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5 donne spregiudicate nella storia

Oggi parleremo di 5 donne veramente intriganti, intelligenti e forti, le quali vengono accomunate tutte da una cosa: a un certo punto della loro vita, hanno venduto i loro corpi in cambio di denaro e potere (forse anche amore). Hanno fatto cioè le prostitute, le meretrici, o per meglio usare un termine molto in voga oggigiorno negli ambienti politici italiani, le escort.

Per scoprire, infine, con grande stupore, che nulla fu inventato nel XXI secolo e che, le relazioni tra le cosiddette meretrici con insigni ed illuminati signori di potere, affondano le loro radici in epoche storiche molto lontane dal nostro presente.

Scopriamole insieme.

1. Teodora, Imperatrice di Bisanzio ( 497 – 548)

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Teodora nasce intorno all'anno 497 d.C. per alcuni in Siria, per altri a Creta. La sua famiglia si trasferisce in seguito a Costantinopoli, dove suo padre, un certo Akakios, ricopre la carica di Maestro degli Orsi. Alla sua morte egli lascia la moglie e tre figlie, fra le quali Teodora, nella più grande indigenza. Secondo la testimonianza di Procopio di Cesarea (500 ca – 565 d.C.), era piccola di statura, elegante, magra, ben proporzionata, dai lineamenti delicati, dalla carnagione pallida, dagli occhi neri e intensi. Appena raggiunge l’adolescenza, spinta dalla madre, diventa una prostituta, vendendo la sua bellezza e mostrandosi nuda senza alcun pudore.

In tal modo essa riuscì a fare la conoscenza e sedurre il nipote dell’Imperatore Giustino (nonché futuro Imperatore), Giustiniano, che all'epoca aveva circa 38 anni, più vecchio di lei di vent'anni. Teodora si trovava nella pienezza della sua bellezza. Disponeva di una grazia naturale eccezionale, di un bel volto equilibrato e degli occhi molto espressivi ed inoltre mostrava una grande finezza di spirito ed un umore decisamente allegro. Tutti questi tratti del personaggio sono ancora visibili nel celebre mosaico della Chiesa di S. Vitale a Ravenna. Giustiniano ottiene dall’Imperatore Giustino, suo zio, l’autorizzazione a sposarsi con l’antica cortigiana nel 523.

Dopo la morte di Giustino, avvenuta nel 527, Teodora diventa imperatrice del Bisanzio e riceve il diadema imperiale. Grazie al suo spirito limpido ed acuto, di una grande fermezza di carattere e di una in cui personalità prevaleva spesso lo spirito autoritario e vendicativo (non disgiunti da una buona dose di crudeltà), occuperà per circa 22 anni un ruolo particolarmente importante nel governo dell’Impero, inaugurando persino ad un fenomeno completamente nuovo: ad una diarchia con l’imperatore Giustiniano. Teodora e Giustiniano erano in sintonia e agivano all'unisono e per tutta la vita non fecero mai nulla separatamente. Arriverà a scrivere che “L’Imperatore non decide nulla senza aver sentito prima il mio consiglio”.

E' rimasta nella storia per il suo comportamento coraggioso avuto nel 532, durante la famosa rivolta di Nika, un'insurrezione guidata da due fazioni politiche contrapposte (i Verdi e gli Azzurri) che volevano mettere sul trono un rivale di Giustiniano. Secondo le cronache Giustiniano fu sul punto di fuggire da palazzo ed abdicare. In quell'occasione ha pronunciato queste parole: "Non è terribile che un imperatore diventi un fuggiasco, se vuoi metterti in salvo con la fuga, imperatore, naturalmente puoi farlo. Bada però, se una volta al sicuro, sarai felice o non preferirai essere morto piuttosto che salvo. Quanto a me, io terrò fede al vecchio detto secondo cui la porpora è un lenzuolo funebre" (Procopio di Cesarea, La guerra persiana).

