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La classificazione nazionale delle aziende agrituristiche

Quella della classificazione delle aziende agrituristiche è una storia lunga e piuttosto travagliata.

L’idea di fondo è semplice e intuitiva: se si classificano alberghi, camere in affitto e campeggi, perché non classificare anche gli agriturismi con servizi di pernottamento?

Ma già i primi che si cimentarono nell’avanzare proposte al riguardo, come Anagritur – l’ormai decaduto consorzio nazionale delle associazioni agrituristi che – nello studio «I linguaggi dell’agriturismo» del 1989, si erano resi conto che l’impresa non era poi tanto facile.

Per classificare un agriturismo con servizi di pernottamento si devono considerare, oltre al comfort, aspetti come l’ambiente e il paesaggio circostanti.

Oggi in Italia per valutare quelli con alloggio si usano «girasoli». Scopriamo insieme come!

 

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Agriturismo Italia: II marchio Agriturismo Italia, che è stato istituito nel 2013, indica gli agriturismi con servizi di pernottamento autorizzati; nella parte bassa della targa che viene affissa all’ingresso, sono riportati anche i «girasoli-, il cui numero definisce la categoria cui le aziende agrituristiche appartengono.

1. Non solo confort e per prime le regioni

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  • Non solo confort
    Già, perché, se la classificazione di un albergo è basata in gran parte sulle caratteristiche e sui servizi finalizzati al «comfort» dell’ospite (ad esempio reception, lingue parlate dal personale, frequenza dei cambi di biancheria, TV in camera, connessione Internet), la classificazione di un agriturismo con possibilità di alloggio, ma anche campeggio, è più complicata.
    Infatti, oltre ai servizi per garantire un buon livello di comfort, in questo caso l’attribuzione della categoria deve considerare altri aspetti determinanti per la soddisfazione dell’ospite agrituristico, come ad esempio il paesaggio circostante, le attività agricole e quelle per la trasformazione dei prodotti da offrire nell’eventuale ristorante o punto vendita, le iniziative culturali e ricreative organizzate nell’agriturismo.
    Poi, se un albergo a «5 stelle» resta tale anche se si trova in un'anonima periferia, magari su una strada trafficata, come si può attribuire la categoria superiore a un agriturismo contiguo a una zona densamente abitata o vicino a una strada molto frequentata e rumorosa, quando l’aspettativa principale di chi fa vacanza in campagna è quella della tranquillità e dell’amenità del paesaggio?
    E se questo agriturismo fosse invece perfetto per tutti gli altri aspetti, come regolarsi?

 

  • Per prime le regioni
    Nonostante queste indubbie difficoltà, una soluzione, per quanto orientativa, la si doveva trovare.
    Hanno cominciato le Regioni, in ordine sparso, dai primi anni Duemila, prendendo in considerazione requisiti diversi e attribuendo a ciascun requisito un punteggio che potesse portare a una somma finale che fosse espressione di una sintesi soddisfacente, visivamente tradotta in un numero di «simboli» - chi spighe, chi fiori, chi animali - generalmente compreso fra 1e 5, come le «stelle» degli alberghi.
    In un primo tempo, nel 2000, la Toscana stabilì un sistema di classificazione da 1 a 5 spighe, per poi modificarlo, nel 2004, passando a un punteggio che andava da 1a 3 spighe.
    Insomma, il quadro si presentava vario ed eterogeneo e i beneficiari principali della classificazione, cioè gli ospiti, non erano certo aiutati a decidere in quale agriturismo andare.
    Nel 2006, con l’approvazione della seconda legge-quadro statale sull’agriturismo (Legge n. 96 del 20 febbraio 2006, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 63 del 16 marzo 2006), per porre fine a una situazione di oggettiva confusione è stato stabilito quanto segue (art. 9 comma 2): «Al fine di una maggiore trasparenza e uniformità del rapporto tra domanda e offerta di agriturismo, il Ministro delle politiche agricole e forestali [...] determina criteri di classificazione omogenei per l’intero territorio nazionale e definisce le modalità per l’utilizzo, da parte delle Regioni, di parametri di valutazione riconducibili a peculiarità territoriali».

 

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2. Come voto i «girasoli» e procedure regionali diverse

