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Pointer Inglese: un cane nobile e raffinato, il “purosangue” dei cani da ferma

Per esprimere in modo autentico la sua natura, il Pointer ha bisogno di vaste distese dove possa esercitarsi nella cerca, spesso al galoppo e con il naso all’aria.

Si tratta di un cane estremamente veloce, la cui rapidità nella cerca è sorprendente.

Queste caratteristiche, molto apprezzate dai cacciatori, sono determinate dal suo fiuto infallibile, che capta i diversi odori presenti nell’aria.

Questa potenza olfattiva stimola l’immaginazione del cane: gli esperti sostengono che sia molto efficace a 200 m di distanza.

La cerca del Pointer è uno splendido spettacolo a cui assistere; non è necessario essere cacciatori per provare il piacere di accompagnare questo cane in campagna. Basta osservarlo: si inoltra nella natura senza turbarne l’equilibrio!

Al galoppo, mantiene la testa sollevata e la schiena rigida. Gli esteti adorano il suo stile, unico e spettacolare. La confidenza è il segreto del suo addestramento: si tratta di un cane che si attacca profondamente al suo padrone. Se regna la complicità non sarà difficile insegnargli i comandi fondamentali.

Sebbene alcuni autori abbiano parlato di “grande meccanica” a proposito di questa razza, non si deve dedurre che un rapporto meccanico gli vada bene: ha bisogno di affetto, di sentirsi amato e di capire che il suo attaccamento rende felice il padrone.

Di natura molto dolce, spesso molto carezzevole, il Pointer si abitua facilmente a vivere in casa e non dà problemi, pur­ ché possa beneficiare di frequenti passeggiate, che gli permettano di scaricare l’eccesso di energia.

Per soddisfare le esigenze dei cacciatori che posseggono un solo cane, il Pointer è diventato anche un eccellente cane da riporto!

Benché un tempo questa fase della caccia non gli spettas­se, in quanto i grandi proprietari britannici facevano ricorso ai veri e propri cani da riporto, oggi, quando il cacciatore possiede un solo cane, l’animale deve svolgere anche quest’incarico.

Il Pointer ha appreso facilmente il suo nuovo compito, sia sulla terra che nell’acqua. Nonostante sia un cane da pianura, svolge un ottimo lavoro anche nei boschi e nelle paludi. Ma scopriamo insieme questo meraviglio cane nobile e raffinato: il Pointer Inglese!

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PROFILO DEL POINTER INGLESE
GRUPPO: settimo.
ALTEZZA AL GARRESE: da 61 a 69 cm.
PESO: circa 25 kg.
MANTELLO E COLORE: limone, arancione, marrone o nero con un po’ di bianco; unicolore; tricolore.
DIFFUSIONE: uno dei cani più diffusi in Italia.
DURATA MEDIA DELLA VITA: da dodici a quattordici anni.
CARATTERE: sportivo, accomodante, facile da addestrare; dotato di grandissima memoria.
RAPPORTI CON I BAMBINI: ottimi.
RAPPORTI CON GLI ALTRI CANI: buoni.
ATTITUDINI: cane da ferma, specialista della pianura.
SPAZIO VITALE: ha bisogno di un giardino.
ALIMENTAZIONE: 460 g di alimento completo al giorno nei periodi non destinati alla caccia.
TOELETTATURA: nessuna.

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1. Origine e storia

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Se si è soliti dire che il Pointer è il “purosangue” dei cani da ferma, non è per sottolineare che le altre razze sarebbero meno “pure” e neanche per negare la possibilità che in un lontano passato sia stato sottoposto a incroci destinati ad accelerare il suo miglioramento.

Nondimeno, le sue origini conservano, ancora oggi, una buona parte del loro mistero.

Se il Pointer è un purosangue, non è per la perfezione delle linee, del tutto idonee a consentirgli di eseguire ciò che gli si chiede sul terreno. È, invece, per l’altissimo livello delle sue prestazioni: velocità, resistenza, finezza di fiuto.

Appare come l’aristocratico nel suo campo, come la “formula 1” del cane da ferma. Certo, pochissime persone potrebbero arrivare a guidare una vettura da corsa, ma sarebbe un grave errore giungere alla conclusione che il Pointer non possa essere condotto che da un’élite di cacciatori o di addestratori, o che sia adatto solo ai “circuiti” del tipo delle “prove sul campo” di primavera.

Il passato di questo “meraviglioso meccanismo”, la sua origine, meritano, infatti, che ci si fermi a considerarli, se non altro per i problemi che pongono. Una cosa è certa: il Pointer è un “continentale”. Per lui, come per i Bracchi, bisogna quindi risalire al «cane che caccia in pianura lontano dagli uomini» di cui fa menzione Arrien nel II secolo d.C. Il paradosso è che, dopo essere passato in mani esperte, sia stato considerato come inglese al cento per cento e che sia servito a migliorare la maggior parte dei suoi “cugini”.

