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Tartaruga di terra: un’amica in giardino

La tartaruga di terra vive a lungo, ama il sole, le erbe spontanee e l’acqua; un po’ meno la compagnia dei suoi simili.

La macchia mediterranea, boschi di querce e di lecci, sono gli ambienti in cui questa tartaruga vive naturalmente.

Possiamo trovarla libera tanto in zone collinari e di bassa montagna che in zone costiere.

La tartaruga di terra è un rettile, caratterizzato da un corpo corto e più o meno arrotondato, racchiuso da una corazza ossea composta da un dorso e un piastrone.

La tartaruga è l’animale più longevo di tutti i vertebrati. Mediamente vive dai 70 agli 80 anni, ma può superare tranquillamente i 100.

Nel 2008 è stato rinvenuto a sud ovest della Polonia, proprio da un team di ricercatori dell’Istituto di Paleobiologia di Varsavia, uno dei più antichi fossili di tartaruga mai scoperti sulla Terra.

Gli studiosi hanno stabilito che la datazione del fossile si deve far risalire a circa 215 milioni di anni fa.

Dal 1992 le tartarughe di terra devono essere denunciate al servizio Cites del corpo forestale, così come le nascite e i decessi.

Se siete in cerca di una tartaruga terrestre assicuratevi quindi che abbia il certificato Cites prima di farla entrare nella vostra famiglia.

Oggi scopriremo come prenderci cura della tua tartaruga di terra, un animale antichissimo molto diffuso che necessita di cure e attenzioni particolari.

1. Chi sono e quel’è l'ambiente giusto per loro?

Chi sono e l’ambiente giusto-300x180

Le tartarughe terrestri, numerose nei giardini delle case italiane, appartengono al genere Testudo e sono rappresentate da tre specie: T. hermanni, T. marginata e T. graeca.

Il loro aspetto è abbastanza simile, a un occhio inesperto, e nonostante la diversa origine la loro gestione è praticamente uguale.

T. hermanni è delle tre di gran lunga la più comune e rappresenta la vera tartaruga italiana, mentre le altre due sono state importate in Italia in tempi più o meno lontani.

Queste tre specie rappresentano le tartarughe mediterranee e sono rettili adatti a vivere all’aperto nei nostri climi.

Molte persone sono convinte che le tartarughe si affezionino al padrone, anche perché gli corrono incontro, soprattutto quando questi porta loro da mangiare qualche boccone che apprezzano molto.

Tuttavia è dimostrato che i rettili non hanno le strutture cerebrali in grado di elaborare legami affettivi come i vertebrati superiori: è facile che siano più interessate al cibo che a chi lo offre.

In compenso, oltre a essere animali affascinanti e interessanti da osservare, sono anche incredibilmente longeve e possono vivere oltre 60 anni (ma alcuni soggetti hanno raggiunto il secolo di vita), tenendo compagnia a una famiglia per generazioni.

Il segreto della loro lunga vita sta nel fatto che i loro organi interni non degenerano con l’età, mantenendosi sempre in forma perfetta.

Queste tartarughe di terra sono molto attive e non possono essere tenute in terrario o in un terrazzo: per farle crescere e vivere bene hanno bisogno di un ampio giardino, in parte esposto al sole ma con zone ombreggiate per rifugiarsi dalla calura eccessiva.

L’umidità del terreno non deve essere elevata, pena lo sviluppo di micosi della corazza; per esempio, se è presente un sistema automatico di irrigazione, di notte è opportuno ricoverare le tartarughe all’asciutto e rimetterle in giardino la mattina.

Il terreno a disposizione deve rappresentare un ambiente sicuro, che impedisca ai rettili di fuggire, essere rubati o subire danni.

È quindi indispensabile una robusta recinzione, parzialmente interrata perché le tartarughe sono molto abili a scavare.

La zona destinata alle tartarughe deve essere separata dal passaggio delle macchine: lo schiacciamento da parte delle automobili nel giardino di casa è purtroppo un incidente frequente.

Un altro grave pericolo è rappresentato dal tagliaerba, che non va mai usato dove vi sono tartarughe in libertà.

