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Vampiri, ma esistono davvero?

La leggenda letteraria nasce nel 1897, quando Bram Stoker pubblica il celebre romanzo dell’orrore in inglese Dracula.

Un libro destinato a raccontare al mondo l’inquietante figura del vampiro più famoso di tutti i tempi.

Ma il mito letterario non esaurisce certo un tema così complesso come quello dei “non morti”.

Ben prima del romanzo di Stoker in Europa i vampiri popolavano i peggiori incubi dei soggetti più facilmente impressionabili.

Vampiri: esseri spaventosi che non popolano solo la letteratura dell’orrore: banali casi di malattia o i succhiasangue esistono davvero?

Una domanda inquietante che infittisce un mistero iniziato molti secoli fa. Scopriamolo insieme!

 

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1. Gli ultimi sei secoli

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La leggenda letteraria nasce nel 1897, quando Bram Stoker pubblica il celebre romanzo dell'orrore in inglese Dracula.

Un libro destinato a raccontare al mondo l'inquietante figura del vampiro più famoso di tutti i tempi.

Stoker ha detto di aver maturato l'idea per la sua opera dopo un incubo. In realtà, sappiamo che ha studiato a lungo e si è documentato su testi del British Museum di Londra, alla ricerca di miti e tradizioni sui vampiri.

Tanta attenzione a questo tema si giustifica perché lo scrittore inglese era venuto a conoscenza della reale esistenza dell’uomo di cui voleva raccontare le crudeli gesta.

Un personaggio disumano, vissuto nel 1400 in Romania: stiamo parlando di Vlad III di Valacchia, il vero Dracula. Ma il mito letterario non esaurisce certo un tema così complesso come quello dei "non morti".

Ben prima del romanzo di Stoker in Europa i vampiri popolavano i peggiori incubi dei soggetti più facilmente impressionabili.

Nel 1732, a Parigi, la paura dilaga. I soldati riaprono tutte le tombe del cimitero, tagliano tutte le teste e le riseppelliscono lontane dai corpi. È solo una delle tante vicende documentate che parlano di questi esseri diabolici.

Pochi anni dopo, nel 1740, papa Benedetto XIV scrive addirittura un trattato per negare resistenza dei vampiri. Confutando, quindi, la loro associazione con il diavolo, così come avevano creduto i suoi predecessori.

Nel 1849, In Francia, viene processato Francois Bertrand, un sergente accusato di aprire le tombe per succhiare il sangue dei cadaveri morti da poco. Anche in tempi recenti si è tornato a parlare di mitici esseri, assetati di sangue umano.

Nel 1915, Fritz Haarmann, detto il vampiro di Hannover, è condannalo a morte. La stessa sorte tocca nel 1931 a Piter Kurten, il vampiro di Dusseldorf e nel 1949 a John Haigh, chiamalo il vampiro di Londra.

La cosa che sorprende in queste vicende, è come il fenomeno del vampirismo sta molto presente anche ai giorni nostri. C'è chi dice che i casi sospetti, in realtà, non siano altro che persone affette da malattie come la porfiria o la catalessi, ma pare troppo semplicistico ridurre tutto soltanto a questo.

Negli Stati Uniti è stato addirittura aperto un centro per lo studio sui vampiri. Negli ultimi anni sono stati verificali circa 50 casi in Canada, 550 negli Usa e 310 nel resto del mondo.

 

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2. Fin dai tempi antichi e il bacio assassino

