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Il segreto del Pantheon

“Volli che questo santuario di tutti gli dèi rappresentasse il globo terrestre e la sfera celeste, un globo entro il quale sono racchiusi i semi del fuoco eterno, tutti contenuti nella sfera cava”.

Cosi è descritto il Pantheon dalla scrittrice belga Marguerite Yourcenar, nel suo romanzo Le memorie di Adriano, con le parole dei protagonista.

L’edificio più straordinario dell’antica Roma, emblema stesso dell’architettura occidentale, ha infatti tra le sue caratteristiche piu marcanti la perfezione geometrica: il suo interno racchiude una sfera perfetta, che idealmente accarezza la volta e sfiora il pavimento nel punto centrale.

Perché il segreto del Pantheon è racchiuso proprio lì, nel suo ventre cavo, un enorme spazio vuoto illuminato dal sole attraverso l’oculo posto al vertice della cupola, in modo da marcare – secondo un recente studio – la data pin sacra dell’Impero, il 21 aprile, giorno della fondazione di Roma.

Nel cuore di Roma c’è il tempio con la cupola in cemento più grande del mondo. Come hanno fatto gli antichi Romani a costruirla? E soprattutto, perché? Scopriamolo insieme!

1. Opera del demonio!

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La casa "di tutti gli dèi" era stata fatta costruire in origine da Marco Vipsanio Agrippa, genero e generale di Augusto, intorno al 25 a.C.

Ma di quel primo tempio poco o nulla si sa, se non che andò distrutto e che fu ricostruito circa un secolo dopo da Adriano.

E pure sulla nuova versione le fonti scarseggiano; restano poche righe dello storico Dione Cassio, scritte settant anni dopo.

Il Pantheon è un monumento alieno, muto, enigmatico. Non si sa nemmeno chi l’abbia progettato: c’è chi dice l’architetto Apollodoro di Damasco, chi Adriano in persona.

Di certo, per edificarlo l’imperatore non badò a spese. Soltanto per dar forma al colonnato d’ingresso si servì di monoliti di granito alti 12 metri, come un edificio di 4 piani, che fece arrivare dall’Egitto.

Per non parlare della cupola: una perfetta semisfera che, con i suoi 43,4 metri di diametro, è stata la più grande del mondo fino a quella di Brunelleschi a Firenze, oltre mille anni dopo.

Ed è a tutt’oggi la più grande in calcestruzzo - un blocco minerale gigantesco, un pezzo unico di 5mila tonnellate - mai realizzata. I Romani avevano cominciato a usare questo materiale nel III-II secolo a.C. ed erigevano cupole almeno dal I secolo a.C.: era la loro arte. 

Ma nel Pantheon sono le dimensioni a impressionare. Nel Medioevo la cupola ha fatto sognare: si pensava che fosse opera del diavolo.

Si diceva che l’architetto del Pantheon, per erigerla, avesse fatto riempire il cilindro del tempio con terra nella quale aveva nascosto monete d’oro, e su questo riempimento avesse gettato la cupola.

Terminata la costruzione, i poveri di Roma avrebbero rimosso tutta la terra nella speranza di impadronirsi delle monete. Ma è solo una leggenda: l’edificio sfuggiva completamente alla concezione dei medioevali.

2. Geometria e luce per il giorno sacro

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In assenza di fonti scritte, per capire questo monumento la cosa migliore è varcarne la soglia.

Perché il Pantheon, in un certo senso, parla da sé. Ieri come oggi, la sua struttura esterna non era ben visibile. Era circondato da altri edifici e affacciava su una piazza rettangolare.

Dunque all’esterno si notava la facciata monumentale, con la sua gradinata e il colonnato di fronte al quale una persona è 7-8 volte più piccola. 

Entrare è come un rito di iniziazione: si passa attraverso gli alti fusti di granito grigio e rosa, dietro i quali si cela la porta d’accesso.

Si supera ancora un ampio passaggio, per essere infine proiettati nel grande vuoto dell’interno - splendido esempio di architettura “in negativo” - e provare uno straordinario senso di dilatazione che proietta lo sguardo verso l’alto, dove la materialità dell’edificio si dissolve nell’oculo posto al vertice della cupola.

Il Pantheon è un monumento che vive del suo interno.  Ma ciò che davvero lo anima è il fascio di luce che penetra dall'opaion.

 I raggi solari che giungono dall’alto in modo sempre diverso vanno a illuminare un angolo del soffitto, o delle pareti, o del pavimento, secondo l’orario e il periodo dell’anno, muovendosi come il riflettore di un teatro, in modo apparentemente casuale.

I Romani, però, non lasciavano niente al caso. D’inverno, quando il sole è basso sull’orizzonte, la luce illumina sempre l’interno della cupola. Ma nell’equinozio di primavera, il 20 marzo, a mezzogiorno la luce comincia a illuminare una griglia situata sopra la porta d’ingresso.

Nei giorni successivi il fascio di luce si sposta sempre più in basso. Risultato: il sole illumina sempre meglio la griglia e poi l’ingresso, diventando visibile all'esterno, in un periodo dell’anno particolarmente importante per i Romani.

Aprile, infatti, era dedicato a Venere, la dea dalla quale la gens Julia (la dinastia di Cesare e Augusto) vantava la discendenza. Questo fenomeno raggiunge il culmine il 21 di aprile, quando l’ingresso è illuminato perfettamente (nella foto).

Questo era un giorno speciale: era l’anniversario della fondazione di Roma. Un giorno che, da Augusto in poi, aveva un valore religioso.

