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Pastore della Beauce (Beauceron o Bas-Rouge): un cane solido, resistente, equilibrato e devoto

Il Pastore della Beauce (Beauceron, o Bas-Rouge) è un cane dalle molte qualità: intelligente, instancabile nel lavoro, di grande tempra e sensibilità, devoto e sincero, fiero e coraggioso ma non impulsivo, equilibrato e di grande adattabilità.

Possiede un temperamento forte, in proporzione al suo fisico impressionante e ai suoi 40-50 chili di muscoli.

Questo animale dallo sguardo intenso, che esprime arditezza e autorità, è per natura un soggetto dominante; così un padrone esitante, bonario o velleitario non conoscerà con lui che dispiaceri.

E’ un cane di grande taglia, solido, robusto, rustico, possente, ben costruito e muscoloso, senza essere pesante.

Il Beauceron non ama affatto stare in ozio; è meglio quindi evitare di acquistarne uno, se si intende fargli condurre una sedentaria vita d’appartamento. Questo sportivo nato, iperattivo per natura, ha bisogno di sentirsi utile.

Sorvegliare un giardino, una casa, accompagnare il padrone nei suoi spostamenti e nelle sue passeggiate, essere con lui mentre pratica il suo sport preferito… la vita quotidiana offre mille e una occasioni per fargli comprendere che fa parte della famiglia e che questa conta su di lui.

Oggi conosceremo meglio questa straordinaria razza: il Pastore della Beauce (Beauceron o Bas-Rouge) che è indubbiamente una delle più devote, intelligenti e dal carattere forte ed equilibrato del mondo canino.
Scopriamola insieme.

1. Origine e storia (Prima parte)

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Contrariamente a quello che suggerisce il suo nome ufficiale, il Pastore della Beauce (Beauceron, o Bas-Rouge) non è affatto nato nella Beauce, come il Briard non è originario della Brie.

Questi nomi, ben ché privi di valore scientifico, furono adottati alla fine del secolo scorso perché permettevano di distinguere comodamente due cani derivati da un medesimo gruppo originario, molto antico: quello dei Pastori francesi di pianura.

Differenti per la morfologia e per il mantello - l'una avendo pelo piuttosto lungo, l’altra piuttosto corto - queste due varietà si erano sviluppate per rispondere a bisogni distinti.

Lo spiega bene questo estratto dal "Corso di agricoltura" dell’abate Rozier, pubblicato nel 1809:
«Nei paesi di pianura, su colline scoperte e per gli spostamenti diurni delle bestie da lana viene impiegato il cane della Brie. Per i paesi boscosi o di montagna, accidentati o cosparsi di fitti cespugli, per la guardia notturna e infine per tutti i luoghi e i momenti che favoriscono la voracità dei lupi, i pastori dovranno aggiungere al cane della Brie dei difensori più robusti, dei mastini di razza vigorosa. Un buon mastino è vivo, ardito, capace di attaccare e di atterrare un lupo».

E l’abate proseguiva, donandoci la prima descrizione precisa di quello che potrebbe essere l’antenato del nostro Beauceron:
«Queste qualità si incontrano nei mastini dal pelo molto fitto, dagli occhi e dalle narici neri, dalle labbra rosso scuro, dalla testa forte, dalla fronte larga, dal collo grosso, dalle grandi zampe, dalle dita scostate, dalle unghie dure e corte. L'educazione di questo animale non è la stessa del cane della Brie. Essa deve spingerlo al combattimento".

Non sarebbe opportuno, però, dedurre da quanto abbiamo detto che le due "razze" descritte dall'abate Rozier fossero già fissate: al contrario, in seno a ciascuna di esse doveva regnare se non la più grande eterogeneità, almeno una larga diversità.

Ma è chiaro che una forma di selezione efficace, anche se piuttosto empirica, era già stata praticata da lunga data dai pastori e dagli allevatori di bestiame per giungere alla creazione di due cani differenti, destinati l'uno alla conduzione del gregge, l'altro alla sua guardia e alla sua difesa.

La prima esposizione canina francese, organizzata nel 1863 nel Jardin d ’Acclimatation di Parigi nel quadro dell’Esposizione universale, fu assai rivelatrice a questo proposito, come testimonia il rapporto ufficiale redatto per l’occasione da De Quatrefages, membro eminente dell’Istituto, il quale annotava:
«La varietà che comprendeva il più grande numero di esemplari era quella dei cani di grande taglia, dalle orecchie diritte, col pelo nero e rossiccio, avente tutte le forme dei lupi che è chiamata a combattere. Due individui rappresentavano la varietà griffona dall’aspetto di barbone. Si trattava evidentemente del cane della Brie».

