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Floriterapia: una cura dolce e naturale

La floriterapia è una cura dolce, naturale, che mira a restituire armonia al corpo e alla psiche del paziente. 

Il presupposto è che all’interno di ogni essere umano, anche se malato, ci siano le energie necessarie e sufficienti per ottenere una completa guarigione: si tratta solo di sbloccarle, in modo che queste energie siano libere di agire dall’interno. La cura con i principi energetici dei fiori, che agisce a livello molto profondo sullo stato d’animo, ha questa funzione.

La floriterapia più conosciuta è quella messa a punto dal medico inglese Edward Bach; successivamente sono state sperimentate altre specie floreali: sono in uso i fiori californiani, australiani, francesi, indiani e alaskiani. 

Oggi gli studiosi di floriterapia stanno sperimentando un numero incredibile di fiori e di essenze naturali, con effetti sperimentali più o meno efficaci, ma i 38 rimedi originali del dottor Edward Bach restano i prodotti più efficienti e conosciuti. Attualmente la floriterapia di Bach è uno dei presidi terapeutici raccomandati dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

Secondo Bach qualunque malattia – dall’insonnia all’artrosi cervicale, dalla balbuzie alla cistite – è sempre la concretizzazione di un atteggiamento mentale. La floriterapia agisce proprio modificando lo stato mentale del paziente attraverso l’assunzione di poche gocce del rimedio appropriato. In questo modo anche i disturbi e le vere e proprie malattie scompaiono.

La medicina naturale in generale e la floriterapia in particolare capovolgono la visuale: i sintomi si eliminano risalendo alle loro cause interne, ricostruendo l’intima armonia che è l’unica strada per giungere al vero benessere. Utilizzare la floriterapia significa entrare in un processo dinamico, significa imparare a chiedersi cosa realmente non funziona nella nostra vita.

Cercare il fiore che ci guarisce significa anche guardarsi dentro, conoscere noi stessi. Un fiore è un catalizzatore di consapevolezza, non elimina un sintomo ma lo riequilibra, armonizzando l’intera personalità.

Studiando attentamente i fiori e gli alberi, osservando la loro forma e il loro comportamento Bach seppe individuare i vegetali più adatti per curare stati d’animo ed emozioni come la paura, l’introversione, la mancanza di concentrazione, l’ipersensibilità, il senso di inadeguatezza, l’insicurezza e molti altri ostacoli interiori che sono alla base di una vita difficile, colma di problemi e, sostanzialmente, infelice.

Un uomo sano, secondo Bach, è un uomo felice. Intanto perché la felicità apporta salute, ma anche perché la persona felice non è succube di nessuno, vive pienamente la sua vita e aiuta chi gli sta intorno.

Per tutto questo, e molto altro ancora, vi consigliamo la lettura del libro "Il libro completo dei rimedi naturali ". Buona lettura.

1. Edward Bach e la grande scoperta

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Edward Bach nasce a Moseley, in Inghilterra, il 24 settembre 1886. Dal 1906 al 1913 studia a Birmingham e poi a Londra, conseguendo l’abilitazione alla professione medica; sempre in quegli anni, a Londra, inizia l’attività professionale come responsabile del Pronto Soccorso dell’Ospedale Universitario.

Ricerche di immunologia e batteriologia lo portano a collegare l’azione di alcuni batteri intestinali con determinate malattie croniche. Nel marzo 1919 entra come batteriologo e patologo all’Ospedale Omeopatico di Londra.

In questo periodo comincia a interessarsi ai metodi di cura diffusi circa un secolo prima da Samuel Hahnemann, padre dell’omeopatia: leggendo il testo base di quest’ultimo, l’Organon, Bach comincia a sviluppare una propria teoria, ipotizzando un collegamento fra le idee di Hahnemann e la tossicemia intestinale da lui studiata.