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  • Fin dai tempi antichi
    La figura di un essere misterioso e malvagio, capace di succhiare il sangue al vivi, è presente in tutte le culture fin dai tempi più remoti. C’è chi ne ha catalogate ben 55 specie.
    Di queste, moltissime sarebbero originarie dei paesi dell'est d’Europa, come la Romania, la Bulgaria, l’Ungheria, la ex Iugoslavia e la Polonia, anche se di vampiri si è parlato un po’ in tutto il mondo.
    La leggenda vuole che il primo sia nato in Mesopotamia. Era Lilith, un demone femminile che, in base ad alcune tradizioni ebraiche, avrebbe affiancato Adamo nell'Eden prima della creazione di Eva.
    Al British Museum c'è un'altra traccia della presenza dei vampiri nelle culture antiche: una tavoletta babilonese con la formula magica per proteggersi dai demoni succhiatori di sangue durante la notte.
    Nella tradizione cinese, questo tipo di mostro si chiamava Chiang-Shih. Aveva lunghi capelli verdi, occhi rossi, zanne e artigli. Uccideva con l’alito, per poi straziare senza pietà i corpi delle vittime, ma solo nelle notti senza luna. Per ammazzarlo era necessario trafiggergli il cuore con una lama di ferro.
    Le credenze su come provocare la morte dei vampiri sono diverse a seconda delle culture. Quelle più note, sicuramente per via della letteratura, affermano che ci sono solo due sistemi: decapitarli oppure prendere un paletto di legno, preferibilmente di frassino, e conficcarglielo nel cuore.
    Sono tante anche le leggende su quali sarebbero le tecniche per tenere lontani i vampiri. Ad esempio, indossando oggetti sacri come una piccola ampolla di acqua benedetta o un crocifisso.
    Oppure, portandosi dietro piante, come una rosa o un ramo di biancospino, oppure il classico aglio. Ma potrebbe bastare anche solo uno specchio, dove l'immagine del vampiro non verrebbe riflessa.
    Le diverse tradizioni danno ruoli differenti a questi esseri sanguinari: potrebbero provocare pestilenze, uccidere chi li nomina, rendere sterili, sostituire i cuori e via di questo passo. E' incerta anche la loro avversione per la luce del sole.
    I vampiri polacchi e russi, contrariamente agli altri, ad esempio, si risveglierebbero a mezzogiorno, per poi tornare nella bara a mezzanotte. Una credenza è unanime, però: uomini, spettri o animali che siano, in ogni caso sopravvivrebbero alla morte succhiando il sangue degli uomini.
    Secondo la tradizione più diffusa, diventerebbe vampiro chi ha fatto un patto con il diavolo, chi ha praticato stregoneria, chi è morto di morte violenta o suicida, chi è nato in certi periodi dell’anno sotto particolari flussi astrali o chi è stato azzannato da altri vampiri.

 

  • Il bacio assassino
    Il morso è il modo in cui questi esseri si nutrono del sangue dei vivi.
    Scelta non certo casuale: nella tradizione esoterica, con il liquido ematico si trasferirebbero le informazioni genetiche dell'individuo che, nel caso di una trasfusione, entrerebbero nell’organismo del ricevente.
    E' per questo che, secondo il mito, per diventare vampiri non basta un morso sul collo, ma si deve bere un po’ del sangue di un altro vampiro.
    Non solo, la vittima dovrebbe volere, anche inconsciamente, questo cambiamento, secondo il principio inviolabile del libero arbitrio. Ecco perché il vampiro sarebbe, a modo suo, seducente e il contatto con lui avrebbe qualcosa di erotico.

 

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3. Enigma irrisolto

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Per capire le paure moderne bisogna prima indagare le vicende del personaggio storico che ha ispirato Stoker.

Il tiranno di Valacchia, il cui patronimico Dracul in rumeno significa diavolo, nel racconto di Stoker diventa un vampiro principe delle tenebre.

Anche nella realtà il despota non ha certo suscitato simpatia in chi ha avuto la sfortuna di incontrarlo. Basti pensare che era conosciuto anche come Vlad Tepes, ossia "l’impalatore", per la sua abominevole abitudine di far morire tra atroci sofferenze i nemici sconfitti in battaglia.

Alcuni storici sostengono che abbia ucciso così circa 40mila prigionieri. Vlad III di Valacchia, questo è il dato certo, è morto nel 1476, ucciso dai turchi ottomani in battaglia. Ma resta un  mistero il luogo della sua sepoltura.

Alcuni pensano che la salma sia stata bruciata, altri addirittura ritengono sia stata fatta a pezzi ed esposta a Istanbul. Per alcuni - ed è questa l’ipotesi considerata più attendibile - il corpo è stato ritrovato in una tomba di una cappella di Snagov, in Turchia.

Prima di tentare di risolvere il mistero dobbiamo ripercorrere alcune tappe della vita di Vlad III per capire meglio chi era e perché sia passato alla storia come un sanguinario. 

Era un uomo spietato che non provava rimorso nell’uccidere i suoi nemici, in qualunque angolo del paese. Anche in quello che, ancora oggi, viene chiamato il Castello di Dracula, in Transilvania. Qui ha avuto inizio l'epopea di Vlad l'impalatore.

