Visioni digitali: da Alan Turing all’internet di oggi

La rivoluzione informatica non si sarebbe potuta compiere senza la capacità di immaginazione di grandi scienziati e matematici.

I pionieri dell’era digitale, si sa, partendo dal nulla sono arrivati ad altissimi livelli di successo imprenditoriale e personale. E oggi sono tra gli uomini più ricchi del mondo. Ma che cosa li accomuna? Un’idea. O meglio, una visione.

Quel saper vedere un futuro che nel periodo in cui iniziarono era ancora difficile da immaginare. Inizialmente sperimentavano in cantine, garage e stanzette di pensionati per studenti, fino a quando diventarono i guru di nuovi modi di lavorare e aprirono futuristici uffici con spazi gioco e aree relax, come il quartier generale di Google a Mountain View, in California.

Larry Page e Sergey Brin (foto sotto) erano due studenti quando alla fine degli anni Novanta, in un garage affittato a Menlo Park, crearono il motore di ricerca Google. Sempre in California, nel 1976 Steve Jobs e Steve Wozniak avevano fondato Apple Computer Inc. nel garage dell’abitazione di Jobs, a Los Altos.

Il patron di Amazon, Jeff Bezos (foto sotto), cominciò nel 1994 vendendo libri online da un garage di Seattle. Da una piccola stanza in un pensionato di Harvard, nel 2004, l’allora studente Mark Zuckerberg lanciò TheFacebook, il primo social di successo (ma il primo in assoluto fu SixDegrees nel 1997, e dal 2003 esisteva MySpace).

All’alba della new economy (1990- 2010) questi giovani ebbero la capacità di vedere lontano, molto lontano, precorrendo i tempi. Una capacità che Jobs, Bezos, Page e gli altri pionieri del digitale non furono gli unici ad avere, perché prima di loro altri uomini e donne, forse anche più visionari di loro, sono stati capaci di immaginare macchine per compiere operazioni complesse e tecnologie destinate a modificare le abitudini e migliorare la vita degli esseri umani.

Pensatori, scienziati e inventori del XIX e XX secolo senza i quali la rivoluzione digitale degli ultimi decenni non sarebbe stata possibile.

 

1. IDEA CHIAVE

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Un nome svetta su tutti: Alan Turing. Fu tra i più grandi matematici del Novecento e il suo lavoro è stato fondamentale per lo sviluppo dei calcolatori elettronici.

La “macchina di Turing”, teorizzata in un suo articolo del 1936, è infatti un concetto chiave della teoria dei computer e dei linguaggi di programmazione.

Alan Turing, nato a Londra nel 1912, è una delle figure più eminenti nella storia dell'informatica e dell'intelligenza artificiale. Il suo contributo rivoluzionario si estende su diverse sfere.

Uno dei suoi concetti più influenti è la macchina di Turing, un modello teorico che ha permesso di comprendere il concetto di calcolabilità e ha fornito le basi per lo sviluppo dei moderni computer. Questa invenzione ha aperto la strada a un'esplosione di innovazioni tecnologiche.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Turing lavorò al centro di decrittazione di Bletchley Park, dove contribuì in modo determinante a decifrare i codici della macchina Enigma tedesca. Questo successo ha avuto un impatto cruciale sulla vittoria degli Alleati.

Il matematico inglese in un suo articolo, Computing Machinery and Intelligence, del 1950, elaborò quello che oggi è chiamato “test di Turing”: un metodo per valutare la capacità di “pensare” di una macchina, alla base degli studi sull’IA (intelligenza artificiale) e sull’apprendimento automatico.

Il test pone l'interrogativo se una macchina possa dimostrare intelligenza umana attraverso il linguaggio e la comunicazione.

Brillante quanto sfortunato, lo scienziato visse in Inghilterra in un’epoca in cui essere omosessuale era reato. Fu condannato nel 1952 e dopo due anni, 41enne, si avvelenò con una mela in cui aveva iniettato cianuro di potassio (leggenda vuole che sia la “mela morsicata” di Apple, ma chi la disegnò ha smentito).

