Pochi temi di entomologia destano l’attenzione e suscitano timori sia tra gli scienziati che tra la gente come il veleno degli insetti.
Queste miscele di composti, biologicamente attivi, attirano l’interesse generale sia perché penetrando nel corpo umano possono potenzialmente provocare dolorose conseguenze (che, raramente e solo in casi particolari , si concludono con la morte) sia per l’elevato numero dei loro costituenti, di difficile identificazione.
Solo a partire all’incirca dagli anni ’60 del secolo scorso, si sono approfondite le ricerche chimico-farmacologiche sui veleni degli insetti, anche perché precedentemente mancavano metodologie, semplici ed accurate, di separazione, ricerca e dosaggio dei loro componenti.
Le punture di quali insetti fanno più male? Uno scienziato le ha… sperimentate sulla sua pelle e ha stilato una classifica. L’entomologo americano Justin Schmidt ha classificato il dolore delle punture di insetti: è un vero esperto di pungiglioni.
Scopriamo insieme le scoperte del Dott. Justin Schmidt sugli insetti con le punture più dolorose del mondo!
1. La scala del dolore di Schmidt
Molti di noi hanno paura degli insetti, anche se in realtà sono pochi quelli in grado di infliggere una puntura dolorosa. In gran parte appartengono a un unico raggruppamento, quello di vespe, api e formiche.
Sono gli Imenotteri, uno degli ordini più grandi di insetti, armati in molti casi di un pungiglione per iniettare un veleno che su di noi può avere effetti molto diversi.
Alcune specie sono quasi inoffensive, altre infliggono una puntura più dolorosa di una coltellata. Ma come si fa a capire quanto sono pericolose?
Le proprietà tossiche del veleno si possono misurare con un’analisi chimica, ma è più complicato valutare gli effetti della sostanza sul nostro corpo.
Quanto sarà dolorosa la puntura? Che tipo di sensazioni provoca? Fa gonfiare molto la parte colpita, oppure è solo un dolore forte e improvviso ma di breve durata? Per rispondere a queste domande serve “una scala del dolore”, ma costruirla non è semplice.
Uno scienziato americano, Justin Schmidt, ha perciò deciso di... sperimentare su di sé le punture di molti degli insetti più noti, costruendo una vera e propria classifica, che ha preso il suo nome: la “scala del dolore di Schmidt per gli insetti che pungono”.
Può sembrare uno studio folle, ma se si guardano le statistiche, anche solo da noi in Italia, api e vespe causano ogni anno centinaia di ricoveri in ospedale e in casi estremi addirittura qualche morto (quasi sempre si tratta di persone allergiche al veleno, per questo ipersensibili ai suoi effetti), quindi la faccenda è rilevante anche dal punto di vista medico.
2. Una "vittima" volontaria
Schmidt (foto sotto), come molti di noi, venne punto da un’ape già da bambino, ma ha iniziato a lavorare sulla scala da adulto, all’Università dell’Arizona, dove attualmente svolge la sua attività.
Il suo progetto è cominciato un po’ per caso, dopo essere stato punto dalle formiche mietitrici americane (Pogonomyrmex).
Nella sua scala del dolore, che va da 0 a 4, attribuì a questa specie un 3 e alla comune ape un 2.
Negli anni successivi molti altri insetti hanno trovato un posto nella graduatoria, fino a che lo scienziato è riuscito a “collezionare” centinaia di punture su braccia e gambe, alcune raccolte per caso, altre di proposito.
Nella sua classifica, compilata sulla base delle esperienze nei suoi viaggi in Sudamerica, Asia e Nordamerica, si contano ormai quasi un centinaio di specie tra api, vespe e formiche. Sono esclusi ragni, scorpioni e centopiedi perché non sono insetti.
Lo strumento per infliggere il dolore, del quale Schmidt è diventato un vero esperto, è il pungiglione: visto al microscopio ricorda una siringa, ed è collegato a muscoli che spremono il veleno contenuto in una ghiandola nell’addome dell’insetto.
