Lo sviluppo di un paese viene misurato da indicatori statistici quali il PIL pro-capite (o altri indicatori di reddito o prodotto nazionale), il tasso di alfabetizzazione o la speranza di vita, che sono composti nell’indice di sviluppo umano di UNDP che misura quello che è stato chiamato il grado di sviluppo umano di un paese.
Cosa distingue e caratterizza un paese in via di sviluppo (PVS) da uno sviluppato? Un paese in via di sviluppo (developing country) presenta un tenore di vita basso, ha una scarsa e ristretta base industriale, un livello del reddito basso, una povertà diffusa, poca accumulazione di capitale e anche un basso indice sviluppo umano (HDI).
La definizione di paese in via di sviluppo (PVS) ha oggi superato quella di terzo mondo, che era stata coniata ai tempi della guerra fredda o anche quella di paese sottosviluppato: un’altra definizione che viene anche usata è quella di paese meno sviluppato (Less Developed Country – LDC) o anche paese a basso reddito (Low Income Country – LIC).
Penso che la maggior parte della popolazione mondiale, se dovesse effettuare una scelta sul paese da vivere, avrebbe probabilmente scelto di stabilirsi in un paese democratico di stampo occidentale, trasparente, con un tenore e speranza di vita molto alti, esente da fenomeni di coruzione e che garantisca i diritti umani a tutte le minoranze ivi presenti. Giusto? Beh, non esattamente.
La verità è che, spesso, certi paesi in via di sviluppo riescano a surclassare il resto del mondo in alcune aree significative. Vediamo 5 paesi di questi.
1. Nicaragua: il paese che ama le donne
Ogni anno , il World Economic Forum - WEF, pubblica il "Global Gender Gap Index", l’indice di misurazione del divario tra uomo e donna, che analizza il gap in termini di opportunità fra i due sessi e offre un quadro completo per la valutazione e il confronto delle differenze globali uomo-donna in 136 nazioni (93% della popolazione mondiale).
Le aree di indagine sono 4:
- partecipazione e opportunità economica delle donne, cioè un'analisi dei salari, dei livelli di partecipazione al mondo del lavoro e del grado di accesso alle posizioni più qualificate;
- l'accesso all'educazione, sia quella di base che quella più elevata;
- l'influenza politica, cioè il grado di partecipazione alle strutture decisionali;
- le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita.
Anche nel 2013, il Nicaragua continua a essere il Paese più avanzato dell'America Latina in quanto alle pari opportunità e occupa il decimo posto a livello mondiale. Occupa, inoltre, il 5 posto mondiale nel sotto-indice della partecipazione politica, come risultato diretto della riforma alla Legge dei Municipi che promuove l’equità e la complementarietà di genere, stabilendo che i partiti politici dovranno garantire il 50% di partecipazione femminile nelle proprie liste dei candidati alle elezioni municipali e nazionali.
La top ten dei paesi, che riserva qualche sorpresa come Filippine e Nicaragua, è la seguente:
1. Islanda
2. Finlandia
3. Norvegia
4. Svezia
5. Filippine
6. Irlanda
7. Nuova Zelanda
8. Danimarca
9. Svizzera
10. Nicaragua
2. Sudafrica: leader mondiale dei diritti degli omosessuali
Anche se la sua economia è in piena espansione , il Sud Africa, per certi aspetti, ha ancora molta strada da percorrere per poter qualificarsi come un paese sviluppato a tutti gli effetti. I dati non lasciano dubbi: il 43% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà, un milione di famiglie vivono nelle bidonville, la disoccupazione è al 40%. La distribuzione del reddito in Sudafrica è tra le meno equilibrate al mondo: vi convivono livelli di affluenza vicini a quelli dei Paesi industrializzati con livelli di povertà al limite della sussistenza.
