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5 personaggi famosi che hanno creato strane coppie

Dietro il successo o una scoperta c’è qualche volta la collaborazione di personaggi apparentemente male assortiti.

A questi stravaganti sodalizi si è ispirato anche il cinema. Come nel caso del film premio Oscar Green Book (2018), Il discorso del re (2010) e Vittoria e Abdul (2017).

Scopriamo insieme 5 personaggi famosi che hanno creato strane coppie!

1. Regina Vittoria e Abdul Karim

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Quando la regina Vittoria morì il 22 gennaio 1901, ponendo termine al suo lunghissimo regno durato 63 anni, 7 mesi e 2 giorni, il figlio e nuovo re Edoardo VII mandò le sue guardie a casa di Abdul Karim, per bruciare tutte le lettere che aveva scambiato con la sovrana e bandirlo dal suolo britannico.

Fu solo grazie al suo diario che si riuscì anni dopo a ricostruire la relazione che Abdul, quarant’anni più giovane della regina, aveva costruito con lei.

Per 14 anni non fu solo il suo servitore personale, ma anche confidente e amico, tanto che la regina intimamente si riferiva a lui come “il mio più caro amico” e “la tua amata madre”.

Vittoria, vedova da tempo, aveva conosciuto Abdul in occasione del giubileo per i 50 anni del proprio regno: dopo aver lavorato come impiegato in un carcere di Agra, era arrivato dall’India per aiutare la sovrana a interloquire con i principi indiani ospiti per l’occasione, e le era rimasto impresso, rimanendo poi al suo fianco.

Il rapporto diventò sempre più stretto, tanto che la regina iniziò a prendere da Abdul lezioni di urdu, invitò a corte la moglie e i familiari di Abdul, riservò loro i migliori posti all’Opera e accondiscese alle sue richieste, per esempio garantendo una pensione al padre e donandogli terreni.

Anche Vittoria ebbe dei vantaggi: la regina, che era anche imperatrice dell’India, apprese moltissimo di quel mondo che le era tutto sommato alieno.

La relazione preoccupava la corte e i familiari, influenzati da pregiudizi razziali e sociali, e tentarono in vari modi di separarli.

Approssimandosi alla morte, Vittoria donò ad Abdul delle terre ad Agra, dove lui passò gli ultimi anni della sua vita. Vittoria e Abdul è il film del 2017 che racconta la loro amicizia.

 

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2. William Chester Minor e Sir James Murray

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William Chester Minor (1834- 1920) non si era mai ripreso dallo shock per le brutalità cui aveva assistito durante la Guerra civile americana, alla quale aveva partecipato come chirurgo.

Per questo, al termine del conflitto, venne internato per malattia mentale.

Rilasciato nel 1871, si trasferì a Londra. Qui viveva in un quartiere malfamato dove poteva dedicarsi ai suoi passatempi preferiti: la pittura e le prostitute.

Ma i fantasmi del passato continuavano a perseguitarlo: un anno dopo, annebbiato dalla paranoia, uccise un uomo. Fu rinchiuso nel manicomio criminale di Broadmoor. E proprio da questo luogo di disperati prese forma una delle più incredibili collaborazioni della Storia.

Coprotagonista: Sir James Murray (1837-1915), lessicografo e filologo incaricato di supervisionare la redazione dell’Oxford English Dictionary. La compilazione del dizionario, architettato già dal 1857 per sostituire quelli esistenti ritenuti insoddisfacenti, procedeva a rilento.

Finché ad assumere l’incarico di curatore, nel 1878, fu appunto James Murray. Lo studioso ricorse ad annunci per reclutare l’esercito di volontari che avrebbe dovuto contribuire all’immane redazione di 414.825 definizioni e oltre 1 milione e 827mila citazioni.

A uno di questi annunci rispose Minor. Considerato soggetto non pericoloso, nella sua cella poteva leggere centinaia di libri. Montagne di carta da cui iniziò a estrapolare parole di cui annotava il significato, con relativa citazione, da inviare a Murray.

La mole di indicazioni mandate a Murray divenne così ampia che i due iniziarono a corrispondere: Minor, che aveva ricevuto un’educazione di primo livello, non aveva problemi a disquisire con il professore, e quest’ultimo non immaginava in quale situazione si trovasse il suo collaboratore più stretto.

Così, per diciassette anni ne raccolse le oltre 12mila citazioni inviategli. La lunghissima collaborazione continuò a distanza fino a quando il professore decise di andare a trovare Minor nel manicomio di Broadmoor, da dove proveniva la corrispondenza.

Mai avrebbe immaginato che il dottore, anziché esserne il direttore, fosse un internato. I due si conobbero, si apprezzarono e continuarono a lavorare insieme ancora a lungo.

La loro storia è raccontata nel libro Il professore e il pazzo di Simon Winchester e dall’omonimo film con protagonisti Mel Gibson e Sean Penn. Il dizionario fu pubblicato a fascicoli a partire dal 1884 e si concluse solo nel 1928, quando i due studiosi erano già morti.

 

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3. Albert Einstein e Mileva Marić

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Albert Einstein (1879-1955) è l’uomo che con il suo E=mc2 ha rivoluzionato la fisica, vincendo il premio Nobel nel 1921.

