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Lo squalo bianco e i suoi straordinari meccanismi sensoriali

Il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) appartiene alla classe dei Condrychtyes, ordine Lamniformes, famiglia Lamnidae.

Pochi animali probabilmente possiedono una così ampia gamma di sofisticati meccanismi sensoriali, come gli squali.

Una serie di organi sensibilissimi, localizzati sulla testa, sul muso e lungo i fianchi degli squali, agiscono in modo coordinato e consentono di orientarsi, di navigare, di localizzare una preda, di percepire la presenza dei propri simili, di altri animali, di ostacoli, di pericoli, già a grande distanza.

E’ un cacciatore violento e spietato e lo troviamo in attività sia di giorno che di notte. Questo animale può vivere dai 30 ai 40 anni.

Lo squalo bianco è senza dubbio uno dei più affascinanti e misteriosi predatori del mare che ha sempre catalizzato l’attenzione dell’uomo, rappresentando uno dei più grandi predatori di cui ancora oggi la Scienza ignora molti aspetti e comportamenti (non si conoscono ad esempio i suoi movimenti e migrazioni, la complessità dei rapporti sociali con esemplari della stessa specie, le capacità di apprendimento e adattamento da esperienze passate ecc.).

L’uomo non è mai riuscito a mantenere e quindi studiare meglio uno squalo bianco in cattività, almeno fino all’anno 2003 dove per la prima volta il Monterey Bay Aquarium in Monterey, California, è riuscito a mantenere in cattività uno squalo bianco per 10 giorni, dopo i quali purtroppo l’esemplare è morto.

Allo stato attuale (2014) non si hanno notizie di squali bianchi in cattività, sebbene alcuni acquari siano riusciti ad ospitarne (dopo il 2003) alcuni esemplari per periodi più o meno lunghi.

Il più grande esemplare catturato dall’uomo era una femmina misurava 6,6 m per 3285 kg. Lo squalo bianco è diminuito drasticamente di numero in tutti i mari del mondo e ciò ha spinto molti paesi a dichiararlo specie protetta.

Oggi parleremo di questo formidabile e spietato cacciatore, ed in particolare dei suoi straordinari meccanismi sensoriali.

P.S. Chi vuole sapere di più sul più grande pesce predatore del pianeta, si consiglia la lettura del libro di Alessio Taverniti “Lo Squalo bianco” (ad un costo irrisorio di Euro 0,49). Buona lettura.

1. Udito e organo laterale

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Poiché permette agli squali di riconoscere un rumore nell'acqua a chilometri di distanza, l'udito è molto importante per la ricerca del cibo.

Il loro udito è sensibile a vibrazioni di bassa frequenza, come quelle emesse in natura da un pesce ferito o dai movimenti disordinati di animali in difficoltà.

(Gli animali feriti o in difficoltà sono il cibo "prediletto" dei predatori, semplicemente perché sono facili da catturare.).

Esternamente le orecchie non sono visibili: in acqua infatti tutto quello che sporge dal corpo, come i padiglioni auricolari, è un impedimento per il nuoto (infatti in genere anche i mammiferi acquatici, come per esempio delfini e foche, ne sono sprovvisti).

Nella testa degli squali non c'è nemmeno una piccola apertura corrispondente all'orecchio esterno; però subito sotto la pelle c'è l'orecchio interno, che ha una struttura molto simile a quello dell'uomo.

L'organo laterale è composto da una serie di canalini, disposti lungo i fianchi, contenenti cellule sensoriali (organi neuromasti) che percepiscono ogni minimo movimento dell'acqua intorno al corpo (quindi ha una funzione paragonabile al nostro tatto).

L'acqua intorno a uno squalo (o un altro pesce) si muove quando un oggetto o un altro animale si avvicina o si allontana, oppure quando è lo squalo che si avvicina o si allontana rispetto a un oggetto o a un altro animale.

Non dimentichiamo inoltre che è l'acqua stessa che conduce le vibrazioni prodotte dal suono; ossia un "rumore" consiste comunque in uno spostamento d'acqua.

