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Le battaglie di Mosul

Chi tiene Mosul controlla anche buona parte dell’Iraq Settentrionale, un fattore questo che si è sempre ripetuto nella storia plurisecolare di quella regione.

Da quando nel ’700 a.C. il re assiro Sennacherib fece di Ninive la capitale del suo impero, questo centro nevralgico sulle rive del Tigri è stato conteso tra tutti gli imperi e le nazioni che si sono succeduti nel dominio di quella culla della civiltà che è la Mesopotamia.

Al posto di quella che oggi è una città di circa un milione e mezzo di abitanti, una volta si estendeva una immensa piana che fronteggiava la ricca e potente capitale del sanguinario Impero assiro: Ninive la grande, affacciata sulla riva del fiume Tigri.

Il crocevia di mille battaglie che si sono susseguite per secoli: Assiri, Babilonesi, Sciti, Persiani, Romani, Arabi, Turchi, tutti hanno combattuto su questa terra. Oggi a Mosul è in corso una delle più complesse operazioni militari della guerra contro lo Stato islamico.

Strapparla all’ISIS significa sottrarre al Califfato i preziosi campi petroliferi dell’area, mettendo in sicurezza l’altrettanto importante diga che si trova a nord della città.

Ma il significato simbolico di Mosul va di pari passo con la sua posizione strategica, perché proprio nella sua moschea principale Abu Bakr Al-Baghdadi si autoproclamò califfo dello Stato islamico, all’indomani della caduta della città nelle mani degli jihadisti, nel giugno 2014.

Mosul: la città irachena dove si decide il destino dello stato islamico e da millenni crocevia di conflitti e battaglie.

 

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1. LA FINE DELL’IMPERO ASSIRO (612 a.C.) E LO SCONTRO CON ROMA (627 d.C.)

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  • 612 a.C. - LA FINE DELL’IMPERO ASSIRO
    Per tre secoli l’Assiria aveva dominato col ferro e col sangue il Medio Oriente, da Babilonia fino alla Siria e alla Palestina.
    Ma nel 615 a.C., una coalizione di popoli iranici, gli Sciti e i Medi, dopo aver depredato le terre degli Assiri sconvolte da una guerra civile, si allearono con Babilonia.
    Il suo re, Nabopolassar, “diede a suo figlio Nebuchadnezzar (da noi meglio noto come Nabucodonosor) la figlia del re dei Medi in sposa. Le orde degli Sciti, gli eserciti del nuovo impero di Babilonia e l’astro nascente dei Medi serrarono allora Ninive in un cerchio di ferro. Era il 612.
    Tre battaglie vennero combattute davanti alle mura della città, prima che cominciasse l’assedio. Il libro di Nahum, nel Vecchio Testamento, ci descrive come le macchine da guerra vennero portate di fronte alle mura: si trattava di quegli stessi marchingegni che gli Assiri avevano inventato e usato con tanta ferocia e abilità in tutto il Medio Oriente.
    I grandi arieti tempestarono le porte di bronzo, mentre i minatori facevano crollare le mura e una parte del Tigri veniva deviata per allagare la città.
    Ninive venne distrutta da cima a fondo, come un nido di vipere. Un immenso bottino, in oro, argento e tesori preziosi furono mischiati al sangue degli Assiri.
    La distruzione fu tale e tanta che la città non risorse più: duecento anni dopo solo un cumulo di rovine testimoniava che una volta, in quel luogo, si ergeva la capitale di un impero che aveva fatto tremare la Mezzaluna Fertile, il Medio Oriente.
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  • 627 d.C. - LO SCONTRO CON ROMA
    Quando Eraclio divenne Imperatore di Bisanzio, nel 610, trovò i domini di Roma in una situazione disastrosa: i Persiani avevano conquistato l’Egitto e una buona parte dell’Asia Minore, arrivando alle porte di Costantinopoli, mentre gli Avari premevano sui Balcani e sulla Grecia.
    Lo Stato era privato delle sue province più ricche e l’esercito disperso. L’energico imperatore seppe concentrare le truppe nel cuore dell’Anatolia, e le addestrò duramente per mesi, insegnando loro nuove discipline, tattiche e strategie.
    Fu lo stesso Eraclio che condusse i suoi eserciti nell’ultima feroce guerra che i Romani combatterono con i Persiani Sassanidi, una contesa iniziata circa quattrocento anni prima.
    Eludendo il nemico con un’abile manovra nelle regioni del Ponto, i Romani penetrarono nel territorio persiano, battendo uno dopo l’altro i generali del Re dei Re Cosroe II.
    Lo scontro decisivo avvenne proprio nella piana di Ninive, nel dicembre del 627, quando un esercito persiano forte di 50.000 uomini mosse contro il vittorioso imperatore.
    La battaglia venne preceduta dai duelli fra i campioni, come quello fra l’imperatore e il generale persiano Razhatis.
    Sebbene ferito a una gamba e al labbro, Eraclio trafisse con violenza il petto del suo nemico con un giavellotto, mentre l’esercito romano faceva a pezzi i Sassanidi.
    Cosroe venne assassinato dal suo stesso figlio e i Romani poterono riavere indietro, col trattato che seguì, tutti i territori orientali perduti, e soprattutto il “Legno della Vera Croce” di Cristo che i Persiani avevano preso a Gerusalemme nel 617 d.C.

