Animali del deserto: 10 creature speciali e affascinanti, da conoscere e da proteggere

Il grandissimo Fabrizio De André, nel meraviglioso brano Il ritorno di Giuseppe, descrive il deserto come “una prigione senza confini” e, come sempre, ha colto nel segno…

Le grandi distese di sabbia che punteggiano il nostro mondo in quasi tutti i continenti, Europa esclusa almeno per ora, sono proprio così.

Infatti, coloro che le abitano sono reclusi, impossibilitati a uscirne perché si sono adattati talmente a fondo alle durissime condizioni di vita dei deserti da non poter tornare indietro.

Sono “specialisti della sopravvivenza” in condizioni estreme, animali fantastici senza bisogno di scomodare la magia in stile prequel di Harry Potter.

Andiamo a conoscerne qualcuno, per ricordarci che la vita, se vuole, trova casa ovunque.

Ecco 10 creature del deserto speciali e affascinanti, da conoscere e da proteggere!

 

1. ORICE D’ARABIA E FENNEC

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- ORICE D’ARABIA

Alta circa un metro alla spalla e con corna diritte che arrivano a 75 centimetri, questa bella e grossa antilope un tempo era ampiamente diffusa nei deserti del Medio Oriente e della Penisola araba.
Ma già negli anni Settanta, la caccia indiscriminata e insensata condotta con mezzi a motore, annullando così la sua unica difesa contro di noi che è la velocità, hanno portato questa specie alla scomparsa in natura.
Per fortuna, diversi esemplari venivano allevati in alcune strutture e così è stato possibile condurre in porto un progetto di reintroduzione negli habitat originari.
Attualmente l’orice d’Arabia è presente con piccoli gruppi in alcune aree del deserto arabico e in Israele.
Ma, incredibile a dirsi, è minacciato dalla caccia illegale! Non impariamo mai dai nostri errori...

 

- FENNEC

Ecco il più piccolo tra i Canidi. La volpe del deserto, infatti, arriva a una lunghezza massima di 40 centimetri circa, coda esclusa, per un peso di poco superiore a 1,5 chilogrammi... praticamente come un Chihuahua!
Eppure, si tratta di un predatore delle sabbie africane considerato molto efficiente nel procurarsi il cibo. Naturalmente, le prede sono in proporzione alla taglia e in base alla disponibilità.
Quindi piccoli roditori, lucertole, uccellini e relative uova, insetti. Vive in branchi, caccia soprattutto di notte e di giorno si ripara dal sole nelle tante tane sotterranee che scava e che gli permettono di apparire e scomparire a suo piacimento.
Non a caso, le popolazioni nomadi del Sahara la chiamano “folletto del deserto”. Le lunghe orecchie, circa 15 centimetri, gli servono per disperdere il calore più facilmente, una caratteristica abbastanza diffusa tra i mammiferi dei deserti torridi.
Curioso e intelligente, durante la Seconda guerra mondiale, combattuta anche nel suo habitat, ha fornito il soprannome al più brillante e astuto generale tedesco, Erwin Rommel, detto appunto “la volpe del deserto”.

 

2. DROMEDARIO E GATTO DELLE SABBIE

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- DROMEDARIO

Forse è questo l’animale-simbolo del Sahara, ma in realtà il dromedario ha smesso di vagare libero in mandrie da molto tempo, in quell’area.
Addomesticato da almeno 4000 anni per essere usato come animale da soma, è stato importato in passato anche in Australia, dove vaste zone dell’interno sono di tipo desertico con clima torrido.
Superato poi dall’uso dei veicoli a motore per il trasporto di merci, il dromedario “australiano” è stato lasciato a se stesso e, nel tempo, si è riadattato alla vita selvaggia.
Oggi in Australia si contano ancora diverse mandrie di questi animali allo stato brado nelle zone desertiche.
Frugale in modo estremo, questa creatura riesce a immagazzinare in soli dieci minuti di abbeverata circa 100 litri d’acqua.
Il suo organismo riesce poi a dosarla tanto bene da resistere senza bere fino a 8 giorni nel clima micidiale del deserto.
Oltre che per l’uso, tuttora corrente, come animale da soma, il dromedario è allevato anche per la carne, il latte, la pelle e il pelo.