Non tutti sanno che lo scienziato fu aiutato nei propri studi da una donna: amata, sposata, tradita e infine lasciata.

Mileva Marić (1875-1948) conobbe Albert al Politecnico di Zurigo, dove entrambi studiavano. Lei, intelligente quanto lui ma di carattere schivo e riservato (quanto lui era estroso), era l’unica donna ammessa al corso di fisica e matematica.

Ma al momento dell’esame finale era già incinta della prima figlia (poi morta, forse, di scarlattina), e non lo superò.

Nel 1903 si sposarono, ebbero altri due figli, e dopo la pubblicazione dei cosiddetti Annus Mirabilis Papers, nel 1905, a firma di Albert, la carriera accademica dello scienziato decollò.

Al contrario Mileva dovette rinunciare a ogni ambizione per accudire i bambini e, frustrata, finì con allontanarsi sempre più dal marito, chiamato per lavoro prima a Praga, poi a Berlino.

Quando Albert si innamorò della cugina Elsa, che poi finì per sposare, lasciò Mileva e dopo il divorzio, nel 1919, la sua figura venne oscurata dalla fama di lui.

Eppure secondo alcuni storici alcune lettere che Albert mandava a Mileva rivelano come lei avesse contribuito alle sue ricerche: “Come sarò felice e orgoglioso”, scriveva Einstein, “quando avremo terminato con successo il nostro lavoro sul moto relativo”.

Lei tollerava che il marito prendesse ogni merito, perché in fondo, come gli scriveva, erano ormai diventati “una sola pietra” (gioco di parole sul cognome Ein Stein, ovvero “una pietra”). La storia della coppia è stata raccontata in diversi film e serie tv.

 

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4. Re Giorgio VI e Lionel Logue

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Era proprio la parola king, ovvero re, con quella kappa ostacolo gutturale impossibile da sormontare, la parola più difficile da pronunciare per Giorgio VI, sovrano del Regno Unito dal 1936 al 1952.

Era affetto da una tremenda balbuzie da quando aveva otto anni.

Per sua fortuna ad aiutarlo fu un australiano, Lionel Logue, che aveva fatto l’attore e si era reinventato terapeuta del linguaggio, anche se l’ordine dei medici britannico lo aveva bollato come ciarlatano.

Fu nel suo studio di Harley Street, a Londra, che un giorno il futuro re si presentò con la moglie Elisabetta, per lavorare sulla claudicante favella reale, che più volte si era già inceppata quando Giorgio aveva presenziato a eventi pubblici.

Logue esaminò l’illustre paziente, lo trovò “acuto di mente ma affetto da tensione nervosa, e flaccido di pancia”, e si adoperò per lavorare sul fisico, per potenziare il diaframma; sul linguaggio, con esercizi tipo scioglilingua; e sulla psiche, con una terapia volta a capire quali origini avesse il “disturbo” del re.

I due si conoscevano e tenevano sedute settimanali già da 10 anni quando Albert Frederick Arthur George fu incoronato col nome di Giorgio VI, superando “senza esitazioni” la prova del primo discorso radiofonico ufficiale alla nazione.

A quel punto Logue era diventato anche un amico. Quando Giorgio VI nel 1944 durante un discorso inciampò sulla “w”, Logue gli chiese come mai. “L’ho fatto apposta”, rispose il sovrano, “altrimenti la gente non mi avrebbe riconosciuto”.

L’amicizia fra il sovrano e il dottore ha ispirato il film Il discorso del re (2010).

 

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5. William Moulton Marston e la Wonder Woman

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William Moulton Marston (1893- 1947) aveva 48 anni quando nel 1941 fu pubblicato per la prima volta il fumetto Wonder Woman.

Era uno psicologo, professore universitario alla American University di Washington e alla Tufts University di Medford, e aveva contribuito alla realizzazione della macchina della verità con l’invenzione del misuratore di pressione sistolica.

Tuttavia sarebbe passato alla Storia per la creazione dell’amazzone eroina dei comics, Wonder Woman, simbolo di emancipazione femminile in un’epoca in cui i supereroi erano tutti maschi.

Nonostante fosse un sostenitore dei diritti delle donne, Marston ebbe con loro un rapporto ambiguo: si sposò con la psicologa e avvocato Elizabeth Holloway (1893- 1993), che oltre a dargli due figli, gli fornì l’intuizione secondo cui lo stato di agitazione tipico di chi dice menzogne si poteva rilevare con l’aumento della pressione del sangue.

Presto però William si invaghì di Olive Byrne (1904- 1985), una sua studentessa 11 anni più giovane della moglie. La ragazza, che condivideva con l’uomo la passione per il bondage, ne diventò l’amante e andò a vivere a casa sua.

In breve il triangolo fu accettato da Elizabeth, che, potendo contare sull’appoggio di Olive, riuscì a occuparsi della propria carriera. Olive infatti badava ai bambini, presto diventati quattro quando anche lei rimase incinta dello psicologo.

Le due donne rimasero a vivere insieme anche dopo la morte del professore, ed ebbero un ruolo fondamentale nella creazione del personaggio dei fumetti: fu Elizabeth a suggerire al marito di creare un eroe donna, ed erano di Olive i bracciali che ispirarono quelli di Wonder Woman.

La loro storia è raccontata nel film Professor Marston and the Wonder Women (2017).

 

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