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Cairn Terrier: un cane giocherellone, allegro e tanto affettuoso!

Il Cairn Terrier è uno dei più popolari Terrier scozzesi. È anche, per la stragrande maggioranza degli specialisti, il tipo originale!

Il suo nome deriva dalla parola gaelica cairn, che designa monticelli di terra formati tanto da detriti naturali quanto da un cumulo di pietre eretto per indicare un passaggio in montagna o delimitare una proprietà.

Quanto al carattere il Cairn è visceralmente un Terrier, ossia è petulante, intraprendente, vivace e gaio.

Profondi tesori d’ingegnosità e di entusiasmo per giocare, per rallegrare l’ambiente familiare; è sempre pronto ad andare a passeggio, segue i padroni dovunque vadano, spesso li precede, trotterellando allegramente senza stancarsi.

Originario delle aspre regioni scozzesi, il Cairn Terrier possiede perciò un fisico di robusto lavoratore e ha conservato delle andature da sportivo capace di una grande resistenza fisica.

Lo si sarà compreso, il Cairn Terrier è talvolta l’ospite un po’ esuberante della famiglia, ma può ugualmente fare la felicità di persone sole o anziane.

Per amore del padrone, può mostrarsi saggio, equilibrato, pronto ad adattarsi a tutto, a condizione che senta l’affetto reclamato dalla sua natura generosa.

Conosciamo insieme questa straordinaria razza canina: il Cairn Terrier, un cane giocherellone, allegro e tanto affettuoso!

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CAIRN TERRIER
GRUPPO: terzo.
ALTEZZA AL GARRESE: da 25 a 31 cm.
PESO: da 6 a 7,5 kg.
MANTELLO E COLORE: tutti i colori a eccezione del bianco puro, del nero puro o del nero focato.
DIFFUSIONE: non molto diffuso in Italia.
DURATA MEDIA DELLA VITA: dodici anni.
CARATTERE: giocherellone, attivo, allegro, affettuoso.
RAPPORTI CON I BAMBINI: eccellenti.
RAPPORTI CON GLI ALTRI CANI: buoni.
ATTITUDINI: cane da compagnia.
SPAZIO VITALE: può vivere in appartamento con un minimo di esercizio fisico.
ALIMENTAZIONE: da 150 a 180 g di alimento completo al giorno.
TOELETTATURA: minima.

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1. Origine e storia

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Il Cairn Terrier è uno dei più popolari Terrier scozzesi. È anche, per la stragrande maggioranza degli specialisti, il tipo originale!

Il suo nome deriva dalla parola gaelica cairn, che designa monticelli di terra formati tanto da detriti naturali quanto da un cumulo di pietre eretto per indicare un passaggio in montagna o delimitare una proprietà.

Gli autentici ‘cairn’, tuttavia, sono molto più antichi: dall’età del Bronzo (II millennio a. C.) sono intimamente legati all’universo delle popolazioni celtiche, che li consideravano come le residenze delle divinità.

Poco prima dell’era cristiana, quando furono fermate dai Pitti, che ne impedirono la conquista della Caledonia (la futura Scozia), le legioni romane edificarono a loro volta dei tumuli, fatti di pietre e terra, sulle sepolture dei loro morti.

Secondo la tradizione, i viandanti che passavano in vicinanza di questi monticelli dovevano deporvi una pietra, al fine di accattivarsi la benevolenza dei defunti; la pena per chi non lo avesse fatto era un cammino disseminato di insidie.

Con il passare del tempo, i tumuli furono progressivamente abbandonati, se non dimenticati. Finirono per essere coperti da folti cespugli di rovi e da macchie impenetrabili, che però divennero un rifugio inespugnabile per le volpi, i tassi e altri animali che scavano tane nel terreno.

Sicuramente inespugnabile? Per la maggior parte dei cani, di certo, ma non per quelli di piccola taglia, dalle zampe corte, che erano perfettamente protetti da una pelliccia irsuta e che, in modo del tutto naturale, presero il nome dal loro territorio di elezione.

