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Il cinghiale: tutto su questo ungulato che sta invadendo le nostre città

Originario dell’Eurasia e del Nordafrica, nel corso dei millenni il cinghiale è stato a più riprese decimato e reintrodotto in ampie porzioni del proprio areale ed anche in nuovi ambienti, dove si è peraltro radicato talmente bene, grazie alle sue straordinarie doti di resistenza ed adattabilità, che al giorno d’oggi viene considerato una delle specie di mammiferi a più ampia diffusione e risulta assai arduo tracciarne un profilo tassonomico preciso.

È da sempre considerato una preda ambita per la sua carne e per la sua forza nel difendersi.

È spesso protagonista nella mitologia di moltissimi popoli, solo dal XX secolo ha cessato di essere una fonte di cibo di grande importanza per l’uomo in quanto sostituito dal maiale. Il Cinghiale è la specie dalla quale sono derivate la gran parte delle razze di maiali domestici.

Oggi conosceremo meglio questo straordinario ungulato che sta invadendo sempre di più le nostre città, il cinghiale!

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CARTA D’IDENTITA’
Nome comune: cinghiale.
Nome scientifico: Sus scrofa.
Dimensioni: molto variabili in base alla zona geografica. In Italia il peso massimo è di 90-150 kg ma con eccezioni; l’altezza al garrese è di circa 1 metro.
Dove vive: Eurasia, introdotto in America.
Segni particolari: grugno prominente, pelo ispido; maschi adulti con zanne che sporgono dalla bocca, cuccioli striati longitudinalmente.
Habitat: adattabile, vive in una grande varietà di ambienti, dalle zone costiere alle montagne.
Cosa mangia: onnivoro, ricerca soprattutto tuberi, frutta, invertebrati e uova di uccelli che nidificano a terra, oltre a piccoli mammiferi, rettili, anfibi e animali morti.

 

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1. Questione di dimensioni

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Il cinghiale è l’antenato selvatico del maiale.

La sua forma ne tradisce le origini ma ci sono altre caratteristiche che lo distinguono rispetto all'animale domestico che tutti conosciamo.

Innanzitutto il cinghiale è più compatto, meno allungato e non raggiunge le dimensioni del maiale; inoltre non è rosa ma ricoperto da una fitta peluria ispida; la coda non è arricciata ma penzola verso il terreno; dalla bocca, del maschio in particolare, sporgono grosse zanne.

Il suo colore cambia nel corso della vita: appena nato è nocciola con striature orizzontali chiare e scure alternate, per mimetizzarsi dai predatori; mentre il cinghiale cresce, il manto perde le striature e diventa completamente rossastro per poi, nell'adulto, diventare “brizzolato” (scuro con punta delle setole chiara, argentata quasi).

In Europa e in Asia ha una distribuzione molto ampia e le sue dimensioni cambiano nelle diverse aree in cui vive: man mano che si va verso est e verso nord i cinghiali sono più grandi (possono pesare anche 300 kg) mentre andando verso sud e ovest diventano più piccoli (80-90 kg).

In linea teorica, quindi, in Italia dovrebbero vivere cinghiali di dimensioni piuttosto contenute ma in realtà non è (più) così.

Infatti il cinghiale autoctono (originario dell’Italia) nell’Ottocento era presente e ampiamente diffuso in tutta la penisola e sulle isole maggiori e gli esperti avevano anche identificato sottospecie distinte: in Toscana per esempio Sus scrofa majori, con cranio più allungato del cinghiale “classico” e in Sardegna Sus scrofa meridionalis, decisamente più piccolo.

A causa della persecuzione e della caccia, però, il cinghiale si estinse quasi completamente ovunque, rimanendo con piccoli gruppi sparsi qua e là nelle aree più remote del nostro Paese.

I cinghiali europei sono tipici abitatori dei boschi ben maturi ed in particolare dei querceti, mentre le sottospecie africane ed asiatiche sembrano preferire le aree aperte e paludose: in generale il cinghiale si dimostra però assai adattabile in termini di habitat, e colonizza praticamente ogni tipo di ambiente a disposizione.

Nei territori occupati dai cinghiali deve tuttavia essere sempre presente una fonte d'acqua, dalla quale l'animale non si allontana mai molto. Pertanto, il cinghiale evita le aree desertiche, rocciose e quelle a forte precipitazione nevosa, dove per l'animale risulta disagevole grufolare.