Giustiniano uscì dalla rivolta prova più sicuro e potente di prima, proprio grazie alla risolutezza di Teodora.  Il suo coraggio, il suo intuito politico e la sua forza di volontà furono un'enorme aiuto per Bisanzio. Muore da un cancro allo stomaco il 28 giugno dell'anno 548, riuscendo a tener vivo l'amore di Giustiniano fino alla fine. Montesquieu scrisse, in riferimento a Teodora, «Con lei la prostituzione è salita al trono».

2. Ching Shih (1785 – 1844)

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Sebbene il loro numero non era neanche lontanamente paragonabile a quello degli uomini pirata, esistevano diverse tagliagole donne che operavano lungo la costa del Sud della Cina (e non solo), durante l' età d'oro della pirateria e cioè nel diciottesimo e diciannovesimo secolo. Una delle pirati più importanti della storia era una ex prostituta cinese di nome Ching Shih, conosciuta anche col nome di "Signora di Canton", "Cheng Yi Sao" o "Zheng Shi", nata in un luogo sconosciuto in Cina attorno al 1785, la quale seppe riunire sotto il suo comando in maniera esemplare la più grande flotta pirata della Storia. 

Un velo di mistero avvolge la sua vita, finché non fu catturata nel 1801, all'età di 26 anni, dai pirati sotto gli ordini del famigerato e temutissimo pirata cinese Zheng Yi, il quale si innamorò follemente di lei nonostante il totale disprezzo dimostrato da lei nei suoi confronti ed i suoi uomini. Nello stesso anno riesce a sposarla ma, pochi anni dopo, nel 1807, Zheng Yi, durante un tifone molto violento, morì lasciando tutto a Ching Shih. Zheng Yi possedeva una vasta flotta di più di 200 imbarcazioni (giunche), che grazie alla caparbietà e l'intelligenza di Ching Shih riuscì a moltiplicarsi notevolmente. Si narra che al culmine del suo potere , Ching Shih controllava 1.500 navi e 75.000 pirati, dominando così tantissimi villaggi della costa sud orientale cinese e diventando la persona più potente del Pacifico meridionale tale da rivaleggiare in termini di potenza lo stesso governo cinese.

Alla fine ed essendo diventata troppo potente per essere ignorata, la marina cinese ha cercato di distruggerla molte volte ma senza successo  (neppure con l'appoggio della marina britannica e di quella portoghese messe insieme). Un giorno si è presentata, senza preavviso, presso la residenza del governatore generale del Cantone per negoziare un accordo di pace Anche se a quel tempo, negoziare con una donna  era una pratica completamente inusuale e molto insolito per i cinesi,  il governatore generale lo fece per paura di rischiare una lunga e sanguinosa guerra navale con la flotta di pirati più numerosa e potente che la storia abbia mai visto.

Alla fine e dopo molte ore di trattative, Ching Shih e il governatore generale arrivati ​​a un accordo reciprocamente e le furono offerte condizioni assai favorevoli in caso di resa. E cioè che ogni accusa contro di lei o contro i suoi uomini e donne sarebbe stata ritirata e tutti i bottini raccolti durante gli anni di attività ladresca e truffaldina, sarebbero stati rimasti in suo possesso e, infine, il governo cinese doveva nominare colonnello della marina imperiale suo secondo marito Chang Pao. Lei accettò tale accordo, mettendo fine così alla sua attività piratesca. Dicono che ha aperto una casa da gioco la quale l'ha gestita fino alla sua morte avvenuta nel 1844 quando aveva 69 anni.

3. Santa Maria Egiziaca (344 – 421)

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Nata nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto, a dodici anni era fuggita dalla casa paterna per condurre a suo agio ad Alessandria la vita da prostituta, vita che condusse per 17 anni.  A 29 anni, spinta dalla curiorità ed in cerca di nuove avventure, vedendo dei pellegrini che s'imbarcavano per Gerusalemme, si unì a loro, continuando ad  esercitare durante il viaggio il suo “mestiere”. Quando arrivò a Gerusalemme, il giorno della festa della Santa Croce, volle partecipare alla festa dell'Esaltazione della croce al Santo Sepolcro, ma ogni volta che tentava di varcarne la soglia una forza interiore glielo impediva mentre una voce dentro di lei diceva: «Tu non sei degna di vedere la croce di colui che è morto per te tra dolori inenarrabili».  