E tuttavia doveroso precisare che se la caccia da tana e i cani che vi venivano impiegati erano già conosciuti a partire dal Medioevo, o ancor prima, nessun cronista o bardo si preoccupò allora di farne menzione.

Verosimilmente diffusi innanzi tutto nell’isola di Skye (appartenente all’arcipelago delle Ebridi, a ovest della Scozia), questi cani furono menzionati nella seconda metà del XVI secolo da John Keys (nome latinizzato in Joannes Caius) e poi da George de Turberville, che li descrissero come soggetti a pelo ruvido, capaci di inseguire la selvaggina fin sotto terra; questi autori fecero anche riferimento al celebre Agas, citato dal romano Oppiano nella sua opera sulla caccia Cinegetica (III sec. d. C.).

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Le tracce di questi cani si ritrovano solo nel XVII secolo. Nel 1600, infatti, il re di Scozia Giacomo VI (re d’Inghilterra sotto il nome di Giacomo I) donò diverse coppie di cani dal mantello bianco (dei White Doggies) alla corte di Francia, con la quale era imparentato, essendo figlio di Maria Stuart.

A quel tempo i MacLeod, del clan dei Drynoch, abitanti nell’isola di Skye, possedevano proprie linee di sangue grandemente reputate. Due secoli dopo, precisamente nel 1840, Martin MacLeod, che lasciò l’isola di Skye per emigrare in Canada, condusse con sé la propria muta di Cairn, che fece conoscere oltreoceano.

Nel museo di Inverness, infine, un quadro intitolato Il Cane favorito, dipinto nel 1845 da Rosa Bonheur, mostra un tipico Cairn, visto di tre quarti e appoggiato all’anteriore destro.

Indubbiamente, il Cairn-Terrier fu a lungo prerogativa delle grandi famiglie scozzesi, prerogativa passata poi ai duchi d’Argyll e infine al clan dei MacDonald; quest’ultimo privilegio è citato dal celebre cinologo Pierre Mégnin per provare l’esistenza da lungo tempo della razza. 

Nel XIX secolo, però, questo cane divenne molto più noto, poiché fu, tra il 1875 e il 1883, la mascotte della squadra di cricket di Aberdeen.

Questo cacciatore accanito di tassi e di volpi nelle Highland eccelleva anche nell’inseguimento della lontra e, nelle abitazioni, nelle fattorie e nelle scuderie, era il distruttore accreditato di ratti, di topi, di donnole e di puzzole, a tal punto che il cinofilo F. T. Barton scriveva che era il «più antico dei vermin killers» (uccisori di animali nocivi).

Nel 1860 questo cane fu presentato per la prima volta all’esposizione di Inverness sotto il nome di ‘Skye-Terrier a pelo corto’, denominazione che era stata scelta per ricordare l’isola di origine, dove si trovavano logicamente i soggetti più tipici.

Tuttavia, prima di questa data, già un altro Terrier originario dell’isola di Skye aveva raggiunto una solida reputazione, soprattutto grazie al pelo setoso e lungo, che aveva attirato l’attenzione della stessa regina Vittoria, tanto da indurla, a partire dal 1842, a praticare l’allevamento di questo cane, l'"autentico" Skye-Terrier.

Il Cairn-Terrier non poteva, pertanto, acquisire uno statuto di razza sotto il nome di Skye-Terrier, malgrado una menzione distintiva sulla natura del suo pelo.

In ogni modo, gli allevatori del ‘vero’ Skye-Terrier gli negavano ogni possibilità di incrocio con il loro cane favorito, perché temevano la comparsa di un discendente dal pelo irsuto, derivato direttamente dal Terrier, ma capace di rivendicare la palma dell’anzianità.

Da parte sua, infine, il Kennel Club a nessun titolo voleva sentir parlare di un Terrier da lavoro proveniente dall’isola di Skye e chiamato Cairn-Terrier, nome che i brillanti cinofili responsabili del Club ritenevano troppo impreciso.

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Presi tra il Kennel Club e i sostenitori dello Skye-Terrier, gli appassionati del Cairn dovettero polemizzare per non meno di mezzo secolo, per ottenere che il loro cane potesse alla fine portare ufficialmente il suo nome tradizionale.