Seguendo il metodo omeopatico, prepara quindi alcuni vaccini che in un primo tempo inietta ai pazienti, e in seguito trasforma in soluzioni da assumere per bocca. Tali vaccini, chiamati “nosodi”, vengono classificati in 7 gruppi secondo la loro azione fermentativa sullo zucchero, e grazie a essi Bach riesce a trattare con successo centinaia di casi cronici.

Allo stesso tempo inizia a studiare la psicologia dei suoi pazienti, rendendosi progressivamente conto che la comprensione profonda della psicologia del paziente può fornire informazioni preziose per impostare una terapia centrata sulla personalità del soggetto da curare.

Per continuare le sue ricerche personali nel 1922 lascia il posto all’Ospedale Omeopatico e si trasferisce in un grande laboratorio in Park Crescent, pur continuando a lavorare nel suo studio di Harley Street e gestendo un consultorio gratuito per bisognosi in Nottingham Place. Si dedica quindi alla ricerca di rimedi universali studiando il mondo vegetale, riuscendo a individuare alcune piante con proprietà molto simili a quelle dei nosodi.

Nel settembre 1928 si reca nel Galles dove scopre i primi tre rimedi floreali: Impatiens, Mimulus e Clematis. Preparati con lo stesso metodo dei vaccini orali, i rimedi vengono prescritti in base alla personalità dei pazienti con risultati notevoli e immediati a partire dalla fine dell’anno successivo.

2. I dodici guaritori

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Nella primavera del 1930, all’apice della carriera, Bach abbandona Londra per la campagna gallese. Riesce così ad aggiungere ai primi 3 fiori (Impatiens, Mimulus e Clematis) anche Agrimony, Chicory, Vervain, Centaury, Cerato e Scleranthus, arrivando al totale di 9 rimedi.

Il sistema di preparazione però non è più quello omeopatico: Bach si avvale della forza del sole per trasferire la vibrazione del fiore nell’acqua in cui sono poste le corolle. Nell’estate del 1930 redige la prima stesura di "Guarisci te stesso", testo introduttivo alla nuova medicina pubblicato nel febbraio 1931. Nello stesso anno scopre gli ultimi 3 rimedi della serie dei “dodici guaritori”: Water Violet, Gentian e Rock Rose.

Per lui è chiaro che la stessa patologia, in pazienti di carattere diverso, deve essere affrontata ricorrendo a rimedi diversi. Importante non è più il disturbo in sé, ma il temperamento del paziente che lo ha sviluppato; e quello deve essere trattato per ritrovare l’armonia perduta. Bach pubblica quindi numerosi articoli su “The Homoeopathic World”, dove descrive dettagliatamente i rimedi floreali e il nuovo sistema di diagnosi e terapia da lui ideato.

Nel 1933 trova altri quattro rimedi: Gorse, Heather, Rock Water, Oak; e poi scopre: Wild Oat, Olive e Vine; prepara anche una miscela di pronto soccorso composta da tre fiori (Clematis, Impatiens, Rock Rose) che porterà sempre con sé battezzandola Rescue remedy (in seguito lo stesso Bach vi aggiungerà Cherry Plum e Star of Bethlehem).

Nell’aprile 1934 lascia Cromer per trasferirsi a Sotwell, nell’Oxfordshire, dove scrive e pubblica I dodici guaritori e i sette aiuti. Nei due anni successivi scopre altri 19 rimedi e sperimenta un nuovo metodo di preparazione: la bollitura.

Con l’aiuto di alcuni assistenti, tra cui Nora Weeks, mette a punto le ultime essenze floreali e finalmente può ritenere il suo sistema completo e il suo lavoro finito. Il 1936 è dedicato alla scrittura e a dare lezioni a quanti si avvicinano al suo metodo di cura, ma soprattutto Bach si occupa di istruire il suo gruppo di assistenti con molta attenzione.

