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Prendere il sole in sicurezza: le 5 cose da sapere

Estate, tempo di tintarella. Decine di solari affollano gli scaffali di profumerie, farmacie e supermercati.

Le rubriche di bellezza snocciolano le novità per un’abbronzatura sicura. Ma le creme proteggono davvero?

Non basta spalmarsi di crema. Bisogna stare all’ombra nelle ore più calde e non risparmiare sui solari: una confezione non dovrebbe durare più di un giorno e mezzo.

Le lampade UVA? Sono deleterie. Ecco tutti i consigli degli esperti per una tintarella sicura.

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1. Tutta colpa degli UV

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Il sole emette un’enorme quantità di energia elettromagnetica.

A creare problemi sono i raggi ultravioletti (UV): non li sentiamo né li vediamo, passano anche attraverso i vestiti.

Ne esistono di tre tipi:
- gli UVC sono i più pericolosi, ma per fortuna vengono filtrati dallo strato di ozono atmosferico;
- gli UVB ci regalano una pelle ambrata (producono melanina) ma anche scottature, ustioni e purtroppo a volte tumori maligni (melanomi ed epiteliomi);
- e infine gli UVA, molto di moda perché sono impiegati nelle lampade abbronzanti, che penetrano in profondità nella pelle senza apparenti manifestazioni, ma che sono in realtà altrettanto pericolosi.

Noi umani non abbiamo piume, pelliccia o squame: per proteggerci dal sole la natura ha elaborato due sistemi di difesa: il primo è la melanina, un pigmento scuro capace di assorbire i raggi UVB, e il secondo è l’ispessimento della pelle con la produzione di un maggior strato cellulare esterno, lo strato corneo.

La cosmetica ha copiato questi due meccanismi e ha prodotto i filtri chimici e fisici delle creme solari. I primi sono molecole che sottraggono alla pelle l’energia nociva degli ultra-violetti per fare un salto di stato: sono come degli interruttori che quando si accendono perdono efficacia.

Questo spiega perché la crema va rinnovata spesso (almeno ogni due ore e ogni volta che si fa il bagno): quando tutte le molecole si sono convertite diventano inefficaci e devono essere rimpiazzate.

I filtri fisici invece sono sostanze opache che riflettono le radiazioni come uno specchio. Anche i pigmenti delle ciprie o del fondotinta schermano i raggi solari.

Curiosità: Ci si scotta di più ad alta quota! Il pericolo scottatura aumenta ad alta quota: ogni mille metri ci becchiamo il 12 per cento in più degli UV. E se c’è la neve, questo valore raddoppia. L’efficacia dei filtri solari dipende dall’ambiente in cui ci troviamo.
La sabbia bianca e l’acqua di mare, per esempio, riflettono il 30 per cento dei raggi solari, aumentando il pericolo scottatura. In piscina, alla riflessione dell’acqua si aggiunge quella del cemento, che potenzia l’effetto degli UV. Il verde invece è leggermente protettivo perché assorbe gli ultravioletti.
E sott’acqua? Non ci si abbronza in immersione, ma a pelo d’acqua sì, così come nelle giornate nuvolose.

 

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2. Lo schermo totale non esiste

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I solari vengono testati in provetta oppure sulla schiena di volontari con un simulatore solare, uno strumento che imita la luce del sole.

La protezione totale non è ancora stata creata (al massimo esiste la 50+), tanto che la Comunità Europea ha vietato alle aziende di scrivere “schermo totale” sulle confezioni per evitare un’informazione ingannevole.

Le creme proteggono solo se rinnovate spesso e spalmate in abbondanza perché è così che vengono testate in laboratorio.

Ogni applicazione sperimentale impiega due milligrammi di crema per ogni centimetro quadrato, quasi un intero tubetto da 60 ml se spalmata su tutto il corpo.

Ecco perché è meglio abbondare con una crema a protezione 30 piuttosto che mettere la 50+ una volta tanto. La 30 protegge dal 95 per cento dei raggi solari ed evita la falsa illusione della massima protezione.

