10 animali primitivi rimasti (quasi) intatti a milioni di anni di evoluzione

Se c’è una cosa che abbiamo imparato sull’evoluzione è che non si ferma mai.

Eppure ci sono forme viventi che, a un’occhiata superficiale, sembrano sopravvissute quasi intatte a milioni di anni di evoluzione.

Charles Darwin li chiamò fossili viventi (specificando che era un’espressione un po’ giocosa).

Oggi sappiamo che il termine è inesatto: non esistono specie che hanno smesso di evolvere e le creature oggi sulla Terra non sono le stesse che la popolavano milioni di anni fa.

Ma la suggestione dei fossili viventi (o “tipi persistenti”, come li chiamò un altro grande naturalista inglese, Thomas Huxley) resiste.

Sarà anche una questione un po’ superficiale, ma si resta affascinati vedendo quanto un coccodrillo o uno squalo assomiglino ai loro antenati.

L’evoluzione non si ferma, ma ci sono caratteristiche e adattamenti che funzionano talmente bene che non c’è bisogno di cambiarli.

C’è chi definisce questi tratti “primitivi”, ma si potrebbe pensare che siano invece talmente avanzati e perfetti per l’ambiente in cui si sono sviluppati che non c’è stata necessità di modificarli.

Oggi, vi presentiamo dieci casi di alcuni animali rimasti (quasi) gli stessi da milioni di anni. Superstiti di gruppi antichi o… così ben adattati da non dover cambiare.

1. Hoatzin e coccodrilli

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- Hoatzin
L’hoatzin (Opisthocomus hoazin; nella foto sotto) è un uccello molto solo: nessuno dei suoi parenti stretti è ancora vivo.
Grande come un fagiano e con una vistosa cresta piumata, è l’unico rappresentante del genere Opisthocomus e della sua famiglia, gli Opisthocomidae. Non solo: ancora oggi, non è chiara la sua posizione tassonomica.
Uno studio Usa, basato sull’analisi del Dna, ha stabilito che la linea evolutiva di cui oggi l’hoatzin è l’unico rappresentante si è staccata da tutti gli altri uccelli circa 64 milioni di anni fa, poco dopo l’estinzione dei dinosauri.
Sappiamo che, da quando sono comparsi, questi uccelli si sono prima diffusi in tutto il mondo, Africa ed Europa comprese, per poi scomparire e rimanere confinati al Sud America, in Amazzonia e nel bacino dell’Orinoco.
E sappiamo anche che hanno una peculiarità unica tra gli uccelli: per digerire il materiale vegetale di cui si nutrono, lo trattengono nel gozzo dove viene fermentato da batteri
specializzati, in maniera simile a quanto fanno i ruminanti.

 

- Coccodrilli
Coccodrilli, alligatori, caimani e gaviali — 24 specie ancora viventi — sono gli ultimi membri degli Pseudosuchia, un gruppo comparso 250 milioni di anni fa e sopravvissuto all’estinzione che spazzò via molti altri rettili che vivevano con loro (come i dinosauri).
L’ordine a cui appartengono (Crocodylia) è comparso circa 95 milioni di anni fa.
In uno studio del 2021, Maximilian Stockdale e Michael Benton dell’Università di Bristol (Uk) spiegano che sono sorprendentemente simili ai loro antenati.
Tutti i coccodrilli moderni hanno il muso lungo, una coda potente, la pelle corazzata e un’andatura caratteristica, e molte forme fossili sono simili (anche se altre specie scomparse sono in effetti differenti).
Il motivo è che i coccodrilli moderni hanno raggiunto uno stato di equilibrio che non richiede loro di cambiare rapidamente: hanno occupato una nicchia ecologica e l’hanno dominata.

