L’Intelligenza Artificiale (IA): un altro passo verso la sostituzione dell’uomo?

Le macchine parlano e scrivono già come noi: lo dimostra ChatGPT, un sistema di comunicazione generato dall’Intelligenza Artificiale, che distingue addirittura l’età e la cultura degli interlocutori e vi si adegua per farsi capire al meglio. È solo un altro passo verso la sostituzione dell’uomo?

OpenAi è l’azienda che ha sviluppato ChatGPT. Fondata nel 2015 da imprenditori del settore Tech, tra cui Elon Musk, Sam Altman e Ilya Sutskever, OpenAi si è posta subito un unico obiettivo: sviluppare tecnologie di IA avanzate e condividerle con la comunità scientifica per promuovere un suo uso responsabile e sostenibile.

Per questo, sin dalla fondazione, OpenAi ha sviluppato modelli di IA di successo, tra cui GPT (Generative Pre-trained Transformer), giunto oggi a un importante livello di sofisticazione.

In principio fu HAL 9000, il computer creato da Stanley Kubrick per il film 2001: Odissea nello spazio nel 1968. Un “calcolatore elettronico” che interagiva con gli astronauti e li supportava in missione.

Peccato che poi si sia rivelato “il cattivo” della storia: cercava di uccidere i compagni che volevano disattivarlo.

Dopo più di 50 anni, un computer così evoluto ancora non esiste, ma qualcosa di simile è all’orizzonte grazie all’Intelligenza Artificiale (IA).

1. Che cosa si intende per IA?

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Che cosa si intende per IA? È una branca dell’informatica che sviluppa sistemi in grado di compiere attività svolte dall’intelligenza umana: ragionamento, apprendimento, percezione, comprensione del linguaggio.

Volendo semplificare: come un bambino impara grazie all’osservazione del mondo che lo circonda, un’Intelligenza Artificiale evolve apprendendo in modo più o meno autonomo, attraverso il ragionamento e la relazione tra le cose.

L’origine risale alla metà degli anni ’50, quando alcuni ricercatori americani svilupparono i primi algoritmi di apprendimento automatico.

Da allora l’IA ha trovato applicazione in campi diversi, tra cui la medicina, dove è utilizzata per studiare le malattie ed elaborare cure sempre più efficaci, la finanza, in cui sviluppa nuovi prodotti che massimizzino i rendimenti, la robotica e la comunicazione.

Sono già numerosi i siti che propongono testi elaborati da IA, non solo corretti ma anche più “digeribili” dai motori di ricerca come Google, garantendo migliore visibilità e, di conseguenza, maggiori introiti agli editori. Non basta.

Grazie all’IA, gli specialisti del marketing creano post più incisivi per i social, dando vita a campagne pubblicitarie di impatto per il pubblico.

Lo sviluppo dell’IA dipende dalla quantità e qualità dei dati utilizzati per addestrare i modelli. Ecco perché, con l’aumento delle capacità di calcoloe la crescita esponenziale dei dati disponibili, sta diventando sempre più precisa e sofisticata.

Ci sono due tipologie di IA: quella “debole” e quella “forte”:
- La prima è specializzata in una specifica attività, come il riconoscimento vocale o la traduzione automatica.
- La seconda mira a replicare tutte le funzioni cognitive degli esseri umani. Semplificando, possiamo dire che l’IA debole è già oggi un valido aiuto per l’uomo nello svolgimento di vari compiti. L’IA forte, se non gestita in modo corretto, potrebbe rappresentare un serio pericolo per l’uomo del futuro prossimo, dato che sarà in grado di sostituirlo in attività oggi a suo esclusivo appannaggio.

Il motivo per cui da qualche mese l’IA è uno degli argomenti più dibattuti su Internet è semplice. Una società americana, OpenAi, ha reso disponibile al grande pubblico un tool di IA semplice da usare: ChatGPT, un sistema di generazione di linguaggio naturale.

2. ChatGPT: IA per tutti

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Si tratta di un sofisticato algoritmo, in grado di comprendere il linguaggio umano e di generare testo in modo autonomo: in pratica, un sistema pensato per aiutare la comunicazione tra persone e macchine.