Dobbiamo però sfatare l’idea che basti mettersi la crema per proteggersi dal sole. I maggiori danni sono dovuti proprio a questa illusione, che spinge la gente a esporsi troppo.

I bambini vengono spalmati e lasciati intere giornate sulla spiaggia, ma dobbiamo sapere che il melanoma può iniziare anche da piccoli. L’ombrellone non protegge a sufficienza e gli alberi lo fanno se sono frondosi.

Oggi si sta facendo largo il concetto di “Esposoma”, ovvero l’insieme di tutti i danni che si accumulano sulla pelle e sul DNA delle nostre cellule per tutta la vita a causa dell’inquinamento ambientale e delle radiazioni a cui siamo esposti: non solo quelle solari, ma anche la luce blu di cellulari, tablet e schermi dei computer, tanto che si stanno sperimentando filtri protettivi per queste esposizioni tecnologiche.

Il risultato è che negli anziani dilagano le cheratosi, malformazioni pre-cancerose che compaiono spesso sulla fronte degli uomini abituati a non proteggersi con cappelli e visiere», e che nelle giovani donne il melanoma è aumentato più di ogni altro tumore.

 

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3. Regole di esposizione

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I fototipi chiari (1 e 2), cioè i rossi, i bambini e le persone bionde con gli occhi azzurri, dovrebbero limitare l’esposizione e usare sempre la 50+.

I fototipi 3 e 4 (cioè, la maggior parte degli italiani) dovrebbero invece applicare la 50 per la prima settimana per passare poi a protezioni leggermente più basse.

Per tutti, vale il suggerimento di non esporsi nelle ore più calde della giornata, cioè dalle 11 alle 15. Neanche una volta abbronzati, siamo del tutto protetti. Il sole di mezzogiorno ci scotta perché ci sono molti raggi UVB, ma gli UVA sono presenti sempre.

Per proteggersi basta anche una magliettina di cotone o un pareo. Ci si spoglia quando si vuole fare il bagno, ma almeno per i primi tre giorni non dovremmo esporci quasi mai al sole diretto.

Se vogliamo camminare sul lungo mare è meglio tenersi vestiti, cappello a tesa larga, occhiali, pareo, sempre spalmati di crema. Tanto ci abbronziamo lo stesso perché la pelle produce comunque melanina.

Dopo tre giorni, possiamo aumentare l’esposizione con buon senso. In Asia, per proteggersi dal sole e non rovinarsi la pelle, le donne coprono la testa con maschere integrali (Facekini) che lasciano scoperti solo gli occhi.

Ecco una piccola guida per tintarelle sicure:

➊ Non vi fidate troppo del fototipo. Pensate sempre a cosa vi è successo negli anni precedenti e controllate la presenza di eventuali nei a rischio (si distinguono dagli altri per colore, forma o dimensione).

➋ Comprate un solare con filtri UVB e UVA, almeno a protezione 30 per la prima settimana. Applicatene uno strato abbondante e omogeneo e spalmatevi almeno ogni due ore e dopo i bagni. Una confezione media non dovrebbe durare più di un giorno e
mezzo a persona.
➌ Evitare il sole intenso dalle 11 alle 15. Se ci si espone in quelle ore, il primo giorno i fototipo 2 (biondi con occhi azzurri e pelle chiara) possono stare solo 10-15 minuti; i fototipi 3 (castano, pelle chiara) e 4 (occhi e capelli scuri, tipicamente mediterranei) una mezz’ora circa.
Per tutti, quando si sente pizzicare la pelle, è ora di ritirarsi: vuol dire che si è esagerato. Il giorno successivo è meglio non esporsi per poi aumentare gradualmente l’esposizione nei giorni successivi.
➍ I bambini e le persone di fototipo 1 (capelli rossi con pelle bianca) non devono esporsi al sole (in Australia alcuni portano addirittura il casco simile a quello delle moto) senza indumenti specifici (il fattore di protezione dei vestiti si chiama UPF). Gli UV passano infatti anche attraverso i soliti vestiti, soprattutto se sono bianchi e bagnati.
➎ Anche le persone di colore (fototipo 6) devono spalmarsi di crema solare per evitare tumori e invecchiamento cutaneo.
➏ Regolatevi nel weekend: non ci si può abbronzare nel tempo di un fine settimana. Una vera abbronzatura si sviluppa in almeno 7 giorni.