Se si dovette aspettare così a lungo, il motivo fu essenzialmente perché, nella mentalità dei cinofili, il Cairn, onesto lavoratore, non era sufficientemente distinto per essere introdotto nel Club dei Terrier scozzesi.

Il 27 maggio 1912, tuttavia, il comitato del Kennel Club decise di aprirgli il proprio libro genealogico: il primo soggetto a figurarvi rispondeva al nome di Nisbet e apparteneva al maggiore Ewing.

Il successo popolare del Cairn-Terrier non fu però immediato, poiché nel 1922, ossia dieci anni dopo il suo riconoscimento ufficiale, 141 soggetti soltanto erano stati iscritti al Kennel Club.

Si è spesso detto che il Cairn-Terrier era più o meno imparentato con il Terrier Scozzese (Scottish Terrier), con il West-Highland-White Terrier e anche con il Dandie Dinmont Terrier. 

Ricordiamo peraltro, a questo proposito, che Thomas Bell, in sintonia con molti specialisti dell’epoca, scrisse nel 1837, nell’opera History of British Quadrupeds, che esistevano soltanto due tipi di Terrier. 

Uno a pelo corto e liscio, con una silhouette molto delicata, un mantello nero e focato, o bianco; l’altro a pelo irto di vario colore e con zampe corte e solide.

Fu questo secondo cane, parente del Cairn Terrier, che divenne, in seguito a una serie di selezioni appropriate, il Terrier Scozzese (risultato dell’accoppiamento con l’Aberdeen-Terrier,
attualmente scomparso) e il West-Highland-White Terrier (che, più precisamente, altro non è se non una semplice selezione di Cairn bianchi).

I cinofili che avanzano la teoria secondo la quale il Cairn Terrier è uno dei tipi originali di Terrier considerano come prova che nel primo standard del Terrier Scozzese, pubblicato nel 1880, nella rubrica dei colori si menziona come il più auspicabile il fondo rosso a strisce scure con estremità delle orecchie e muso neri, un colore tipico dell’attuale Cairn!

Peraltro, R. Juteau, specialista di cani da tana, indica che il Cairn Terrier deve essere considerato «come il decano delle varietà di Terrier di Scozia e senza dubbio il tipo originario».

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Il Cairn Terrier è conosciuto da molto tempo in Francia. Dal 1928, quindi prima della fondazione del Club degli appassionati di Terrier di Scozia, alcuni allevatori francesi — i cui discendenti continuano ancor oggi l’attività — l’avevano adottato.

Alcuni amatori, inoltre, sono riusciti a farne un cane capace di stanare. In un’opera comparsa nel 1957 e dedicata a questo tipo di cani, René Depoux scrive: «Ho visto all’opera, durante la stagione 1955-1956, una minuscola Cairn, di nome Truffe. Questa piccola cagna, che non doveva pesare molto più di quattro chili, era eccellente con il tasso, aveva una ferma molto decisa, forse un po’ esagerata nei latrati, ma compensava questo difetto con una sottile conoscenza delle tecniche per individuare la tana, che sapeva indicare con molta intelligenza».

Nonostante questa abilità, tanto in Francia quanto negli altri paesi il Cairn-Terrier non è più utilizzato nel suo campo d’intervento originario. Deve il suo successo essenzialmente all’aspetto innocente e rustico e al carattere vivace e gioioso.

Si tenga presente, comunque, che è la sola razza, a parte il Fox-Terrier, lo Jagdterrier e il Teckel, ad annoverare qualche rappresentante chiamato a mettere a frutto le proprie capacità di lavoro. In Italia i primi soggetti di questa razza sono stati importati negli anni Settanta e, da allora, il loro numero è andato aumentando di anno in anno.

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2. Comportamento

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Una delle caratteristiche essenziali del Cairn Terrier, che spiega in gran parte il successo di cui gode, è costituita dal mantello, che non richiede una toelettatura particolare per mantenere il suo aspetto tipico.

Infatti, le cure si riducono a un buon colpo di spazzola, dato con regolarità, per allontanare il pelo morto.