Questa distinzione tra il Briard e questo "altro cane", non nominato, ma che si crede sia la prefigurazione del Beauceron, fu ripresa vent’anni dopo, in "Il Cane, storia, igiene, medicina", da Pierre Mégnin, veterinario militare, i cui lavori sui Pastori francesi furono determinanti per questa razza come le ricerche di un von Stephanitz sul Pastore Tedesco o di un Heim sui Bouvier svizzeri.

Mégnin cita, in effetti, a fianco del cane della Brie una varietà «di grande taglia - fino a 75 cm - dal pelo mediamente lungo, rosso in basso, bruno o quasi nero sul dorso e sulla testa».

Nel 1888, nelle colonne del giornale L ’allevatore, da lui stesso fondato, Mégnin introdusse per la prima volta la definizione "Berger de Beauce" per descrivere l’antico tipo con la testa e le estremità rase.

Nel 1893, durante una conferenza tenuta presso la Société d’Acclimatation, impiegò nuovamente questo termine e dichiarò:
«Noi abbiamo in Francia almeno quattro razze di pastori: il vecchio cane da pastore francese, che abbiamo chiamato cane della Beauce, il cane della Brie, il cane della Languedoc e il cane delle Alpi o dei Pirenei».

2. Origine e storia (Seconda parte)

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Le esposizioni canine organizzate a partire da allora ripresero questa terminologia prevedendo due categorie, l’una per gli esemplari col pelo lungo, l’altra per i cani con il pelo corto.

Ma solamente nel 1896 ci si preoccupò di unificare il tipo per ciascuna varietà e di costituire - per impulso di un certo Sauret, industriale d’Elbeuf appassionato ai lavori di Mégnin - una commissione incaricata di determinare le qualità che conveniva fissare per i Pastori francesi di pianura.

Riunita nella grande sala del mercato dei macelli di La Villette, sotto la presidenza di un allevatore, Emmanuel Boulet, questa commissione era composta da personalità in vista, fra le quali Menaut (ispettore generale al ministero dell’Agricoltura), Dechambre (professore di zootecnia alla Scuola veterinaria d’Alfort), Edwars (direttore del Museo di storia naturale) e numerosi veterinari, allevatori e agricoltori.

In questa occasione furono adottati definitivamente i nomi di Pastore della Beauce e di Pastore della Brie.

Un anno più tardi, (1897) Emmanuel Boulet fondò il Club francese del Cane da Pastore, con il sostegno e le sovvenzioni del ministero dell’Agricoltura, e fece adottare un primo standard del Beauceron, piuttosto lontano da quello che conosciamo oggi.

Se pure istituì norme ufficiali, questo standard non appianò tuttavia ogni dissenso e, fino agli anni Venti, amatori e allevatori dibatterono su numerosi punti, specialmente sulla lunghezza e sulla tessitura del pelo, sul colore del mantello e, soprattutto, sulla taglia ideale.

Ma la creazione, il 24 aprile 1911, dell’Associazione degli amici del Beauceron, per iniziativa di uno specialista incontestato, Siraudin, e di due veterinari celebri, i dottori Héroult e Mégnin, avrebbe permesso di fermare le controversie e avviato l’evoluzione del Beauceron verso il suo tipo attuale.

Quello di un cane dal pelo ‘corto, grosso e liscio’ e dalla taglia ragionevole, come scriveva Siraudin stesso ne "II Cane da Pastore della Beauce", un’opera destinata a divenire la Bibbia degli amatori:
«Non occorre cercare di farlo diventare troppo grande: 65 cm di altezza sono sufficienti. Superate queste misure, il cane diviene troppo grande per essere destinato al compito di guardiano di gregge. È pesante e, in più, inadatto al servizio di sentinella».

Messo in sordina durante la prima guerra mondiale (nel corso della quale il Beauceron rese d’altra parte grandi servizi all’esercito, come staffetta, sentinella, cane da pattuglia, d’attacco, da tiro, e persino ausiliario sanitario), il Club riprese la sua attività nel 1920 per impulso soprattutto del dottor Héroult e del presidente, Dretzen.

Un nuovo standard (destinato a costituire la base di quello che è in vigore attualmente) venne redatto dal professor Paul Dechambre e adottato nel 1921. L’allevamento ha compiuto da allora progressi costanti, sia sul piano della quantità sia su quello della qualità degli esemplari prodotti.