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  • Come voto i «girasoli»
    Peccato che la norma non indicasse una scadenza temporale per questo impegno, tant’è che il Decreto Ministeriale istitutivo della classificazione e del marchio nazionale «Agriturismo Italia» è arrivato sette anni dopo, nel 2013 (DM 13 febbraio 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 54 del 5 marzo 2013).
    L’anno seguente, un secondo decreto (DM 3 giugno 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno 2014) stabiliva «Modalità di applicazione del marchio nazionale dell’agriturismo e istituzione del Repertorio nazionale dell’agriturismo».
    I due provvedimenti sono collegati e in base a essi:
    le aziende agrituristiche, secondo la procedura stabilita dalle rispettive Regioni, ottengono l’attribuzione della categoria di classificazione che è espressa graficamente da un numero di «girasoli» compreso fra 1 e 5;
    la categoria di classificazione è evidenziata su una targa identificativa da apporre all’ingresso dell’azienda conforme al modello grafico stabilito dal Ministero;
    in testa alla targa, che contraddistingue i «veri agriturismi» (in quanto autorizzati dalle rispettive Regioni), è riportato il marchio Agriturismo Italia, anche questo conforme a un modello grafico ministeriale;
    le aziende agrituristiche, regolarmente autorizzate e classificate, sono iscritte nel Repertorio nazionale dell’agriturismo, che è pubblicato nel portale Internet ufficiale dell’agriturismo italiano, www.agriturismoitalia.gov.it, anche con lo «scopo di contribuire alla promozione sul mercato turistico dell'offerta di ospitalità e dei servizi offerti dalle aziende agrituristiche»;
    il marchio Agriturismo Italia e i simboli della classificazione possono essere utilizzati nella comunicazione promozionale delle aziende agrituristiche secondo le regole d’uso stabilite dal Ministero.

 

  • Procedure regionali diverse
    All’emanazione dei due Decreti Ministeriali è seguito, in tempi diversi, il recepimento da parte delle Regioni, accompagnato dalla definizione delle procedure di classificazione e apposizione delle targhe, nonché dall’abrogazione degli eventuali precedenti sistemi di classificazione regionale.
    In generale, le Regioni hanno stabilito che le aziende agrituristiche provvedano alla classificazione attraverso un’«autodichiarazione», guidata da opportune istruzioni, da presentare in alcuni casi per via telematica, in altri in forma cartacea.
    Solo la Valle d’Aosta e la Sicilia hanno previsto che della classificazione si occupino, mediante sopralluoghi di proprio personale, gli Ispettorati provinciali dell’agricoltura.
    Anche per quanto riguarda la realizzazione delle targhe da apporre all’ingresso di ciascuna azienda, le Regioni hanno adottato soluzioni diverse: alcune provvedono a fornirle esse stesse alle aziende; altre comunicano alle aziende i codici grafici (dimensioni, caratteri, colori, ecc.) perché provvedano autonomamente a realizzare la targa.

 

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3. La classificazione è obbligatoria e un adempimento che potrà portare benefici

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  • La classificazione è obbligatoria
    La classificazione degli agriturismi con servizi di pernottamento è obbligatoria e le aziende agrituristiche già in attività devono provvedervi entro un termine stabilito che varia secondo la data dell’atto regionale di recepimento dei Decreti Ministeriali (nella maggioranza delle Regioni questo termine è già trascorso); le aziende agrituristiche nuove, invece, devono allegare la classificazione alla comunicazione di inizio attività.
    Per le aziende che non provvedessero alla classificazione entro i termini stabiliti, sono previste sanzioni oppure, come nel caso della Toscana, l'attribuzione d ’ufficio della categoria minima (1 girasole).
    Sanzioni sono previste anche nel caso di autodichiarazioni della classificazione non rispondenti alle reali caratteristiche dell’azienda agrituristica, constatate dalle autorità incaricate in occasione dei controlli periodici sugli agriturismi.
    Per verificare nel dettaglio gli adempimenti relativi alla classificazione delle aziende agrituristiche previsti dalla propria Regione, occorre consultare nel sito Internet ufficiale dell’amministrazione regionale le pagine dell’Assessorato all’agricoltura, alla voce «Agriturismo».
    Nei casi in cui le informazioni fossero carenti (pochi, ma ci sono!), non resta che recarsi personalmente all’Assessorato per ricevere istruzioni.
    Il Repertorio cui sono iscritte le aziende agrituristiche autorizzate, sia pur provvisorio, è già stato pubblicato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (tramite l’Ismea) prima dell’avvio delle procedure regionali di classificazione: attualmente censisce in toto circa 19.900 agriturismi autorizzati sui 22.661 che risultano dall’ultima rilevazione pubblicata dall’Istat, aggiornata al 31 dicembre 2016, di cui 18.632 con servizi di pernottamento.
    I contenuti del Repertorio nazionale dell’agriturismo sono essenzialmente burocratici e didascalici, privi dunque di alcuna utilità per la promozione turistica: su questo versante (tra l’altro, come prima accennato, tra gli scopi del Repertorio) ci sarà molto da lavorare!

 