2. Lamprede, missinee solenodonti

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- Lamprede e missine
Pur essendo abbastanza diverse tra loro, lamprede e missine condividono una caratteristica che le differenzia dagli altri vertebrati: non hanno la bocca.
O, meglio, non come la intendiamo noi: invece di mascella e mandibola hanno un’apertura a O, ricoperta di denti di cheratina (nel caso delle lamprede, nella foto sotto) o con tentacoli e strutture simili a denti (nelle missine).
La bocca di questi pesci anguilliformi è usata per attaccarsi alle rocce o ai pesci dei quali si nutrono.
Può sembrare una struttura più “primitiva” rispetto alla nostra bocca articolata, ma evidentemente funziona bene e si è conservata: i primi antenati delle lamprede risalgono a quasi 500 milioni di anni fa, e le missine odierne sono molto simili a quelle fossili di 300 milioni di anni fa.

 

- Solenodonti
Circa 78 milioni di anni fa, quando i dinosauri dominavano la Terra e i mammiferi dovevano ancora conoscere l’esplosione attuale, un piccolo gruppo si “staccò” dal resto dei mammiferi. Poi andò ad abitare in quelle che oggi sono un paio di isole dei Caraibi.
Si chiamavano solenodonti: continuano a resistere, nonostante siano rappresentati solo da due specie (più due estinte in tempi storici).
Sono il solenodonte di Hispaniola (nella foto sotto) e il solenodonte di Cuba, che vivono nelle isole che danno loro il nome. Dall’aspetto di grandi toporagni, hanno una caratteristica considerata “primitiva” per i mammiferi, che sarebbe stata conservata solo da alcuni di loro: sono velenosi.
Hanno ghiandole salivari capaci di produrre veleno, che viene iniettato nelle prede con i denti.

3. Ornitorinco e pesci caimano

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- Ornitorinco
L’ornitorinco appartiene ai monotremi, un ordine di mammiferi comparso quando ancora gli altri non si erano divisi in placentati e marsupiali, i cui membri (oltre all’ornitorinco australiano, 4 specie di echidne, diffuse tra Australia e Nuova Guinea) conserverebbero tratti “primitivi” presenti negli antenati dei mammiferi.
L’ornitorinco (nella foto sotto, mentre mangia un verme) depone le uova, ha uno sperone velenoso — una rarità tra i mammiferi — e un becco sul quale si trovano due file di elettrorecettori usati per individuare le prede.
Un recente studio condotto in Australia su una mandibola di Teinolophos trusleri (il più antico antenato dell’ornitorinco trovato fossile) racconta che i primi monotremi sarebbero comparsi nei pressi del Polo Sud 130 milioni di anni fa.
Questo spiega anche l’origine dell’elettrolocazione, una capacità molto utile per sopravvivere in un luogo dove il sole non sorgeva per mesi, e che i monotremi hanno mantenuto anche oggi in habitat ben più soleggiati (non a caso sono animali notturni).

 

- Pesci caimano
Sono rimasti in pochi, ma sono tenaci, grazie a caratteristiche “arcaiche” ereditate dai loro antenati: come la capacità di respirare sia in acqua sia nell’aria (grazie alla loro vescica natatoria, l’organo che si riempie di gas e controlla il galleggiamento).
Fondamentale per sopravvivere in acque salmastre e poco profonde dove l’ossigeno rischia di scarseggiare.
Sono i pesci caimano (come Lepisosteus oculatus, nella foto sotto), nome comune delle sette specie della famiglia dei lepisosteidi. Insieme con Amia calva, unica rappresentante degli Amiiformi, formano un gruppo di pesci ossei (gli olostei) comparsi 250 milioni di anni fa.
Un tempo erano distribuiti in tutto il mondo, mentre oggi sono confinati alle acque dolci e salmastre nordamericane.