Una volta iniettata la sostanza, l’effetto viene subito percepito da noi uomini, perché molti veleni si sono evoluti proprio come difesa dai mammiferi.
La maggior parte delle specie con pungiglione produce una sofferenza minima e passeggera (valori tra 0 e 1), ma anche questi insetti non sono da sottovalutare.
Le piccole formiche di fuoco (Solenopsis invicta), importate per errore negli Stati Uniti, sono un problema medico importante in questo Paese.
Anche se alla loro puntura è stato attribuito un valore di 1 sulla scala, hanno la particolarità di attaccare tutte insieme in numeri elevati, sincronizzandosi con appositi segnali chimici per aggredire le persone che si sdraiano o fanno picnic sui prati troppo vicino al loro formicaio: il dolore, così, viene amplificato!
Fortunatamente le punture degli insetti causano quasi sempre solo un dolore locale, variabile secondo la quantità di veleno iniettata, le dimensioni dell’insetto, la sensibilità della vittima e soprattutto il punto dove viene iniettato il veleno.
Quelle su naso, labbra e palmo della mano, per esempio, sono ben più dolorose di quelle su gambe e braccia. Quelle sulla lingua, a dire di Schmidt, che una volta è stato punto da un’ape in questa zona (ne ha inghiottita una per sbaglio), sono terribili.
Stando alle sperimentazioni dello scienziato, c’è chi è molto peggio della nostra ape domestica: per esempio, le formiche mietitrici, di cui abbiamo già parlato, sono di livello 3 e anche alcune vespe di grandi dimensioni, simili al nostro calabrone europeo (Vespa cabro), che non è presente nella lista di Schmidt, ma sarebbe circa allo stesso livello.
3. Formiche terribili
Una puntura di livello 4, però, è tutta un’altra storia e diventa qualcosa di difficilmente sopportabile.
Pochissimi insetti sono dotati di un veleno così forte, ma tra questi c’è una formica che si trova nelle grandi foreste pluviali del Sudamerica, soprannominata formica proiettile (Paraponera clavata, foto sotto).
Deve il suo nome al terribile effetto della puntura, dolorosa, appunto, come il proiettile di un’arma da fuoco.
Diversamente da molte delle loro simili, queste formiche hanno un’unica casta di enormi operaie-guerriere, di circa 2,5 centimetri di lunghezza, pesantemente armate e corazzate, che cacciano da sole o in piccoli gruppi nella foresta.
La loro puntura ha effetto solo locale, ma produce un dolore intenso che persiste per molte ore: come “camminare sui carboni ardenti con un chiodo piantato nel tallone”, secondo le parole di Schmidt.
Lo scienziato precisa che non si è fatto aggredire apposta da questa specie, ma che è stato punto due volte per disattenzione mentre stava catturando alcuni individui.
La formica proiettile operaia misura dai 18 ai 30 mm di lunghezza. La regina invece misura dai 2,5 ai 3 cm. È di color marrone/bruno scuro. Ha 3 paia di zampe e 2 lunghe antenne posizionate sulla testa che fungono da organi sensoriali.
Vive in colonie situate in zone di pianura ad altitudini che vanno da 0 a 800 metri sul livello del mare. Le colonie sono formate da poche migliaia di esemplari che di solito si formano ai piedi degli alberi.
In Venezuela, una delle regioni in cui la formica proiettile vive, viene chiamata Hormiga veinticuatro. Il nome significa letteralmente formica 24 ore, che è la durata del dolore provocato dalla sua puntura. Non è un insetto aggressivo, lo diventa solamente quando si sente minacciato o deve difendere il proprio territorio.
4. Vespe in pole position
Gli altri campioni da livello 4 sono vespe che hanno punto lo scienziato nel corso della sua carriera, ma sempre contro la sua volontà, come racconta nel suo libro The sting of the wild.