  • Un adempimento che potrà portare benefici
    Dunque, nonostante le difficoltà, il progetto di classificazione delle aziende agrituristiche si è messo in moto.
    Senza dubbio si tratta di un ulteriore adempimento burocratico al quale bisogna provvedere con la dovuta attenzione e tempestività sia in fase di prima classificazione che negli eventuali successivi aggiornamenti, ma, strada facendo, è auspicabile che porti i benefici annunciati per la reputazione complessiva del settore e delle singole aziende, producendo crescita di ospiti e di reddito.
    Gli attori che possono contribuire al raggiungimento di questo obiettivo sono tre, la pubblica amministrazione, le associazioni di categoria e le aziende agrituristiche stesse. Quanto al Ministero delle politiche agricole, esso dovrà coordinare le Regioni con questi obiettivi operativi:
    in modo che tutte completino il prima possibile la messa a regime del sistema di classificazione;
    nel costante monitoraggio dei risultati, dal quale potrebbe emergere la necessità di prevedere opportuni correttivi;
    nella puntuale pubblicazione, sui rispettivi siti Internet di promozione turistica, delle categorie attribuite alle aziende («girasoli» da 1 a 5) e di informazioni sul marchio Agriturismo Italia, che garantisce che gli agriturismi sono regolarmente autorizzati, e sui criteri di classificazione.
    Lo stesso Ministero deve modificare il sito Internet ufficiale dell’agriturismo italiano, www.agriturismoitalia.gov.it, affinché diventi un accattivante strumento di promozione del settore e tale da incentivare la domanda turistica.
    Dal canto loro, dall’applicazione del sistema di classificazione le aziende agrituristiche dovranno trarre spunto per migliorare la varietà e la qualità dei propri servizi e anche della comunicazione, fornendo, a questo proposito, puntuali e veritiere informazioni nel sito Internet.

 

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4. Il calcolo dei girasoli

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Premesso che sono soggette a classificazione solo le aziende che offrono servizi di pernottamento (alloggio e/o campeggio), vediamo come si presenta all’operatore agrituristico il prospetto attraverso il quale dovrà calcolare la categoria della propria azienda e quindi il numero di «girasoli» di cui fregiarsi.

Sono previste 7 sezioni tematiche:
• contesto aziendale e paesaggistico;
• requisiti generali e di gestione;
• servizi e dotazioni degli alloggi;
• servizi e dotazioni dell’agricampeggio;
• servizi di ristorazione e somministrazione;
• servizi e attività ricreative;
• attività agricole e di produzione tipica.

In ciascuna sezione tematica sono indicati alcuni requisiti e il punteggio da attribuire nel caso di soddisfazione del requisito stesso. Al termine di ciascuna sezione, si sommano i punteggi ottenendo il totale della sezione.

Per ciascuna sezione tematica le istruzioni indicano il punteggio totale minimo per l’accesso alle categorie da 2 a 5 girasoli; sono ovviamente escluse dal calcolo le sezioni relative a servizi che non si prestano.

La categoria inferiore (1 girasole) è attribuita alle aziende autorizzate che rispettano i requisiti minimi stabiliti dalla normativa sull’agriturismo.

Per accedere alle due categorie superiori (4 e 5 girasoli) è invece previsto che sia soddisfatto un numero minimo di «requisiti speciali» opportunamente evidenziati nel prospetto da compilare. La compilazione richiede un po’ di tempo perché, complessivamente, i requisiti su cui rispondere sono più di 100.

E attenzione: i prospetti allegati al Decreto Ministeriale (scaricabili ricercando attraverso Google «Mipaaf - DM del 13/02/2013») potrebbero, in alcune Regioni, aver subito modifiche. Quindi, già in fase di prima informazione sull’argomento, occorre accedere alle istruzioni e alla documentazione pubblicate dalla propria Regione.

 

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5. Né premio, né castigo

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Per interpretare correttamente il significato della classificazione, occorre considerare che l’attribuzione di una determinata categoria non rappresenta né un premio né un castigo, né, tanto meno, una valutazione della qualità dei servizi offerti all’ospite.

La classificazione si basa infatti su un «inventario oggettivo» di «quanto» l'azienda offre all’agriturista e non «come» i servizi sono gestiti (quindi la «qualità» dell’accoglienza).

Un alloggio può essere ampio e ben attrezzato (contribuendo quindi all’assegnazione di una categoria di classificazione superiore), ma occasionalmente poco pulito, con arredi e biancheria deteriorati, oppure con servizi igienici mal funzionanti.

Per evitare che accadano inconvenienti del genere, è bene adottare un attento controllo della gestione mediante check list autogestite (elenchi di criticità da tenere monitorate), oppure ricorrendo a vere e proprie certificazioni rilasciate da enti terzi sulla base di appositi disciplinari organizzativi e di sopralluoghi periodici di verifica.

Le categorie superiori, dunque, indicano una maggiore varietà di servizi e di condizioni ambientali graditi all’ospite «medio».

Ma, come avviene anche per gli alberghi, questo non esclude che, se l’ospite dovesse avere esigenze limitate e magari intendesse spendere qualcosa in meno, possa preferire un’azienda di categoria inferiore.

L’importante è che non sia deluso per aver scelto, ad esempio, un agriturismo classificato con 4 o 5 girasoli, trovandosi invece ospite di un’azienda che offre alloggi non spaziosi, in un contesto ambientale poco verde e, se straniero, senza che il personale di ricevimento parli almeno l’inglese.

Va inoltre tenuto in considerazione che alcuni requisiti di classificazione possono essere acquisiti con investimenti modesti. Possiamo quindi affermare che i prospetti di calcolo dei «girasoli» rappresentano una preziosa fonte di suggerimenti per migliorare i servizi offerti.

 

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