Questo cane è continentale ma, più precisamente, è italiano, francese o iberico? A questo proposito, da qualche decennio, sono state scritte innumerevoli pagine. Sarebbe poco dire che le opinioni divergono. Come è naturale ad alcuni specialisti italiani non dispiacerebbe far discendere una razza così stimata dal Bracco Italiano e certi autori francesi hanno sostenuto che il Braque Francais non è certo estraneo al miglioramento del Pointer.

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Tuttavia, i sostenitori di un’origine spagnola sono i più numerosi. Il Bracco Spagnolo sarebbe stato importato in Gran Bretagna tra il 1705 e il 1713 (data del trattato di Utrecht) da ufficiali e soldati inglesi reclutati al seguito del conte di Peterborough nella guerra di Successione spagnola. In seguito, a partire dal 1720, i cacciatori britannici si sarebbero impegnati nel miglioramento dei cani da ferma spagnoli.

Anche se si considera il fatto che questa selezione durò un secolo e passa, si resta stupefatti davanti alla trasformazione radicale ottenuta in quel lasso di tempo: il Perdiguero Spagnolo (o Perdiguero de Burgos) è infatti il più grande e il più pesante dei Bracchi continentali, con un corpo e una testa sviluppati, ricoperti da una pelle floscia; ha un fiuto molto fino, ma è anche assai lento e bracca nelle vicinanze del cacciatore.

L’abilità, se non addirittura la genialità, degli allevatori di cani d’oltremanica è fuori discussione. Ciononostante, che scelta curiosa quella di prendere il cane più bonaccione e di maggior peso per “costruire” un galoppatore di razza! Si è ben cercato di spiegare la metamorfosi mediante sapienti incroci, nei quali sarebbero stati utilizzati il Bloodhound, il Fox Hound, il Levriero, il Bull Terrier o il Bulldog. Ma, come si vedrà questa elencazione è abbastanza stupefacente.

È certo, in ogni caso, che il Pointer a lungo è stato chiamato Old Spanish Pointer: per questa scelta deve, perciò, ben esserci una ragione. Quindi? Le pazienti ricerche di un ex presidente del Pointer Club francese (il signor Martineau), conducono a un’ipotesi più che plausibile e che, allo stesso tempo, si accorda con la denominazione primitiva della razza: non sarebbe stato tanto il Bracco Spagnolo a costituire la base del Pointer quanto il suo omologo portoghese, denominato Perdigueiro Portuguès.

Si obietterà che, in ogni modo, questi cani sono cugini di 1° grado ed è questa appunto l’obiezione che a lungo è stata avanzata. Il cane portoghese, però, possiede caratteristiche ben diverse da quelle del Bracco Spagnolo e, cosa che è ancor più interessante, relativamente vicine a quelle del Pointer moderno. Infatti è essenzialmente un cane da ferma dal carattere vivace, con una morfologia alquanto nervosa e leggera e con atteggiamenti capaci di esprimere una grande agilità.

La testa non è pesante, per quanto sia abbastanza quadrata e, come caratteristica principale, presenta uno stop marcato: si è abbastanza vicini al profilo concavo del Pointer! Quanto alle andature, sono quelle di un rapido trottatore. Il colore del mantello, inoltre, rafforza la probabilità della filiazione Perdigueiro Portuguès-Pointer: giallo o marrone unicolore o chiazzato.

Dal giallo portoghese al limone o all’arancio inglese non vi è che un passo, mentre il Perdiguero de Burgos, come altri Bracchi, è il più delle volte intensamente maculato di marrone. E inoltre, questa ipotesi non è in contraddizione con i dati forniti da William Arkwright, un grande allevatore inglese che ha lasciato un notevole segno nell’allevamento del Pointer e che ha scritto, nel 1902, un’opera sulla razza, divenuta la Bibbia dei pointermen.

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Secondo Arkwright, il primo Spanish Pointer giunto in Inghilterra, nel 1705, sarebbe stato portato da un mercante portoghese che lo cedette a un barone di nome Beckhill, del Norfolk, un personaggio originale: completamente rovinato, faceva essenzialmente affidamento sul prodotto delle sue cacce per vivere. Si trova lo stesso aneddoto in Seydeman, nel 1805.