Se il soggetto è destinato a comparire in un’esposizione, bisognerà depilargli l’estremità delle orecchie, in modo da metterne in risalto la forma triangolare; si taglieranno altresì i peli all’estremità della coda per accentuarne l’aspetto di ‘grossa carota’.

Questo cane deve conservare, infatti, per quanto ben accudito, un aspetto naturale e rustico. Quanto al carattere il Cairn è visceralmente un Terrier, ossia è petulante, intraprendente, vivace e gaio.

Profondi tesori d’ingegnosità e di entusiasmo per giocare, per rallegrare l’ambiente familiare; è sempre pronto ad andare a passeggio, segue i padroni dovunque vadano, spesso li precede, trotterellando allegramente senza stancarsi.

Originario delle aspre regioni scozzesi, il Cairn Terrier possiede perciò un fisico di robusto lavoratore e ha conservato delle andature da sportivo capace di una grande resistenza fisica.

Questo autentico cacciatore di lontre si dimostra a suo agio anche in acqua: si tuffa e nuota di buona lena per cercare l’oggetto che gli si lancia.

Risoluto, impudente, un tantino ostinato, come tutti i Terrier degni di questo nome, il Cairn non è invero difficile da tenere a bada, ma, fin dal suo ingresso nell’ambito familiare, bisogna guidarlo con fermezza, assegnargli il posto che gli compete, fargli capire, infine, quello che formalmente gli è vietato fare.

Se l’educazione inizia fin dalla più giovane età, esso non pone problemi, anche se ama fare sfoggio di fantasia.

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Il Cairn Terrier è molto attento a tutto ciò che fanno i padroni e riesce a indovinare istintivamente il momento nel quale sono disponibili per offrire loro una palla da lanciare.

Allo stesso modo, i padroni devono scegliere i momenti nei quali esso è in grado di ricevere una lezione estemporanea di educazione: il Cairn Terrier preferisce questo modo di imparare a un sistema troppo rigido.

Invece, questo clown non ha affatto bisogno di lezioni per mostrare eccellenti disposizioni a eseguire dei giochi di destrezza o altre evoluzioni capaci di attirare l’attenzione del pubblico; a questo riguardo si rivela in possesso di spiccate risorse intellettive.

Per ben comprenderne la natura, bisogna sempre tener presente che la sua ragione di vita è quella di rimanere molto vicino a coloro che ama.

Così, se ci si deve assentare regolarmente, è auspicabile innanzi tutto abituarlo in maniera graduale a rimanere solo e non dimenticare, al ritorno, di fargli grandi feste con complimenti e carezze (anche per un’assenza di pochi minuti).

Pur senza essere particolarmente sensibile, fa fatica ad accettare di essere abbandonato; se si sente messo da parte, allora non sa trattenersi dal mostrarsi imbronciato. Ma una parola gentile, un invito al gioco ed ecco che ritrova subito la sua natura espansiva.

Grazie alla piccola taglia e al peso modesto, il Cairn può essere portato dappertutto e facilmente.

E, dato che non è un abbaiatore impenitente, che non si mostra aggressivo verso i suoi simili, ossia in breve che non ha nulla del cane nervoso, in genere non lo si giudica importuno, purché, beninteso, per eccessiva indulgenza non se ne sia fatto un piccolo essere viziato.

Non dimentica la sua socievolezza nemmeno con il gatto di casa. Da Terrier civilizzato, sa trattenere i suoi istinti di cacciatore. Il gusto del gioco, la vitalità, la costante gaiezza lo rendono un compagno di giochi ideale per i bambini.

È abbastanza piccolo per non urtarli e per lasciarsi portare a passeggio, ma è anche abbastanza grande, robusto e resistente per partecipare a tutte le loro attività facendosi rispettare.

Questo cane rustico è felice in campagna, dove si rivela un cacciatore accanito di topi e di talpe. Ma si accontenta anche di un piccolo giardino e, quando la situazione lo esige, si adatta bene perfino alla vita cittadina, in appartamento, purché possa disperdere la sua energia e fare esercizio fisico in modo regolare.