Grazie a ChatGPT è possibile comunicare con un’IA, formulando domande dirette e frasi normali, come se stessimo interagendo con una persona in carne e ossa. N

ella versione attuale, però, la comunicazione non avviene verbalmente ma per iscritto. ChatGPT comprende il contesto della domanda e risponde in pochi istanti, formulando frasi e discorsi completi e ben articolati.

È anche in grado di personalizzare la risposta in base alla persona con cui interagisce. Lo fa modificando il tono e l’approfondimento.

Se per esempio si domanda a ChatGPT “che cosa sei esattamente?”, la sua risposta è: «Sono un modello di Intelligenza Artificiale addestrato da OpenAi. Il mio scopo è generare testo in modo autonomo, rispondere alle domande e aiutare con i compiti che richiedono comprensione e produzione del linguaggio».

Ma se poi si chiede “come spiegheresti il tuo lavoro a un bambino dell’asilo?”, il sistema dice: «Sono come un gigantesco amico immaginario che sa rispondere a tante domande e sa fare cose interessanti con le parole, come raccontare storie o aiutare a fare i compiti».

3. Risultati personalizzati. Milioni di utenti, miliardi di dollari

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Come fa ChatGPT a offrire risultati personalizzati? Utilizzando una tecnologia che si chiama “Transformer”.

Si tratta di un modello “addestrato” sulla base di vaste quantità di dati disponibili su Internet (chat, messaggi, mail ecc.).

Grazie all’elaborazione di questa enorme montagna di dati, il sistema ha già acquisito la capacità di generare a sua volta testo in modo naturale e fluido.

Con un complesso algoritmo di apprendimento automatico, poi, il sistema ha anche imparato a “concentrarsi” su determinate parole o frasi del testo, arrivando a comprendere il senso di un discorso, fino alle più piccole sfumature. Sia chiaro.

Per stessa ammissione dei suoi creatori, il sistema non è del tutto privo di difetti e qualche volta può generare delle risposte non del tutto corrette. Ma è un punto di partenza, non di arrivo. Già oggi, del resto, la tecnologia ci ha abituato a interagire con macchine e sistemi sempre più sofisticati.

Un esempio è rappresentato dai cosiddetti “assistenti virtuali”, come Alexa di Amazon, Siri di Apple o Google Now per il mondo Android. O quando visitiamo Google per cercare qualcosa.

Anche in quel caso, di fatto, interagiamo con una macchina. Questa “prova a capirci” e ci restituisce una serie di risultati.

Chi pone meglio la domanda, ottiene le risposte migliori. Non è un caso, dunque, se nell’ambito dei motori si è già aperta una battaglia tra colossi per chi riuscirà prima (e meglio) a sfruttare l’AI.

Se Microsoft è stata protagonista assoluta della vita di milioni di lavoratori al mondo, grazie ai suoi sistemi operativi e al pacchetto Office, Google non ha avuto rivali nei motori di ricerca. Fino a oggi, almeno. Perché lo sviluppo dell’AI e di ChatGPT potrebbe cambiare il peso di questi due colossi.

Microsoft, che ha investito in ChatGPT oltre 10 miliardi di dollari, ha annunciato l’integrazione dell’IA nel suo motore di ricerca Bing (https://www. bing.com) e l’intenzione di integrare a breve le capacità di ChatGPT anche nel pacchetto Office.

In poche ore, milioni di persone hanno scaricato l’app di Microsoft e si sono registrati nella speciale lista d’attesa per testare questo interessante servizio.

Ovviamente la contromossa di Google non si è fatta attendere. Anche il colosso di Mountain View, ha annunciato il lancio della propria versione di Intelligenza Artificiale, un Chatbot chiamato Bard.

L’amministratore delegato Sundar Pichai, ha dichiarato che è stato progettato per mettere la “conoscenza del mondo” dietro un’interfaccia conversazionale.

Di fronte a un sistema così sofisticato, è chiaro che il mondo della Rete si è mobilitato in massa. Tra l’altro, in questi primi mesi di sperimentazione, ChatGPT è stato messo a disposizione del pubblico gratis e ciò ha favorito la sua diffusione.

Ha infatti raccolto milioni di utenti, segnando un record assoluto in termini di velocità di crescita, oltre che di miliardi di finanziamento ricevuti da industrie del settore Tech, come Microsoft.