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2. GUERRE CIVILI (1107) E LA PERSIA, ETERNA RIVALE (1743)

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  • 1107 - GUERRE CIVILI
    Già da diversi secoli la città di Mosul era stata costruita sulla riva occidentale del Tigri, sin da poco dopo la caduta di Ninive.
    Nell’XI secolo era sotto il controllo dei Turchi selgiuchidi di Baghdad, ma nel 1107 fu teatro di uno scontro sanguinoso che costò la vita al sultano selgiuchide di Rum (Anatolia) Kılıç Arslan.
    I successi militari di costui avevano spinto gli abitanti di Mosul a chiedere il suo aiuto contro l’atabeg Jawali (una specie di governatore indipendente).
    Dopo un anno di assedio, Kılıç era riuscito a conquistare la città facendosi proclamare sultano.
    Nonostante il Grande selgiuchide di Baghdad, Malik Sha, avesse inviato un gran numero di forze in Anatolia per saccheggiare i territori di Kılıç, il sultano aveva continuato a tenere Mosul fino all’arrivo dell’esercito nemico, comandato da Amir Jawali al-Saqaw.
    Gli eserciti si affrontarono nel mese di luglio sulle rive del fiume Khabur: sebbene i suoi generali consigliassero la prudenza, il sultano decise di attaccare subito, per evitare che il nemico ricevesse ulteriori rinforzi.
    Era il 13 luglio 1107 quando Kılıç Arslan assistette alla rotta dei suoi. Annegò con il suo cavallo nelle gelide acque del fiume. Nella foto sotto, lo scontro tra Eraclio e il re persiano Cosroe (nel ciclo di affreschi La leggenda della vera croce, di Piero della Francesca).

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  • 1743 - LA PERSIA, ETERNA RIVALE
    Sin dall’ascesa al potere degli Ottomani, la Persia era considerata lo spauracchio della Sublime Porta.
    Le cose cambiarono quando salì sul trono Nadir Shah: questi è considerato dagli storici il Napoleone persiano, e certo non a caso.
    Con una potente armata, il sovrano invase il territorio iracheno sotto controllo turco, e nel 1743 mise l’assedio a Mosul.
    Sebbene gli eserciti persiani e turchi combattessero ancora con armi e armature di tipo medievale, Nadir era un innovatore: sin dall’epoca in cui era generale sotto i Safavidi aveva potentemente rinforzato l’artiglieria da traino, che comprendeva ora centinaia di cannoni pesanti e mortai.
    Il re non era certo un uomo paziente, per cui ordinò che 40.000 soldati iraniani scalassero le mura della città muniti di scale a pioli. L’attacco venne respinto con gravi perdite.
    A questo punto Nadir inviò una delegazione a Mosul: l’accordo raggiunto gli impose di tornare verso i confini della Persia.
    Ma quando aveva da poco raggiunto il suo Paese (era il 1745), Nadir seppe che due eserciti ottomani stavano marciando sull’Iran. Lo Shah divise le sue forze in due, ponendo un contingente sotto il comando di suo figlio, Nasrollah Mirza, e comandando lui stesso il secondo.
    Il giovane marciò verso sud-est, in direzione della solita Mosul, dove si scontrò col primo degli eserciti ottomani, rinforzato nel frattempo da tribù locali ottomane e da ausiliari curdi.
    La battaglia che ne seguì vide una cruciale disfatta dei Turchi. Le perdite furono così alte che Nasrollah scrisse al padre di non perdere tempo e marciare direttamente su Costantinopoli.
    Il messaggio raggiunse Nadir Shah il giorno in cui aveva trionfato a Kars sul secondo esercito turco. Ma, proprio come aveva fatto Annibale combattendo contro Roma, anche Nadir non seppe usare la vittoria e preferì concludere una pace vantaggiosa con gli Ottomani. Nella foto sotto, Nadir Shah.