Lo si sarà compreso, il Cairn Terrier è talvolta l’ospite un po’ esuberante della famiglia, ma può ugualmente fare la felicità di persone sole o anziane. Per amore del padrone, può mostrarsi saggio, equilibrato, pronto ad adattarsi a tutto, a condizione che senta l’affetto reclamato dalla sua natura generosa.

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3. Lo Standard della razza

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FCI Standard N° 4 / 12.03.1998
CAIRN TERRIER
ORIGINE: Gran Bretagna
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 24.06.1987
UTILIZZAZIONE: Terrier
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 3 Terrier
Sezione 2 Terrier di piccola taglia (gamba corta)
Senza prova di lavoro

ASPETTO GENERALE
Agile, sveglio, dall’aspetto naturale di buon lavoratore. Ben piazzato davanti sulle zampe anteriori. Forte posteriore. Dal costato profondo, è molto sciolto nel movimento. Mantello resistente alle intemperie.

COMPORTAMENTO – CARATTERE
Colpiscono la sua attività, sportività e durezza. Temperamento allegro e coraggioso; difende ma non aggredisce.

TESTA: piccola ma proporzionata al corpo. Ben fornita di pelo
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: ampio, con una linea di sutura netta fra gli occhi
Stop: marcato
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: nero
Muso: potente
Mascelle/Denti: denti larghi. Mascelle forti, ma non lunghe o pesanti, con perfetta, regolare e completa chiusura a forbice.
Occhi: distanziati, di media grandezza, colore scuro. Leggermente infossati, con folte sopracciglia.
Orecchi: piccoli, a punta, ben portati e eretti, non inseriti troppo vicini né appesantiti da troppo pelo.

COLLO: bene inserito, non corto.

CORPO
Dorso: orizzontale, di media lunghezza.
Rene: forte e elastico.
Torace: profondo con costole ben cerchiate.

CODA: corta, proporzionata, ben fornita di pelo ma senza frange. Inserita né alta né bassa, portata gaiamente, ma non ricurva verso il dorso.

ARTI
ANTERIORI: di media lunghezza. Ossatura buona ma non troppo pesante. Ricoperti di pelo ruvido.
Spalle: oblique.
Gomiti: aderenti
POSTERIORI:
Cosce: forti e muscolose.
Ginocchio: con buona angolazione ma non eccessiva.
Garretti: bene diretti a terra, non deviati in fuori né in dentro se visti dal dietro

PIEDI: quelli anteriori sono più grandi dei posteriori e possono essere leggermente deviati in fuori. Cuscinetti spessi e forti. Piedi sottili, stretti o molli, e unghie lunghe, sono riprovevoli.

ANDATURA: passo molto fluente. Anteriori con buon allungo. Posteriori con molta spinta. I garretti non sono troppo stretti né troppo distanziati

MANTELLO
PELO: molto importante. Resistente alle intemperie Deve essere doppio, con abbondante, ruvido, ma non grossolano mantello esterno; sottopelo corto, soffice e fitto. Mantello “aperto” riprovevole. Permessa una leggera ondulazione.
COLORE: crema, grano, rosso, grigio o quasi nero. La tigratura è accettabile in tutti questi colori. Non ammessi il nero assoluto, o il bianco, o il nero-focato. Sfumature scure su orecchi e muso sono molto tipiche.

TAGLIA E PESO
Altezza: circa 28 – 31 cm. ma in proporzione al peso: 6 – 7,5 kg

DIFETTI: Qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto e la severità con cui questo difetto sarà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità.

N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.

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4. I Terrier sono un'invenzione britannica?

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Ben pochi Terrier, fra la trentina di razze comprese in questo gruppo, sono di nazionalità diversa dalla britannica (qualcuna, per la precisione, è irlandese).

Tuttavia, anche per queste non è difficile trovare degli antenati britannici.

E' il caso del Terrier boemo (Cesky Terrier), prodotto di un incrocio tra lo Scottish e il Sealyham-Terrier, e del Terrier Australiano, derivato dal Cairn Terrier che, dopo essere stato portato laggiù, si modificò a poco a poco (forse incrociato con degli Yorkshire-Terrier). I Terrier sono legati alla Gran Bretagna anche dalla storia.

