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Rasputin, il monaco diabolico

Santo e demonio. Guaritore, veggente, ipnotizzatore, ubriacone e donnaiolo. In un nome: Rasputin.

Compare improvvisamente agli inizi del Novecento e conquista subito la fiducia della famiglia dello zar.

Molti lo considerano un santone e un guaritore, altri lo odiano senza pietà. Non è un monaco, ma in tanti lo ritengono tale. Centinaia di donne si uniscono a lui e lui le convince che, così, sarebbero guarite dalla lussuria.

Ma chi è in realtà Rasputin? Come fa a conquistare la fiducia della seconda dinastia imperiale russa, i Romanov? Come viene ucciso? E da chi?

Per rispondere a queste e altre domande dobbiamo ripercorrere i misteri della sua vita e della sua morte. Leggiamoli insieme.

1. Guida per il popolo e alle origini del mito

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  • Guida per il popolo
    Un personaggio inquietante, un uomo metà santo e metà demonio che alterna orge e preghiere.
    Una personalità in grado di dividere la Russia, finché un complotto non ne sancisce la fine.
    Grigorij Eimovic Novych nasce nel villaggio siberiano di Pokrovskoe il 9 gennaio del 1869 da una famiglia di contadini. Già il padre porta il soprannome Rasputin, che vuol dire “il depravato” o anche “colui che dirime le situazioni intricate”.
    Durante una malattia infantile Grigorij finge di avere una visione della Madonna e a 18 anni diventa uno starec. Gli starec sono uomini di umili condizioni, convinti che Dio li abbia incaricati di convertire il popolo.
    Sono considerati monaci, anche se non appartengono a nessun ordine e non sono sacerdoti. Rasputin si distingue subito per le sue passioni estreme - alcol e sesso - e per la capacità che dimostra nel saper guarire le anime e i malati.
    Una capacità che, così vuole il suo mito, avrebbe acquisito nel corso di numerosi pellegrinaggi in vari monasteri e incontrando i famosi sciamani siberiani.

 

  • Alle origini del mito
    “Rasputin – racconta il principe di Russia Nicola Romanov – è un personaggio del tutto misterioso per la maggior parte dei russi, fino al 1912 più o meno. Solo dopo quell’epoca se ne comincia a parlare.
    È un uomo enigmatico che, almeno così si
    ritiene, influenza la vita dello zar e della zarina. Lo introducono a corte mia nonna e sua sorella. Lo fanno perché si interessano a un tipo schietto, un contadino che parla la lingua semplice ai potenti. Ha anche la raccomandazione fortissima di un vescovo: il rettore ordinario di Pietroburgo”.
    Anche in virtù di queste referenze, a corte si convincono di avere a che fare con una persona affidabile.
    “Mia nonna e sua sorella sono biasimate per aver presentato Rasputin agli zar. Biasimate, non per com’è Rasputin nel 1906, ma per come diverrà all’apice del suo potere e della sua inluenza sull’imperatrice”.
    Nella foto sotto, lo zar Nicola II Romanov, (in russo: Николай Александрович Романов).

 

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2. Miracolo della vita e guaritore improvvisato

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  • Miracolo della vita
    Rasputin è un contadino, una persona senza cultura, ma nonostante ciò riesce ad entrare nelle grazie della famiglia reale.
    Un episodio, in particolare, gli permette di conquistare la fiducia dei sovrani.
    Lo zar Nicola II e sua moglie Alessandra tengono alla discendenza, ma hanno solo quattro figlie femmine. Poi, finalmente, arriva il maschio, ma è gravemente malato. Soffre di emofilia, una malattia che impedisce il corretto coagularsi del sangue.
    Ogni ferita, anche la più banale, può essere pericolosa. Nell’ottobre del 1907 il piccolo cade e si taglia. Comincia a perdere sangue. Sono tutti molto tesi.
    È una piccola ferita a una gamba ma l’emorragia non si ferma in alcun modo. Insomma, la situazione può trasformarsi in tragedia. La zarina dice di chiamare Rasputin.
    Ne ha sentito parlare e lo vuole lì. L’uomo arriva, fa uscire i medici e sospende la somministrazione di un medicinale di nuovissima invenzione che il piccolo sta assumendo.
    Si inginocchia e comincia a pregare, ma non tocca il bambino.
    Nella notte la situazione migliora e l’emorragia si ferma. Tutti pensano a un miracolo. La fama e la popolarità di Rasputin volano rapidamente di bocca in bocca. Il figlio degli zar migliora a vista d’occhio.
    I genitori sono estremamente riconoscenti a Rasputin. Per il monaco inizia una nuova vita a corte.

