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Antoine de Saint-Exupéry: la vera storia dell’autore de Il piccolo principe

Amava volare con la fantasia e nella realtà: Antoine de Saint-Exupéry, autore de Il piccolo principe, il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia e il Corano, coltivò la passione del volo fin da quando era bambino.

Diventato pilota militare, trascorse la sua vita in aereo e vi morì, abbattuto da un aviere nemico, nel 1944.

Ecco la vera storia di Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de Il piccolo principe, a 120 anni dalla nascita.

 

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1. L'infanzia

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Una pecora dentro a una scatola, una rosa unica al mondo, una volpe addomesticata e un pilota perso nel deserto che si confronta per l’ultima volta con la sua parte bambina.

È la delicata storia raccontata ne Il piccolo principe, una favola senza tempo che ha incantato milioni di lettori in tutto il mondo.

Il suo autore, Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, era venuto al mondo 120 anni fa, il 29 giugno 1900, nella città francese di Lione.

Terzo di cinque figli del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe, rimane a quattro anni orfano di padre, un ispettore delle assicurazioni, e viene amorevolmente cresciuto dalla madre.

La famiglia si trasferì a Le Mans, dove possedeva un castello con un grandissimo parco: qui trascorsero un periodo felice che Antoine, diventato adulto, dirà spesso di rimpiangere.

Trascorre l’infanzia a inventare giochi per la schiera di fratelli, sorelle e cugine nel castello di famiglia di Saint-Maurice-de-Rémens, in un contesto bucolico e aristocratico, seppur povero di mezzi economici.

«Era un bambino incantevole e delizioso», ricorda la sorella Simone, «con quei riccioli biondi che sembravano un’aureola luminosa. Lo chiamavano il re Sole». Antoine è molto legato alla madre: poetessa, pittrice e sognatrice, gli ha trasmesso la sua sensibilità.

Come il piccolo principe che segue i tramonti, lui la accompagna ovunque. «Ricordo», raccontava lei, «che mi seguiva nel parco con una piccola sedia verde. Ogni volta che mi fermavo lui si sedeva e aspettava che io mi muovessi. Così percorrevamo tutto il parco. Era vivace, spesso insopportabile, ma sempre di una sensibilità estrema».

Il tempo passava però anche in quel magnifico castello: scoppiò la Prima guerra mondiale (Antoine aveva, dunque, 14 anni) e i cinque fratelli Saint-Exupéry persero la preziosa compagnia della madre che si offrì come infermiera in un ospedale militare.

I suoi figli furono inviati a studiare in vari collegi e Antoine fu ospite prima di uno in Francia e poi di un altro in Svizzera. In questo periodo Antoine dovette affrontare il primo grande dolore: la morte dell’amatissimo fratello François che, a soli 15 anni, non sopravvisse a una malattia di cuore.

Tra i due fratelli c’era un’intesa profonda, come dimostra il fatto che nel suo testamento François dichiarava di lasciare ad Antoine la sua carabina e la sua bicicletta! Nella foto sotto, il piccolo Antoine (secondo da destra) circondato dal fratello François e dalle sorelle.

 

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2. In volo con una bici

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Quei primi anni della sua vita sono decisivi per capire la personalità di Antoine, che la madre aveva soprannominato Pique-la-Lune, “pizzica la luna”, per via della sua testa tra le nuvole, il naso appuntito e gli occhi rotondi dall’aria sempre un po’ sorpresa.

I suoi insegnanti ricordano che non era particolarmente tranquillo ma neanche irrequieto. Non era uno zuccone ma nemmeno un alunno brillante. La sua unica passione erano gli aerei.

«La sua prima esperienza di volo», raccontava sua madre, «è stata la costruzione di un veicolo a vela. Aveva chiesto a Marguerite, la governante, di dargli un vecchio lenzuolo che poi aveva fissato su un manico di scopa a sua volta issato su una vecchia bicicletta di legno. Portato quel trabiccolo in cima a una salita, prese a scendere. A un certo punto sembrò che la bicicletta sparisse nell’aria: il tentativo si era concluso con un capitombolo e un bel po’ di lividi».