L’ascendenza portoghese dei primi Pointer sarebbe allora passata inosservata per l’abitudine di designare tutti i Perdigueros come Spagnoli. D’altronde va ricordato che, poco tempo prima (dal 1580 al 1640), il Portogallo era stato unito alla Spagna, il che ha potuto rafforzare la confusione. Inoltre, specialmente dopo l'inizio del XVIII secolo, le relazioni commerciali fra il Portogallo e la Gran Bretagna erano molto fitte, più delle relazioni anglo-spagnole.

Il signor Martineau ha spinto più lontano le sue ricerche. Ha così trovato delle analogie stupefacenti fra il Pointer e alcune statuette di bronzo che rappresentano dei cani da caccia con una pernice ai loro piedi e che provengono dalle isole Canarie: il Perdiguero Portoghese sarebbe dunque transitato in questo arcipelago prima di prendere piede oltre Manica.

La più antica testimonianza della presenza dell'Old Spanish Pointer in Inghilterra sembra essere una tela di Stubbs, datata 1768, che mostra un cane bianco con chiazze marroni. Si può ritenere che, da questa epoca, gli allevatori britannici siano ricorsi a differenti altre razze per accelerare il suo perfezionamento. W. Arkwright non respinge l’ipotesi degli incroci menzionati più sopra, giudicando comunque negativi i loro effetti.

Così il Bloodhound avrebbe potuto cedere un po’ del suo leggendario fiuto, ma ciò non ha forse nuociuto all'alleggerimento del cane? Allo stesso modo si pensa che il Foxhound, il famoso cane da muta inglese, abbia potuto dare velocità e resistenza, ma ciò non potrebbe aver nuociuto all’attitudine all'arresto e alla ricettività dell’addestramento, due qualità essenziali del Pointer? È probabile che questi tentativi non portarono effettivamente nulla di buono e che soprattutto fu necessario in seguito cancellarne le tracce.

Si è potuto parlare di “miracolo” quando si è constatata la superiorità del cane inglese sui Bracchi continentali della fine del XIX secolo. Ma, piuttosto che spiegarla come risultato di incroci per lo meno strani ed eterocliti, occorre soprattutto invocare una consanguineità ben condotta. In più non ci si dimenticherà che i cacciatori inglesi, spesso fortunati, non hanno privilegiato la polivalenza dei loro cani da ferma, preferendo avere degli specialisti per ogni fase della caccia. Così a partire dalla metà del XIX secolo, crebbero dei cani da riporto per la ricerca e il riporto della selvaggina colpita. Questa evoluzione non ha potuto che facilitare la selezione del Pointer. 

Se ora si viene ad un periodo assai meno confuso, quello delle prime esposizioni canine, che fu anche quello dei primi field-trial (o prove di lavoro), il tutto in Gran Bretagna beninteso, non è esagerato affermare che queste manifestazioni nacquero a beneficio dei Pointer e degli altri cani da caccia con il fucile! Era inevitabile, prima di tutto, che gli allevatori e i cacciatori volessero presentare e comparare i meriti delle loro “creazioni” e dei loro “addestrati”.

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Dunque è sotto il loro impulso che furono organizzate le esposizioni canine. La prima (al mondo) ebbe luogo a Newcastle, il 28 e 29 giugno 1859 e i sessanta cani che vi furono impegnati appartenevano esclusivamente a due razze: Pointer e Setter. Solo in occasione della terza esposizione canina furono aggiunte delle sezioni per i non sporting dogs (i cani non da caccia). Così gli inizi del cinofilia sono dovuti ai pointermen e ai settermen.

Ben presto si impose la necessità di verificare sul terreno le attitudini delle razze create per la caccia con il fucile; perciò i field-trial furono messi a punto soltanto sei anni dopo la prima esposizione. La primissima prova di lavoro ebbe luogo il 18 aprile del 1865 al castello di S. Whitbread, a Southill, Bedfordshire. Per la cronaca, segnaliamo che si svolse in un clima assai torrido, del tutto eccezionale, che, se diede impaccio a molti cani (evidentemente Pointers e Setters), non intaccò l’entusiasmo degli organizzatori e dei partecipanti.

L ’istituzione dei field-trial senza alcun dubbio fece compiere all’allevamento dei cani da ferma inglesi, grandi e rapidi progressi: nulla di meglio per poter operare una selezione ragionata che avere a propria disposizione una base di risultati, delle note precise sulle qualità e i difetti di tutti (o quasi) gli esemplari. Questi field-trial costituivano il mezzo migliore per verificare il fondamento di un tale accoppiamento, l’impiego di un determinato stallone. Il Pointer, soprattutto, progredì in modo deciso grazie a essi.