4. Quale sarà il futuro di ChatGPT? Che cosa ne sarà dell’uomo?

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Ecco che cosa dice la stessa IA interrogata direttamente sull’argomento:
«È difficile prevedere con certezza il futuro di ChatGPT, ma alcune tendenze suggeriscono che continuerà a essere una tecnologia importante e in rapida evoluzione.
È probabile che sarà sempre più integrato in sistemi come assistenti virtuali e sistemi di generazione automatica di testo, grazie a un continuo miglioramento delle sue prestazioni.
ChatGPT, infatti, continuerà a essere sviluppato per migliorare la velocità, l’accuratezza e la capacità di comprendere contesti complessi. Questo porterà a un’interazione sempre più naturale con gli utenti e, probabilmente, allo sviluppo di nuove tecnologie basate su ChatGPT come sistemi di traduzione automatica più avanzati o sistemi di Intelligenza Artificiale per la creazione automatica di contenuti.
Sono solo alcuni esempi delle possibili evoluzioni future di ChatGPT. Ma è importante ricordare che l’Intelligenza Artificiale e la tecnologia sono in continua evoluzione, ed è quindi possibile che il futuro di ChatGPT si sviluppi in modo diverso da come previsto».

Se il futuro dell’Intelligenza Artificiale è così imprevedibile, che cosa ne sarà dell’uomo? Una IA super evoluta potrà mai sostituirlo? Ecco cosa ne pensa ChatGPT.

«L’Intelligenza Artificiale non può sostituire completamente l’uomo poiché non possiede la creatività, l’empatia e la moralità degli esseri umani. Tuttavia, può essere utilizzata per automatizzare alcuni compiti e rendere molte attività più efficienti, semplici e veloci. L’IA può sostituire alcuni lavori manuali o ripetitivi, ma è più probabile che lavori a fianco degli esseri umani e li supporti nello svolgimento delle loro attività».

Peccato che poi ChatGPT abbia aggiunto: «L’importante è che l’IA sia utilizzata in modo responsabile e che gli esseri umani ne controllino sempre l’utilizzo, poiché la tecnologia non può essere totalmente priva di implicazioni morali e sociali».

La domanda a questo punto diventa: saremo in grado di farlo? O finiremo tutti vittime di un potente HAL 9000 dei giorni nostri?





5. I 5 limiti di ChatGPT

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ChatGPT è frutto di una tecnologia giovane che ha ancora parecchi limiti. Tra questi:
- alcune lacune nel comprendere il “contesto” di una domanda.
- Più grave  è un problema legato alle fonti, ossia ai “libri di testo” che ChatGPT, e l’IA in generale, utilizza per imparare. Se non sono buone e attendibili, ne risentirà la qualità delle risposte.
- Problemi gravi possono verificarsi quando  i sistemi di IA sono addestrati su dati che rappresentano una visione distorta o limitata della realtà, come quelli che non riflettono la diversità culturale e la rappresentanza equa di gruppi diversi.
- Inoltre  le fonti di ChatGPT si fermano al 2021.
- Infine ci sono i limiti legati al copyright.

ChatGPT è addestrato su testi protetti. Generare nuovi contenuti a partire dalle risposte di ChatGPT espone al rischio di violare i diritti d’autore. Sui contenuti generati da ChatGPT vengono eseguiti continui controlli.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Sembra questa la filosofia che regola molte decisioni di OpenAi, la società che ha sviluppato ChatGPT.

I responsabili dell’azienda hanno dichiarato che hanno incaricato persone fisiche per monitorare e censurare continuamente i contenuti generati da ChatGPT. Sono chiamate “moderatrici” e lavorano per identificare eventuali contenuti offensivi o discriminatori.

Lavorano nell’ombra, utilizzando regole e linee guida per determinare cosa sia accettabile e cosa no.

Alcuni contenuti, ritenuti non accettabili, vengono rimossi manualmente. Questa pratica apre questioni delicate, anche di carattere etico.

È giusto che qualcuno svolga il ruolo di censore? Secondo quali regole? E con quali limiti?

Forse si arriverà al punto di creare una IA per sorvegliare automaticamente il lavoro della stessa IA. Ma resterà comunque il dubbio: a quel punto, chi controllerà il controllore.








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