Amico Sole

Con un soleggiamento che raggiunge in media 1.900 ore annuali nelle regioni del Nord e 2.500 ore nelle aree più calde del Sud, l’Italia è davvero il “Paese del sole”.

Un vantaggio sotto molti aspetti, primo dei quali la salute. Il sole fa bene non solo alle ossa e all’umore, come dimostrato ormai da numerosissimi studi, ma anche al sistema cardio-circolatorio, secondo ricerche più recenti, e a quello immunitario.

Abbronzarsi abbassa la pressione, rafforza le ossa e aiuta il sistema immunitario. Non solo: ci mette di buonumore, stimolando la produzione degli ormoni della felicità. In più ci protegge dalla miopia.

Attenzione però: le radiazioni solari possono anche avere effetti negativi sul nostro organismo. Per questo l’esposizione non deve essere eccessiva e sempre protetta.

1. Elioterapia: curarsi con il sole

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L’uomo si è sempre curato con il sole (élios, in greco), fin dai tempi degli antichi Greci che facevano ginnastica a corpo nudo sotto il sole, mentre i Romani si esponevano nei solaria (terrazze) per fortificare il corpo o guarirlo.

Nel 1769 il biologo Lazzaro Spallanzani scoprì l’azione battericida dei raggi solari.

Nel 1903 Niels Finsen vinse il Premio Nobel per la Medicina per i suoi studi sull’uso dei raggi solari nella cura della tubercolosi della pelle (lupus vulgaris).

Abbassa la pressione! L’esposizione al sole, anche breve, riduce la pressione sanguigna, secondo recenti studi. Una ricerca condotta nelle università di Southampton (Inghilterra) e di Edimburgo (Scozia), pubblicata sul Journal of Investigative Dermatology, ha fornito una possibile spiegazione.

I raggi ultravioletti del sole avrebbero la capacità di agire sui nitriti e sui nitrati contenuti nella pelle trasformandoli in ossido nitrico, un potente vasodilatatore il cui incremento, nel sangue, contribuisce ad abbassare la pressione.

Si stima che con l’esposizione ai raggi solari la pressione sanguigna possa diminuire anche di 10-20 millimetri di mercurio (mm Hg), che è un dato molto significativo dal punto di vista della riduzione del rischio cardio-vascolare.

2. Rafforza le ossa

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Il metabolismo del calcio nelle ossa e la corretta mineralizzazione dello scheletro avvengono con l’aiuto della vitamina D.

Quella contenuta negli alimenti (latticini, tuorlo d’uovo, pesce azzurro, ma soprattutto olio di fegato di merluzzo assunto come integratore) è però scarsa, mentre, secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità, il 90 per cento circa del fabbisogno di questa vitamina si ottiene grazie all’esposizione al sole.

I raggi ultravioletti di tipo B (UV B) trasformano infatti una parte del colesterolo della nostra pelle in precursori della vitamina D che poi il fegato e i reni convertono in una forma attiva.

Ma se ci esponiamo al sole protetti dalla crema solare, raccomandata per prevenire i tumori della pelle, riusciamo a sintetizzare sufficiente vitamina D?

Sì, perché in realtà applichiamo sul corpo circa la metà della crema solare necessaria a garantire il livello di protezione indicato sulle confezioni dei prodotti solari: un livello che, sulla base dei test di laboratorio, potremmo raggiungere solo se ci ricoprissimo di uno strato visibile di crema.

Quasi nessuno lo fa. Basta pertanto un’esposizione al sole di pochi minuti al giorno, anche con la crema protettiva nelle modalità con cui mediamente la si applica, per assorbire la quantità di radiazione solare sufficiente a coprire il fabbisogno di vitamina D.

Eppure, 120 milioni di europei e statunitensi, secondo i dati delle principali Società scientifiche internazionali, soffrono di carenza di vitamina D. Molto spesso è un problema di dosaggio errato nel sangue.

In provetta infatti, dove è contenuto il campione di sangue da analizzare, la vitamina D si degrada velocemente e, se il campione non è analizzato in tempi brevissimi e costanti (per poter stabilire dei confronti), i livelli di vitamina risultano più bassi di quelli attesi, inducendo spesso i medici in valutazioni errate.

3. Ci mette di buonumore ed aiuta il sistema immunitario

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Il sole favorisce la produzione di endorfine, ormoni del benessere con proprietà analgesiche ed eccitanti. I raggi del sole danneggiano il DNA della pelle.

Se l’esposizione non è eccessiva, cioè non condotta nelle ore di soleggiamento più intenso (in estate tra le 11 e le 16) e senza un’adeguata protezione solare, questi danni sono lievi e riparabili, ma sufficienti a innescare la produzione di una sostanza chiamata pro-opiomelanocortina che a sua volta induce la produzione di ormoni come l’ACTH (da cui deriva il cortisone), le endorfine e l’ormone MSH responsabile dell’abbronzatura.

Pertanto l’abbronzatura non è solo una naturale protezione delle cellule della pelle (cheratinociti) esposte al sole, ma è anche legata a benefici sul cervello grazie alle endorfine.