 

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2. Non è più quello di una volta

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Nell’ultimo secolo il cinghiale è stato reintrodotto, soprattutto a scopo venatorio, portando individui provenienti principalmente dall’Europa orientale, per esempio dall’Ungheria.

E così, nel giro di qualche decennio, i cinghiali hanno riconquistato l'Italia creando però non poche difficoltà.

Ma perché, visto che il cinghiale era già presente ovunque, il suo ritorno ha creato problemi?

Il fatto è che quello introdotto ha caratteristiche diverse: è un cinghiale adatto alle produttive foreste dell’Est, è molto più grande e prolifico, sicuramente poco idoneo per i nostri boschi.

Inoltre si è ibridato con i maiali vaganti, cioè si sono incrociati: i “manghiali” che ne derivano sono animali a macchie, allungati, molto più grossi e dannosi.

Oggi sono presenti in tutte le regioni italiane, dove colonizzano una grande varietà di ambienti: dalle spiagge fino alle aree di pianura coltivate e alle foreste di latifoglie e conifere, senza andare al di sopra del limite del bosco.

La massiccia presenza del cinghiale, d’altro canto, è stata uno dei fattori che hanno permesso il ritorno del lupo appenninico che preda soprattutto i “rossi”, ossia gli individui attorno ai 10-30 kg, perché i più piccoli sono difesi strenuamente dalle femmine e i più grandi sono difficili da prendere, anche per via della loro aggressività (qualche volta, però, i lupi riescono comunque a mangiarne qualcuno).

Il cinghiale è un animale notturno, soprattutto in estate, quando fa molto caldo; le abbondanti nevicate, invece, lo mettono in difficoltà perché gli impediscono di trovare il cibo scavando con il grugno e le zanne (dette “difese”).

La sua dieta onnivora ha un forte impatto su certe piante localizzate, sui nidi di uccelli e su una grande quantità di invertebrati (per esempio, a causa del calpestio sul terreno prodotto da alte densità di cinghiali è stato osservato che molte colonie di ragni botola endemici sono state distrutte).

 

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3. Famiglie numerose

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I cinghiali sono animali sociali, che vivono in gruppi composti da una ventina di femmine adulte coi propri cuccioli, guidate dalla scrofa più anziana.

In alcune zone con grande ricchezza di cibo, tuttavia, si trovano gruppi comprendenti anche più di 50 animali, spesso frutto della fusione di più gruppi, mentre i maschi adulti, detti “solenghi”, tendono a stare per conto proprio.

I cinghiali si riproducono tutto l’anno e così si possono incontrare cucciolate anche a dicembre e gennaio. Per conquistare il diritto ad accoppiarsi i maschi combattono ferocemente tra loro spintonandosi con le difese ma, di solito, grazie alla pelle molto spessa non si feriscono gravemente.

Ciascun gruppo occupa un proprio territorio, che si estende su un'area di una ventina di chilometri quadrati circa d'ampiezza e viene delimitato tramite secrezioni odorose della zona labiale ed anale: i territori dei maschi sono solitamente più grandi di quelli delle femmine, anche del doppio.

Generalmente, il gruppo rimane nello stesso territorio finché le risorse sono sufficienti al proprio sostentamento, per poi abbandonarlo alla ricerca di aree più ricche di cibo qualora la disponibilità alimentare diminuisca: questo spiega l'apparizione improvvisa di cinghiali in aree dove storicamente la loro presenza non è contemplata.

La femmina del cinghiale è, insieme ad altri suidi, l’unico ungulato che costruisce una sorta di “nido”: piega l’erba alta o le felci, anche strappandole e accumulandole per creare un giaciglio, spesso chiuso sopra.

Sotto questa tettoia intrecciata si sdraia e partorisce; i cuccioli rimangono nel nido (chiamato “lestra”) da quattro a sette giorni. In quel periodo la mamma si allontana solo per mangiare e bere e poi torna ad allattarli e difenderli dai predatori, specie dalle volpi, che cercano di approfittare della sua assenza per un facile spuntino.

Per non farsi vedere i piccoli sfruttano il proprio colore mimetico e restano immobili, ma sono assolutamente inermi. Una volta cresciuti, quando camminano in maniera più agevole cominciano a seguire la mamma durante le esplorazioni ma il tasso di mortalità è elevato.