Quando i cani britannici arrivarono in Francia alla fine del XI secolo (non si tardò a importare anche i field-trial) avevano beneficiato, da quindici o vent'anni, di un metodo di selezione rigoroso e sconosciuto sul Continente. Si può immaginare lo stupore e l’ammirazione che suscitarono le loro prestazioni. Subito ogni cacciatore, per quanto poco preparato o fortunato fosse, si dovette fornire di un Pointer per battere la pianura. Tuttavia, se fu coperto di elogi, il Pointer fu anche oggetto delle più acerbe critiche.

Per esempio, il marchese di Cherville poteva predire: «Le nostre razze di cani sono sul punto di scomparire e, fra un quarto di secolo, il cane nazionale dei Francesi sarà il Fox- Hound o piuttosto il Pointer con una predominanza di qualità del Fox-Hound». Quanto al conte di Grammont, il traduttore delle opere del cinofilo inglese Hugh Dalziel, egli si credette in obbligo di prevenire i lettori francesi a proposito dei Pointer: «conviene dire che sono spesso inutili e faticosi e non possono rimpiazzare le migliori razze francesi».

Conviene ricollocare questa polemica nel suo contesto. Gli inglesi avevano allora acquisito un incontestabile vantaggio in materia di addestramento di animali di razza pura. Questa abilità aveva cominciato a produrre i suoi primi risultati dalla fine del XVIII secolo, con la selezione della razza ovina Dishley, ma è soprattutto l'allevamento del cavallo purosangue che aveva acquisito un considerevole prestigio.

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Ora, nella grande maggioranza, gli amatori dei cani da caccia erano nello stesso tempo “uomini di cavallo”. Per convincersene è sufficiente ricordarsi che, all’origine, la Società centrale canina era una emanazione del Jockey Club, notando anche che il gergo cinofilo è ancora molto impregnato di ippologia.

D’altronde questa moda dei cani da caccia britannici, e specialmente dei Pointer, è l’immagine evidente dell’“anglomania” che aveva corso in questa fine del XIX secolo, anglomania che aveva cominciato a manifestarsi dal ritorno degli emigrati d’Inghilterra e che aveva finito col raggiungere la borghesia del secondo Impero (Napoleone III dava lui stesso l’esempio in materia di cani: le sue mute erano esclusivamente composte di Foxhound e di Bloodhound).

Beninteso una tale infatuazione ebbe i suoi decisi avversari, che tentarono di difendere le vecchie razze francesi, derivate da “cani di paese”, e che si sforzarono di lasciar loro un carattere regionale. Comparare Pointer e razze di Bracchi francesi, come si è fatto spesso, sottintendeva un malinteso fondamentale.

Il primo era stato concepito per dei cacciatori che avevano a disposizione vaste tenute di caccia ben guardate, che possedevano dei fucili perfezionati e si facevano aiutare da molti cani specializzati, secondo la natura del territorio e il tipo di selvaggina e impiegati in funzioni diverse: uno svago di lusso, minuziosamente organizzato. I secondi erano destinati a cacciatori modestamente equipaggiati, impegnati su territori molto frazionati e il cui cane, uno solo, doveva possedere andature molto moderate, una cerca limitata.

I cani francesi (anche gli altri cani continentali, d’altronde) e i cani britannici si trovavano quindi agli antipodi. Ma questo non impedì, nel periodo fra le due guerre, nella misura in cui ci si sforzava di rendere le razze francesi sempre più sportive, che il Pointer divenisse l’esempio da seguire. Tuttavia, nessuno poteva pretendere di rivaleggiare in pochi anni con molti decenni di selezione; così il Pointer servì ancor di più a migliorare altre razze.

È un fatto che, nelle esposizioni e nei field, un certo numero di Bracchi era fortemente infuso di Pointer, come testimonia l’aneddoto riportato da E.L. Blat a proposito del Bracco d’Alvernia: «Nella sua opera apparsa all’indomani della guerra, Oberthur già menziona questa pointerizzazione abusiva e racconta come acquistò, negli anni trenta, una cagna laureata all’esposizione presso l'Orangerie des Tuileries dove si svolgeva allora, l’esposizione di Parigi. Fattala montare da un suo stallone, egli ebbe la spiacevole sorpresa di ottenere nella cucciolata cuccioli bianchi e fegato».

Questa “pointerizzazione” ebbe i suoi inconvenienti. Da una parte ne risultò la produzione di cattivi Bracchi, dal temperamento troppo ardente per le loro qualità fisiche o troppo veloci per il loro naso; ma occorreva concluderne che il Pointer non apportasse proprio nulla di buono? D’altra parte si notò l’apparizione di cattivi Pointer dalla coda corta. Di fatto non è sufficiente che un cane attraversi la Manica perché si riveli eccellente, ed è evidente che, complice la moda, tutti i Pointer importati non fossero necessariamente di grande qualità.

