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India: 5 date memorabili

Lo sapevate che l’attuale popolazione indiana è pari a 1,2 miliardi di individui,  e si è ipotizzato che nel 2025 sarà lo Stato più popolato al mondo?

L'India, infatti, è il secondo paese più popoloso al mondo con 1,2 miliardi di persone che sparse per il territorio indiano posseggono tradizioni culturali,  linguistiche,  religiose,  alimentari e  di vita  quotidiana anche molto diverse  tra loro.

Nonostante la dimensione del paese è importante sottolineare che in generale non esistono particolari pericoli per chi vi si reca. Il nome India deriva dalla parola persiana Hindu, la storica denominazione locale per il fiume Indo. 

Considerando che socialmente il 70% della popolazione vive in ambienti rurali o in piccole città o villaggi, la cultura dominante nel paese è certamente quella tradizionale e legata al territorio di residenza.

L'India attualmente rappresenta una delle economie emergenti o meglio in transizione in quanto si tratta di un'economia già emersa da diversi anni. Nel 1940, era un paese povero sotto il giogo straniero. Entro l'anno 2040, se le cose vanno secondo i pronostici, sarà la terza economia del mondo con un ragionevole reddito pro capite. Attualmente, ad esempio, Bangalore viene soprannominata la Silicon Valley indiana e viene vista come un centro per la tecnologia dell'informazione. 

L’India costituisce una delle più antiche civiltà del mondo: nel corso di più di 4000 anni di storia vi si sono fusi popoli e tradizioni diversi che hanno contribuito ad arricchire l'enorme e variegato patrimonio culturale del paese.

E' anche il paese dove ci sono più diversità di religioni e sette in tutto il pianeta. Non solo è la terra dove nacque l’Induismo e il Buddismo; è anche l’epicentro dei guru, l’unico dove si pratica il Jainismo, il terzo paese, dopo l’Indonesia e il Bangladesh, di seguaci di Allah e anche uno dei territori più estesi dello Zoroastrismo.

Oggi parleremo di 5 date di fondamentale importanza che hanno marchiato l'essenza di questo meraviglioso paese, chiamato anche il "paese delle contraddizioni". Questo paese pieno di mistero e di fascino, magico, spirituale, solare, sorridente nonostante la grande miseria e povertà, ma nello stesso tempo evoluto e progredito. Vediamole insieme.

Nome ufficiale: Republic of India, Bhārat Juktarashtra
Forma di governo: Repubblica parlamentare federale 
Capitale: Nuova Delhi  (21.753.486 abitanti)
Città principali: Mumbai (18.300.000 ab.); Calcutta (14.300.000 ab.); Delhi (15.300.000 ab.); Bangalore (6.500.000 ab.); Chennai (4.520.000 ab); Hyderabad (6.600.000 ab.)
Superficie: 3.287.263 km²
Popolazione: 1.210.193.000 abitanti
Densità: 372,5 ab./km² 
Lingue ufficiali: hindi, inglese, sanscrito e altre 21 lingue a livello regionale
Religione:  Induismo (82%), Islamismo (11%), Cristianesimo (3%), Sikhismo (2%), Jainismo (0,5%), Buddismo (0,7%), Zoroastrianismo (0,01%)
Moneta: Rupia indiana

1. 260 a.C. - L'India sceglie la pace

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Secondo le sue memorie, ben 100.000 uomini trovarono la morte e 150.000 vennero allontanati dalle loro terre quando Ashoka, terzo sovrano della dinastia indiana dei Maurya via, conquistò il regno confinante di Kalinga.

Straziato dal rimorso, il re si convertì al buddhismo, rinunciò alla guerra e dichiarò di voler conquistare altre nazioni solo attraverso la forza del "dharma" (i principi di una vita giusta).

Gli editti di Ashoka scolpiti su 33 colonne di pietra, dette "i pilastri di Ashoka", erette in diversi luoghi del suo regno. Il pilastro più famoso è quello di Sarnath, alto in origine 15 metri ed eretto sul luogo in cui il Buddha predicò il suo primo sermone.