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3. DURANTE LA GUERRA (1941)

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1941 - DURANTE LA GUERRA

Durante il breve conflitto del 1941 tra Iraq e Impero britannico, Mosul ebbe un ruolo importante in quanto sede di una delle principali basi aeree del Paese, oltre a rappresentare anche un importante centro logistico.

La Germania decise di appoggiare direttamente le forze irachene anti-britanniche inviando un ridotto contingente aereo che avrebbe operato con le insegne del Paese mediorientale frettolosamente ridipinte sui velivoli tedeschi.

Tra il 13 e il 15 maggio 1941 quello che venne denominato Fliegerführer Iraq (“comando aereo in Iraq”) giunse sull’aeroporto di Mosul, con un totale di 12 caccia bimotori Messerschmitt Bf-110 e altrettanti bombardieri Heinkel He-111 agli ordini del colonnello Werner Junck.

Contemporaneamente, il 13 maggio, importanti quantitativi di materiale bellico giunsero a Mosul attraverso la Turchia, facendo della città il principale centro operativo e logistico dove si concentravano gli sforzi delle potenze dell’Asse a sostegno delle forze irachene.

Il 27 maggio 1941 giunsero a Mosul anche 12 caccia Fiat CR-42 italiani, unitamente a un bombardiere Siai-Marchetti SM-79 e un SM-81 che avrebbero operato come ricognitori.

Le azioni delle forze aeree italo-tedesche furono di breve durata e si esaurirono nel giro di due settimane a causa delle consistenti perdite, delle difficoltà tecnico-logistiche e dell’andamento delle operazioni, che volse definitivamente a favore dei britannici entro la fine del maggio 1941.

 

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4. NELL’IRAQ DI SADDAM (2003) E BOOTS ON THE GROUND (2004)

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  • 2003 - NELL’IRAQ DI SADDAM
    L'importanza strategica di Mosul non sfuggì ai pianificatori statunitensi che già dal 2002 studiavano l’Operazione Iraqi Freedom, l’invasione dell’Iraq governato dal regime di Saddam Hussein.
    Per assumere rapidamente il controllo del nord del Paese le forze americane non poterono contare sul passaggio attraverso la Turchia, visto il rifiuto del governo di Ankara a concedere l’utilizzo del proprio territorio.
    Venne quindi previsto un impiego combinato di forze speciali e unità aviotrasportate che avrebbero cooperato con i peshmerga curdi, da sempre avversari del governo iracheno.
    Le operazioni statunitensi nell’area iniziarono il 20 marzo 2003 con l’infiltrazione per via aerea dei primi elementi del 10th SFG (Special Forces Group) nel nord dell’Iraq.
    Nelle settimane successive, le forze speciali americane condussero tutta una serie di azioni combinate con le milizie curde; operazioni che il 10 aprile 2003 culminarono con la conquista di Mosul, dove circa 15.000 soldati del 5° Corpo d’armata iracheno abbandonarono le armi. Il 12 aprile, il dispositivo curdo-statunitense nella città venne rinforzato con l’arrivo, sempre per via aerea, di un battaglione Marine della 26th MEU (Marine Expeditionary Unit).
    Contemporaneamente, il 26 marzo, la 173a brigata aviotrasportata americana venne lanciata sull’aeroporto di Bashur, poco più di 100 chilometri a nord-est di Mosul.
    Il 14 aprile le unità di questa brigata avevano già occupato Kirkuk.
    Titolo6

 