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2. Comportamento

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La realtà è ben diversa da questa fama. Certamente i Pointer è un grande sportivo che non si adatta a colui che considera la caccia come un bighellonare campestre, ma non è comunque il cane di un’élite.

Oggi si conosce meglio l’estensione delle capacità del Pointer grazie, specialmente, al dinamismo ritrovato dal Club della razza.

Dopo un certo tempo, davanti al pericolo reale di vedere indebolire questa razza, anzi scomparire, vi fu una presa di coscienza da parte dei responsabili e furono prese buone decisioni, specialmente le seguenti.

Incoraggiare le prove dette di iniziazione sulle quaglie, organizzate dai delegati regionali del Pointer Club, nelle numerose regioni della Francia e che si correvano in agosto e all’inizio di settembre, al fine di incitare i cacciatori amatori del Pointer a riunirsi, affinché i più sperimentati potessero giovare agli altri, e particolarmente ai giovani, con i loro consigli dando dimostrazioni pratiche sul terreno; moltiplicare le prove di caccia con selvaggina cacciata con il fucile e riporto obbligatorio dopo la ferma e lo sparo, dando la preferenze alle prove sugli animali selvatici: beccacce e beccaccini.

Perché il Pointer riporta. Certamente, all’origine, questa fase della caccia non lo riguardava: i grandi proprietari inglesi, che mal sopportavano di dover interrompere il corso della caccia per il periodo nel quale i cani da ferma ricercavano e riportavano la selvaggina colpita, avevano fatto ricorso ai Retriever, più efficaci e meno costosi di un personale numeroso.

Ma in Francia, dove il cacciatore non ha che un cane, il Pointer è addestrato al riporto e si comporta benissimo, sia sulla terra sia in acqua. Inoltre se è in primo luogo un cane da pianura, dove può esprimere pienamente tutte le sue capacità, ha saputo anche esprimere grandi cacciatori di beccacce e sa rendere inestimabili servizi nel bosco. Numerosi specialisti danno egualmente molte soddisfazioni sul beccaccino, in palude.

La sua resistenza fisica è grande, come la sua resistenza alle intemperie. Così non soffre particolarmente per i grandi caldi, come ben sanno i cacciatori spagnoli e più ancora i loro colleghi italiani (d’altronde il Libro delle origini italiano registra ogni anno fra le 5000 e le 6000 nascite) e resiste assai bene al freddo dal momento che la sua passione supplisce in una certa misura alla foltezza del suo pelo. Tuttavia occorre prendere qualche precauzione quando esce dall’acqua ghiacciata di dicembre.

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Se si sottolinea spesso l’ampiezza e la velocità della sua cerca, che sono in verità incomparabili, non si deve dimenticare di precisare che questo cane sa, da se stesso, abbandonare il suo bel galoppo allungato, assai corsivo, di fronte alla pernice che pedina, per esempio, o al riparo.

Queste andature molto vive gli sono permesse da un naso estremamente fine, che prende l’emanazione alta, cosa che avviene talvolta con qualche falso arresto iniziale. La sua potenza olfattiva gli permette tutte le fantasie: non si è forse detto di lui che era “molto efficace a 200 metri” e che poteva “fiutare un perniciotto a distanze incredibili?” .

Il Pointer scatta come un razzo, prende molto terreno. Senza dover far impazzire il cacciatore, questo necessita di un minimo di addestramento. Ora, anche in questo ambito, occorre ristabilire la verità: il Pointer si addestra velocemente e bene — velocemente perché si rivela subito precoce come tutti i cani capaci di raggiungere alti livelli — grazie alla sua straordinaria memoria, come sottolineano tutti coloro che l’hanno avuto in mano.

Solo è assolutamente necessario che questo addestramento sia all’insegna della dolcezza perché, se è talvolta dapprima riservato, questo cane è sempre pieno di fuoco e di passione: all’inizio si atterrà bene e fermamente a tutto ciò che avrà sentito, ma rapidamente si disinteresserà a tutto ciò di cui il suo padrone non si interessa.

Poiché va molto lontano, è necessario coltivare particolarmente la fermezza dei suoi arresti, il che permetterà al cacciatore di ritrovarlo nella foresta, mentre mantiene la ferma, anche dopo averlo cercato per parecchi minuti.

Un clima di confidenza, ecco il segreto del suo addestramento, se ve n’è uno, perché si tratta di un cane suscettibile di attaccarsi terribilmente al suo padrone. Se regna la complicità non sarà difficile fargli acquisire dei riflessi, passeggiata al piede senza guinzaglio, down, richiamo. Si è potuto parlare a questo proposito di "grande meccanica" ma non si deve dedurre che una secca meccanizzazione gli vada bene.