Il suo magnifico capitello con i 4 leoni che guardano al nord, sud, est ed ovest è stato adottato come emblema della nazione indiana nel 1948. Editti di Ashoka sono stati trovati anche su pietre  e all'interno di caverne lungo il corso superiore dell'Indo, nel Gujarat meridionale, e lungo il fiume Krishna nel sud dell'India.

Le iscrizioni testimoniano la conversione di Ashoka al buddhismo e i suoi sforzi nel diffonderlo; divulgavano i suoi precetti morali e religiosi e il suo rispetto per la vita animale. Ashoka fece anche scavare pozzi, costruire ospedali e case di riposo; inoltre, inviò missionari fin nello Sri Lanka.

L'impero da lui costruito, senza eguali nell'India antica, si sfaldò 50 anni dopo la sua morte, avvenuta nel 233 a.C.

2. 15 ottobre 1556 - Akbar, l'imperatore fanciullo

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Il 12 febbraio 1556 Humayun, aspirante al trono moghul, stava scendendo le scale della sua biblioteca quando echeggiò il richiamo alla preghiera.

Cercando di inginocchiarsi in reverenza, cadde dai gradini e morì: questo sfortunato incidente portò sul trono il figlio tredicenne Akbar, che dovette però attendere il 15 ottobre per l'effettiva incoronazione, dato che il padre e l'afghano Sikandar Shan si stavano contendendo il titolo di Gran Moghul.

Il giorno dopo la morte del padre, Akbar indossò una veste dorata, si pose una tiara sul campo e si proclamò "re dei re".

Nell'arco di un biennio dalla sua incoronazione, Akbar controllava la piana gangetica occidentale, fertile cuore delle terra moghul, e alla sua morte nel 1605 aveva esteso i confini dell'impero a est nel Bengala e a sud nel Deccan.

Consolidò il potere moghul con un sistema fiscale centralizzato, strinse alleanze con i principi indù Rajput, e promosse il dibatitto teologico nella sua capitale di Fatehpur Sikri (nella foto).

Durante i suoi 50 anni di regno, Akbar il Grande si dimostrò un sovrano saggio, benevolo e di ampie vedute. Liquidò la minaccia militare proveniente dall'Afghanistan e rafforzò il dominio sull'Hindustan. Si guadagnò il favore dei non musulmani abolendo la jizya, la tassa che gravava solo su essi.

Grazie alla sua tolleranza religiosa furono salvati molti tempi induisti, e nella sua corte si tenevano dibattiti fra studiosi musulmani e rappresentanti sikh, indù, gesuiti e buddhisti. Per tali confronti religiosi fu persino costruito un apposito palazzo chiamato Ibadat Khana, "Casa dell'adorazione".

Il lascito maggiore di Akbar fu nel campo delle arti. Egli commissionò diversi lavori di letteratura, adornò i propri palazzi con opere d'arte raccolte in tutto il mondo, e costruì molti magnifici edifici.

3. 17 giugno 1631 - Viene eretto Taj Mahal

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Mumtaz Mahal - il cui nome, scelto da marito, significava "adorato ornamento del palazzo" - era la terza e favorita moglie di Shan Jahan I, quinto imperatore moghul, che governava su gran parte dell'India.

Quando ella morì dando alla luce il loro quattordicesimo figlio, il dolore del consorte fu tale da spingerlo a realizzare ad Agra il mausoleo del Taj Mahal, oggi considerato uno dei gioielli dell'architettura islamica in India e una delle nuove meraviglie del mondo.

Mumtaz Mahal, era nata ad Agra nell'aprile del 1593 da una nobile famiglia persiana, e venne promessa a Jahan, allora chiamato principe Khurram, all'età di 14 anni. Si sposarono il 10 maggio 1612, quando lei era diciannovenne, mentre Jahan succedette al padre sul trono imperiale nel 1627.