Le Pepsis, per esempio, sono le vespe più impressionanti al mondo (foto sotto): ben più grandi di un calabrone e spesso di colore nero brillante, cacciano enormi ragni tropicali, le migali, che immobilizzano con il veleno.
Poi li trascinano in un foro nel terreno dove depongono sulla vittima un uovo, dal quale nasce una larva che si nutre del ragno immobilizzato.
Gli adulti delle vespe non sono carnivori e ricercano il nettare dei fiori, ma per trovare le migali, che non sono comuni, le femmine sono costrette a passare molto tempo all’aperto sul terreno.
Per questo sono dotate di un veleno micidiale e di mezzi per farsi subito riconoscere, come il colore nero lucido, un odore e un comportamento caratteristici (rapide oscillazioni delle ali scure), così da scoraggiare i predatori che dovessero avere cattive intenzioni.
La scala di Schmidt, nel frattempo, è stata “collaudata” da diverse persone che sono state punte e hanno potuto confermare le valutazioni dello scienziato americano, anche se non si può considerare uno strumento rigoroso perché le punture sono state ottenute in tempi e contesti diversi e, soprattutto, ogni persona ha le proprie reazioni ai veleni e una personale sopportazione del dolore.
In ogni caso le punture di questi insetti si possono evitare prendendo alcune precauzioni. Per ridurre i rischi basta non avvicinarsi troppo ai nidi di vespe e api (meno di 10 metri), e ovviamente non tirare sassi ai loro rifugi o smuovere i rami cui sono attaccati.
Gli indumenti più spessi, o anche solo quelli con maniche e calzoni lunghi, possono in parte proteggere dagli attacchi.
È bene sapere, poi, che i due elementi che scatenano più spesso l’aggressività di questi insetti sono i movimenti rapidi e l’attività respiratoria a breve distanza, che produce anidride carbonica, rilevata dalle loro antenne: parola di Justin Schmidt.
5. Nelle api il pericolo viene dalle femmine e le esperienze pungenti di Justin Schmidt
- Nelle api il pericolo viene dalle femmine
Non tutte le api pungono, ma solo le femmine (quindi tutte le api operaie, che sono dedite al “lavoro sul campo” e non si riproducono).
Questo per un motivo molto semplice: il pungiglione è una struttura che si è evoluta dall’ovopositore, cioè una specie di “sonda” per inserire le uova nel terreno o nei tessuti delle piante. I maschi non depongono uova e quindi non hanno evoluto il pungiglione, però hanno tutto l’interesse a non rendere nota questa mancanza e ad assomigliare il più possibile alle loro compagne, per godere della protezione data dalla loro brutta reputazione.
Non sempre il trucco funziona: alcuni uccelli, come certi pigliamosche sudamericani, sono in grado di riconoscere i maschi innocui e attaccarli, lasciando stare le femmine che invece sono pericolose.
Chiaramente le specie più vulnerabili, quelle del livello 1 (piccole api, vespe e molte formiche non pericolose con pungiglione), sono catturate molto più spesso di quelle dei livelli superiori, che spesso si rendono riconoscibili con colori accesi e col comportamento, in modo da non essere attaccate dai predatori.
- Le esperienze pungenti di Justin Schmidt
L’entomologo Justin Schmidt nel libro The sting of the wild parla di pungiglioni, punture e dolore: egli stesso è stato punto più di mille volte!
La sua scala del dolore delle punture di insetto (fotto sotto) è suddivisa in quattro livelli e descrive il dolore di ogni puntura nei particolari.
Per esempio, il dolore inflitto dalle vespe muratore (livello 1) è simile al fastidio che si prova quando al ristorante servono un formaggio sbagliato, mentre essere punti dalla formica proiettile è come camminare sui carboni ardenti con dei chiodi di 7 cm piantati nei talloni!