Faina e martora: le saette dei boschi

Zampe corte, corpo slanciato, coda lunga e sinuosa e pelo di colorazione scura, dal grigio al marrone.

Sono queste alcune delle caratteristiche, con le dovute eccezioni, che identificano la grande famiglia dei Mustelidi, gruppo di carnivori che si è adattato a vivere in quasi tutto il mondo, esclusi Oceania, Madagascar, Caraibi e Antartide.

Anche l’Italia è stata terra di conquista per questi animali e, tra le tante specie che ospita, martora (Martes martes) e faina (Martes foina) occupano di sicuro un posto privilegiato.

Sebbene entrambe siano ben rappresentate e diffuse sul territorio nazionale, gli studi che se ne occupano sono scarsi e le domande a cui trovare risposta in merito alla loro ecologia ancora molte.

Entrambe, svolgono anche un ruolo significativo negli ecosistemi in cui vivono. Contribuiscono al controllo delle popolazioni di piccoli mammiferi e insetti, aiutando così a mantenere un equilibrio naturale all’interno degli ecosistemi forestali.

Tuttavia, entrambe queste specie affrontano minacce di vario genere. La perdita di habitat, l’inquinamento e la caccia sono fattori che possono influenzare negativamente le popolazioni di faine e martore.

Pertanto, la conservazione di queste specie diventa cruciale per preservare la biodiversità e garantire la stabilità degli ecosistemi forestali.

1. Carta d'identità della faina e della martora

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- CARTA D'IDENTITÀ DELLA FAINA
Nome comune: faina
Nome scientifico: Martes foina;
Dimensioni: lunga 45-50 cm, più 25 cm di coda; altezza ala spala 12 cm;
Dove vive: dall'Europa (tranne Scandinavia, Irlanda, Gran Bretagna e isole Baleari) all'Asia Minore e Centrale. In tutta Italia (escluse Sardegna e Sicilia);
Segni particolari: si differenzia dalla martora per rinario rosato, orecchie triangolari, sottopelo chiaro e la grande macchia bianca sul petto a forma di V rovesciata, che si spinge fino sule zampe anteriori;
Habitat: boschi di latifoglie e zone rocciose, ma anche aree agricole e centri urbani; evita le praterie e le aree aperte;
Cosa mangia: micromammiferi (arvicole e altri roditori), uova, frutta.

 

- CARTA D'IDENTITÀ DELLA MARTORA
Nome comune: martora;
Nome scientifico: Martes martes;
Dimensioni: lunga 45-58 cm, più 20-26 di coda; altezza ala spala 15 cm;
Dove vive: regione paleartica occidentale, Irlanda e Scandinavia comprese, fino ala Siberia Occidentale. Ovunque in Italia;

Segni particolari: leggermente più grossa della faina, si distingue per il rinario nero, il sottopelo scuro, le orecchie un po' più lunghe e la macchia sul petto giallastra, che si interrompe all'attaccatura delle zampe anteriori;
Habitat: frequenta quote più elevate della faina e predilige boschi maturi;
Cosa mangia: arvicole e altri piccoli roditori.

2. COSÌ SIMILI, COSÌ DIVERSE

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"Accanto al collo dell'urogallo, sulla neve immacolata, spiccava una larga chiazza di sangue. Con somma meraviglia scoprì che tutt'attorno non esisteva altra traccia se non quella di un martorel che, partendo dalla carcassa del volatile, si allontanava. Ma allora, si chiese perplesso, com era potuto giungere fin lì senza lasciare orme?
Ispezionando il grosso uccello semi divorato e riflettendo un poco, trovò la risposta: il martorel era atterrato in quel punto tenendosi artigliato alla potente schiena del cedrone! |...] " tetraonide, sentendosi perduto, s'era buttato disperatamente in picchiata nella vale portando con sé sul dorso il suo terribile giustiziere. [...]
Durante il tragico volo la martora serrava con i denti aguzzi il collo del volatile togliendogli via via le forze e costringendolo così a perdere quota lentamente fino a toccare la neve senza danni.
Una volta atterrati, li carnivoro aveva finito la preda e, dopo un lauto banchetto con le sue carni, se ne era andato. Così il mio amico spiegò a se stesso l'enigma di quelle misteriose tracce che s'allontanavano senza mai essere arrivate".