 

  • Guaritore improvvisato
    In realtà, tutto nasce da una circostanza fortunata. Quando interviene Rasputin, i medici per lenire i dolori stavano dando al piccolo dell’aspirina.
    Il farmaco brevettato solo pochi anni prima, nel 1899, aveva un effetto collaterale allora sconosciuto: fluidifica il sangue.
    Così curata, quindi, l’emorragia non si sarebbe mai fermata. È il miracolo di Rasputin: una coincidenza che salva la vita al piccolo. Da quel momento l’influenza a corte di Rasputin è dovuta alle sue presunte facoltà di curare le malattie.
    “Non è un falso guaritore”, spiega Nicola Romanov. “Anzi, a volte dà consigli saggi, di medicina popolare”. Attorno al monaco c’è un forte alone di mistero.
    Taluni dicono che abbia appreso tecniche sciamaniche che permettono di trasferire il dolore dei suoi pazienti nel suo corpo, altri sostengono si tratti solo di un impostore.
    Le ipotesi, le teorie, le favole che lo circondano, riguardano anche le capacità di prevedere il futuro. Una delle profezie più eclatanti di Rasputin è legata alla sua stessa morte.
    Dice che se lui dovesse essere ucciso da nobili, la dinastia degli zar, i Romanov, si estinguerebbe in soli due anni.
    Nella foto sotto, Rasputin soleva ricevere i pazienti nel suo appartamento a San Pietroburgo.

 

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3. Voci insistenti e le donne dello stregone

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  • Voci insistenti
    L’ascendente che esercita quest’uomo sulla famiglia regnante è fortissimo. In particolar modo sull’imperatrice, la zarina Alessandra.
    L’opinione pubblica, invece, è divisa: una parte è disposta a mettere la mano sul fuoco sulla sua buona fede e sulle sue capacità, un’altra si rifà a quello che raccontano le cronache di lui.
    Si parla di feste fino a tarda notte, di orge, di arresti per ubriachezza. E si dice molto anche dell’influenza che Rasputin ha sulla politica della Russia.
    “Questo è vero solo dal momento in cui lo zar lascia San Pietroburgo per prendere il comando supremo al fronte”, chiarisce il principe di Russia.
    “L’imperatrice diventa l’intermediario tra i ministri e lo zar. L’influenza di Rasputin, dunque, si fa sentire. Nel 1916 ci sono quattro o forse cinque ministri dell’interno che si avvicendano tra loro e si rifanno, in modo più o meno diretto, a lui”.
    Di Rasputin a corte si discute spesso, nel bene e nel male. Il tema preferito nei salotti è rispondere alla domanda: “Siete favorevoli o contrari a Rasputin?”. In molti caffè di San Pietroburgo è addirittura esposto il cartello “Vietato parlare di Rasputin”.
    Queste voci contrarie al monaco siberiano circolano anche all’interno della famiglia imperiale. A parte lo zar e la zarina, molti odiano Rasputin, sentimento diffuso anche tra le famiglie nobili di San Pietroburgo.
    “Gli aristocratici odiano Rasputin per una ragione abbastanza banale: li mette a disagio il fatto che un contadino avesse raggiunto una posizione così elevata a corte”, spiega lo storico Oleg Shiskin.
    “Considerano Rasputin indegno di ricoprire il ruolo. Indegno di essere così vicino allo zar. Considerano questo rapporto un insulto a tutta la famiglia reale. Oltretutto gira con insistenza la voce che tra la zarina e il monaco ci sia una relazione. Questo pettegolezzo rende tesi i rapporti tra i parenti dello zar e Nicola II, anche perché il monarca è uno dei più strenui difensori di Rasputin”.