Il Beauceron è oggi uno dei cani più apprezzati in Francia, perché questo antico cacciatore di lupi e conduttore di greggi ha saputo adattarsi a una professione per la quale il lavoro non manca: quella di cane da guardia e da difesa, compiti che esercita d’altronde con grande talento, visto che, dopo un periodo di ‘passaggi a vuoto’, ha guadagnato molti titoli di campione di Francia nei concorsi specializzati.

Titoli meritati grazie alle sue qualità principali: equilibrio, coraggio e rusticità.

3. Comportamento

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Come tutti i cani da pastore che hanno realmente faticato - e che faticano ancora - il Beauceron è solido, resistente, accanito nel lavoro.

Tutto il contrario insomma di un animale da salotto. Ma, sotto la sua scorza ruvida e perfino inquietante, è in effetti molto socievole, curioso e non eccessivamente diffidente.

Dotato di una naturale indipendenza, dimostra un attaccamento totale al suo padrone, anche se è necessario che quest’ultimo abbia saputo meritare il suo rispetto.

Con il Pastore della Beauce, forse più che con altri cani, occorre effettivamente saper dosare con discernimento l’affetto e la fermezza, la ricompensa e la punizione.

Intelligente e di ottima memoria, il Beauceron non accetterà mai la costrizione stupida, ma porterà a termine senza arricciare il naso le missioni più impegnative, a condizione che abbia la sensazione di far piacere in questo modo al suo padrone.

Quando, per esempio, si trova a dover affrontare una situazione del tutto nuova per lui, mostra grandi capacità di deduzione, capacità ereditate dagli antichi cani da pastore.

Tutto ciò non stupisce in un animale cui pastori e conduttori di greggi affidavano un tempo la sorveglianza del loro bestiame e della loro fattoria. Il Beauceron è un guardiano nato e guai a colui che tenterà di introdursi sul territorio che difende senza esservi invitato!

La sua morfologia, la taglia e la potenza ne fanno il più efficace e il più dissuasivo dei cerberi, e in ciò lo aiuta anche la sua rusticità naturale, che gli permette di vivere e di dormire all’aperto.

È dunque facile comprendere perché il Pastore della Beauce è uno dei cani più apprezzati dai proprietari di ville isolate. Non si deve comunque tenerlo lontano dalla casa o rifiutargli sistematicamente l’ingresso nell’abitazione familiare.

Come tutti i cani da pastore, che, per definizione, hanno sempre condiviso la vita dell’uomo, il Beauceron ha bisogno della presenza dei suoi padroni: è infatti vivendo al loro fianco fin da cucciolo che troverà l’equilibrio indispensabile per il suo benessere e per quello di quanti lo circondano.

Il Beauceron non ama affatto stare in ozio; è meglio quindi evitare di acquistarne uno, se si intende fargli condurre una sedentaria vita d’appartamento. Questo sportivo nato, iperattivo per natura, ha bisogno di sentirsi utile.

Sorvegliare un giardino, una casa, accompagnare il padrone nei suoi spostamenti e nelle sue passeggiate, essere con lui mentre pratica il suo sport preferito... la vita quotidiana offre mille e una occasioni per fargli comprendere che fa parte della famiglia e che questa conta su di lui.

Con i bambini il Beauceron si mostra prudente e riservato, ma il suo aspetto non ha niente a che vedere con quello di un orsacchiotto di peluche vivente che attira tanto i più piccini, una caratteristica che lo avvicina d’altra parte al Pastore Tedesco.

Al contrario, può diventare un vero compagno di giochi per i più grandi, purché questi capiscano che un cane non è un giocattolo ma un animale dotato di una personalità e bisognoso di una certa autonomia.

Il Beauceron possiede un temperamento forte, in proporzione al suo fisico impressionante e ai suoi 40-50 chili di muscoli.

Questo animale dallo sguardo intenso, che esprime arditezza e autorità, è per natura un soggetto dominante; così un padrone esitante, bonario o velleitario non conoscerà con lui che dispiaceri.

Coloro che in precedenza hanno avuto altri cani del primo gruppo - come il Pastore Belga o il Pastore Tedesco - saranno sorpresi dalla sua mancanza di sottomissione.