2. COMPUTER A VAPORE

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Il sapere scientifico e tecnologico è come un edificio in cui scoperte, invenzioni e teorie di matematici, fisici, ingegneri, rappresentano tanti piccoli mattoncini che hanno contribuito a erigerlo.

Ne era ben consapevole lo stesso Turing, che si disse grato alla genialità e alla perseveranza (il genio da solo non basta, ci vuole anche duro lavoro) di una donna: Augusta Ada Byron, contessa di Lovelace, meglio nota come Ada Lovelace (foto sotto).

Figlia del poeta George Byron, la scienziata – nata nel 1815 e che si dice studiò matematica per contrapporsi al padre assente – creò un algoritmo per il calcolo dei numeri di Bernoulli, oggi considerato da molti il primo programma informatico della Storia.

Non si trattò di un esercizio astratto: il suo programma era destinato a quello che sarebbe stato il primo calcolatore, progettato da Charles Babbage (foto sotto), con il quale Ada Lovelace collaborò.

Il protocomputer, al quale Babbage lavorò fino alla sua morte (1871), si basava su un sistema di schede perforate (sul modello di quelle del telaio di Jaquard), avrebbe dovuto funzionare a vapore e aveva una memoria per immagazzinare le informazioni.

L’idea gli venne mentre svolgeva calcoli matematici complessi: perché non far fare quel lavoro a una macchina, evitando agli uomini attività noiose e azzerando ogni possibilità di errore?

Purtroppo per una serie di motivi (tra cui la mancanza di fondi) il progetto rimase incompiuto. La “macchina analitica” di Babbage (foto sotto) – così si chiamava – è stata poi realizzata sulla base dei progetti originali nel 1991 da un team di ricerca del Museo della Scienza di Londra e si è rivelata perfettamente funzionante.

3. TELEFONO PERSONALE, WI-FI E BIT

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Come il matematico e filosofo inglese, anche l’inventore italiano Antonio Meucci (foto sotto), nel 1871, usò la creatività nel tentativo di semplificarsi la vita.

La moglie Ester era malata e andava monitorata regolarmente. Così, per non fare su e giù dalle scale si ingegnò inventando il “telettrofono” (ormai accreditato dai più come il primo telefono).

Comodo il telefono, ma perché non renderlo portatile? Il cellulare nacque così, quasi per scommessa, da un’idea che poteva sembrare stravagante.

L’ingegnere capo dell’azienda Motorola, Martin Cooper (foto sotto), immaginò un apparecchio per chiamare amici e parenti che fosse slegato da un luogo come la casa o l’auto (su alcune vetture di lusso esistevano già radiotelefoni): un apparecchio da portare con sé ovunque.

Il 3 aprile 1973, con un telefono portatile che pesava 1,5 chili, chiamò il suo omologo e rivale alla Bell Labs, Joel S. Engel (che stava lavorando allo stesso progetto) da una strada, la 6th Avenue di New York. Dopo dieci anni uscì sul mercato il primo cellulare e il suo successo fu inarrestabile.

Nella storia delle telecomunicazioni c’è, inaspettatamente, persino un’attrice: Hedwig Kiesler, nota con il suo nome d’arte Hedy Lamarr (foto sotto).

Appassionata oltre che di arte drammatica anche di chimica e tecnologia, l’austriaca lavorò a Hollywood e, nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, brevettò insieme al compositore George Antheil un sistema di comunicazione segreta, per evitare che i siluri fossero intercettati dai nemici, e lo propose alla Marina americana (che lo rifiutò).

Era un metodo per la trasmissione criptata di onde radio da un canale radio all’altro e da quella tecnologia si è sviluppata quella alla base dei moderni sistemi Wi-Fi, Gps e Bluetooth.

Un altro scienziato a cui larga parte dell’informatica oggi è debitrice è Claude Shannon (foto sotto), impiegato alla Bells Lab. Nel 1948, con il suo articolo Una teoria matematica per le comunicazioni, sviluppò la teoria alla base dei sistemi di trasmissione informatica.

Tutto si può trasmettere, traducendo parole, immagini, suoni in un codice binario (0 e 1), la cui unità base di informazione chiamò “bit”.