Il luogo stesso sul quale è stato eretto il tempio potrebbe coincidere con quello in cui, secondo una leggenda romana, Romolo era svanito e “asceso al cielo”.

3. Geometrie urbane all'apice della gloria

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Il fascio di luce che marca l’ingresso potrebbe aver avuto un effetto coreografico: illuminare l’imperatore nel momento in cui, a mezzogiorno in punto, si mostrava al popolo.

Con certezza non possiamo saperlo; ma si sa che Adriano frequentava l’edificio. Amministrava lì la giustizia.

E considerando che la facciata del tempio è rivolta a nord, dunque è sempre in ombra, è lecito pensare che l’illuminazione dell’ingresso avesse un forte valore simbolico.

Di certo lo ha la luce che proviene dall’opaion: Come i faraoni egizi, gli imperatori romani si identificavano con helios, il dio-sole. A essere precisi, il Pantheon è rivolto 5,5° a ovest rispetto al nord.

È orientato verso il Mausoleo di Augusto. Non solo. Adriano posizionò anche il proprio mausoleo, l'attuale Castel Sant’Angelo, in un punto preciso.

Lo costruì in modo da avere l’Ara Pacis (nella sua posizione originaria) direttamente a est, e nella direzione in cui tramonta il sole durante il solstizio d’estate, quando è visto dal Pantheon.

Insomma, è come se Adriano, nel ristrutturare l’area sacra di Campo Marzio, si fosse voluto mettere in rapporto con il suo (divino) predecessore: Augusto.

L’Impero romano era al vertice della sua parabola. Con Traiano aveva raggiunto la massima espansione. Adriano ne fissò i confini e ne consolidò la struttura.

Però fu questo anche il momento in cui Roma si arrestò; perché fortificare un confine significa anche non espandersi, non andare oltre. Seguiranno la grande peste antonina, il declino, le invasioni barbariche. Ma il tempio di tutti gli dèi sarebbe sopravvissuto.

Convertito in chiesa, saccheggiato da imperatori (Costante II) e papi (Urbano VIII Barberini) - perché, a Roma si sa, quel che non hanno fatto i barbari lo hanno fatto i Barberini - l’antico edificio è sempre lì, ancora integro e funzionante, che ininterrottamente da due millenni continua a ricordarci con la luce dell’opaion la perfezione della sua architettura e il culmine della gloria di Roma.

4. Capolavoro di ingegneria

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Nonostante le sue dimensioni, il Pantheon è ancora integro e funzionante. Com'è possibile?

Mark Wilson Jones, docente all'Università di Bath e autore di molte pubblicazioni (in inglese) sull'argomento, tra cui il libro The Pantheon (Cambridge University Press), risponde così alle seguenti due domande:

  1. Come fa a stare in piedi?
    «L'equilibrio statico si basa su molti fattori:
    - le qualità della malta a base di calce con aggiunta di pozzolana (una roccia vulcanica);
    - la presenza di inerti robusti in basso e più leggeri in alto;
    - le intercapedini della rotonda, utili per la maturazione del calcestruzzo e l'alleggerimento della struttura;
    - l'uso di archi in mattoni per distribuire gli sforzi;
    - la sezione della cupola (più sottile in alto);
    - e infine l'oculo, che riduce a zero il peso al vertice della cupola»
    .
  2. Come fu costruito?
    «Il calcestruzzo che costituisce la struttura della rotonda è stato preparato all'interno di un carapace in muratura che ne ha definito la forma, e che comprendeva una complessa rete di vuoti e nicchie a volta.
    Queste ultime erano modellate da casseforme in legno, che sono state usate anche perla cupola.
    La parte inferiore della cupola ha avuto bisogno solo di essere modellata, poiché era autoportante.
    Le casseforme della parte superiore, invece, dovevano essere supportate con strutture in legno».




5. Fabbrica di sensazioni

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Il Pantheon di Adriano, eretto sulle rovine di un edificio precedente, è stato definito “una grande macchina architettonica” che “mette in scena” lo spazio al suo interno.

Ecco alcune curiosità:

  • PIÙ IN ALTO: Il frontone interno, più alto, ha fatto pensare che il progetto iniziale prevedesse colonne di 15 metri.
  •  CON DEDICA: Sul frontone c'è la scritta Marcus Agrippa, Ludi filius, consul tertium fecit, che ricorda il committente del primo Pantheon: Agrippa
  • COLONNATO: Le colonne, in granito grigio e rosa, sono alte 12 metri e provenivano dall'Egitto.
  • INGRESSO: Nelle due nicchie all'ingresso c'erano le statue di Augusto e di Agrippa.
  • OCULO, O OPAION: Largo 9 metri, contribuisce all'equilibrio statico della struttura e lascia passare la luce del sole.
  • "CUPOLONE": La cupola, larga 43,4 metri (come una piscina olimpionica), è più spessa e pesante alla base, mentre si assottiglia in alto.
  • TEGOLE DORATE: Il tetto era coperto da tegole in bronzo dorato (asportate nelle epoche successive).
  • UN DISEGNO INNOVATIVO: Il Pantheon ha una struttura innovativa, che è stata molto copiata nel corso della Storia: l'interno è a pianta circolare, mentre il pronao ha pianta rettangolare.
  • EDICOLE E NICCHIE: All'interno della rotonda ci sono 8 edicole e 8 grandi nicchie, compresa quella d'ingresso.
  • CASSETTONI: L'interno della cupola è decorato con 140 cassettoni, divisi in 5 ordini di 28.







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