«Se tu passi il Giordano troverai la pace», le aveva detto la Madonna. E il giorno dopo, confessata e comunicata, Maria Egiziaca passò il fiume, oltre il quale si stendeva il deserto dell’Arabia. Da allora visse per 47 anni nel deserto, sempre sola, senza incontrare né uomini né animali. La carne s’era disseccata; i capelli erano diventati lunghissimi, ma, in quel deserto inospitale aveva trovato la pace della sua anima. Là fu trovata dal monaco Zosimo che le porse la santa Comunione, promettendole di tornare l'anno successivo. Maria riprese la sua marcia nel deserto.  Tornando l'anno dopo sulla riva del torrente Zosimo si credette da principio solo, poi scorse a terra il corpo di Maria morta, rivestito ancora del vecchio mantello da lui datole due anni prima.

Dopo aver seppellito  il corpo di Maria, Zosimo ritornò al suo monastero, dove raccontò tutta la storia all'abbà Giovanni l'egumeno e ai suoi confratelli per loro edificazione. Da allora la Chiesa ha posto la sua memoria alla fine della Grande Quaresima. Secondo la tradizione un leone lo avrebbe aiutato con le sue zampe a scavare la fossa per seppellire la salma. Il 1 aprile nell'elenco ufficiale dei santi, è scritto:  “In Palestina santa Maria Egiziaca, che, famosa peccatrice di Alessandria (d’Egitto), per intercessione della Beata Vergine, nella Città Santa si convertì a Dio e condusse in solitudine al di là del Giordano una vita di penitenza”.

La Chiesa nella liturgia ortodossa canta le lodi della prostituta che divenne sposa di Cristo. Il racconto della vita di Maria, così come ci è stato tramandato da San Sofronio, vescovo di Gerusalemme, è costituito quasi esclusivamente su elementi di dubbio valore storiografico.

4. Mata Hari (1876 – 1917)

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Mata Hari, era lo pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle,  danzatrice e agente segreto olandese, processata per spionaggio durante la Prima Guerra mondiale,condannata a morte e quindi giustiziata. Una donna affascinante e controversa, una delle più grandi star della sua epoca,e che la sua stessa tragica fine contribuì a farla entrare per sempre nella leggenda. Dotata di uno charme e di una grazia leggendaria, sembra che nessun uomo sia mai riuscito a resisterle, specialmente i numerosi ufficiali e e altri uomini di altissimo rango, che ebbe modo di frequentare.

Nata a Leeuwarden, in Olanda, il 7 agosto 1876, a soli 19 anni sposa un ufficiale dell’esercito olandese che ha vent'anni più di lei, con il quale dopo un anno si trasferisce a Giada, nelle Indie Orientali olandesi. Con lui avrà 2 figli, malati entrambi di sifilide trasmessagli dal padre. Qui, in questo paese esotico, Mata assiste ad alcune danze locali e resta affascinata dalle atmosfere dell’Oriente, sulle quali poi costruirà la sua fortuna in Europa. Dopo la tragedia familiare che vede il figlio maggiore della coppia morire per avvelenamento, la donna e il marito tornano in patria. Poco dopo i due divorziano.

Nel 1905 Margaretha si trasferisce a Parigi senza un soldo in cerca di fortuna. Qua comincia a fare la prostituta e la danzatrice. In questo periodo esplode la Belle époque con tutti i suoi sfarzi e i suoi eccessi. Il Moulin Rouge e Le Folies Bergère diventano le icone dell’epoca. All'inizio di esibisce in una sorta di antiche danze giavanesi con il nome di Lady McLeod, e il successo fu grande. Decise allora di cambiare nome e farsi chiamare Mata Hari, che in lingua malese significa “L’occhio dell’alba”. Per 10 anni viaggia tra una capitale europea e l’altra, consolidando la propria fama internazionale vivendo nel lusso e negli eccessi più sfrenati.