 

  • Le donne dello stregone
    In quel periodo gira anche la voce che tra Rasputin e l’imperatrice Alessandra ci sia una relazione intima. C’è chi sostiene, addirittura, avessero una forte intesa sessuale.
    Le chiacchiere sono tanto insistenti da dare lo spunto a una serie di vignette clandestine in cui si mostrano la zarina e Rasputin mentre fanno l’amore in tutte le posizioni.
    In ogni caso, né Nicola II né Alessandra vogliono sentir parlare male di quell’uomo odiato da mezza Russia.
    “Rasputin fu un fenomeno eccezionale”, spiega ancora Nicola Romanov. “È semplicemente questo: un contadino. E come contadino è furbo, sveglio. Non si dice forse ‘cervello fino, scarpe grosse’. Ecco, Rasputin ha l’istinto di trovare il modo giusto di parlare con le persone”.
    Ma quello che probabilmente è successo alle donne della casa imperiale, è successo a molte altre. Rasputin sostiene, furbescamente, di poter curare la lussuria con una tecnica particolare: le donne devono peccare davanti a lui, in sua presenza.
    Così riesce a possederne centinaia. Forse più per il suo carisma e le sue doti ipnotiche che per altro. Fatto sta che si diffonde subito il suo mito sessuale: un amante superdotato, focoso e insaziabile.

 

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4. Guerra scomoda e trame nell’ombra

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  • Guerra scomoda
    La situazione politica durante la Prima guerra mondiale si fa insostenibile.
    Lo zar è lontano, al fronte, e gli affari di governo sono controllati dalla zarina che si consiglia quotidianamente con Rasputin.
    Alessandra non è molto amata e le sue origini tedesche non l’aiutano. L’atmosfera è cupa per via della crisi militare. Con il popolo affamato ci vuole poco perché si cominci a credere all’esistenza di un partito tedesco che lavora nell’ombra per rovinare la Russia. E chi guida questo partito? Ovviamente, Rasputin.
    Ma non è così. In realtà, il monaco “è un pacifista”, spiega il principe di Russia. Anzi, “tenta di dissuadere l’imperatore dall’entrare in guerra”. Ma Nicola II ha già dato la sua parola agli alleati, Francia e Inghilterra.
    “Nel luglio del 1916 – racconta lo storico Oleg Shiskin – emissari del kaiser tedesco raggiungono lo zar Nicola II e gli propongono una pace separata con la Germania. Il promotore di questa proposta è proprio Rasputin, che si candida, così, a essere l’artefice principale della futura tregua tra Germania e Russia”.
    Certamente la partecipazione alla guerra aiuta il crollo della monarchia. Servono interventi rapidi ed efficaci, ma Nicola II sottovaluta la gravità della situazione.
    Il crollo degli zar, “porta con sé anche il disastro economico e politico della Russia”, spiega Nicola Romanov. E in queste circostanze drammatiche e in quei momenti cruciali, “la presenza di Rasputin ha un’influenza negativa”.

 

  • Trame nell’ombra
    Tra chi odia il monaco c’è anche Feliks Feliksovic Jusupov, un nobile che, assieme ad altri congiurati, probabilmente ha rapporti con i servizi segreti inglesi.
    Rasputin, molto vicino alla zar Nicola II, tenta di non farlo entrare in guerra, ma in caso di pace separata della Russia, francesi e inglesi si troverebbero a dover affrontare Austria e Germania senza un valido appoggio militare.
    “Anche se non è considerato un pericolo imminente – spiega Shiskin –, l’eventualità di una pace separata preoccupa gli inglesi. Sapendo questo, alcuni congiurati si preoccupano di far conoscere le proprie idee sulla necessità di eliminare Rasputin”.
    Feliks Feliksovic Jusupov ha già un piano: invita Rasputin a una cena nel palazzo di famiglia. Il monaco accetta, anche se sa che è in preparazione un attentato contro di lui.
    Per lui è una cena importate: è ospite dei nobili che vivono intorno alla famiglia Romanov. Lo stesso Feliks Feliksovic ha sposato una Romanov.
    Nella foto sotto, Feliks Feliksovic Jusupov e sua moglie Irina Aleksandrovna. È lui che ha organizzato e guidato il complotto per l’uccisione di Rasputin.