Nel III secolo d. C. il romano Oppiano parla dell'Agas proveniente dalla Britannia (ossia dalla Gran Bretagna) e, molto più tardi, nella sua opera I Cani della Gran Bretagna, pubblicata nel 1870, il grande autore Hugh Dalziel vi fa riferimento:
«Noi sappiamo che in Gran Bretagna i cani più ricercati erano denominati Agas. Si direbbe che sono proprio fatti, grazie alla forma e alla taglia, per inseguire la selvaggina fino in fondo alla loro tana. I movimenti, per così dire striscianti, le reni ridotte, il pelo forte li rendono idonei a questo genere di caccia e si può constatare che le loro potenti mascelle sono in misura inversamente proporzionale alla loro taglia. È del tutto naturale che tutti coloro che non li conoscono li ritengano deboli, ma per poterli ben giudicare bisogna vederli all’opera nello stanare».

Anche Plinio il Vecchio menziona «piccoli cani che inseguono la preda fin sotto terra». Fu tuttavia l’inglese John Keys (Caius) che nel 1576 fornì la prima descrizione completa del lavoro compiuto dai Terrier e che diede loro questo nome.

In occasione del loro incontro, che si svolse a Padova, il naturalista Konrad Geisner, per completare la sua monumentale Historia animalium, chiese a John Keys di stabilire in latino una classificazione dei cani.

Le sue opere ottennero un tale successo da essere rapidamente tradotte in inglese. John Keys diede il primo posto ai Terrier, che furono classificati tra i cani nobili. In merito egli scrisse:
«Esistono anche dei cani per la caccia alla volpe o al tasso, che noi chiamiamo Terrier perché penetrano sotto terra, spaventando, eccitando e mordendo la selvaggina, fino a ridurla in pezzi con i loro denti, nel seno stesso della terra; oppure la trascinano fuori a forza da cunicoli tortuosi e oscuri, da umide tane e da caverne senza vie di fuga; o ancora procurano agli animali cacciati un tale spavento che si affrettano ad abbandonare immediatamente il rifugio per cercarne un altro; allora l’animale, volpe, tasso o altro, si trova alla fine preso in trappola negli strumenti e nelle reti disposte a tal fine accanto all'apertura della tana».

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Non si deve però dimenticare che cani del genere esistevano da molto tempo anche sul continente. Il capitolare di Dagoberto, del 630, prevede nell’articolo 4, titolo IX, della legge detta dei Bavaresi' che «colui il quale abbia ucciso uno dei cani che si chiamano Bibar-hund e che cacciano sotto terra, ne restituisca uno simile e sei soldi d'oro».

Più tardi, alla fine del XIV secolo, Gaston Phébus e André de Ferrières descrivono la caccia ad animali condotta sotto terra e il secondo a questo riguardo parla di 'cani da tana’.

Poi, nel 1561, Jacques de Fouilloux è il primo a descrivere dei «Bassotti con gambe arcuate che si insinuano più agevolmente degli altri e sono migliori per i tassi, visto che restano sotto più a lungo, tenendo testa con più efficacia senza uscire [...], venuti dai paesi di Fiandra e d’Artois».

La sua opera, Vénerie (Caccia con i cani), costituisce un effettivo trattato specializzato, nel quale spiega come catturare volpi e altri animali da tana e come si debba «addestrare i Bassotti a seconda del tipo di terreno frequentato».

Infine, nel suo Parfait Chasseur (Perfetto cacciatore), pubblicato nel 1683, Jacques de Sèlincourt descrive pure le cacce che si effettuano sotto terra: «Fu necessario darsi il cambio per continuare la notte; noi abbiamo cacciato senza tregua i tassi per tre notti di seguito fino a catturarne sette in una stessa tana, sia vecchi sia giovani».

Bisogna, quindi, riconoscere che l'arte di stanare gli animali è antica quanto la classica caccia con i cani, di cui anzi è una delle forme.