Il 27 novembre 1936 Edward Bach muore nel sonno. I suoi assistenti e seguaci continueranno il suo lavoro fino al 1978, tramandando l’eredità di pratica e conoscenza del metodo agli attuali amministratori del Bach Centre, che ha tuttora sede nel cottage di Sotwell dove Edward Bach abitò nell’ultimo periodo di vita.

3. I fiori di Bach: come e quando

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Le essenze identificate da Bach sono 38, più un rimedio di “pronto soccorso”, il Rescue remedy, formato dalla combinazione di 5 fiori e normalmente considerato come il 39° rimedio.

Ogni essenza corrisponde a uno stato psicologico potenzialmente in grado di alterare il nostro equilibrio e produrre quindi la “malattia”. I 38 rimedi possono essere combinati tra loro a seconda delle necessità individuali.

Generalmente si consiglia di non utilizzare più di 5 essenze insieme, così da poter valutare con chiarezza il loro effetto ed eventualmente operare successivi aggiustamenti. Unica avvertenza: non bisogna avere fretta!

Si devono utilizzare essenze di fiori, soprattutto selvatici, raccolti in zone incontaminate e nel momento di massima fioritura, quando il loro potenziale energetico raggiunge il culmine. Le essenze vengono ottenute mediante 2 diversi procedimenti, entrambi del tutto naturali.

Le essenze pure poi vengono imbottigliate in flaconi da 10 ml. Il metodo base consiste nel porre i fiori in una ciotola o contenitore di vetro pieno d’acqua purissima, preferibilmente di sorgente; il contenitore viene poi lasciato al sole per circa 3, 4 ore, quindi si eliminano i fiori, si filtra l’acqua e si aggiunge una pari quantità di brandy come conservante.

Nel secondo procedimento la tecnica usata è quella dell’ebollizione: anche in questo caso si usa acqua purissima e brandy come conservante. All’origine dei disturbi fisici, secondo la teoria di Bach, ci sarebbe una disarmonia tra anima e mente.

In quest’ottica l’unico modo per guarire davvero è mettere a nudo tale squilibrio e rigenerare se stessi dall’interno. È secondo questo principio che agiscono i fiori di Bach. Ma come è possibile che una semplice essenza possa avere degli effetti tanto profondi?

Una delle ipotesi sostenute da chi studia e utilizza i rimedi di Bach è che l’acqua in cui sono diluite le essenze metta in risonanza la vibrazione energetica del fiore con il campo energetico del paziente, riequilibrando le disarmonie di quest’ultimo.

Un’altra ipotesi, ugualmente accreditata, si rifà alle scoperte di Hahnemann, il padre dell’omeopatia: un rimedio è in grado di curare una malattia provocando sintomi uguali a quelli della malattia stessa. Bach scelse i suoi rimedi utilizzando fiori che avessero le tesse caratteristiche dei sintomi da curare.

4. La scelta dei rimedi, come usare i fiori di Bach e a chi rivolgersi

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Un colloquio approfondito con un terapeuta è senza dubbio la via migliore per scegliere quali fiori utilizzare. Fare da soli è possibile, ma è preferibile comunque rivolgersi a persone esperte e soprattutto competenti. Per prima cosa bisogna individuare il rimedio o i rimedi adatti alla nostra situazione personale.

  • Procurarsi i fiori di Bach è ormai relativamente facile, vista l’attuale grande diffusione e interesse per le terapie naturali.
  • Potete rivolgervi alle farmacie omeopatiche e trovarli anche in molte erboristerie. Non è necessario presentare una ricetta medica; il prezzo è decisamente contenuto.
  • I rimedi si possono acquistare sia allo stato puro, come cioè tintura madre, che già diluiti.
  • Farmacie omeopatiche ed erboristerie sono generalmente in grado di fornire nomi e indirizzi di terapeuti, medici e non, e di centri specializzati in grado di aiutarvi nella scelta e seguirvi nella cura.