Antoine non si spaventa di certo e nel 1912, a soli 12 anni, convince Gabriel Dobrensky, costruttore di uno dei primi aerei in metallo, a regalargli il battesimo dell’aria: un breve volo su un Berthaud-Wroblewski.

Per ottenerlo sfida il divieto materno dichiarando di avere un’autorizzazione che non ha. Ma non è questa trasgressione a fare di quel bambino turbolento un aviatore. Adolescente, poi studente, Antoine è alla ricerca di una ragione per vivere.

A 19 anni inizia a frequentare gli aerodromi e i locali alla moda con altri giovani dell’aristocrazia parigina. «Era molto timido ma anche sincero», diceva di lui l’amico Henri Jeanson.

«Non aveva eleganza nel vestire ma era elegante in altre cose. Raccontava storie ed era divertente, sapeva fare trucchi con le carte: era il suo modo di nascondersi di fronte alle persone che non conosceva. Gli piaceva cantare e lo faceva con passione».

Questa vita spensierata viene interrotta nel 1921 dal servizio militare. Qui Antoine coglie l’attimo e chiede di essere arruolato in aviazione: sta per imparare a volare davvero.

 

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3. Pubblica le prime opere

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Ottenuto il brevetto di pilota, dapprima civile poi militare, nel 1926 viene assunto dalle linee aeree Latécoère di Tolosa.

Deve percorrere cinquemila chilometri per trasportare la posta da Tolosa a Dakar sorvolando la Spagna, il Marocco, il Sahara, la Mauritania, il Senegal. È quello il momento decisivo della vocazione letteraria e della scelta della professione.

Dopo un primo racconto intitolato L’aviatore, approfittando dei 18 mesi di solitudine trascorsi come capo scalo nell’aeroporto marocchino di Cap Juby, scrive il suo primo libro, Corriere del Sud, e si rende conto che le sue due passioni, scrivere e volare, sono un tutt’uno.

Ma l’avventura africana è solo l’inizio. Desideroso di esplorare altri cieli, nel 1930 Saint-Exupéry approda a Buenos Aires come direttore della linea aeropostale Argentina-Francia.

Questa esperienza gli ispira i libri Volo di notte e Terra degli uomini, dove riflette sul rapporto indissolubile che si crea tra l’uomo e l’aereo, mentre il tempo scorre, scandito dal rombo dei motori.

A Buenos Aires incontra l’amore della sua vita, Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, scrittrice, pittrice e artista salvadoregna, che sposa nel 1931 e che diventerà la sua musa ispiratrice.

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I rapporti tra i due sono appassionati ma burrascosi per le lunghe assenze e le frequenti relazioni extraconiugali di Antoine. Si tradiscono reciprocamente, fanno spesso vita separata ma non divorzieranno mai.

Lui, sempre senza soldi, si reinventa giornalista: per alcuni quotidiani francesi segue la guerra civile spagnola e documenta da Mosca la vita in Unione Sovietica. Tornato in Francia, spinto da una continua irrequietezza e dal bisogno di denaro, si dedica a sfrenate competizioni aeree uscendone regolarmente con le ossa rotte.

Sperando di vincere un premio per il più veloce volo tra Parigi e Saigon, precipita con il suo copilota nel deserto libico sopravvivendo per miracolo. Ancora, mentre tenta di diventare il primo pilota francese a volare da New York alla Patagonia, si schianta con il suo aereo nei pressi di Città del Guatemala, ferendosi gravemente.

Sarà invece Hollywood a dargli una mano: Volo di notte diventa un film di successo interpretato da due divi del calibro di Clark Gable e Robert Montgomery. Saint-Exupéry ne approfitta per riscoprire i piaceri della vita, ma la guerra incombe.

Nel 1939 si arruola nell’aviazione francese e viene assegnato alla squadriglia aerea 2/33. Aviatore di giorno, di notte passa il tempo a scrivere Pilota di guerra, un libro sulle missioni della sua squadriglia.