Udito e linea laterale sono collegati tra loro: infatti, l'organo dell'udito e quello della linea laterale sono innervati dallo stesso nervo e forniscono informazioni coordinate.

È un po' come quando noi utilizziamo insieme il tatto e l'udito, per esempio quando, sporgendoci dal finestrino di un'auto in movimento, riusciamo a sentire la pressione del vento sulla pelle e il suo sibilo nell'orecchio).

2. Olfato e le ampolle di Lorenzini

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L'organo dell'olfatto è molto sviluppato (nel cervello degli squali i lobi olfattivi sono molto grandi) e le narici servono solo a captare gli odori, mentre non sono utilizzate per la respirazione.

L'acqua che entra nelle narici percorre un cammino obbligato passando su speciali cellule, che analizzano la presenza di sostanze odorose.

Gli squali possono riconoscere la presenza di sostanze alimentari anche molto diluite, come 1 grammo di pesce in una tonnellata d'acqua, o una gocciolina di sangue in mille litri.

Per riuscire a capire da quale direzione proviene l'odore, il cervello degli squali confronta le informazioni fornite dalla narice destra con quelle fornite dalla narice sinistra.

Per "elaborare i dati" nel modo migliore gli squali nuotano a zig-zag risalendo la corrente odorosa emanata dalla preda.

In alcune specie, come gli squali martello, questo nuoto sinuoso è particolarmente evidente perché le narici, situate alle estremità laterali del capo, sono molto distanti tra loro.

Sul muso degli squali si vedono tanti forellini, distribuiti intorno alla bocca, alle narici, agli occhi e sopra il capo. Questi pori sono le aperture dei canali della linea laterale e delle ampolle del Lorenzini (nella foto).

L'insieme di questi organi dà la sensibilità elettro-magnetica, che consente di riconoscere i campi elettrici. Poiché tutti gli animali marini producono campi elettrici, gli squali possono individuare le prede anche quando non le vedono.

Il senso elettro-magnetico forse serve anche per il riconoscimento intra-specifico e probabilmente è utilizzato durante le lunghe migrazioni transoceaniche, poiché lo squalo "sente" e utilizza il campo magnetico terrestre per orientarsi, proprio come se possedesse una bussola.

La sensibilità elettrica degli squali è la più acuta sinora conosciuta nel regno animale: il palombo è in grado di riconoscere un cambiamento di direzione dell'intensità di 5 miliardesimi di volt per centimetro!

3. Vista

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Gli squali non sono ciechi come spesso si sente dire; in ogni caso, anche se la vista non è il loro senso più sviluppato, ci vedono come molti altri animali acquatici.

Hanno occhi di solito piuttosto grandi, con il foro della pupilla che può restringersi o allargarsi per lasciare entrare più o meno luce.

In realtà, anche per quanto riguarda la vista gli squali dimostrano il loro adattamento alla vita che conducono: in mare infatti non serve tanto una vista acutissima, quanto una buona capacità di vedere anche se l'acqua è torbida o se c'è poca luce. E in questa situazione gli squali vedono benissimo.

Gli squali (e nessun altro animale) non possono vedere in assenza totale di luce. Certo, possono sfruttare al meglio un'intensità luminosa anche bassissima, ossia hanno una buona vista anche di notte o in profondità (riescono a vedere anche quando la luce ha un'intensità 10 volte minore di quella necessaria per noi).

Possono farlo poiché il fondo dei loro occhi è rivestito di "specchi" che riflettono la scarsa luce delle profondità marine, amplificandola. Gli squali non sono gli unici animali a possedere questa struttura a specchi chiamata tapetum lucidum.

Tutti gli animali con buona vista notturna, come i gatti, o i gufi, la possiedono: ecco perché, quando sono illuminati da una luce forte, come il flash di una macchina fotografica o i fari di un'auto, gli occhi dei gatti o dei gufi riflettono la luce proprio come specchi.