Di natura molto dolce, spesso molto carezzevole, il Pointer si abitua facilmente a vivere in casa, purché benefici di lunghe e frequenti sortite che gli permettano di scaricare il suo surplus di energia. Si adatta egualmente alla vita in canile. In ogni caso non è affatto i cane da città.

Il Pointer è un cane dal carattere docile, che apprezza e accetta sia di farsi accarezzare dalle manine dei bambini, spesso maldestre, sia di giocare con loro in giardino. Senza al­cun dubbio, il Pointer è il cane adatto agli scattisti in calzoncini corti. La femmina, in particolare, è molto dolce e piuttosto paziente.

Infine il Pointer è il cane degli esteti. Il suo stile unico e molto spettacolare: al galoppo mantiene alta la testa, il suo dorso è rigido come un trave e i suoi arti simili a “bielle perfettamente oliate”, prendono molto terreno; le sue ferme sono sempre impressionanti, col corpo teso, così teso che i muscoli fremono, la coda rigida che prolunga il dorso e la testa alta.

Talvolta “fuma la pipa”: «Le sue labbra superiori si gonfiano e si socchiudono leggermente sui lati, come se volesse inghiottire le emanazioni della selvaggina nello stesso momento in cui le aspira». Veramente un grande signore, tale è il Pointer, accessibile comunque a tutti coloro che considerano la caccia un po’ come un’arte che dà grandi emozioni.

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3. Pregi, difetti, l'ABC del padrone perfetto, le cose da fare, evitare e sapere

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- PREGI
■ Molto dinamico
■ Disponibile e ubbidiente
■ Facile da addestrare
■ Appassionato
■ Adora lavorare
■ Ha spirito di iniziativa
■ Eccellente memoria
■ Ferma con tutta la selvaggina
■ Amichevole
 E DIFETTI
■ Un po' testardo
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- L'ABC DEL PADRONE PERFETTO
■ Il padrone perfetto di un Pointer è naturalmente un cacciatore.
Quest'ultimo deve sapere che questa razza necessita di un serio addestramento, ma in ogni caso il cane impara con facilità. È importante intraprendere l'addestramento fin dalla più tenera età, dal momento che, come tutti i cani in grado di raggiungere livelli elevati, il Pointer è molto precoce. Poiché è un po' testardo, conviene che l'addestramento sia condotto con dolcezza, fiducia e pazienza.
All'inizio, il Pointer fermerà molto e bene tutto ciò che fiuta; tuttavia, ben presto, comincerà a disinteressarsi a tutto ciò a cui il padrone non spara.
Poiché tende ad allontanarsi, bisogna coltivare in modo particolare la sicurezza della sua ferma, il che consentirà di ritrovarlo all'interno di un bosco, dopo averlo cercato per parecchi minuti.
Bisogna instaurare un rapporto di complicità con il cane; se la relazione è fondata su solide basi, il legame si consoliderà progressivamente.
■ Questo animale elegante e riservato dedica al padrone un'infinita devozione e un grande attaccamento, dimostrando sempre estrema fedeltà. Appassionato della sua arte, è anche molto affettuoso nei confronti del padrone.
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- DA FARE
■ Portarlo a caccia.
■ Addestrarlo fin dalla più tenera età.
■ Instaurare un rapporto di fiducia assoluta.
■ Insistere sull'immobilità della ferma.
■ Essere precisi e rigorosi.
- DA EVITARE
■ Trattarlo solo come un cane da compagnia: è indubbiamente dolce e mansueto, ma ha uno spiccato istinto di cacciatore.
■ Educarlo in modo approssimativo e sommario: il suo programma di lavoro dev'essere preciso e va sempre rispettato.
■ Portarlo a caccia per una stagione, poi lasciar perdere: diventerebbe infelice e potrebbe scappare.
- DA SAPERE
■ Alimentazione leggera quando non va a caccia
■ Se ingrassa troppo, perde gran parte delle sue capacità
■ In casa è discreto e adorabile
■ Il cucciolo si tiene pulito molto presto
■ È molto sensibile alla pioggia e al freddo
■ Non necessita di toelettatura
■ Prezzo d'acquisto moderato
■ Mantenerlo non costa molto

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4. Spazio vitale, alimentazione, salute, vero/falso e i field-trial in Gran Bretagna