2. Alimentazione naturale e letargo

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  • Alimentazione naturale
    Le tartarughe del genere Testudo sono esclusivamente erbivore: il regime alimentare migliore consiste nelle erbe e nelle piante selvatiche che crescono liberamente in campi, prati e giardini.
    Questi vegetali sono ricchi di fibra e calcio, elementi indispensabili per la loro salute, non presenti in percentuali altrettanto elevate nelle verdure del supermercato. Insalata e pomodori non rappresentano quindi una dieta accettabile.
    Anche la frutta, contrariamente a quanto si crede, è un alimento da evitare: il suo elevato contenuto in zuccheri favorisce lo sviluppo di microrganismi intestinali dannosi, che causano diarrea.
    Gli alimenti più pericolosi sono quelli che contengono proteine animali: crocchette per cani e gatti, prosciutto, mozzarella e simili causano non solo la formazione di una corazza molle e distorta, ma anche gravi danni al fegato e ai reni, anche se i loro effetti nocivi possono impiegare anni a manifestarsi.
    Altri alimenti non appropriati per le tartarughe sono pane, pasta e tutti gli altri tipi di carboidrati. In conclusione, il metodo migliore per alimentare le Testudo consiste nel non dare loro nulla da mangiare ma lasciare che si nutrano delle erbe spontanee.
    Ecco in sintesi gli alimenti da evitare ricordando sempre che la tartaruga non deve diventare la pattumiera per gli scarti di cucina.
    In particolare bisogna evitare di darle: la carne, i latticini, il riso, il pane, i resti di cucina e, strano ma vero, gli alimenti concentrati per tartarughe venduti nei negozi di animali.
    Questi alimenti infatti sono tutti troppo energetici e non adatti al nostro animali. Anche la frutta causa spesso problemi digestivi con diarree profuse.
  • Il letargo
    Poiché senza il calore del sole le tartarughe non possono “funzionare”, prima dell’inverno, quando la temperatura scende e le giornate si accorciano, scavano una buca nel terreno per affrontare il letargo al riparo dal gelo e al sicuro, nascoste sotto terra.
    Durante il letargo il loro metabolismo rallenta molto, in modo da poter trascorrere i mesi invernali senza bisogno di nutrirsi. Il letargo è un processo naturale che in genere non richiede il nostro intervento.
    Tuttavia, se l’ambiente in cui vivono le tartarughe d’inverno è troppo freddo, c’è il pericolo che il terreno congeli in profondità causando la morte degli animali.
    Un altro pericolo è rappresentato da topi e ratti, che possono divorare le povere bestie indifese e incapaci di muoversi. Se il letargo naturale non può svolgersi in condizioni di sicurezza, si possono ricoverare le tartarughe in un locale freddo, come una cantina o un garage.
    La temperatura ideale è di 5°C, e comunque non inferiore a 2°C e non superiore a 10°C
    A temperature troppo basse si possono verificare danni da congelamento e la morte, a temperature troppo alte il metabolismo non è sufficientemente rallentato e la tartaruga esaurisce le riserve corporee prima del risveglio.
    In primavera, verso metà marzo, appena la temperatura esterna sale e a dipendenza dell’esposizione del terreno, le nostre tartarughe risorgono come per miracolo dalla terra che le ha protette dai rigori invernali.
    Hanno finito il cosiddetto letargo, uno stato di torpore durato 5-6 mesi con il metabolismo ridotto al minimo e in totale digiuno. Ancora sporche di terra si godono i raggi ristoratori del primo sole vicino al loro rifugio.
    Impedire il letargo delle tartarughe è contro natura e provoca danni alla loro salute abbreviandone l’esistenza.

3. Le tartarughe amano il sole, l’acqua ma non i cani

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  • Il sole è vita
    Le tartarughe per poter vivere hanno bisogno del sole perché, come tutti i rettili, non possono ricavare energia dal loro metabolismo ma devono utilizzare una fonte esterna: il sole, appunto.
    Le testuggini sono animali incapaci di regolare la propria temperatura corporea in maniera autonoma e pertanto il loro benessere è fortemente influenzato dalla temperatura. Per questo amano esporsi per ore al suo calore.
    Il sole fornisce un altro indispensabile elemento, le radiazioni ultraviolette B che permettono alle tartarughe di sintetizzare la vitamina D, senza la quale non potrebbero assimilare il calcio presente nel cibo.
    Questo è uno dei motivi per cui questi rettili non potrebbero vivere bene in un terrario, oltre che per lo spazio angusto che questa sistemazione offrirebbe.
  • Le tartarughe amano l’acqua
    Vi è la credenza errata che le tartarughe non bevano mai.
    In effetti, una dieta basata su erba e piante di campo consente di assumere già molta acqua con l’alimento, ma questi rettili amano bere e hanno bisogno di avere acqua fresca e pulita sempre a disposizione.
    Il modo migliore di offrire l’acqua è in un recipiente abbastanza largo da contenere tutto l’animale ma basso, per permettere alla tartaruga di entrare e uscire senza difficoltà, ad esempio un grande sottovaso.
    Le tartarughe bevono immergendo le narici nell’acqua e in genere contemporaneamente svuotano l’intestino e la vescica, per questo l’acqua deve essere cambiata appena la sporcano.
    Le tartarughe hanno particolarmente bisogno di bere appena emergono dal letargo, per poter eliminare le tossine accumulate durante i mesi invernali e reidratarsi.
  • Con i cani NO
    Gli attacchi da parte del cane di casa alle tartarughe del giardino sono così frequenti, e gravi, da sconsigliare di tenere questi rettili se si possiedono dei cani.
    I proprietari che portano dal veterinario la tartaruga dilaniata dal cane di casa spesso riferiscono che il cane aveva ignorato il rettile per anni, per poi un giorno decidere di sgranocchiarlo, o che i due tipi di animali erano separati da una recinzione rivelatasi insufficiente.
    È bene quindi non far correre inutili rischi alle tartarughe, che non hanno alcuna difesa contro un cane male intenzionato.