Gli squali vedono a colori o in bianco e nero. A volte si vedono squali con gli occhi completamente bianchi: essi hanno una particolare struttura, che si chiama membrana nittitante, che è bianca e può essere distesa a ricoprire completamente gli occhi, proteggendoli nelle situazioni pericolose.

In alcune specie, sprovviste di membrana nittitante, gli occhi appaiono bianchi quando vengono rovesciati all'indietro. La membrana nittitante è assente nello squalo bianco.

4. Gusto

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Gli squali possiedono nella bocca e nel faringe papille gustative simili alle nostre, quindi hanno un senso del gusto piuttosto sviluppato.

Alcuni squali, quando "assaggiano" un cibo per loro sgradevole, come il pesce chiamato sogliola di Mosè (Pardachirus marmoratus) o un estratto di cetrioli di mare, lo sputano spalancando la bocca.

Su questa reazione si basano gli studi per mettere a punto un repellente anti-squalo per le persone che devono lavorare in acque popolate da squali.

Gli squali non possono mangiare qualsiasi cosa: è solo una vecchia leggenda isolana quella che gli squali mangino di tutto, senza mostrare alcuna capacità di discriminazione.

Al contrario, in fatto di alimentazione gli squali sono molto meno tolleranti di parecchi altri animali, come ratti, gabbiani, cani e gatti randagi, tanto per citarne qualcuno.

Alcune prove suggeriscono che gli squali usino regolarmente i loro sensi in modo sequenziale per localizzare e attaccare le loro prede.

Il primo senso che viene utilizzato è l’olfatto, il quale è ben funzionante su larga scala. Il secondo è la meccanocezione (sensibilità alle variazioni), più utile su piccole distanze.

Una volta che lo squalo si è avvicinato alla potenziale preda, la vista prende il sopravvento: se essa è facilmente riconoscibile come preda, allora lo squalo la attacca direttamente; altrimenti urta la sua superficie con il rostro (o muso).

Ciò potrebbe essere un meccanismo per determinare la sua struttura mediante la meccanocezione (stimolando gli organi di senso situati sulla superficie del rostro).



5. I denti

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I denti sono lo strumento più importante per afferrare le prede, ossia per mangiare e quindi per vivere.

Per chi si nutre di prede che possono essere durissime (come il guscio delle tartarughe o le conchiglie dei molluschi), la rottura e la caduta dei denti sono "incidenti" normali.

I denti dello squalo bianco sono adatti a tranciare il guscio di una tartaruga, a fare a pezzi le ossa di una foca, a staccare un grosso boccone di carne dalla carcassa di una balena morta; sono quindi triangolari, dritti o inclinati, con margini seghettati affilati, perfetto esempio di struttura tagliente e al contempo robusta.

Se la perdita dei denti fosse irreversibile, provocherebbe agli squali una vita "di stenti"; però questo non succede in quanto ogni dente caduto viene presto sostituito da un dente nuovo, perfettamente efficiente e affilato.

Infatti gli squali non hanno denti infissi negli alveoli con le radici (come i nostri), ma semplicemente impiantati nelle gengive.

Inoltre nelle mascelle degli squali i denti sono disposti su più file, delle quali solo la prima (o le prime) sono "funzionali", mentre le successive sono "di riserva", pronte per la sostituzione.

Così un singolo individuo può cambiare, nel corso della sua esistenza, circa 30.000 denti.

Lo squalo bianco è provvisto di mascelle potenti che sono soggette al fenomeno della protrusione: questo meccanismo permette l’ingestione di prede di grande taglia (grazie all’ iostilia craniale, cioè la mascella non è strettamente legata al condrocranio, a differenza dell’anfistilia nella quale la mascella è strettamente legata al condrocranio).

Quando uno squalo attacca, la mascella inferiore viene spinta in avanti cosicché le prime file di denti entrano in contatto con la preda: i denti inferiori hanno la forma adatta per trattenere la vittima. Poi, la mascella superiore si abbassa mettendo in funzione i denti destinati a tagliare.






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