 

Dopo aver scelto i nostri rimedi, si versano 2 gocce – 4 se si tratta di Rescue remedy – di ognuna delle essenze pure (cioè la tintura madre) scelte per la cura in un flaconcino da 30 ml dotato di contagocce; si aggiungono due cucchiaini di brandy e si riempie il flacone con acqua minerale naturale, preferibilmente proveniente da una bottiglia di vetro.

È importante non usare acqua distillata, che è un elemento “morto” né acqua di rubinetto, dato che il cloro o le altre sostante chimiche eventualmente presenti possono alterare la purezza delle essenze. La dose consigliata è di 4 gocce del preparato così ottenuto da assumere 4 volte al giorno, la prima al risveglio e l’ultima prima di addormentarsi, lontano dai pasti.

Le gocce vanno diluite in poca acqua o lasciate cadere direttamente sotto la lingua, senza toccare il contagocce, tenendole in bocca qualche secondo prima di deglutire. In casi particolari, secondo l’indicazione del terapeuta, si può portare la dose fino a 6 gocce. Le dosi sono le stesse per adulti e per bambini.

Trattandosi di un rimedio del tutto naturale, non esiste nessun pericolo di tossicità o di effetti collaterali. I fiori possono anche essere combinati con farmaci tradizionali o rimedi omeopatici. Può capitare, ma è evento raro, che l’assunzione provochi delle eruzioni cutanee. Il fenomeno è di breve durata e sostanzialmente benefico.



5. Modalità di assunzione, durata della cura e il Rescue remedy

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La regola di base per l’assunzione delle essenze è quella codificata da Bach: 4 gocce, 4 volte al giorno, lontano dai pasti e a intervalli regolari. È importante che le gocce siano prese appena svegli e immediatamente prima di andare a letto, e almeno un quarto d’ora dopo essersi lavati i denti. Questo perché l’assimilazione più rapida avviene attraverso il canale sublinguale.

Le gocce infatti andrebbero poste sotto la lingua con l’aiuto del contagocce e trattenute per qualche secondo. Possono essere anche diluite in acqua, latte, tè, succo di frutta, tisane. Come già detto, non ci si deve aspettare un effetto immediato e uguale per tutti dall’assunzione dei rimedi di Bach. I tempi e le modalità della guarigione sono infatti personali.

La cura può considerarsi terminata quando non sentiamo più il bisogno di continuare. Del resto, la guarigione non ha nulla a che vedere con la scomparsa dei sintomi; gli unici veri segnali di un benessere ritrovato sono la vitalità, la serenità e l’armonia interiore. Nessuno meglio del paziente, reso consapevole dalla cura, può essere a conoscenza del proprio stato interiore.

Il Rescue remedy, conosciuto anche come il “trentanovesimo rimedio”, è una combinazione di 5 diverse essenze da prendere nei casi di emergenza, in presenza di uno choc fisico e psicologico. Le essenze che compongono il Rescue remedy sono:

 

Il Rescue remedy non può naturalmente sostituirsi del tutto a un intervento medico mirato. È però straordinariamente efficace per superare o prevenire quelle situazioni in cui l’ansia e lo stress potrebbero prendere il sopravvento.

Non va considerato come una cura a lungo termine, ma solo come una terapia momentanea. Il Rescue remedy può essere usato in associazione con un altro rimedio, che ne risulterà in questo modo potenziato.






Note

Ecco i 38 fiori di Bach e le loro proprietà:

  • AGRIMONY (Agrimonia): il nascondere l’inquietudine interiore e i pensieri dietro una facciata di allegria e spensieratezza.
  • Aspen (Pioppo tremulo): ansia e presentimenti, sensazione di qualcosa che sta per avvenire.
  • Beech (Faggio): ipercritico, intollerante, arrogante.
  • Centary (Cacciafebbre): debole di volontà, non sa dire di no, bontà di cuore molto sfruttata dagli altri.
  • Cerato (Piombaggine): privo di fiducia nelle proprie intuizioni.
  • Cherry Plum (Mirabolano): paura di perdere la ragione e il controllo, esplosioni di rabbia.
  • Chestnut Bud (Ippocastano): fa continuamente gli stessi errori, non riesce ad elaborare le proprie esperienze.
  • Chicory (Cicoria selvatica): iperpossessività, tendenza a manipolare gli altri, desidera piena dedizione da chi gli sta vicino.
  • Clematis (Vitalba): sognatore, sempre altrove col pensiero, trova poco interesse per le cose che lo circondano.
  • Crab Apple (Melo ornametale): si sente sporco dentro e fuori.
  • Elm (Olmo inglese): sensazione “temporanea” di inadeguatezza, di non essere all’altezza.
  • Gentian (Genzianella autunnale): scettico, dubbioso, pessimista, si scoraggia facilmente.
  • Gorse (Ginestrone): abbattimento, dispersione.
  • Heather (Brentolo, Brugo): egocentrico, egoista, ha bisogno delle attenzioni dagli altri.
  • Holly (Agrifoglio): gelosia, invidia, sospetto, odio.
  • Honeysuckle (Caprifoglio): ha nostalgia del passato, sfugge la realtà presente.
  • Hornbearn (Carpino): esaurimento mentale, stanchezza.
  • Impatiens (Non mi toccare): irritabile, iperattivo, impaziente.
  • Larch (Larice): complesso di inferiorità, prevede solo insuccessi.
  • Mimulus (Mimolo giallo): timidezza, paura delle cose del mondo.
  • Mustard (Senape selvatico): malinconia improvvisa, senza causa apparente.
  • Oak (Quercia): lottatore esaurito, depresso, non molla mai.
  • Olive (Ulivo): estrema stanchezza psico-fisica.
  • Pine (Pino silvestre): sensi di colpa, autorimproveri.
  • Red Chestnut (Ippocastano rosso): preoccupato e in angoscia per gli altri.
  • Rock Rose (Eliantemo): terrore, panico, angoscia.
  • Rock Water (Acqua di roccia): rigore morale, rigidità, reprime i propri bisogni, durissimo con se stesso.
  • Scleranthus (Centigrani): indeciso, instabile, variabile, volubile, lunatico.
  • Star of Bethleem (Latte di gallina): choc fisici o mentali, vecchi o recenti.
  • Sweet Chestnut (Castagno dolce): profonda disperazione, convinto di aver raggiunto il limite di quanto un essere umano possa sopportare.
  • Vervain (Verbena): eccessivo entusiasmo fino al fanatismo, abusa delle proprie energie, si adira per le ingiustizie.
  • Vine (Vite): piccolo tiranno, ambizioso, dominatore.
  • Walnut (Noce): influenzabilità, incertezza.
  • Water Violet (Violetta d’acqua): ritrosia, orgogliosa e forte riservatezza, a volte sentimento di superiorità.
  • White Chestnut (Ippocastano bianco): pensieri ricorrenti, dialoghi tra sé e sé.
  • Wild Oat (Avena selvatica): non riesce a comprendere la propria strada nella vita.
  • Wilde Rose (Rosa canina): indifferenza, apatia, rassegnazione, si è arreso mentalmente.
  • Willow (Salice giallo): risentimento, rancore, si sente vittima del destino.
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2 commenti su “Floriterapia: una cura dolce e naturale”

  1. Come quando, per cosa ed in che modo fruire dei benefici offerti dagli elementi naturali (aria, sole, luna, terra,acqua ) in alternativa a farmaci spesso inutili e con varie controindicazioni?

    Il manuale pratico del benessere patrocinato dal club UNESCO e edito da Ipertesto in 5 capitoli spiega come fare per mantenere il proprio stato di benessere più a lungo possibile tramite un percorso di auto aiuto guidato attraverso proprio gli elementi della natura, oggi spesso trascurati anche dagli adulti …

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