Comparato ai suoi rivali, il Pastore della Beauce non è un cane 'precoce': al contrario di un Malinois, per esempio, si può sperare di addestrarlo dai sei agli otto mesi. Non occorre tuttavia attendere che abbia raggiunto quest'età per prendere il sopravvento su di lui.

Da quando il carattere dominatore del cucciolo comincerà ad affermarsi, il padrone dovrà sapersi imporre in modo incontestabile: così non dovrà esitare a togliergli da sotto il naso la sua ciotola piena e persino a strappargli l'osso che trattiene tra i denti...

Una volta che la gerarchia sia stata ben stabilita, l'educazione dell'animale procederà con una certa fermezza (che non significa brutalità): il Beauceron non è un ipersensibile al quale si rischia di fiaccare il carattere.

Con lui occorre essere pazienti e preparare una progressione negli esercizi che dovrà fare. Questi esercizi dovranno sempre essere brevi e variati, in modo da evitare la saturazione dovuta a fasi troppo ripetitive.

Quando il Beauceron avrà ben assimilato le basi della sua educazione, il padrone potrà apprezzare la franchezza, l'entusiasmo, la fierezza, la resistenza e la rusticità del suo cane.

4. La polemica sul doppio sperone e le razze affini

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  • La polemica sul doppio sperone
    Lo standard del Beauceron, come del resto quello del Pastore della Brie, esige la presenza di uno sperone doppio sulle zampe posteriori.
    Secondo Tournemine si trattava di un 'dogma' creato dai conduttori di bestiame del mercato di La Villette, i quali, verso il 1892, erano stati particolarmente impressionati dalla qualità professionale di un cane dal 'doppio gancio'.
    Ma, dogma o no, questo attributo, caratteristica essenziale di alcuni pastori (indispensabile secondo alcuni, inutile e persino pericoloso secondo altri), alimenta da quasi un secolo una polemica che ancor oggi non è estinta.
    Fra gli avversari del doppio sperone citiamo il dottor Bouchet, professore alla scuola veterinaria di Lione all'inizio del secolo: secondo lui, lo sperone del Beauceron costituisce un carattere razziale, ma un carattere secondario e banale, anzi spesso pericoloso, potendo agire come un gancio o un arpione, con il quale l'animale rischia di agganciarsi alle erbe o ai rovi.
    Tra le due guerre, si sono opposti al doppio sperone anche altri veterinari come Paul Mégnin de "L'Allevatore" o il colonnello Toulet di "Sport canino".
    Tra i difensori menzioniamo Siraudin, che vede nel doppio sperone «una tradizione molto francese», che non va soppressa, e Sauvignac, secondo il quale «è assai evidente che il doppio sperone non presenta alcun carattere d'utilità pratica, ma le razze dei cani sono definite secondo criteri che non presentano più, per la maggior parte, alcuna utilità pratica.
    Danno comunque a una razza la sua specificità e contribuiscono al piacere che si ha ad allevarla». Nel 1980 La Federazione cinologica internazionale ha indirizzato alle società affiliate una circolare nella quale raccomandava ai giudici di non squalificare gli esemplari i cui speroni fossero stati tolti o operati, invitando i paesi responsabili dello standard a non considerare più gli speroni come una caratteristica determinante.
    Ma questa direttiva sembra non aver sortito alcun effetto. Occorre dispiacersene, secondo le considerazioni di Leon Billet, presidente del Club degli amici del Beauceron dal 1961 al 1982: «Non abbiamo mai inteso affermare che erano un inconveniente o una fonte di impedimento per il lavoro. Rappresentano secondo noi soprattutto una garanzia contro la mescolanza di altre razze».
  • Razze affini
    1) Il cugino più prossimo dei Pastore della Beauce è senza dubbio il Pastore della Brie, o Briard, tanto che le due razze sono state spesso confuse. Eccellente conduttore di greggi, atleta elegante, dal magnifico mantello fulvo o nero, il Briard è oggi molto apprezzato come cane da guardia e da compagnia. La sua taglia è la stessa di quella del Beauceron (da 65 a 70 cm per i maschi). Molto affettuoso e fedele, il Briard nasconde un cuore d'oro sotto il suo aspetto arruffato.
    La cura regolare che esige il suo pelo non sembra aver costituito un handicap reale allo sviluppo della razza, poiché il Briard conosce da qualche anno un immenso successo presso i cinofili di Francia e persino d'Europa.
    2) Robusto e coraggioso come il Beauceron, il Bovaro delle Fiandre è stato anche lui molto impiegato come conduttore di bestiame. E, come il Beauceron, questo cane da gregge sa ugualmente diventare, all'occorrenza, un guardiano eccellente di bestiame, di beni o della casa del suo padrone. Cane compatto, dalle forme tozze, il Bovaro delle Fiandre è di origine franco-belga, e i due paesi si sono accordati per dargli uno standard comune. Razza quasi estinta all'indomani della seconda guerra mondiale, il Bovaro delle Fiandre ha fortunatamente ripreso il suo sviluppo negli anni Cinquanta e oggi non è più minacciato.
    3) Assai vicino al Beauceron, malgrado il pelo semilungo, il Pastore di Piccardia è un altro cane da pastore francese. Questa razza tuttavia ha dovuto faticare a imporsi presso i professionisti, nonostante le sue notevoli capacità di cane da gregge. Guardingo, robusto, coraggioso, il Pastore di Piccardia può essere di colore nero, grigio (con varie sfumature) o fulvo. La sua resistenza eccezionale è l'immagine del territorio che l'ha visto nascere. Come scriveva piacevolmente Cotté, uno degli allevatori che più ha contribuito al suo sviluppo: «In Piccardia, bestie e persone sono dei falsi magri, di statura elevata, ma muscolosi e vigorosi. Napoleone diceva dei suoi reggimenti piccardi: 'lo posso farli marciare giorno e notte: non riesco mai a logorare loro le gambe'. Questo vale anche per i cani!".