Infine, è strettamente correlata a questo contesto la piaga sociale dell’Aids, che riguarda il 18,3% della popolazione: questa cifra fa del Sudafrica il Paese con il maggior numero di sieropositivi al mondo (5,5 milioni) e che ha conseguenze non solo dal punto di vista umano e sociale, ma anche economico: l’Aids dimezza la manodopera, riduce la produttività e incrementa esponenzialmente la spesa sanitaria.Secondo il World Economic Forum, su una classifica mondiale di 134 Paesi, il Sudafrica si presenta al 110° posto nella scala di qualità del sistema d’istruzione (il 104° se il dato si limita alla scuola primaria).
Ma il Sudafrica è l’unico Paese africano a riconoscere dal novembre 2006 il matrimonio fra persone dello stesso sesso, uno dei primi Paesi al mondo, dopo la decisione della Corte Costituzionale che proibire tali matrimoni “rappresenta una severa per quanto sottintesa dichiarazione, da parte della legge, che le coppie dello stesso sesso sono da emarginarsi, e che la loro esigenza di affermare e proteggere le loro relazioni intime in quanto esseri umani è in qualche modo inferiore a quella delle coppie terosessuali”.
La Costituzione del Sudafrica, quella firmata da Nelson Mandela, viene considerata come la più filo-omosessuale al mondo. Il Sudafrica ha riconosciuto ufficialmente la bandiera “rainbow (arcobaleno)”, il drappo a sei colori simbolo della comunità lesbica, gay e transessuale, come simbolo delle minoranze sessuali. A deciderlo il dipartimento di arte e cultura del paese africano che, così, diventa la prima nazione al mondo a riconoscere ufficialmente la bandiera arcobaleno come rappresentativa della realtà lgbt. .
Eugene Brockman, ideatore della bandiera ha dichiarato: “Siamo leader mondiali nel campo dei diritti gay, e ora, con la nostra bandiera siamo in grado di fare molto di più. E ‘giunto il momento di iniziare a posizionare sanzioni economiche sui paesi africani che violano i diritti umani e perpetuare i crimini contro i loro cittadini LGBT“.
Grazie a Nelson Mandela, il grande leader scomparso da poco, se il Sudafrica è l’unico Paese africano ad avere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Ed è anche grazie a lui se la nazione più a sud del continente è anche una delle pochissime a non discriminare e a non perseguitare attivamente le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali in Africa.
3. Uruguay: leader di trasparenza, libertà civili e conquiste sociali
L'Uruguay è un paese situato nella parte sud-orientale del Sud America con una popolazione di circa 3,5 milioni di persone, di cui 1,8 milioni vivono nella capitale Montevideo e la sua area metropolitana. Secondo una stima, tra il 88% e il 94% della popolazione è in gran parte di origine europea o mista.
L'Uruguay è uno dei paesi economicamente più sviluppati del Sud America. La Ong Trasparency International ha effettuato una ricerca sulla base della quale è risultato che, in America Latina, Venezuela e Paraguay risultano i paesi con più alto tasso di corruzione, mentre Uruguay e Cile sono visti come leader di trasparenza.
L'Uruguay, inoltre, può vantare una tradizione di libertà civili e conquiste sociali: la giornata lavorativa di 8 ore fu, infatti, introdotta un anno prima che negli Stati Uniti e 4 anni prima che in Francia; il divorzio ben 70 anni prima della Spagna; il voto alle donne e il suffragio universale 14 anni prima che in Francia; l'istruzione gratuita e obbligatoria e la separazione fra Stato e Chiesa risalgono ai primi anni del secolo scorso. Nel novembre 2007 inoltre l'Uruguay è divenuto il primo paese dell'America Latina a legalizzare le unioni omosessuali (aprile 2013) , mentre nel Dicembre 2013 è stato il primo paese del mondo a legalizzare la produzione e la coltivazione privata di cannabis.
Non a caso, infatti, per il Democracy Index del settimanale britannico The Economist (un indice calcolato in base a variabili come la libertà di stampa, il rapporto tra cittadini e governanti, la corruzione, le libertà economiche, ecc.) l’Uruguay è stato premiato con il titolo del "Paese dell'anno 2013". E' stata, altresì, nominata "Nazione simbolo" e definita una “Democrazia completa”.