In questo brano tratto dal volo della martora, di Mauro Corona, l'autore narra questa incredibile vicenda tramandata tra i cacciatori di martore friulani. Che sia vera o meno, la domanda è un'altra: quegli uomini come facevano a essere sicuri, solo guardando le orme, che si trattasse davvero di una martora e non di una faina?

Martora e faina, infatti, sono due animali molto simili, la cui distinzione risulta molto spesso difficile, in particolare durante i tipici avvistamenti: corpi che saettano sui rami di un albero oppure dietro una roccia o sopra un tetto, grosse code scure che si agitano durante la corsa, pelame marrone che sparisce nel fitto del bosco.

Durante questi incontri è quasi impossibile dire con certezza se si sia trattato di una martora oppure di una faina. Con più calma, invece, sarebbe possibile individuare i pochi caratteri che permettono di distinguerle, almeno a un occhio esperto: se la martora ha un sottopelo fulvo, la faina lo ha chiaro, biancastro.

Le orecchie di quest'ultima, inoltre, hanno una forma più triangolare e sono orlate di bianco, mentre il rinario (quella porzione di muso che si estende dal labbro superiore alle fosse nasali) è anch'esso chiaro, rosato, mentre nella martora appare nero.

Le orecchie della martora sono invece un poco più lunghe e, inoltre, nel periodo invernale i suoi polpastrelli sono ricoperti di un morbido pellicciotto.

Il carattere distintivo più evidente è, infine, la grossa macchia che entrambe le specie presentano sul petto: quella della martora è giallastra, dai bordi non ben definiti e che solitamente si ferma all'attaccatura alta degli arti anteriori; nella faina è bianca e si protende sopra le zampe davanti, assumendo una tipica forma a V rovesciata.

Nella realtà, comunque, anche questi caratteri - in particolare il colore della macchia - possono mischiarsi e confondere, rendendo la loro identificazione cosa tutt'altro che semplice.

3. IMPARARE A CONVIVERE

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Ma come possono due animali così simili condividere gli stessi spazi? Martora e faina sono due specie "simpatriche", abitano cioe lo stesso territorio, con frequenti occasioni di contatto e sovrapposizione.

Per ridurre al minimo il potenziale conflitto, però, questi due mustelidi hanno raggiunto una sorta di tacito compromesso, suddividendosi territorio e risorse di cibo.

La martora predilige ambienti con boschi maturi dove abbondano alberi d'alto fusto in cui trovare rifugio nelle loro cavità, in particolare conifere; la faina vive anche a quote più basse e a più stretto contatto con gli uomini, frequentando spesso aree agricole vicine ai paesi e sfruttando sottotetti o altri anfratti artificiali in cui fare la tana e allevare i propri cuccioli.

Questa predilezione per un ambiente piuttosto che un altro è stata confermata anche da un recente studio svolto sulle Alpi italiane e pubblicato nel 2021, dando ragione al nome inglese delle due specie: pine marten ("martora dei pini") per la martora e stone marten ("martora delle rocce") per la faina, poiché quest'ultima, oltre che nei ruderi, trova riparo in tane scavate nel terreno o in mezzo alle rocce, a differenza della prima che, appunto, strutta le cavità degli alberi.

Ed è in queste tane che entrambe allevano le rispettive cucciolate, ma con una differenza: la martora è spesso solitaria e la femmina cresce la prole in solitudine, mentre la faina pare creare un legame di coppia più stretto, con anche il maschio che può partecipare allo svezzamento.

Ambedue le specie sono però caratterizzate da una peculiarità, cioè un ritardato impianto degli embrioni dopo l'accoppiamento. La stagione degli amori, infatti, si svolge in estate, ma la gestazione si interrompe poi per oltre 200 giorni, così da arrivare al parto nella primavera successiva, quando il cibo a disposizione sarà abbondante.

Entrambi sono animali carnivori, ma se la martora predilige nutrirsi di piccoli roditori e altre prede che cattura durante la sua attività diurna e notturna, la faina ha una dieta composta - in stagioni dell'anno come l'estate - da una gran quantità di frutta e ha un'attività prettamente notturna.

