anni, ha suonato alla Scala nel 1906 e dal 1915 fino al 1940 ha vissuto a Milano, trasferendosi poi negli Stati Uniti, a New York; ha svolto attività concertistica in tutta Europa e nell'America del Nord e del Sud, anche in duo con Szigeti e Pablo Casals. Il musicista è stato docente al Curtis Institute di Filadelfia. 

Ha conosciuto Boito, Toscanini, Pizzetti, Respighi, Martucci, Sgambati. Come uomo e come artista, Horszowski era del tutto alieno da qualsiasi forma di autocompiacimento e possedeva una straordinaria integrità morale. Poteva, infine, vantare una carriera di quasi 95 anni, un primato senza precedenti che difficilmente qualcuno potrà togliergli in futuro. 

Per il 95º compleanno ha festeggiato con un recital alla Wigmore Hall di Londra e all'inaugurazione del Casals Hall di Tokyo. Per il 98º compleanno fa un recital alla Carnegie Hall. Si è esibito per l'ultima volta nell'ottobre 1991 a Filadelfia a 99 anni, anno in cui ha registrato un nuovo album.






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