5. Lo Standard del Pastore della Beauce

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FCI Standard N° 44 / 07.12.2001
CANE DA PASTORE DI BEAUCE (BEAUCERON)
ORIGINE: Francia
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 29.11.2001
UTILIZZAZIONE: cane da pastore e da guardia
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 1 Cani da pastore e bovari (esclusi i Bovari Svizzeri)
Sezione 1.a Cani da pastore
Con prova di lavoro

BREVE CENNO STORICO 
Cane di Bauce, Bauceron e “Bas-Rouge” sono i nomi usati alla fine del XIX° secolo per indicare questi antichi cani da pastore francesi di pianura, dello stesso tipo, dal muso a pelo raso, dal pelo duro e corto, e gli orecchi tagliati. Il corpo presentava delle focature, specialmente alle estremità delle quattro zampe, caratteristica che aveva suggerito agli allevatori d’allora il nome “Bas-Rouge” (calza rossa) per questi cani. Il mantello era normalmente nero focato, ma esistevano anche dei cani grigi o completamente neri, o anche completamente fulvi. Questi cani erano allevati e selezionati per la loro attitudine a condurre e custodire le greggi.

ASPETTO GENERALE
Il Beauceron è un cane di grande taglia, solido, robusto, rustico, possente, ben costruito e muscoloso, senza essere pesante.

PROPORZIONI IMPORTANTI
E’ un cane mesomorfo. La lunghezza del corpo, dalla punta della spalla a quella della natica deve essere leggermente superiore all’altezza al garrese.
La testa è lunga: 2/5 dell’altezza al garrese.
La larghezza del cranio e l’altezza della testa sono leggermente inferiori alla metà della lunghezza della testa. Il cranio e la canna nasale hanno la stessa lunghezza

COMPORTAMENTO / CARATTERE
Cane affidabile e senza paura. L’espressione è franca, mai cattiva né paurosa né inquieta.
Il carattere del Beauceron deve essere saggio e ardito.

TESTA
La testa è ben cesellata, con linee armoniose. Viste di profilo, le linee del cranio e del muso sono sensibilmente parallele.
REGIONE DEL CRANIO
Cranio piatto, o leggermente arrotondato da un lato all’altro. La sutura metopica è poco marcata, la cresta occipitale è visibile alla sommità del cranio Stop poco segnato, alla stessa distanza dall’occipite e dall’estremità del muso.
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: proporzionato al muso, ben sviluppato, mai diviso e sempre nero
Muso: né stretto né appuntito
Labbra: ferme e sempre ben pigmentate. Il labbro superiore deve ricoprire quello inferiore senza sballottamenti. Alla commessura, le labbra devono formare un leggerissimo inizio di sacca che deve restare chiusa.
Mascelle/Denti: dentatura forte, con chiusura a forbice
Occhi: orizzontali, di forma leggermente ovale. L’iride deve essere marrone scuro, in ogni caso mai più chiara del nocciola scuro, anche se le focature sono piuttosto chiare. Per la varietà Arlecchino, l’occhio gazzuolo è ammesso.
Orecchi: piazzati alti. Sono portati diritti se sono tagliati, né divergenti né convergenti, ma che puntano un po’ verso l’avanti. L’orecchio ben portato è quello in mezzo al quale passa una linea immaginaria che prolunga i lati del collo. Gli orecchi naturali sono semi-eretti o ricadenti. Non devono essere appiattiti contro il capo, ma piatti e piuttosto corti. La lunghezza dell’orecchio naturale deve essere uguale alla metà della lunghezza della testa.