 

- GATTO DELLE SABBIE
La splendida immagine a destra ci mostra il muso e lo sguardo acuto di un altro piccolo predatore dei deserti, il poco noto e piuttosto raro gatto delle sabbie.
È diffuso sia nei deserti africani sia in alcuni di quelli asiatici e predilige aree talmente aride e calde che pochi altri mammiferi le frequentano.
Il che lo mette al riparo da predatori più grandi di lui. Cosa non difficile, visto che arriva al massimo a 60 centimetri di lunghezza (coda esclusa) per 3,5 chili di peso.
Cacciatore solitario come quasi tutti i felini, si nutre soprattutto di piccoli roditori e, quando capita, anche di uccelli e piccoli rettili.
Anche lui caccia di notte e passa le ore bollenti in tane sotterranee precedentemente occupate da volpi del deserto o altri animali. Anche le sue orecchie sono “irradiatori” di calore.

 

3. AVVOLTOIO ORECCHIUTO E POIANA DI HARRIS

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- AVVOLTOIO ORECCHIUTO

I cieli dei deserti africani e arabi sono ancora solcati da questo possente uccello, uno tra gli avvoltoi più grandi, con un’apertura alare anche superiore a 2,5 metri e un peso che arriva a 8 chilogrammi.
Il suo ruolo principale è quello di “spazzino”, come è tipico della sua categoria, ma si sa che questa specie a volte caccia anche prede vive e attacca i nidi di altri uccelli per mangiare le uova o i piccoli.
Quando avvista una carcassa, e riesce a farlo anche da quote notevoli grazie alla vista eccellente, scende a terra e non teme di contenderla anche agli sciacalli, che in genere fuggono di fronte al suo becco molto potente, capace di lacerare anche i tendini dei grossi erbivori morti.
Il ruolo di questi uccelli è ovviamente molto importante, perché l’eliminazione delle carcasse è un compito preciso che l’evoluzione ha assegnato a questi e altri animali.
Purtroppo, l’avvoltoio orecchiuto è sempre più raro e sempre più in pericolo di scomparire.
Tra le cause vi sono la scomparsa del suo habitat e l’avvelenamento causato dall’ingestione di carni di erbivori a loro volta avvelenati dai contadini perché si nutrono del loro raccolto.

 

- POIANA DI HARRIS

Questo rapace molto elegante e veloce vive nel continente americano, dal sud-ovest degli Stati Uniti all’America Centrale, in particolare nelle aree desertiche o semidesertiche come il Sonora, dove è stata scattata questa foto.
La particolarità di questo uccello è che spesso caccia in gruppo, tanto da essersi guadagnato il nome di “falco-lupo”, riuscendo così a essere particolarmente efficiente.
Questo aspetto probabilmente unico tra i rapaci nasce dal fatto che la femmina accetta a volte di accoppiarsi con due maschi diversi e di costruire il nido e accudire la prole insieme a entrambi, creando così un nucleo familiare che può arrivare a sette individui.
La poiana di Harris è anche molto intelligente e ha grandi capacità di apprendimento: questo ha fatto sì che divenisse molto apprezzata nel mondo della falconeria, anche perché pare che sviluppi un attaccamento molto forte verso il suo addestratore, superiore a quello degli altri rapaci utilizzati in questo particolare ambito venatorio o ludico.
La sua situazione a livello di conservazione della specie per fortuna è buona anche in natura.

 

4. GAZZELLA DEL DESERTO E ONAGRO

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- GAZZELLA DEL DESERTO

Questo erbivoro diffuso in tutte le aree desertiche e semidesertiche dell’Africa e del Medio Oriente ha una taglia contenuta: 60 centimetri alla spalla per una lunghezza poco superiore al metro e un peso massimo di una ventina di chili.
Interessante sapere che può anche trascorrere tutta la vita senza mai bere acqua direttamente, poiché il suo organismo si è talmente adattato al clima arido da accontentarsi dell’acqua presente nei vegetali di cui la gazzella si nutre!
Ovviamente, però, se ne ha occasione anche questa creatura beve volentieri.
La gazzella del deserto forma gruppi familiari piuttosto ristretti, anche di soli due individui, e un tempo era la preda d’elezione del ghepardo.
Questo spiega perché, se si sente inseguita, riesce a raggiungere la notevole velocità di corsa di 80 chilometri orari!
Oggi il velocissimo felino è scomparso dalle aree che un tempo popolava, quindi la gazzella ha ora nemici meno veloci come i lupi, pochi e solo in Arabia e Israele, il servai e il caracal, due felini di taglia media, oltre alle iene.
Ma nessuno di loro è pericoloso come noi: la caccia, per quanto illegale è infatti praticata ampiamente su questa specie che, per tale ragione, attualmente è classificata come “vulnerabile”.