Allo scoppio della Grande Guerra la donna fu accusata dai francesi di spionaggio a favore della Germania. Il 17 ottobre 1917 Mata Hari viene fucilata al Bois de Vincennes. Cronache dell'epoca narrano del suo ultimo gesto eroico e sprezzante, con il quale si rifiutò la benda sugli occhi prima dell’esecuzione. A distanza di anni i francesi ammetteranno che probabilmente Mata Hari era innocente e cadde vittima di un’elaborata trappola preparata dai tedeschi. 

In ogni caso, la storia di Mata Hari, tra misteri, amori, lussi, ombre, verità e menzogne, l’ha resa una donna leggendaria, tra le più celebri e affascinanti della sua epoca. Dalla sua vicenda è stato tratto un celeberrimo film con Greta Garbo.



5. Sada Abe (1905 – 1970)

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Nata a Tokyo nel 1905 in una famiglia dell'alta borghesia, Sada Abe era la più giovane di quattro figli. Quando aveva 15 anni è stata violentata da uno sconosciuto e questa esperienza ha trasformato negativamente il suo carattere e i suoi comportamenti per il resto della sua vita, rendendo i suoi rapporti con i genitori molto difficili da gestire. Abe era da sempre affascinata dal mondo delle geisha, perciò il padre decise di venderla a una Geisha House ma, non avendo la classe, l'eleganza e i requisiti necessari (l'età giovanissima ecc.) per diventare una Geisha "di alta classe", finì per diventare prostituta ed eseguire prestazioni sessuali a basso costo offrendo il proprio corpo ad amanti di ogni ceto, fino a quando diventò la concubina di Kichizo Ishida, un noto gangster di Tokyo.

La loro fu una lunga e appassionata storia sadomaso. I due potevano vedersi solo saltuariamente, in quanto lui era sposato con figli e Abe soffriva molto delle loro forzate separazioni. A un certo punti, Kichizo le propose di sistemarla in una "casa da tè", dove avrebbe potuto farle visita non appena poteva. Lei voleva piuttosto che fuggissero insieme, o addirittura che si suicidassero insieme. La notte del 18 maggio 1936, temendo che Kichizo stesse per lasciarla per sempre, Abe iniziò il loro gioco erotico del finto strangolamento con la cintura del pigiama, ma strinse sino a soffocare davvero l'amante. Ora non avrebbe più dovuto dividerlo con nessuno; voleva però possedere per sempre una parte di lui, e allora con un coltello da macellaio gli asportò pene e testicoli, li avvolse in un suo indumento e mise l'involto nella fascia con cui le geishe si cingono i fianchi, sopra il kimono, portando con se per diversi giorni il membro dell'amante ucciso. 

Quando le fu chiesto sul motivo per cui lo portava con se rispose semplicemente affermando che era l'oggetto che per lei rappresentava il ricordo piu' caro di Kichizo. Alla fine la polizia riuscì a catturarla e confiscare il macabro reperto. Abe Sada fu processato per omicidio, mutilazione e perversione sessuale e chiese la pena di morte alla corte che la giudicò malata condannandola così alla prigione.  Il 21 Dicembre 1936 Abe è stata condannata per omicidio e per mutilazione di cadavere a soli sei anni di carcere, nonostante il pubblico ministero e l'accusa avessero chiesto 10 anni di carcere. Ha scontato la sua pena nel penitenziario femminile di Tochigi.

Scontò la pena solo in parte dato che che venne liberata nel 1940 a seguito dell'amnistia generale per i festeggiamenti per i 2600 anni dall'ascesa al trono del primo imperatore Jinmu. Uscita dal carcere Sada cercò di cambiare vita
e cancellare il suo passato, e si è sposata, dopo aver cambiato nome, con un uomo il quale, non appena venne a sapere della reale identità della donna, divorziò immediatamente da essa. Abe morì nel 1970, all'età di 65 anni. Dalla storia di Abe e Kichizo fu ispirato il film "L'impero dei sensi", che fece dei due amanti (e del pene di Kichizo) una leggenda in Giappone e in tutto il mondo.






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