COLLO
Ben muscoloso, d’una buona lunghezza, raccordato armoniosamente alle spalle.

CORPO
Linea superiore: il dorso è diritto. Il rene è corto, largo e molto muscoloso. La groppa è poco inclinata
Garrese: ben marcato
Torace: il perimetro toracico supera l’altezza al garrese per più di 1/5. Il torace scende bene fino alla punta del gomito. E’ largo, alto e lungo.

CODA: intera, portata bassa, scende almeno fino alla punta del garretto, senza deviazioni, formando un leggero gancio a forma di J. In movimento, la coda può essere alzata al massimo sul prolungamento della linea superiore.

ARTI
ARTI ANTERIORI: in appiombo, visti di fronte e di lato
Spalle: oblique e mediamente lunghe
Avambraccio: muscoloso
Piedi: forti, rotondi, compatti. Le unghie sono sempre nere. I cuscinetti sono duri però elastici.
ARTI POSTERIORI: bene in appiombo visti di lato e di dietro
Coscia: larga e muscolosa
Garretto: forte, non troppo abbassato verso terra; la punta del garretto si trova circa a ¼ dell’altezza al garrese del cane, formando con la gamba un angolo ben aperto.
Metatarsi: sono quasi verticali, leggermente più indietro della punta della natica
Piedi: per tradizione, i pastori hanno tenuto a conservare il doppio sperone. Gli speroni formano dei pollici ben separati con unghie, abbastanza vicino al piede

PASSO: elastico e sciolto. Gli arti restano bene in linea. Il Pastore di Beauce deve avere un trotto allungato con lunghe falcate

MANTELLO
PELO: raso sulla testa, forte, corto, grosso, compatto e adagiato sul corpo, lungo da 3 a 4 cm. Le natiche e la zona sotto la coda sono leggermente ma obbligatoriamente frangiate. Sottopelo corto, fine, denso e lanuginoso, di preferenza grigio topo, molto fitto, che non appare tra il pelo di copertura.
COLORE:
a) Nero-focato (nero macchiato di fulvo): calze rosse. Il color nero è molto netto, le focature devono essere color scoiattolo. Le focature si ripartono come segue.
• Pasticche sopra gli occhi
• Ai lati del muso, diminuendo progressivamente sulle guance senza mai arrivare sotto gli orecchi
• Al petto; si preferiscono due macchie
• La gola
• Sotto la coda
• Sugli arti, perdendosi progressivamente nel risalire senza però occupare più di 1/3 dell’arto; nella parte interna degli arti sale un po’ di più.
b) Arlecchino (blu screziato, macchiato di fulvo): grigio, nero focato, il mantello è in parti uguali grigio e nero, le macchie ben ripartite, con talvolta più nero che grigio. Medesima ripartizione di focature che per la varietà nero focato. Macchia bianca discreta tollerata al petto.

TAGLIA
Maschi: da 65 a 70 cm al garrese
Femmine: da 61 a 68 cm al garrese

DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto che sarà penalizzato a seconda della sua gravità

DIFETTI ELIMINATORI
• Cane aggressivo o molto pauroso
• Taglia che esce dai limiti stabiliti
• Ossatura molto leggera
• Occhio troppo chiaro o gazzuolo (tranne che per gli Arlecchino)
• Tartufo diviso, di colore diverso dal nero, depigmentato
• Prognatismo con perdita del contatto; assenza di 3 denti e più ( i PC1 non sono compresi nel conteggio)
• Orecchi naturali totalmente eretti e duri
• Arti posteriori eccessivamente deviati in fuori
• Sperone semplice o assenza totale di speroni agli arti posteriori
• Coda mozzata o arrotolata sul dorso
• Mantello: colore e tessitura diversi da come richiede lo standard. Assenza totale di focature. Pelo irsuto. Netta macchia bianca, ben visibile, al petto. Nella varietà Arlecchino: troppo grigio, nero da un lato e grigio dall’altro. Testa
tutta grigia (assenza di nero)

N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.






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