 

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4. Ecco cosa accade quando si prende troppo sole

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Ecco cosa accade quando si prende troppo sole:

➊ I DANNI ALLE CELLULE
I raggi ultravioletti del sole penetrano all’interno delle cellule dell’epidermide e attaccano la struttura cellulare (DNA incluso), portando a volte a morte la cellula.
Alcuni enzimi vanno a riparare eventuali danni cellulari: se però l’esposizione al sole è eccessiva, il sistema di difesa s’inceppa e il rischio tumori aumenta.

➋ PELLE DI CARTAPESTA
L’epidermide s’ispessisce per meglio proteggere il derma, lo strato più profondo della pelle. Aumenta lo strato corneo, ricco di cheratina: la pelle diviene meno morbida e le rughe si accentuano.

➌ SPELLATI E ACCALDATI
Le cellule più colpite dal sole si autodistruggono liberando nel sangue delle sostanze infiammatorie (le citochine) che a volte causano febbre. Dopo qualche giorno, la pelle si spella.

➍ ROSSI COME PEPERONI
Le citochine liberate dalle cellule della pelle (cheratinociti) dilatano i vasi sanguigni: la pelle diventa rossa, gonfia e fa male.

➎ ALLA FINE CI SI ABBRONZA
Si produce melanina, il pigmento che colora la pelle. Eccoci abbronzati! Chi ha la pelle molto chiara, però, non è in grado di produrre sufficiente melanina e di proteggersi dal sole.

 

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5. Un po’ di sole fa bene alla salute e pericolo solarium

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Un po’ di sole è necessario perché:

➊ Combatte il rachitismo attivando nella cute la vitamina D, indispensabile per fissare il calcio nelle ossa.
Poiché la produzione di vitamina D è ostacolata dalla melanina, l’umanità nel corso del tempo si è “sbiancata”.
I primi uomini erano neri ed è solo con l’evoluzione che, migrando verso nord, sono diventati più bianchi.
Così si poteva produrre vitamina D alle latitudini fredde con il corpo avvolto dai vestiti, lasciando esposta poca pelle.
➋ Migliora l’umore. C’entra la melatonina, un ormone che viene degradato quando la luce colpisce il fondo dell’occhio o la cute. Quando la melatonina cala, aumenta la produzione di serotonina, legata al buonumore.
➌ Aiuta a contrastare alcuni tumori (colon, mammella, prostata, vescica e ovaio) e migliora alcune malattie della pelle come la psoriasi e la dermatite seborroica (altre però al sole peggiorano).
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Pericolo solarium

E arriviamo al capitolo dei lettini abbronzanti che emettono raggi UVA.
Fino a una decina di anni fa, i raggi UVA erano sottovalutati perché sono meno potenti degli UVB: in realtà penetrano più a fondo nella pelle e la danneggiano in modo irreversibile.
E poiché non ci ustionano, non ce ne accorgiamo. I dermatologi sono sempre stati contrari alle lampade abbronzanti.
È dimostrato che aumentano il rischio di melanoma, soprattutto se ci si espone da giovani.
E poi, non aiutano a preparare la pelle al primo sole estivo perché producono un’abbronzatura provvisoria che dura appena pochi giorni e non protegge dai raggi solari. Lo scotto da pagare per un’abbronzatura artificiale è una pelle vecchia, macchiata, con il rischio
di incorrere in un tumore maligno. La lampada fa male anche una volta ogni tanto, pure se ci spalmiamo di crema: dovendo sviluppare una pigmentazione in poco tempo, emette dieci volte la potenza del sole provocando danni terribili. Brasile e Australia hanno chiuso i negozi di abbronzatura.
In Europa, sotto i 18 anni serve l’autorizzazione dei genitori, ma mancano i controlli e chiunque può aprire un solarium senza una preparazione adeguata e senza informare i clienti dei possibili rischi.







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