4. La riproduzione

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Perché una tartaruga femmina deponga uova fertili, è indispensabile la presenza del maschio, ma non necessariamente recente: la femmina può rimanere feconda per diversi anni dopo un singolo accoppiamento.

La tartaruga in procinto di deporre le uova scava nel terreno diverse buche di prova, fino a individuare una zona che la soddisfi e offra la migliore possibilità ai piccoli di svilupparsi nel terreno incubato dal calore del sole.

La zona dove si trova il nido va protetta: le uova potrebbero essere predate dai roditori. Inoltre, alla nascita i piccoli si disperderebbero nel giardino, esponendosi a numerosi pericoli a causa delle dimensioni minute.

Meglio circondare il nido con una rete fitta, in parte interrata, e ricoprire anche la parte superiore del recinto. A tempo debito, iniziare a ispezionare il nido per controllare se i piccoli sono usciti, trasferendoli in un recinto adeguato.

La schiusa richiede 2-3 mesi, varia in funzione della temperatura. I piccoli si alimentano come gli adulti, con erbe e piante di campo, e hanno le stesse necessità ambientali.

Non esiste svezzamento, i tartarughini sono già in grado di nutrirsi da soli. La madre non è mai presente alla schiusa delle uova.

Molte persone che hanno una tartaruga solitaria temono che questa possa soffrire di solitudine e si chiedono se non sia opportuno procurarle un compagno.

In realtà, le tartarughe non sono animali sociali che amano la compagnia dei loro simili, anzi: avere più esemplari può rappresentare un grosso problema quando si tratta di animali adulti.

Il problema è causato dai maschi, che corteggiano in modo piuttosto rude e senza sosta le femmine, con morsi agli arti e spintoni.

Le femmine possono subire lesioni tanto gravi da portarle alla morte, perché non hanno modo di sottrarsi ai corteggiamenti, come accadrebbe in libertà.

I maschi tra loro sono molto competitivi e lottano facendosi male, quindi le uniche soluzioni sono nel tenere solo femmine, o una tartaruga solitaria, o un maschio con un gruppo di almeno 5-6 femmine, perché possa distribuire tra loro le sue attenzioni.

La tartaruga non ha corde vocali, perciò non può emettere suoni articolati. Ma non si può dire che sia muta: espellendo aria dalla bocca produce un soffio molto sonoro che può anche spaventare eventuali predatori.

Inoltre, durante l’accoppiamento, le vocalizzazioni dei maschi sono udibili anche a distanza.



5. Obblighi di legge

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Poiché è proibito il prelievo in natura, tutte le tartarughe mediterranee in commercio devono essere nate da soggetti già detenuti legalmente in cattività.

Le Testudo sono infatti animali protetti e soggetti a una stringente regolamentazione di legge.

Ignorare queste norme può portare a multe molto elevate e al sequestro degli animali.

Le Testudo sono inserite nella CITES, un accordo internazionale sul commercio degli animali, elencate in Appendice II tra le specie il cui commercio è possibile ma è rigidamente regolamentato.

Per essere commercializzate devono avere un certificato che ne attesti la provenienza legale ed essere identificate con un microchip (come per i cani).

Prima dell’acquisto di una tartaruga mediterranea, è quindi indispensabile avere la certezza che si tratti di un animale di provenienza legale, accompagnato dai relativi documenti.

Se nascono dei piccoli, questi vanno denunciati al Corpo Forestale dello Stato, inoltre va inserito loro il microchip entro un anno dalla denuncia di nascita.

Cosa fare se si trova una tartaruga? Poiché la legge proibisce (e sanziona) la raccolta di esemplari selvatici, se si incontra una tartaruga terrestre occorre lasciarla stare.

Ma come dobbiamo comportarci se l’animale si trova in una situazione di pericolo, per esempio è nei pressi di una strada, in un centro abitato, oppure è ferito?

In tal caso occorre rivolgersi al Corpo Forestale dello Stato, che provvederà ad affidarla a un centro di recupero autorizzato.






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