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- Spazio vitale
Chiuso dietro la porta di un appartamento, per quanto spazioso, il Pointer si sente a disagio e il suo dolce sguardo nocciola diventa malinconico.
In questa situazione, il Pointer aspetta solo di poter scattare come una freccia, precipitarsi giù per le scale e correre a perdifiato lontano dalla città, per ritrovare il suo ambiente, il suo vero elemento: la natura. Perciò, è davvero importante poter offrire un giardino a questo cane amante della vita all'aperto.
Sa comunque adattarsi anche all'appartamento, ma è necessario portarlo fuori con regolarità. Quando termina la stagione di caccia, diventa un compagno affettuoso, pulito ed educato. Non rompe gli oggetti di casa e sa restare tranquillamente disteso ai piedi del suo padrone. Il suo metabolismo ne risulta rallentato, ma la stagione successiva il cane ritroverà il suo innato impeto. Infatti, poco prima della riapertura della caccia, il suo infallibile sesto senso lo avverte che ben presto il suo lavoro riprenderà.
- Alimentazione
Nei periodi di riposo, il Pointer rischia di ingrassare, ma è necessario fargli mantenere la linea. Per un cane del peso di 25 kg, il regime ideale comprende 300 g di carne, 200 g di ortaggi e la stessa quantità di riso, oltre agli integratori vitaminici. Questo regime è più che suf­ficiente ed è importante evitare di concedergli qualche dolcetto, con il pretesto che il cane in casa si annoia. Du­rante la stagione di caccia, bisogna aumentare la dose di carne, calcolando le quan­tità in funzione dell'attività fi­ sica svolta e tenendo sotto controllo la linea.
- Cure
Il Pointer è un cane decisamente pratico e necessita di pochissime cure: ha semplicemente bisogno di qualche sporadica spazzolata.
Occorre pulirgli regolarmente le orecchie e controllare la situazione dei cuscinetti plantari, delle unghie e dei denti. Infine, bisogna fare attenzione nel sottobosco, poiché il suo mantello è molto sottile e l'animale rischia di graffiarsi se attraversa i cespugli spinosi.
- Salute
Come tutti i purosangue, il Pointer è delicato; in particolare, teme l'umidità e il freddo. Bisogna evitare di esporlo al freddo dopo uno sforzo intenso. Quando si torna a casa dopo la caccia, occorre frizionarlo se è bagnato e farlo riposare per attenuare la sua tensione nervosa. Infine, se lavora nelle paludi, si ricordi che i bagni freddi, in inverno, non giovano alla sua salute.
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- Vero/falso
■ Negli USA, vengono distinti i soggetti da esposizione da quelli atti al lavoro.
Vero. Circa un quinto dei Pointer partecipa ai concorsi di bellezza, mentre il resto si esibisce nei field-trial. La razza si trova al 94° posto della classifica americana.
■ Ubbidisce solo ai cacciatori esperti.
Falso. È un cane così appassionato che risponde anche al fischio di un padrone inesperto.
■ La partenza per la caccia è sempre un momento eccitante.
Vero. Il Pointer arde dal desiderio di dimostrare ciò di cui è capace, di correre al galoppo e di applicare le sue eccezionali doti nella cerca.
■ Non va d'accordo con gli altri cani.
Falso. Ha ottimi rapporti.
■ Caccia meglio la selvaggina da penna.
Falso. E anche molto valido per la selvaggina da pelo.
■ Terrore di gatti e di conigli
Vero. I gatti e in genere tutti i piccoli animali domestici non sono riconosciuti come tali dal Pointer, che ovviamente li considera selvaggina. È tuttavia possibile insegnargli a convivere con questi piccoli animali, soprattutto se lo si abitua fin da cucciolo. In ogni caso, conviene evitare di lasciar correre il coniglio nano, il criceto o il porcellino d'india proprio sotto il suo naso.
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- I field-trial in Gran Bretagna
Le prove inglesi per cani da ferma sono interessanti perché mostrano su quali criteri la selezione del Pointer sia fatta. Hanno ispirato i field-trial di primavera e d'estate organizzati in Francia e in Italia.
Non essendo di moda il riporto della selvaggina queste prove sono organizzate su selvaggina naturale (esclusivamente uccelli) al di fuori della stagione di caccia, con tiro a salve. Cioè hanno luogo, tra la fine di marzo e la fine aprile, su due coppie di pernici nei campi di primavera.
Ma ci sono anche delle prove su selvaggina colpita (senza che il Pointer abbia da riportare), in special modo delle pernici scozzesi, nelle lande (i moors) dalla fine di luglio a metà agosto. Infine altre prove hanno luogo in settembre (dopo la mietitura) su pernice. La stagione culmina con i campionati.
Queste competizioni si svolgono con coppie di cani che non si conoscono. Come si vede queste prove sono molto diversificate e assai selettive, tanto che esistono delle classi per i cuccioli, per i novizi, al di fuori degli open (prove aperte) e ancora diverse categorie (per esempio quelle riservate ai non winners, i non-vincitori, e agli all-aged, cani di tutte le età).
Questa diversificazione garantisce delle prove omogenee.

