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Peli umani: le 10 caratteristiche più curiose

Pensateci: quanto tempo passate dietro peli e capelli?

Di sicuro più di quanto ne spendiate per denti, unghie o qualsiasi altra parte del corpo.

Se siete un uomo, dovete farvi la barba al mattino e forse prima o poi lotterete contro capelli in caduta libera. Se siete una donna, combattete con i peli superflui dalla pubertà e a 65 anni avrete passato sette mesi della vostra vita ad acconciarvi le chiome.

Com’è possibile che questi annessi cutanei (il nome “tecnico” di peli e capelli) catalizzino tante attenzioni?

Forse perché, come spiega il libro How to be Human della rivista britannica New Scientist (dedicato alle caratteristiche della specie umana), la mancanza di peli sembra l’elemento che più ci caratterizza rispetto ai nostri parenti più stretti, le scimmie antropomorfe.

O forse perché quei peli che sono invece ben visibili – i capelli – sono un segnale vistosissimo per attrarre partner e pubblicizzare il proprio status sociale.

Ma perché i nostri peli sono così particolari? A che cosa servono? E hanno superpoteri? Ecco 10 caratteristiche curiose di una “pelliccia” unica, quella umana.

1. Primati glabri ma non troppo

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  • 1. Primati glabri ma non troppo
    A prima vista, l’uomo è una “scimmia nuda”, come lo ha definito Desmond Morris (ripreso, per passare dall’etologia a Sanremo, da Francesco Gabbani).
    Fra le circa 420 specie di Primati, l’unica – apparentemente – senza peli è l’uomo.
    Ma anche i meno irsuti tra noi non sono in fondo diversi da uno scimpanzé: abbiamo infatti 5 milioni di follicoli piliferi, le strutture che producono i peli, numero non così lontano da quello dei nostri cugini.
    A fare la differenza è il fatto che i nostri peli sono sottili e corti: molti nemmeno li vediamo, per esempio sul naso, dove sono microscopici.
    Solo le palme delle mani e le piante dei piedi non sono pelose (oltre alle labbra e a parti dei genitali): in queste zone, più a contatto con terreno e oggetti, la pelle è diventata più spessa e ricca di recettori per il tatto.
    Ciò detto, come mai da circa 1,7 milioni di anni, per i calcoli degli scienziati, sembriamo una scimmia nuda?
    Secondo una delle teorie, perdere la pelliccia servì a non surriscaldarsi quando i nostri antenati si spostarono dalle foreste alla savana, e affrontarono lunghi tratti camminando o correndo: in quelle condizioni era meglio avere una pelle glabra, su cui il sudore poteva evaporare meglio, permettendo di regolare la temperatura.

 

  • 2. Rimasti proprio lì
    I peli umani si ostinano a crescere folti e abbondanti in zone come ascelle e inguine.
    Forse lì servono a trattenere, concentrare e spargere in giro le sostanze odorose che segnalano la maturità sessuale: in zone come ascelle e pube ci sono infatti le ghiandole sudoripare apocrine, che si attivano dalla pubertà e producono un fluido che, con l’azione dei batteri, assume un odore caratteristico (con buona pace dei nostri tentativi di contrastarlo con il deodorante).
    Sul pube i peli potrebbero essere rimasti anche perché fanno da cuscino protettivo per la zona sensibile dei genitali: riducono lo sfregamento mentre camminiamo e mantengono la zona al calduccio.
    Anche in punti come palpebre, arcata sopracciliare o interno del naso i peli hanno una funzione protettiva: le sopracciglia bloccano pioggia e sudore prima che arrivino agli occhi (e sono fondamentali per comunicare emozioni), ciglia e peli del naso intrappolano polvere e altre schifezze.

 

2. A qualcuno piace senza

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  • 3. A qualcuno piace senza
    Charles Darwin teorizzava che l’assenza di peli si fosse diffusa per il meccanismo della selezione sessuale: i partner glabri erano i preferiti, i più “scelti”, quindi questa caratteristica si diffuse. Ma perché?
    In un’altra teoria sulla perdita della pelliccia, i britannici Mark Pagel e Walter Bodmer ipotizzano che ciò sia servito anche a sbarazzarsi dei parassiti che vi si annidavano.
    Così, la pelle nuda divenne un segnale di buona salute per entrambi i sessi («Ehi, non ho parassiti!»), rendendo i glabri più attraenti e favorendo la diffusione della caratteristica.
    In particolare, secondo gli studiosi, la selezione sarebbe stata più forte sulle donne.
    «La depilazione testimonia che la preferenza per l’assenza di peli continua, specialmente nelle femmine umane», hanno scritto Pagel e Bodmer. Inoltre, come ha detto Nina Jablonski, della Pennsylvania State University, la pelle nuda non solo è servita a tenerci freschi, ma «ci ha reso umani», perché tratti come la capacità di arrossire o le espressioni facciali potrebbero essere emerse quando abbiamo perso la pelliccia, che negli animali è anche un “mezzo di comunicazione”.