4. Costa Rica: il paese più felice del mondo
L' 8 settembre 2013 è stato pubblicato dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite il "World Happiness Report 2013", la cosiddetta "classifica della felicità" delle nazioni nel mondo. I cittadini di 130 paesi hanno risposto a domande inerenti la condizione economica, la salute, le relazioni sociali, la liberta', la sicurezza,la corruzione, la generosita' etc. e lo scopo è di descrivere come le misure della felicità possono essere efficacemente usate per valutare i progressi delle nazioni.
Sarebbero 6, secondo gli autori dello studio, i fattori che contribuiscono al 75% delle variazioni della felicità di una nazione di anno in anno: pil, durata media della vita, avere qualcuno su cui contare, libertà di fare le proprie scelte di vita, libertà dalla corruzione e generosità.
Ecco la lista dei primi 20 paesi: Danimarca, Norvegia, Svizzera, Paesi Bassi, Svezia, Canada, Finlandia, Austria, Islanda, Australia, Israele, Costarica, Nuova Zelanda, Emirati Arabi, Panama, Messico, Stati Uniti, Irlanda, Lussemburgo e Venezuela.
Secondo, invece, gli economisti della New Economics Foundation (Nef), con base a Londra, la Costa Rica per il 2013, è stata (per la seconda volta consecutiva) classificata come il paese più felice del mondo. Questo rapporto misura solo 3 cose: il benessere dei residenti di una nazione, la speranza di vita alla nascita e l’ impronta ecologica di una nazione che misura le azioni che si compiono riguardo all’ambiente ovvero l’uso ed abuso delle risorse naturali e attività ambientali. Queste caratteristiche attribuiscono alla Costa Rica un punteggio globale di 64,0 mentre il Vietnam raggiunge una valutazione di 60,4 e la Colombia di 59,8.
La Costa Rica è puntualmente in cima alle più credibili indagini sulla felicità della popolazione condotte a livello mondiale. Quali sono le ragioni? Certamente una serie di fattori concorre a creare quelle condizioni di vita: il clima moderato, una natura spettacolare molto rispettata, una concentrazione di biodiversità unica al mondo, una propensione alla convivenza pacifica, uno dei migliori sistemi sanitari del continente, investimenti crescenti in istruzione e cultura, un formidabile impegno nello sviluppo delle energie rinnovabili ecc
5. Mali: sempre più efficace per l'innovazione
Il Global Innovation Index (GII) è una pubblicazione annuale sull’innovazione stilata dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Wipo), insieme alla Cornell University e alla Business School Insead per analizzare le economie ed il grado d’innovazione di alcuni Paesi presi come campione. Malgrado la crisi economica, si continua a investire in innovazione.
Secondo la classifica riportata dal GII 2013, in prima posizione, la Svizzera si conferma come la nazione più innovativa, davanti a Svezia, Regno Unito, Olanda e Stati Uniti su un totale di 142 Paesi esaminati. Al sesto posto, la Finlandia precede Hong Kong, Singapore, Danimarca e l’Irlanda che chiude la Top10. La Cina è 35/esima.
Ma nei mercati emergenti, il Paese che nel 2013 si è stato distino in virtù degli elevati investimenti in ricerca, sviluppo e settori innovativi, e per la spinta innovativa, è soprattutto un paese africano, uno dei più poveri della Terra, con uno dei redditi pro capite più bassi del mondo, cui si accompagna, tra i molti fattori socio-economici che non meno drammaticamente attestano l'arretratezza del Paese, un elevato tasso di analfabetismo: il Mali.
Il PIL del paese è di 5.866 milioni di dollari USA, che corrispondono a 490,10 dollari pro capite, tra i più bassi del mondo. L’economia è prevalentemente agricola e i raccolti dipendono quasi interamente dall’irrigazione e dalle piene stagionali del Niger e dei suoi affluenti. Eppure, interi settori da effettuare investimenti come la scienza, il business e la tecnologia sono così resistenti da fare concorrena a un paese grande come la Cina.