4. Celacanti e tuatara

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- Celacanti
I celacanti sono spesso citati se si parla di “fossili viventi”. Ce ne sono (per quanto sappiamo) due specie, del genere Latimeria: il celacanto delle Comore (L. chalumnae) e il celacanto indonesiano (L. menadoensis), confinati alle acque costiere di Africa Orientale e Indonesia.
Si pensava che questi pesci, apparsi circa 400 milioni di anni fa, si fossero estinti da 65 milioni di anni, finché nel 1938 fu identificato come tale un esemplare pescato in Africa.
I celacanti sono, insieme alle sei specie di dipnoi o pesci polmonati, più vicini ai primi tetrapodi (i vertebrati con 4 arti, noi compresi) che al resto degli altri pesci.
Quelli moderni appaiono abbastanza simili ai loro antenati fossili, ma sappiamo che nemmeno per loro l’evoluzione si è fermata: uno studio dell’Università di Toronto ha mostrato che negli ultimi 10 milioni di anni hanno guadagnato 62 sequenze geniche da altre specie.
Passano le loro giornate nascosti in caverne, in attesa di uscire la notte a caccia di cibo: uno stile di vita timido, ma efficace.

 

- Tuatara
L’evoluzione può essere spietata: se arriva qualcuno più adatto di te rischi di sparire, nonostante un lungo e onorato servizio sul Pianeta.
I rincocefali sono un ordine di rettili emerso circa 240 milioni di anni fa. Erano distribuiti in tutto il mondo. Poi arrivarono altri rettili — le lucertole — e i rincocefali sparirono.
Quasi completamente: oggi resiste un solo rappresentante, il tuatara (Sphenodon punctatus, foto sotto), in Nuova Zelanda, con caratteristiche “primitive” per esempio nell’apparato uditivo, senza timpano.
Un team della Harvard University (Usa) ha appena descritto il fossile di uno dei suoi più antichi parenti, Navajosphenodon sani, vissuto 190 milioni di anni fa: ha confermato che il cranio ha caratteristiche simili a quelle del moderno tuatara e che il corpo del rettile neozelandese è cambiato relativamente poco.





5. Limuli e squali vacca

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- Limuli
Se poteste prendere un limulo moderno e metterlo a confronto con uno vissuto milioni di anni fa, non trovereste differenze evidenti: per distinguerli dovreste ribaltarli, e scoprire se il loro addome è composto da segmenti separati o fusi in un unico elemento (in quest’ultimo caso sapreste che è moderno).
Superficialmente simili a crostacei, tanto che in inglese sono chiamati “horseshoe crab”, granchi a ferro di cavallo, questi animali sono in realtà xifosuri, un ordine imparentato con ragni e scorpioni.
Sono comparsi circa 440 milioni di anni fa e da allora sono cambiati relativamente poco: hanno la schiena coperta da un carapace, dieci zampe per muoversi, due cheliceri che usano per portarsi il cibo alla bocca.
Vivono su fondali sabbiosi in acque poco profonde (nella foto sotto Limulus polyphemus, diffuso in America; altre tre specie vivono in Asia), non si fanno troppi problemi ad adattarsi a una carenza o abbondanza di sale e sono animali estremamente adattabili: c’è un motivo se assomigliano ancora ai loro antenati.

 

- Squali vacca
Gli squali in generale sono spesso indicati come “fossili viventi”: predatori infallibili, adattati al loro ambiente, sono visti come il modello di animali che non hanno avuto bisogno di evolvere in milioni di anni.
In fondo, da quando sono apparsi oltre 400 milioni di anni fa sono sopravvissuti a diverse estinzioni di massa. In realtà l’appellativo è sbagliato, come dimostra tra l’altro la varietà di forme che hanno anche gli squali moderni.
Ma alcune loro caratteristiche hanno resistito immutate nel tempo, perché funzionano bene: una su tutte, il fatto di cambiare i denti a ciclo continuo per tutta la vita.
Tra le centinaia di specie ancora esistenti, gli squali vacca sono forse quelli che più possono fregiarsi del titolo di “primitivi”: hanno sei o sette paia di branchie, invece delle cinque degli altri squali, e i loro apparati digerente ed escretore sono poco specializzati, e simili a quelli dei loro antenati, comparsi circa 200 milioni di anni fa.








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