  • 2004 - BOOTS ON THE GROUND
    Dopo poche settimane dalla caduta del regime di Saddam Hussein apparve chiaro che la guerra in Iraq era lontana dall’essere terminata, segnando l’inizio di quella che sarebbe stata per le truppe statunitensi e alleate una lunga campagna contro-insurrezionale.
    Mosul fu nuovamente al centro di una battaglia l’8 novembre 2004, quando lo stesso giorno dell’inizio dell’operazione per la riconquista di Fallujah i posti di polizia iracheni in città vennero sistematicamente attaccati e smantellati da una massiccia forza di ribelli.
    Le unità americane della 1a Brigata della 25a Divisione di fanteria, di stanza a Mosul, si trovarono subito coinvolte in pesanti combattimenti quando contrattaccarono per riprendere il controllo della parte ovest della città.
    Il 1° Battaglione del 24° reggimento (1-24) fu l’unità più impegnata in questa azione.
    Soltanto dopo due settimane di pesanti scontri, durante i quali si resero necessarie anche missioni di supporto aereo ravvicinato e l’intervento di elicotteri da combattimento, il 25 novembre le forze statunitensi, affiancate da circa 2.000 peshmerga curdi, riuscirono a riprendere il controllo di Mosul.

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5. LA SITUAZIONE OGGI (2017)

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  • 2017 - LA SITUAZIONE OGGI
    In questo momento Mosul è il teatro di una delle principali battaglie della guerra contro l’ISIS.
    L’offensiva delle forze curdo-irachene, supportate dalla coalizione internazionale, ha visto inizialmente l’impiego di un totale di 30.000 uomini: fra questi, le unità dell’esercito regolare iracheno, i circa 9.000 miliziani delle Milizie di difesa popolari sciite e i peshmerga curdi.
    Queste truppe sono appoggiate dai cacciabombardieri F-16 e Sukhoi Su-25 della ricostituita Aeronautica irachena, oltre che dagli elicotteri da combattimento Mil Mi-35 e Mi- 28 dell’aviazione dell’esercito.
    Ma la grande novità è che per la prima volta dal ritiro avvenuto nel 2010 gli americani sono tornati a combattere sul terreno mediorientale inviando un contingente di Marines.
    La coalizione internazionale opera inoltre con gli elicotteri d’attacco AH-64 “Apache” statunitensi.
    Lo US Army fornisce anche supporto di fuoco di artiglieria con batterie di obici ultraleggeri M-777 da 155/39 e lanciarazzi multipli HIMARS (High Mobility Artillery Rocket System); a questi si va ad aggiungere una task force francese dotata di una batteria di semoventi ruotati “Caesar” da 155/39.
    L’operazione ha conseguito subito un iniziale successo nel conquistare alcune località nei sobborghi ma la resistenza dei miliziani dell’ISIS si è fatta sempre più dura e a morire sotto il tiro incrociato sono soprattutto i civili.
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  • BERSAGLIERI IN MISSIONE
    La diga di Mosul, sul Tigri, costruita a partire dal 1981, è la più grande dell’Iraq: un’infrastruttura strategica.
    Nel 2014 era caduta per pochi giorni nelle mani dell’IS, riconquistata subito dopo dai peshmerga curdi coadiuvati dalle forze aeree americane.
    Quando l’azienda italiana Trevi si è vista assegnare un contratto per la manutenzione straordinaria dell’invaso, il nostro governo ha deciso di schierare in zona una forza di protezione.
    L’Operazione Praesidium ha preso il via nell’aprile 2016 con le prime ricognizioni. Poi è partita una task force del 6° Reggimento bersaglieri, che fa parte della Brigata meccanizzata “Aosta”. Nell’ottobre 2016 l’Italia spiegava in Iraq un totale di 470 uomini.
    Attualmente nell’area opera anche la nostra missione “Prima Parthica”, che con 1.400 uomini di stanza a Erbil e Baghdad as- solve compiti di addestramento e assistenza a favore delle forze di sicurezza irachene e curde.
    A questi uomini si aggiunge il task group dell’Aviazione dell’esercito, che dispone di 4 elicotteri multiruolo NH-90 e di 4 elicotteri da combattimento A-129 “Mangusta”, dislocato a Erbil con il ruolo di recupero di personale in zona ostile.
    In Kuwait è presente, inoltre, una task force “Air” (TF- A) dell’Aeronautica militare italiana, che impiega un velivolo aerocisterna KC-767, due UAV MQ-1 “Predator” e 4 caccia AMX “Ghibli” per compiti di ricognizione e sorveglianza.

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