Nei pressi del castello venivano collocati verticalmente pali a punta, sui quali erano infilzati i corpi dei nemici e dei traditori. Vlad era solito organizzare grandi banchetti a cui invitava amici e nemici.

Alla fine erano solo i primi a rimanere con lui, gli altri venivano portati via con la forza e infilzati uno ad uno: uno spettacolo terribile, mostrato agli ospiti del castello. Vlad il sanguinario guardava dalla finestra della torre.

Era un uomo feroce, che non si faceva scrupoli soprattutto se doveva sterminare i nobili che, in qualche maniera, potevano insidiarne il potere. I pali, ritrovati sparsi per tutta la Romania, rappresentano il simbolo della sua ferocia.

Gli aneddoti si sprecano. Si dice che un giorno tre emissari del sultano turco siano arrivati al castello per incontrarlo. Alla richiesta del principe di presentarsi togliendosi il copricapo in segno di riverenza, i tre uomini opposero rifiuto.

Vlad si infuriò e fece inchiodare i cappelli sulle loro teste, per poi rimandarli così dal sultano. Sul conto del principe sanguinario si narra anche un altro episodio drammatico. Riguarda un luogo vicino al castello, in cui Vlad si recò perché voleva profanare una chiesa.

Alla reazione degli abitanti del posto, rispose impalandoli tutti. Sterminò un intero paese. E fece la stessa cosa in un luogo vicino. Arrivò a ventimila vittime in una sola volta.

Ovunque passava, lasciava un'infinita scia di sangue. È, probabilmente, anche per questo che il suo nome è diventato sinonimo di vampiro.

 

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4. La tomba di un eroe e un'infanzia tra violenze inaudite

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  • La tomba di un eroe
    Dopo tutte queste storie su Vlad III, suona strano pensare che nell'isola di Snagov ci sia chi lo venera come un santo.
    Eppure ciò è quanto accade, sorprendentemente, in questo luogo, dove si dice che ci sia il corpo di Dracula, sepolto in un monastero.
    Qui è considerato un eroe perché avrebbe liberato la Romania dall'invasione dei turchi. Addirittura a costo della vita.
    Il monastero di Snagov "è stato soprannominato dai santi padri l'Isola bianca. Perché d’inverno, tutta coperta di neve, emerge dalle acque ghiacciale del lago”, spiega il priore Ieromonah Banateanu.
    "I monaci e i principi fondatori - aggiunge - sono venuti su quest'isola storica per creare un tesoro spirituale. Un luogo sacro che ospita anche la tomba del nostro santo e giusto principe Vlad Tepes Dracul. Il suo sepolcro si trova davanti all'allare, in base al desiderio del principe stesso. Perché, secondo le credenze, con ogni passo che i monaci fanno per attraversare la tomba, verrà perdonato uno dei peccati di Vlad. Lui stesso diceva che, forse qualche volta, è stato troppo cattivo o ingiusto".
    In mezzo alla navata centrale della chiesa, per sottolineare l’importanza del personaggio, ecco dunque che è possibile ammirare la tomba di Dracula, almeno stando a ciò che si racconta. Ma siamo poi così sicuri che sia questa la sua sepoltura?
    A pochi passi dal monastero è stato trovato un altro sepolcro con un corpo senza testa che indossa una giubba rossa con bottoni simili a quelli che al tempo di Dracula venivano usati dai principi.
    E in tasca aveva un anello con il simbolo del drago: Vlad III faceva parte dell’Ordine del Drago, una i confraternita fondata nel 1408 ; per contrastare la minaccia dei turchi ottomani e proteggere la cristianità.
    Il mistero si infittisce : se si considera che nella tomba della chiesa è stato trovato qualcos'altro. Nel 1931, a 500 anni dalla nascita di Dracula, il sepolcro è stato aperto: all'interno c’era lo scheletro di un cavallo.
    A quel tempo, era usuale che i principi venissero sepolti assieme al proprio destriero, ma di tracce umane, almeno all’apparenza, non ce n’erano. Dov'è il corpo di Dracula?
    Forse semplicemente non esiste. Forse è scomparso proprio perché il celebre vampiro viaggia in un limbo tra morte e non morte.
    Sarebbe, dunque, impossibile trovare il corpo di un non morto. Dracula, però, di certo continua a vivere nelle nostre più recondite fantasie.