 

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5. Quella morte che non arriva

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La sera della cena Feliks Feliksovic sale le scale e bussa alla porta della camera di Rasputin per chiamarlo. Sono le 23.

Lo aiuta a vestirsi, a mettersi gli stivali da neve. Scendono insieme. Al piano di sotto li aspetta una macchina.

Al volante c’è un finto autista: in realtà è il medico che ha preparato biscotti e vino avvelenati per uccidere Rasputin. A palazzo Jusupov, la macchina non si ferma di fronte all’ingresso principale, ma un po’ prima.

È stata preparata una stanza speciale, un ingresso speciale. Insomma, tutto è pronto: deve essere l’ultima sera di vita per Rasputin. Il monaco attraversa il cortile e si ferma di fronte a una porta. Entra. Viene condotto al piano inferiore.

Tutti entrano in una stanza. Sul tavolo, al centro, ci sono i dolci e il vino. Il piano è semplice: uccidere Rasputin con il veleno, portare il corpo fuori e lasciarlo cadere nel fiume congelato attraverso un buco nel ghiaccio.

Le cose per i congiurati, tuttavia, iniziano ad andare molto male sin da subito. Rasputin si siede e comincia a mangiare alcuni biscotti. Quelli sbagliati, però, non quelli avvelenati.

Feliks Feliksovic Jusupov, a quel punto, sposta i piatti e fa in modo che cominci a mangiare i dolci con il cianuro. Rasputin li mangia, ma non ha segni di cedimento.

Sta ingerendo una gran quantità di veleno, ma niente. Feliks Feliksovic, allora, gli ofre il vino. Lo beve. Non ne risente. Jusupov è basito. Sale al piano di sopra e dice ai congiurati che Rasputin non cede al veleno.

Decidono, dopo una discussione animata, di scendere tutti assieme e mettere fine alla faccenda. Jusupov preferisce di no: scende da solo con una pistola. Trova Rasputin ubriaco con forti dolori allo stomaco.

Jusupov gli spara. Uno dei congiurati si mette il colbacco del monaco e finge il suo rientro a casa. Gli altri rimangono lì: devono sbarazzarsi del corpo. Jusupov si avvicina a Rasputin che riapre gli occhi.

Non è morto. Gli salta al collo. Jusupov urla. I congiurati che sono al piano di sopra scendono con le armi in pugno. Rasputin, a questo punto, lascia Jusupov e sale per le scale urlando: “Dirò tutto all’imperatrice!”.

Arriva all’esterno e tenta di attraversare il cortile. Uno dei congiurati lo insegue e gli spara più volte. L’uomo, ferito, si trascina per circa trenta metri, finché non cade vicino al cancello.

Arriva anche Jusupov che, colto da una crisi di nervi, colpisce il corpo finché non sviene lui stesso. Alle sei del mattino seguente il cadavere di Rasputin viene gettato in un’apertura del fiume ghiacciato e si inabissa.

Verrà ritrovato due giorni dopo, con acqua nei polmoni. Un segno che fa supporre che, quando è stato gettato nel fiume, fosse ancora vivo.

“Quando riceve la notizia della morte di Rasputin Nicola II rimane stranamente indifferente”, racconta Romanov. “Va subito a trovare la moglie a Pietroburgo, ma non è che si batté il petto da dolore...”.

Un mistero, la reazione apparentemente disinteressata dello zar, che si aggiunge a una vita enigmatica e tormentata. Nella foto sotto, il cadavere di Rasputin ritrovato nella Neva.

 








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