4. UNA FAINA COME VICINA

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Come detto, si sa poco di martora e faina, sebbene alcuni progetti di ricerca stiano gettando nuova luce su queste due specie, sovvertendo anche alcune convinzioni date per assodate.

"Nonostante per lungo tempo si sia ritenuto che la faina fosse la specie sinantropica (che, cioè, vive accanto all'uomo) e la martora la specialista di boschi maturi" scrive il biologo Marco Granata nel suo libro Bestiario invisibile, "negli ultimi anni sono aumentate le evidenze della grande adattabilità di entrambe le specie agli ambienti più diversi, non solo naturali ma anche urbani".

La città, infatti, per un predatore può essere una straordinaria risorsa, in particolare per specie in grado di avere una dieta varia e ampia e dotate di quella sufficiente adattabilità che consente loro di sfruttare al meglio l'ambiente urbano evitandone, al contempo, i pericoli.

"Per questo" scrive ancora Granata, "non è raro osservarle nelle campagne o nei piccoli paesi (...] e può capitare di incrociarle nelle periferie, all'interno di parchi o lungo viali alberati, ma sempre più spesso anche nel pieno centro delle nostre città".

E se questo valeva per la faina, sempre più elementi dimostrano l'avanzata della più competitiva martora, che da un passato come esclusiva abitatrice dei boschi si sta ora diffondendo anche in pianura, diventando anch'essa nostra vicina di casa.





5. LA MARTORA E LE FORESTE RESILIENTI

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Anche in questa avanzata verso la pianura, comunque, la martora necessita e predilige boschi maturi, dove gli alberi hanno avuto la possibilità di crescere, invecchiare e ingrandirsi nella chioma e nel tronco.

"La martora resta comunque molto meno adattabile della faina alle modificazioni ambientali provocate dall'uomo" scrive lo zoologo Filippo Zibordi, autore de L'uomo e l'orso possono convivere?, un libro interamente dedicato ai predatori delle Alpi, di cui un capitolo è riservato proprio alla martora.

"La principale minaccia alla sua sopravvivenza" prosegue "ora che la sua pelliccia non è più oggetto di intenso prelievo come accadeva fino agli Anni 60, è rappresentata dalla frammentazione degli habitat idonei alla sua presenza".

Una vicenda, quella della martora, che ci insegna molto sull'importanza di preservare habitat adatti alla vita degli animali selvatici e alla loro connettività ecologica, "ossia la possibilità per gli organismi di spostarsi tra porzioni di habitat idoneo" conclude Zibordi.

Ed è proprio con questo fine, connettere territori poco idonei all'espansione della martora, che nel 2015 sono stati posizionati sul territorio del Parco nazionale della Val Grande, in Ossola (Piemonte), una serie di nidi artificiali in boschi dove, a causa della presenza di pochi alberi vetusti, si creava una sorta di barriera all'espansione di questo mustelide.

In conclusione, torniamo al brano di Mauro Corona e alla domanda iniziale: perché quei cacciatori si riferivano con tale sicurezza alla martora e non alla faina?

Le ricerche fin qui citate hanno messo in evidenza una predilezione della prima per quote più elevate rispetto alla seconda, sebbene entrambe evitino aree aperte e praterie alpine, forse a causa del rischio di essere predate dai grossi rapaci.

L'urogallo vive a quote importanti, quindi è più probabile una sua interazione con una martora piuttosto che con una faina, come forse ben sapevano quegli assidui frequentatori e conoscitori della montagna, capaci di immaginare, addirittura, una martora volante in questa incredibile storia di animali, boschi e uomini.








Note

LA "KUNA" CROATA

Nel 2022 la Croazia ha adottato come moneta l'euro, abbandonando la storica valuta nazionale, la "kuna". In lingua croata kuna significa "martora", tanto che questo animale è rappresentato sia sulle vecchie monete sia su una delle due facce di quella da 1 euro coniata dallo Stato balcanico.

Ma perché questo legame tra moneta e martora? Il motivo è da ricercarsi nella storia del Paese, quando la moneta come la intendiamo noi doveva ancora essere inventata e come unità di scambio si usavano proprio le pelli della martora.

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