 

  • Infanzia tra violenze inaudite
    Il principe Vlad III è vissuto nel XV secolo, un periodo difficile in cui la pietà sembrava non esistere.
    La Valacchia, la sua terra, confinava con l’Impero Ottomano, in un momento storico in cui i turchi erano in forte espansione e hanno invaso a più riprese i territori circostanti.
    Suo padre, che era un voivoda, un feudatario ambizioso e feroce, oscillava tra l'appoggio al Sacro Romano Impero, quindi ai cristiani, e l’aiuto dato al sultano turco.
    Con continui rovesciamenti di fronte, alleanze e tradimenti, faide familiari e colpi di mano, Vlad II Dracul era riuscito a riconquistare ogni volta il trono della Valacchia, non esitando a usare i suoi stessi figli per scopi politici.
    Vlad III Tepes Dracul è cresciuto, quindi, prima nel lusso della corte di suo padre e poi di quella del sultano turco, ma anche tra violenze inaudite e tradimenti continui. La ferocia dell'esercito ottomano era nota a tutti.
    Proprio dai turchi ha appreso l’arte della tortura e dell'impalamento, che diventerà per lui una vera e propria ossessione. Si racconta che il primo amore della sua vita, una concubina del sultano, sia stata squartata proprio davanti ai suoi occhi.
    Nella foto sotto, l'interno della chiesa di Snagov, dove, ai piedi dell'altare, si trova la tomba di Vlad III.

 

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5. Elizabeth Bathory e Vincenzo Verzeni

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  • Eterna giovinezza
    C'è un'altra componente che ha alimentato nel tempo il mito di Dracula. È la paura.
    Il timore di veder tornare in vita personaggi particolarmente sanguinari.
    Chi avrebbe voluto vedere un'altra volta Elizabeth Bathory, contessa ungherese del 1600 che ha vissuto in Transilvania?
    È considerata una leggendaria serial killer: avrebbe fatto uccidere centinaia di giovani ragazze solo per potersi fare il bagno nel loro sangue. Tutto questo alla ricerca dell'eterna giovinezza.
    Anche Elizabeth Bathory, come Vlad III, apparteneva all Ordine del Drago, una confraternita fondata nel 1408 per contrastare la minaccia dei turchi ottomani e proteggere la cristianità. Solo un caso?

 

  • Il vampiro della bergamasca
    "Vincenzo Verzeni era", secondo il noto criminologo italiano Cesare Lombroso, che si occupo lungamente di questo personaggio, "un sadico sessuale, vampiro e divoratore di carne umana".
    Massimo Centini, docente di antropologia culturale, descrive cosi le vincende di quello che potrebbe essere considerato un "vampiro" italiano.
    Siamo nel 1870, a Bottanuco. paesmo vicino a Bergamo. Vincenzo Verzeni è un giovane contadino nato e cresciuto netta cultura rurale dell'epoca, che passa le sue giornate a lavorare duramente nei campi.
    Lui e i suoi familiari sono considerati persone serie e rispettabili. Profondamente cristiani, tanto che Vincenzo si reca spesso, anche quattro volte al giorno, nella chiesa del paese.
    E' un bel ragazzo, robusto e laborioso. Svolge una vita apparentemente normale, anche se ha avuto un problema a una gamba che gli caratterizza la camminata.
    La vita solitaria nei campi, però, lo porta forse a diventare troppo chiuso in se stesso. Ha pochi contatti e tutti all'interno della famiglia.
    Verzeni trova sfogo alle sue frustrazioni solo intorno ai vent'anni, quando inizia a compiere aggressioni contro le donne del paese. I suoi crimini raggiungono un grado tale di efferatezza che lo faranno definire il vampiro detta bergamasca.
    "In alcuni casi" - afferma Centini - s"i limita ad aggredire le donne, ma in altri la cosa degenera. In due nello specifico. Verzeni si accanisce violentemente contro le sue vittime le uccide, dopodiché interviene chirurgicamente e, con armi da taglio e da punta, infierisce sui cadaveri. Dopodiché compie l'azione che ha portato in passato a considerarlo una sorta di vampiro. Cioè succhia il sangue inferte a queste donne".

 

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