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5. Lo Standard della razza

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FCI Standard N° 1 / 28.10.2009
POINTER INGLESE
ORIGINE: Gran Bretagna
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 28.07.2009
UTILIZZAZIONE: Cane da ferma
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 7 Cani da ferma
Sezione 2.1 Cani da ferma britannici ed irlandesi
Pointer
Con prova di lavoro

ASPETTO GENERALE:
Simmetrico e ben costruito in ogni sua parte; il suo profilo presenta una serie di curve aggraziate. Un aspetto forte ma elegante.

COMPORTAMENTO - CARATTERE
Aristocratico. Svelto con apparenza di forza, resistenza e velocità. Temperamento gentile, equilibrato.

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TESTA
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: di media ampiezza, in proporzione alla lunghezza del muso. Cresta occipitale pronunciata.
Stop: ben definito
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: scuro, ma può essere più chiaro nel caso di un cane bianco-limone. Narici ampie, morbide e umide
Muso: dal profilo un po’ concavo, che termina al livello delle narici, dando un aspetto leggermente incavato al muso. Leggera depressione sotto gli occhi
Labbra: ben sviluppate, morbide
Mascelle/Denti: mascelle forti, con perfetta, regolare e completa chiusura a forbice, cioè con gli incisivi superiori che si sovrappongono a stretto contatto agli inferiori e sono impiantati perpendicolarmente alle mascelle Guance: ossa delle guance non prominenti
Occhi: stessa distanza sia dall’occipite che dalle narici; brillanti e dall’espressione gentile. Nocciola o bruni a seconda del colore del mantello. Non spavaldi né fissi, non sprezzanti. Rime palpebrali scure, ma possono essere più chiare nel caso di un cane bianco-limone
Orecchi: di cartilagine sottile, inseriti piuttosto alti, pendono aderenti alla testa. Di media lunghezza, leggermente appuntiti all’estremità.

COLLO: lungo, muscoloso, leggermente arcuato, che esce bene dalle spalle. Senza giogaia.

CORPO
Rene: forte, muscoloso e leggermente arcuato. Raccolto.
Torace: abbastanza ampio per dare spazio al cuore. Sterno ben disceso, a livello dei gomiti. Costole ben cerchiate e portate ben indietro, gradualmente diminuendo fino a scomparire al rene

CODA: di media lunghezza, spessa alla radice, gradatamente si assottiglia verso la punta. Ben ricoperta di pelo fitto, portata al livello del dorso, senza arrotolarsi verso l’alto. In movimento, la coda dovrebbe muoversi da un lato all’altro.

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ARTI
ANTERIORI: diritti e fermi, con buone ossa ovali, e i tendini posteriori forti e visibili.
Spalle: lunghe, oblique e ben inclinate indietro.
Carpo: in linea con l’arto, e sporgente, ma molto poco, verso l’interno.
Metacarpo: piuttosto lungo, forte e elastico. Leggermente inclinato.
Piede anteriore: ovale, con dita ben chiuse e arcuate; buoni cuscinetti
POSTERIORI: molto muscolosi. Le punte iliache sono ben distanziate e prominenti, non al di sopra del livello del dorso
Coscia: di buona estensione.
Ginocchio: ben angolato.
Gamba: di buona estensione.
Garretto: ben disceso
Piede posteriore: ovale, con dita ben chiuse e arcuate; buoni cuscinetti

ANDATURA: sciolta, che copre molto terreno. Spinta del posteriore, con gomiti non in fuori né in dentro. Decisamente non steppante.

MANTELLO
PELO: fine, corto, duro e distribuito uniformemente, perfettamente liscio e diritto e decisamente lucido
COLORE: i colori normali sono: bianco e limone, bianco e arancio, bianco e fegato e bianco e nero. Anche i mantelli monocolore e tricolore sono corretti

TAGLIA
Altezza al garrese: Maschi 63 – 69 cm., Femmine 61 – 66 cm

DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato come difetto e la severità con cui verrà penalizzata deve essere proporzionata alla sua gravità e ai suoi effetti sulla salute e sul benessere del cane, e sulla sua capacità di svolgere il suo tradizionale lavoro.

DIFETTI ELIMINATORI
■ Cane aggressivo o eccessivamente timido
■ Qualsiasi cane che presenti evidenti anomalie d’ ordine fisico o comportamentale, deve essere squalificato
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali, completamente discesi nello scroto.

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