 

- ONAGRO

Una creatura davvero particolare, questa: non è l’asino selvatico (che vive in Africa ed è il progenitore dell’asino domestico) e non è un cavallo, ma somiglia a entrambi.
Da poco studiato, di “lui” si sa abbastanza poco se non che vive libero in gruppi anche abbastanza numerosi in alcune zone desertiche, semidesertiche e nelle steppe dell’Asia centrale, settentrionale e occidentale.
La sua vita sociale è considerata complessa ma è ancora in fase di studio. Come i cavalli selvaggi in America, che però sono discendenti di cavalli domestici, i branchi di onagri si spostano nutrendosi di vegetali molto duri che altri erbivori non mangiano.
Questa dieta povera non impedisce all’onagro di crescere fino a pesare oltre 250 chili per un’altezza massima di un metro e mezzo circa e una lunghezza di un paio di metri.
In natura la minaccia maggiore per l’onagro è il lupo, presente in tutte le aree dove questa specie vive. L’onagro dalla sua ha una corsa notevole, con picchi di 70 chilometri orari e andatura costante di 50, e calci di grande potenza.
Ma ciò che lo fa classificare “a rischio di estinzione” non è ovviamente questo predatore ma noi, che distruggiamo il suo habitat e lo cacciamo senza pietà.

 





5. TARTARUGA DEL DESERTO E DIAVOLO SPINOSO

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- TARTARUGA DEL DESERTO

Un rettile raro e ormai prossimo all’estinzione in natura, anche se qualcosa si muove sul fronte della conservazione.
La tartaruga del deserto è presente solo in una precisa area del Nord America, alcune zone desertiche del sud-ovest degli USA e del nord del Messico, con pochi individui.
Lenta, ovviamente, e molto stanziale, può vivere fino a un secolo. La sua taglia è piuttosto piccola: massimo 40 centimetri di lunghezza per un peso non superiore a 7 chilogrammi.
Passa molto tempo nella sua profonda tana che provvede a scavare grazie alle zampe molto forti e dotate di unghioni robusti. Qui trascorre anche il periodo del letargo, da novembre a febbraio.
Questa tartaruga è protagonista di una curiosa situazione. Pur essendo a rischio di estinzione, infatti, le autorità federali americane hanno avviato da tempo un programma di sterilizzazione.
Non degli esemplari selvatici ma dei tanti, troppi soggetti allevati nella case degli abitanti delle aree in questione che rappresentano un pericolo per i loro fratelli in natura: fuggendo dai giardini ed entrando in contatto con loro, infatti, trasmettono malattie mortali.

 

- DIAVOLO SPINOSO

L’ultimo scatto sulle forme di vita che abitano le zone desertiche riguarda una creatura unica sotto più di un aspetto.
In primo luogo, il diavolo spinoso è il solo rappresentante noto del genere moloch.
Poi, lo possiamo incontrare esclusivamente un Australia, dove si è evoluto per vivere in zone tanto aride da non offrire quasi mai acqua.
E allora, come fa a bere? La pelle di questo animale sembra che agisca come una spugna, imbevendosi dell’umidità dell’aria, convogliandola in microcanali sottocutanei che, con un sistema di vasi comunicanti, riescono a spingere il liquido fino alla bocca!
Geniale a dir poco, tanto che la scienza sta cercando di capire come funzioni il sistema per riprodurlo sulle pareti di edifici in zone aride e “catturare” così l’acqua dall’aria.
Questo piccolo rettile (circa 20 centimetri di lunghezza) dall’aspetto alieno si nutre di formiche e termiti, e riesce a catturarne anche 2.500 al giorno grazie alla lingua “collosa” che estroflette in stile camaleonte.
Le spine che circondano tutto il suo corpo lo proteggono bene da molti predatori. Non è assolutamente un pericolo per l’uomo.

 








Note

 

I DESERTI TRA PETROLIO, CACCIA E AGRICOLTURA

Dal punto di vista dell’estensione territoriale, i deserti sono più in espansione che in regressione, anche per via del riscaldamento globale, ma questo non preserva gli animali che li abitano, dai rischi mortali innescati dalle nostre attività.

Tra queste, le perforazioni per la ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi sono tra le pratiche più invasive e pericolose per la vita animale, perché il deserto viene sconvolto da camion e altri veicoli attrezzati che lo percorrono, spaventando gli animali, mentre la stessa attività estrattiva semina veleni chimici nell’ambiente rendendolo inabitabile.

Ci sono poi migliaia di uccisioni, illegali e legali, a opera di cacciatori di ogni genere: dai cosiddetti “sportivi”, ricchi quasi sempre provenienti dai Paesi industrializzati che pagano per abbattere animali selvatici anche in via di estinzione, a quelli per necessità, cioè abitanti del luogo che uccidono per mangiare.

Infine, gli sforzi per rendere coltivabili aree desertiche distruggono gli habitat degli animali. Non c’è pace neppure tra le sabbie infuocate...

 

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