 

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4. Il suo capolavoro

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Quando nel giugno 1940 la Francia capitola, la squadriglia di Saint-Exupéry si scioglie e lui viene congedato.

Decide che non può restare in patria sotto l’occupazione tedesca e si imbarca per New York insieme a tanti migranti in fuga dall’Europa.

Solitario e isolato, cade in depressione e si rifugia nella scrittura.

Come un bambino che inventa per sé un personaggio immaginario con cui parlare, crea Il piccolo principe e lo dedica all’amico ebreo Léon Werth, che vive in povertà fra i monti del Giura.

Ma il suo cuore è tutto per Consuelo, che gli ha ispirato la rosa della sua storia: capricciosa, affascinante, meravigliosa, insopportabile, insostituibile.

Finita la stesura del libro, alla quale nell’estate e nell’autunno del 1942 ha lavorato alacremente per notti intere, ottiene finalmente il permesso di far parte degli organici delle truppe Alleate nei reparti della ricognizione aerea.

Il 6 aprile del 1943, qualche giorno prima della sua partenza, l’editore Reynal & Hitchcock di New York pubblica la prima edizione assoluta del racconto.

Le parole di uno dei maggiori successi letterari di tutti i tempi non sono però quelle scaturite dalla penna di Saint-Exupéry, ma il frutto di una pur ottima traduzione dal francese della scrittrice americana Katherine Woods. Quando torna in Europa, Antoine ha perso l’energia di un tempo.

Gli viene affidata una serie di cinque missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica che affronta con fatica. «Sotto la minaccia della guerra», scrive in una lettera trovata sulla sua scrivania, «sono più nudo e spoglio che mai. Se verrò abbattuto, non avrò nulla da rimpiangere. Ero nato per essere un giardiniere».

Il 31 luglio 1944, mentre con il suo P-38 vola sul Tirreno diretto a Lione, scompare nel nulla. Il mistero perdura fino al settembre 1998, quando nel- le reti di un pescatore di Marsiglia rimane impigliato un braccialetto d’argento su cui è inciso il nome Saint-Ex, come lo chiamavano gli amici, e quelli della moglie Consuelo e dell’editore Reynal & Hitchcock.

I resti del suo aereo vengono però ritrovati solo nel 2004 al largo dell’Ile de Riou, a più di 60 metri di profondità. A decretare la fine del “poeta del cielo”, come si saprà anni dopo, sarebbe stato Horst Rippert, ex aviatore della Luftwaffe, che avrebbe colpito l’aereo facendolo inabissare.

Del corpo di Saint-Exupéry, però, nessuna traccia. Ed è bello credere che abbia fatto come il suo Piccolo principe, tanto innamorato della sua rosa da farsi mordere da un serpente pur di tornare da lei: «Ti dispiacerà. Sembrerò morto e non sarà vero...».

 

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5. Quattro curiosità su Il piccolo principe

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1. Saint-Exupéry non vide mai la sua opera pubblicata in Francia.
A causa delle sue idee politiche, il regime di Vichy non ne permise l’uscita, che avvenne solo nell’aprile del 1946, due anni dopo la morte dell’autore, per opera dell’editore parigino Gallimard.

2. Nel libro l’immagine del narratore, il pilota perduto nel deserto, non compare mai.
Solo tra i disegni inediti, oggetto di una mostra tenuta nel 2014 presso la Morgan Library di New York, ce n’è uno che lo raffigura mentre dorme accanto a suo
aereo.

 

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3. Disponibile in 300 lingue e dialetti, il romanzo è il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia e il Corano.
L’annuncio è stato dato dalla Fondation Antoine de Saint-Exupéry di Parigi, che gestisce i diritti internazionali dell’autore francese.
Si calcola si siano vendute complessivamente oltre 200 milioni di copie.

4. Nel descrivere i tre minuscoli vulcani dell’asteroide da cui proviene il Piccolo principe, probabilmente Saint-Exupéry si ispirò a quelli equadoregni visibili da Armenia, la città natale di Consuelo.
I due attivi sarebbero il Santa Ana e l’Izalco, quello dormiente il Cerro Verde.

 

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