 

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4. Cinghiali di città

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Nonostante la credenza popolare che vede il cinghiale come un animale sudicio si tratta di animali che curano molto la loro igiene.

L'abitudine di rotolarsi nella pozza di fango, detta insoglio, è la prima azione che l'animale compie dopo essersi svegliato ed ha la duplice funzione di rinfrescare il corpo nei mesi caldi, proteggendolo inoltre da scottature dovute ai raggi solari, oltre che di favorire la cicatrizzazione delle numerose ferite, di entità più o meno grave, che l'animale si procura in combattimento o attraverso il semplice movimento nel sottobosco spinoso.

Per scrostarsi di dosso il fango essiccato, poi, l'animale si sfrega periodicamente contro superfici verticali, come massi e tronchi d'albero (soprattutto querce, abeti rossi, pini e piante resinose).

Attualmente i cinghiali loro malgrado sono al centro di una vera e propria emergenza: il loro aumento esponenziale li ha portati fin dentro le città, dove si possono osservare tra automobili e palazzi, da Genova a Roma.

Se prima il problema dei danni dei cinghiali riguardava “solo” gli agricoltori, che vedono interi raccolti distrutti dai famelici suini, adesso la presenza di questi animali in contesti urbani aggiunge ulteriori complicazioni.

I cinghiali non sono di per sé aggressivi anzi, sono molto intelligenti e tendono a scappare in presenza dell’uomo, tanto che in zone naturali e remote sono difficili da vedere. Si possono creare situazioni più pericolose con animali feriti (di solito durante le battute di caccia) o spaesati oppure con femmine che hanno i piccoli al seguito.

Ma ciò avviene solo nei casi in cui non hanno alternative, si sentono in trappola o si cerca di catturarli: in condizioni naturali l’eventualità di venire aggrediti è molto poco probabile.

Diverso è il caso di animali che vivono in contesti antropizzati perché si abituano alle persone che, purtroppo, spesso portano loro da mangiare. Questo comportamento è estremamente sbagliato per varie ragioni.

Innanzitutto gli animali si concentrano, venendo più a contatto l’uno con l’altro e passandosi tra loro malattie con più facilità; inoltre gli animali smettono di temere l’uomo e si pongono quindi le basi per una maggiore probabilità di aggressioni.

Se poi gli viene lasciato cibo vicino alle strade aumenta il rischio di incidenti con le automobili; se hanno più da mangiare si riproducono di più e così il loro numero aumenta ancora; infine, la perdita di diffidenza incrementa il bracconaggio nei confronti dei cinghiali confidenti.

La presenza di cinghiali, negli ultimi anni, è costantemente aumentata: praticamente quadruplicata.

 

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5. Quali rimedi?

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La soluzione non è affatto semplice. Alcuni studi indicano che la braccata al cinghiale con i cani divide i nuclei familiari, mandando in estro le femmine più volte all’anno e quindi, contrariamente all’atteso, favorendo un aumento della specie.

Più efficace, almeno a livello locale, è la caccia di selezione da altana (è un capanno a forma di torretta sopraelevata), così come la cattura nei chiusini (gabbie-trappola in cui vengono attirati con delle esche e catturati).

Per proteggere le colture i recinti elettrificati funzionano solo se ben mantenuti, mentre in alcune aree è stata sperimentata la tecnica delle colture a perdere: in buona sostanza, tra i campi coltivati e le zone di rifugio diurno dei cinghiali, viene “sacrificata” una fascia di campi lasciati proprio per gli ungulati, per diminuire le incursioni nelle zone produttive vere e proprie; una soluzione, però, non applicabile ovunque.

I dissuasori acustici funzionano per poco tempo perché il cinghiale, che è molto intelligente, si abitua a non temere il rumore di questi botti che dovrebbero tenerlo lontano.

L’ideale sarebbe una sterilizzazione mirata, ma è difficile trovare un composto che non agisca anche su altri ungulati, così come è pressoché impossibile fare in modo che venga mangiato solo dai cinghiali che, tra l’altro, sono tra gli animali più bassi dei nostri boschi (altrimenti mangiatoie sopraelevate avrebbero risolto parzialmente il problema).

 

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