Tuttavia, mentre i cani delle mute verranno sempre più selezionati nel corso dei secoli, non avverrà lo stesso per i cani destinati a stanare, in particolare in Francia, perché questo tipo di caccia andrà perdendo a poco a poco le sue prerogative di nobiltà. Non le riconquisterà, infatti, che quando ritroverà i principi della cinofilia e della caccia con i cani.

In Germania, invece, la caccia con i cani da tana verrà praticata senza interruzioni dal Medioevo e, da allora, si inizierà a parlare del Dachshund (cane da tasso), la cui selezione porterà al Teckel moderno.

Secondo René Depoux, esperto in materia, la mancanza di razze di cani da tana sarebbe dovuta al fatto che l’attitudine dei cani a cacciare sotto terra non sarebbe stata sufficiente per creare dei cani specializzati.

Il Teckel dovrebbe dunque la sua esistenza a quello che era al contempo cane da sangue. Inoltre, i Tedeschi non hanno una tradizione per la caccia alla corsa, contrariamente ai cacciatori francesi che invece a lungo si sono dedicati a questo tipo di caccia.

In Gran Bretagna l'impiego di cani da tana è rimasto un’attività venatoria molto diffusa, in particolare a motivo della rarefazione precoce della selvaggina, il che ha indotto i cacciatori a indirizzarsi verso l'inseguimento di faine, tassi, puzzole, ecc.

I Terrier, per questo motivo, sono stati più numerosi sul suolo britannico che in qualsiasi altro posto. La cinofilia, nata in Inghilterra nella prima metà del XIX secolo, si è subito interessata a questi piccoli cani, ne ha selezionato le varietà locali e regionali, creandone di nuove e ottenendo le prime razze da compagnia.

I Britannici non sono stati gli iniziatori dell’attività dello stanare, ma sono stati i promotori — praticamente soli — dell’impiego dei Terrier per la compagnia.

Questi cani sono, quindi, indiscutibilmente e tipicamente britannici, nel loro temperamento turbolento ed esibizionistico, per l’importanza generalmente concessa alla loro toelettatura e alla loro presentazione.

Il Cairn Terrier è in questo campo l’eccezione che conferma la regola (con i Terrier di Norwich, di Norfolk e il Border-Terrier, nondimeno).

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5. Razze affini

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Il Cairn Terrier è un Terrier scozzese, ossia fa parte di un clan ricco di individualità spiccate e di silhouette caratteristiche.

- Il Terrier Scozzese (Scottish Terrier), derivato dall'incrocio tra un Cairn e un Aberdeen-Terrier, è nero; alcuni soggetti molto apprezzati possono essere, però, screziati o presentare un mantello grano.
Dapprima chiamato Terrier di Aberdeen, in ricordo di van Best, un abitante della città di granito grigio che fu un allevatore rinomato per la qualità delle sue stirpi di Terrier, esso ricevette la sua denominazione attuale nel 1882, dopo che la sua reputazione aveva oltrepassato di molto i confini di Aberdeen.
Fu allora fondato un club della razza, venne redatto uno standard e il Kennel Club riconobbe infine ufficialmente lo Scottish Terrier.
Misura da 25 a 28 cm per un peso oscillante tra 8,6 e 10,4 kg: ha, pertanto, gli arti corti, ma ben diritti, ed è di struttura molto rigorosa.
Lo Scottish è indubbiamente una delle personalità più affermate della specie canina e se alcuni cinofili hanno la tendenza a giudicarlo un po' sdegnoso, se non addirittura arrogante, ciò è dovuto al fatto che non sono capaci di riconoscere in lui l’animale sicuro di sé, che sa quello che vuole e che non può fare a meno di farlo sapere.
Infatti, si tratta di un cane dal temperamento focoso, ma dotato di un umorismo assai attraente, ed è appunto questo che i suoi padroni apprezzano in lui.
Anche la sua silhouette è molto originale: testa lunga e ben guarnita di pelo, sopracciglia folte, tratti netti e rettilinei; viene 'scolpito' con una toelettatura o una depilazione accurata, in 
particolare se è destinato a partecipare a una mostra.
Simbolo della Scozia, è anche il faceto Rac del disegnatore Poi Rab degli anni Trenta (effettivamente lo Scottie ha conservato un'eleganza tipica di quell'epoca) ed è ancora lui — uno dei più bei soggetti della razza — che compare sulle bottiglie di una celebre marca di scotch blended whisky.