Il benessere psicologico che ci regala il sole è dovuto anche al fatto che, esponendoci alla sua luce, in particolare grazie alla produzione di vitamina D, aumentiamo nel nostro cervello la disponibilità dei neurotrasmettitori serotonina e dopamina.

La serotonina è considerata la “sostanza del buo- numore”, mentre la dopamina, che regala una generale sensazione di benessere, agisce anche positivamente sul ritmo sonno-veglia. Esporsi almeno mezz'ora al giorno alla luce del sole contribuisce infatti a migliorare i disturbi del sonno e, di conseguenza, le prestazioni cognitive.

Bassi livelli di vitamina D sono anche correlati a un maggiore rischio di depressione. Nei Paesi del Nord, per esempio, dove è più scarso il soleggiamento, gli stati depressivi sono più diffusi, come emerge da dati statistici.

Prendere il sole, purché senza eccessi, ci rende più resistenti alle malattie e può aiutarci anche a prevenire alcuni tipi di tumori.

I raggi ultravioletti inducono la migrazione, verso i linfonodi, delle cellule che presentano gli antigeni, cioè di cellule capaci di stimolare il sistema immunitario e “istruirlo” a rispondere alle infezioni, all’attacco di sostanze mutagene e cancerogene.

Entra poi ancora in gioco la vitamina D. Questa vitamina induce la produzione di piccole proteine (peptidi) di elevato potere antibatterico che aiutano a riequilibrare il microbiota intestinale e a potenziare le difese immunitarie.

4. Quando i raggi solari non fanno bene

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Oltre alla luce visibile (44% dei raggi), il sole emette anche raggi invisibili all’occhio umano: UV (3%) e infrarossi (53%).

Ciascuno di questi tipi di radiazione solare, caratterizzati da diverse lunghezze d’onda misurate in nanometri (nm = miliardesimi di metro), ha anche degli effetti negativi sul nostro organismo.

Quindi l’esposizione al sole non deve essere eccessiva e in estate va evitata nelle ore più calde, dalle 11 alle 16, in cui la radiazione, più intensa, può provocare gravi insolazioni (sino alla perdita di coscienza) e danneggiare i melanociti (le cellule che devono proteggere la pelle tramite l’abbronzatura), dando luogo a tumori maligni e aggressivi, come i melanomi.

- Luce visibile (400- 800 nm): ci permette di distinguere forme e colori. Le sue componenti blu-violette ad alta energia che si avvicinano agli ultravioletti possono favorire la degenera- zione maculare della retina, prima causa di cecità negli anziani dei Paesi più sviluppati.
- UV A (320-400 nm): danneggiano le fibre elastiche della pelle causando l’invecchiamento cutaneo e le rughe. Possono provocare danni indiretti al DNA favorendo alcuni tumori della pelle.
- UV B (280-320 nm): la maggior parte è assorbita e trattenuta dalla fascia di ozono che protegge il pianeta. Un’eccessiva esposizione a questi raggi è associata a diverse patologie tumorali (e non solo) della pelle e degli occhi.
- UV C (100-280 nm): sarebbero i più pericolosi, ma sono assorbiti dall’atmosfera e non raggiungono la superficie terrestre.
- Infrarossi (800-1400 nm): percepiti come calore. Possono dilatare i capillari e i vasi sanguigni superficiali e facilitare o peggiorare le vene varicose delle gambe.





5. 5 luoghi comuni sui quali occorre fare chiarezza

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- Se il cielo è coperto, i raggi solari non arrivano sulla superficie terrestre
FALSO – Una leggera copertura nuvolosa alta riduce la radiazione UV sulla Terra soltanto del 5-10 per cento, mentre una copertura nuvolosa spessa la riduce del 30-70 per cento.

 

- In montagna il sole è più intenso che al mare
VERO – L’indice UV aumenta di circa il 10 per cento ogni 1.000 metri di altitudine. In montagna l’atmosfera è più rarefatta, i raggi UV sono filtrati meno ed è più facile scottarsi.

 

- I tessuti bagnati ci proteggono dalle radiazioni UV
FALSO – Ci proteggono meno di quelli asciutti perché le fibre di tessuto sono meno fitte.

 

- Frutta e verdura prevengono le scottature
VERO/FALSO – Ricche di vitamine e antiossidanti, potenziano le difese naturali della pelle, ma non bastano. Per scongiurare eritemi (primo grado della scottatura) o scottature vere e proprie, bisogna anche evitare di esporsi al sole nelle ore più calde e proteggersi con una crema contenente filtri solari.

 

- La luce solare ci fa starnutire
VERO – Si stima che capiti al 10- 35 per cento delle persone di starnutire se colpiti dalla luce improvvisa del sole e ancora non si è capito perché. Tra le ipotesi: un’attivazione del sistema nervoso parasimpatico che governa le azioni involontarie, un’interferenza tra nervo ottico e trigemino che controlla alcuni movimenti facciali, una maggiore eccitabilità della corteccia visiva in certe persone, un residuo evolutivo che presuppone un vantaggio in questa reazione riflessa.








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