 

  • 4. Così il cervello sta fresco
    In genere, negli altri mammiferi la pelliccia è piuttosto simile.
    Noi invece siamo dotati di un tipo particolare di peli, che possono crescere anche per sei anni allungandosi al ritmo di poco meno di mezzo millimetro al giorno: li chiamiamo capelli.
    Invece i peli delle gambe crescono per due mesi, quelli delle ascelle per sei (poi la crescita si ferma, il pelo cade, il follicolo resta dormiente e poi entra di nuovo in produzione), e per questo la loro lunghezza è limitata.
    La differenza si è creata nel corso dell’evoluzione: quando abbiamo perso i peli per non soffrire il caldo della savana, avremmo mantenuto i capelli per tenere la testa (e il cervello) al fresco sotto il sole e al caldo di notte.
    Ma, in fondo, secondo gli antropologi anche per questa singolare caratteristica è stata all’opera la selezione sessuale: una chioma folta è indice di buona salute.
    E tenerla bene significa che si hanno le risorse per farlo, quindi è un “segnale di status”.
    In più, sappiamo bene che i capelli sono un elemento importante della nostra identità: una cresta punk o le trecce rasta sono molto più di acconciature.

 

3. I superpoteri dei capelli e in caduta dall'alto

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  • 5. I superpoteri dei capelli
    Aveva ragione Sansone. C’è una forza nei capelli.
    Tanto per cominciare, questi fili costituiti in gran parte di una proteina resistente come la cheratina possono sopravvivere per migliaia di anni, come dimostrano le parrucche egizie ritrovate dagli archeologi.
    E basterebbero un centinaio di capelli per sollevare 10 kg di peso: ognuno tiene 100 grammi. E poi i capelli sono degni di Elastigirl, eroina iperflessibile del film Gli incredibili: possono allungarsi, prima di rompersi.
    Gli ingegneri della University of California San Diego, in uno studio recente, hanno provato a “tirare i capelli” in diverse condizioni di temperatura e umidità: se bagnati, per esempio, possono arrivare a deformarsi del 70% prima di rompersi.

 

6. In caduta dall'alto
Succede soprattutto agli uomini: intorno ai trent’anni uno su quattro ha già iniziato a perdere i capelli, anche se l’effetto palla da biliardo si nota solo quando ne è scomparso il 50%.
Dipende dal follicolo (la parte “viva”, con le cellule che producono i peli), che a un certo punto si atrofizza.
Tutto parte dalla conversione del testosterone, l’ormone maschile, in un altro ormone, il diidrotestosterone (Dht), che agisce sui peli: fa per esempio crescere quelli del corpo e della barba, ma sulla testa può far atrofizzare i follicoli.
Così, come spiega Andrea Marliani, presidente della Società Italiana di Tricologia, «il metabolismo del testosterone porta al diradamento dei capelli (la maggior potenza sessuale dei calvi è però una leggenda: non hanno più testosterone degli altri, ma hanno più enzima che lo trasforma in Dht o sono più sensibili al Dht).
Gli uomini si stempiano, ma pure gorilla e scimpanzé perdono i peli in testa. Nelle donne invece il metabolismo degli estrogeni favorisce la produzione di sostanze che portano a peluria più leggera e capelli folti».
Con l’andare degli anni, comunque, i peli cambiano: si diradano dove c’è attrito, per esempio sui polpacci se si portano i calzini lunghi, e crescono in orecchie, naso, sopracciglia.
Anni di esposizione a ormoni come il testosterone in queste zone prolungherebbero la fase di crescita dei peli, che quindi si allungano più del normale.

 

4. L'onore del mento e bianchi in un colpo solo

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7. L'onore del mento
Il maschio della scimmia nuda in realtà ha molta cura del pelo che cresce sul suo viso, la barba: che si rasi o si “regoli” accuratamente.
Gli psicologi evoluzionisti lo considerano, ancora una volta, un segnale di maturità sessuale (la barba cresce dalla pubertà, per effetto di ormoni come il diidrotestosterone) o un segno di dominanza, visto che la barba sembra regalare un’imponente mandibola.
In ogni caso, in molte culture segnala virilità, saggezza, status.
E per chi davvero esagera c’è anche un campionato: il World Beard and Moustache Championships.

 

  • 8. Bianchi in un colpo solo
    Si chiama sindrome di Maria Antonietta: si racconta che alla regina, catturata e imprigionata nella Rivoluzione francese, la chioma si sbiancò.
    La sindrome sarebbe una forma di alopecia areata, in cui si perde la chioma a chiazze, che riguarda i capelli pigmentati: un grosso stress li farebbe cadere insieme, con l’effetto di un incanutimento rapido. È però un evento raro.
    L’arrivo dei capelli bianchi dipende dalla progressiva incapacità dei follicoli di produrre melanina; i primi ci possono essere già a 15 anni, l’età a cui compaiono è determinata dai geni. In media, a 50 anni il 50% delle persone ha il 50% dei capelli bianchi.

 





5. Che dolore alla chioma e utili alla scienza

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9. Che dolore alla chioma
Il cuoio capelluto può fare male.
È la tricodinia: riguarda una donna su cinque e il 9% degli uomini.
«Spesso è un sintomo di telogen effluvium, una massiccia perdita di capelli», dice il tricologo. «L’infiammazione dei follicoli piliferi associata al problema, che può dipendere anche dallo stress, provoca dolore».

 

  • 10. Utili alla scienza
    I capelli raccontano molto di noi, e non solo per lo stile.
    Accumulano sostanze come droghe o farmaci e, dalla crescita, possiamo risalire a quando sono state assunte.
    E poi “registrano” danni o stress subiti dall’organismo: si deformano per una dieta con poche proteine, minerali o vitamine.
    Tanto che si analizzano per studiare lo stile di vita di persone vissute secoli fa.
    E ciò che li fa sporcare, ovvero la tendenza a trattenere le sostanze oleose sulla superficie, li rende ottimi per ripulire l’ambiente in caso di perdite di greggio.
    Tappetini di capelli sono stati per esempio usati nel 2007 per assorbire il greggio fuoriuscito dalla petroliera Cosco Busan, a San Francisco.

 








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