I poeti esaltavano la bellezza e le virtù dell donna; suo marito l'amava e la portava con sé nei suoi viaggi e nelle campagne militari, e le affidò perfino il sigillo imperiale di reggente, il Muhr Uzah.

Il Taj Mahal, una meravigliosa struttura a cupola dell'altezza di 55 metri, fu commissionato da Shah Jahan al termine dell'anno di lutto ufficiale per la morte della moglie, durante il quale sembra che i capelli gli fossero diventati bianchi per il dolore.

20.000 operai lavorarono 22 anni per ultimare l'edificio nel 1653. Alla sua morte, nel 1666, Shah Jahan venne sepolto accanto all'amata moglie nel mausoleo.

4. 15 agosto 1947 - Fine del dominio britannico sull'India e l'indipendenza

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Fu durante una spettacolare cerimonia presso il palazzo governativo di Delhi che l'ultimo viceré dell'India, lord Mountbatten, giurò come primo governatore generale del paese.

Alle 8 e mezza di sera la bandiera britannica venne ammainata per lasciare il posto a quella indiana. Giorgio VI non era più imperatore e il dominio britannico in India non esisteva più. I fuochi d'artificio illuminarono Delhi e i festeggiamenti continuarono fino al giorno seguente.

I britannici affermarono di aver raggiunto così il loro scopo da quando, nel 1857, avevano preso il possesso del paese per concessione della Compagnia delle Indie orientali;  in realtà il paese era stato riconsegnato al suo popolo soltanto dopo due guerre mondiali e dopo la rinascita del nazionalismo indiano.

I politici indiani avevano però mostrato profonde fratture al loro interno ben prima del ritiro britannico e lo scontro tra il Congresso e la Lega musulmana fu risolto unicamente con la divisione del paese in due entità distinte. Nel nuovo Stato musulmano del Pakistan le insegne britanniche vennero sostituite da una bandiera nazionale che portava i simboli dell'Islam.

La grande dignità che caratterizzò il passaggio del potere al governo pakistano nascondeva le enormi tensioni e le violenze che caratterizzarono il trasferimento di grandi masse da un lato all'altro della nuova frontiera. L'India diventò il più grande paese democratico del pianeta, mentre il Pakistan dovette affrontare nuove lotte interne, che portarono nel 1971 alla nascita dello stato del Bangladesh.



5. 30 gennaio 1948 - L'assassinio di Gandhi

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Quel giorno Mohandas K. "Mahatma" Gandhi era in ritardo per il suo quotidiano incontro di preghiera ad era ancora debilitato dopo il suo ultimo periodo di digiuno, intrapreso per incoraggiare la riconciliazione tra indù e musulmani.

A quel tempo stava tentando di mediare tra il primo ministro e il suo vice in una fase politica molto difficile. Dopo essere uscito dalla sua casa di Delhi, due pronipoti lo aiutarono a farsi strada tra la folla, ma dovettero fermarsi quando un uomo comparve di fronte a lui e si inchinò per toccargli i piedi. Per risposta Gandhi unì le mani e sorrise, ma l'uomo si alzò in piedi, impugnò un revolver e sparò tre colpi a distanza ravvicinata.

Gandhi sapeva che la sua vita era in pericolo. Dieci giorni prima una bomba era esplosa durante un incontro di preghiera. Sin dall'inizio della sua campagna per la disobbedienza civile nel 1919, Gandhi aveva vissuto sotto minaccia di morte, cercando la sua "pace tra i disordini". Dopo l'indipendenza molti temevano che gli estremisti musulmani potessero assassinarlo.

A compiere l'efferato gesto fu invece Nathuram Godse, un membro dell'organizzazione indù di estrema destra. I leader mondiali resero omaggio a quel grande uomo che aveva rifiutato qualsiasi incarico politico o bene materiale.

Il primo ministro indiano Nehru pronunciò un appello alla calma, che fortunatamente venne ascoltato. Qualsiasi spargimento di sangue sarebbe stato un ulteriore insulto alla sacra figura del padre della nonviolenza.






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