4. IMMAGINA E CREA

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La via era aperta per i pionieri di quella che oggi è chiamata la Terza rivoluzione industriale, la rivoluzione informatica.

Negli Anni ’70 molti di loro erano studenti o ragazzi al primo impiego e l’informatica era poco più che un hobby da “smanettoni”. Steve Wozniak era un impiegato della Hewlett Packard e nel tempo libero si dilettava a progettare calcolatori.

Tra i suoi progetti c’era un computer “personale”. Fu l’amico Steve Jobs a convincerlo a investire nella sua idea e a trasformarla in un prodotto commerciale. Nacque così l’Apple I nel 1976 e l’Apple II dopo due anni. Jobs aveva visto giusto, il “passatempo” dell’amico era commercializzabile. Nella foto sotto, Steve Jobs con il cofondatore di Apple Steve Wozniak-

Bill Gates e Paul Allen puntarono invece tutto sulla creazione di un linguaggio di programmazione per il nuovo microcomputer Altair 8800, prodotto dalla Mits, convinti che quella sarebbe stata l’applicazione capace di cambiare il mondo dei computer.

Ci lavorarono giorno e notte e dopo qualche tempo si presentarono alla Mits con il nuovo codice di programmazione: fu un successo, era nato il software Altair Basic.

Era il gennaio 1975 e dopo tre mesi i due ventenni fondarono MicroSoft Corporation. nella foto sotto, Paul Allen e Bill Gates agli esordi: nel 1975 fondarono la loro società Micro-Soft ad Albuquerque (New Mexico).

Gates e Jobs agli inizi collaborarono, fino a quando Gates nel 1985 lanciò il sistema operativo Windows (oggi il più diffuso al mondo), prendendo ispirazione dall’interfaccia grafica del computer Apple Macintosh, il che fece infuriare Jobs.

Tutto questo, però, non sarebbe stato possibile senza il lavoro di un ingegnere meno noto, ma non meno importante: l’italiano Federico Faggin, che nel 1971, quando lavorava per Intel (allora una startup), progettò il primo microprocessore, l’Intel 4004.





5. NELLA RETE

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Anche Internet naturalmente ha avuto i suoi visionari. Dietro all’invenzione del World Wide Web c’è un fisico inglese, Tim Berners-Lee (foto sotto), che lavorava al Cern di Ginevra.

Appassionato di informatica, nel 1989 redasse un documento dal titolo Information Management: A Proposal, in cui suggeriva un metodo per la condivisione di informazioni tra ricercatori – trasmesse allora telefonicamente – basato sull’uso di Internet e degli ipertesti.

L’idea era geniale e il 6 agosto 1991 apparve il primo sito web (ancora online) dall’interfaccia grafica semplice e intuitiva, che forniva i primi dettagli sul funzionamento del web. Prima di questa data uno studente canadese, Alan Emtage (foto sotto), pensò che gli studenti avessero bisogno di un sistema per la ricerca rapida di documenti in rete.

Nacque così il primo motore di ricerca, Archie (1990), destinato soprattutto alle università.

Ma fu dopo la nascita del World Wide Web che i motori spuntarono come funghi: la Rete era per tutti e AliWeb, Lycos, Altavista e Yahoo! si contesero gli utenti fino al 1997, quando arrivò Google. Larry Page e Sergey Brin, infatti, con il loro algoritmo potenziarono l’efficacia e la velocità delle ricerche sul web, sparigliando le carte.

Abbiamo qui citato alcuni nomi noti (non tutti) di coloro che hanno fatto la storia dell’informatica.

Ma oggi che quella fase si è conclusa e si parla ormai di Quarta rivoluzione industriale (intelligenza artificiale, Internet delle cose, computer quantistici... ) non possiamo dimenticare che il suo successo è dovuto anche alla vasta comunità di sconosciuti sviluppatori “open source” che, rendendo accessibile il codice dei loro software (e quindi permettendo a tutti di usarli e/o modificarli), hanno creato un sistema di collaborazione planetaria senza precedenti nella storia della tecnologia.

Nella foto sotto, il Macintosh 128K, che utilizzava un’interfaccia grafica: uscì il 24 gennaio 1984, a 2.495 dollari.








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