- Sulla stessa etichetta compare il West Highland White Terrier, più familiarmente noto come Westie. Questo cane dal mantello bianco più che un cugino è in realtà un fratello del Cairn-Terrier, dato che è stato isolato dalla razza nel 1830.
Spetta al colonnello E. D. Malcolm di Poltalloch, della contea di Argyll, il merito di aver selezionato delle linee di sangue di Cairn Terrier completamente bianchi, verosimilmente perché numerosi tetraonidi, lepri e volpi erano di un bianco immacolato.
Per il Westie sorse un club e fu redatto uno standard nel 1906; l'anno seguente il cane venne riconosciuto dal Kennel Club, prima del Cairn, peraltro.
Una decisione del comitato del Kennel Club in data 18 novembre 1924 vietò gli incroci tra Cairn e Westie, a motivo del legame di consanguineità tra questi due cani, consanguineità che si manifesta pure nel carattere brioso, vivace e socievole del Westie, la cui sagoma differisce peraltro da quella del Cairn, a causa della toelettatura a cui è sottoposto.

- Lo Skye-Terrier, come indica il nome, proviene dalla stessa isola del Cairn, ma l’affinità si ferma qui.
Si tratta di una razza assai antica, dato che l'erudito dottor Caius (o Keys) scriveva, nel suo studio sui cani della Gran Bretagna, nel 1570: «Ci è stato presentato un botolo bastardo, venuto dalle regioni barbare del Nord, che, per via della lunghezza del pelo, non mostra né la faccia né il corpo».
Sono parole in realtà poco lusinghiere, ma che, nondimeno, provano che la razza esiste da lungo tempo e che insistono sull'aspetto peculiare del cane: la lunghezza del pelo.
Lo Skye-Terrier non misura più di 23-25 cm, ma appare lungo più di 1 m.
Non rimane che citare il cane Greyfries Bobby, il quale per dieci anni filati si accucciò per dormire soltanto sulla tomba del padrone, rifiutando ogni altra sistemazione, a testimonianza della fedeltà esemplare dello Skye Terrier. Una statua di bronzo, eretta all’ingresso del cimitero di Edimburgo, ne mantiene vivo il ricordo.

- Il Dandie Dinmont-Terrier è pure un Terrier scozzese. Può andare orgoglioso di un prestigioso riferimento letterario, dato che trae il nome da un personaggio di Walter Scott, eccentrico e burbero, ma dal cuore d'oro.
Questo gentiluomo di campagna, accanito cacciatore, era sempre accompagnato da sei cani che «non temevano nulla che fosse rivestito di pelo».
I loro nomi erano delle varianti di Pepper (pepe) e di Mustard (senape), i soli colori ammessi ancora oggi per la razza (ossia dal fulvo rosso al fulvo chiaro e dal grigio scuro all'argentato).
Il Dandie Dinmont è molto diverso dagli altri Terrier. La sua sagoma è tutta una curva: dorso leggermente arcuato all'altezza della spalla, coda a scimitarra, calotta di peli setosi sul cranio.
Il suo sguardo è un po' malinconico, il che però non vuol dire che sia un contemplativo un po' triste; al contrario, questo cane è brioso e dotato di una certa tendenza all'umorismo. Misura tra 20 e 28 cm e pesa tra 7,3 e 8,1 kg.

- Il Terrier di Norwich, di origine non più scozzese ma inglese, con testa volpina, sagoma compatta e pelo forte, spesso nelle tonalità del fulvo, ha molto verosimilmente del sangue del Cairn nelle vene. È stato riconosciuto ufficialmente nel 1932. Più piccolo del Cairn (da 23 a 25 cm per un peso compreso tra 4,1 e 4,5 kg) è l’ultimogenito tra i Terrier inglesi.

 

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