10 Paesi che non esistono più (e che pochi conoscono)

Che fine ha fatto Sarawak il paese di Sandokan? È scomparso dalle carte geografiche perché è stato inglobato nella Malesia.

Ma non è il solo stato ad avere avuto un passato e a non esistere più oggi. Stessa sorte è toccata al Rio Grande del Sud, alla Repubblica di Cospaia, alla Rutenia e a molte altre nazioni.

Gli Stati del mondo si evolvono come le specie viventi: nascono, crescono, declinano e si estinguono oppure si trasformano così tanto da diventare irriconoscibili (e questo può essere un altro modo di morire).

Lo constatiamo sfogliando gli atlanti storici, dove oltre a queste nazioni, ve ne sono anche altre che nella cartografia attuale risultano scomparse.

Il libro Atlante dei Paesi che non esistono più del britannico Gideon Defoe si concentra proprio su questi “desaparecidos” e fra loro seleziona i casi di “decesso” più curiosi, che a volte associano alla stravaganza il fatto di avere qualcosa da insegnare a noi contemporanei, a titolo di monito.

Ecco 10 Paesi che non esistono più, una rassegna delle storie più bizzarre.

1. COSPAIA E TUVA

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- COSPAIA fu data ai Medici in cambio di un prestito
La Repubblica di Cospaia è esistita per quasi quattrocento anni, fra il 1441 e il 1826.
Oggi il borgo omonimo è in provincia di Perugia.
Apparteneva allo Stato della Chiesa, ma nel 1441 Papa Eugenio IV (foto in alto a sinistra), in bolletta, diede ai Medici un territorio fra Umbria e Toscana in cambio di un prestito di 25.000 fiorini d’oro; non potendo restituire i soldi, Firenze si annesse quel pezzo di terra.
Nacque però un equivoco sul nuovo confine e l’insignificante frazione di Cospaia rimase nel limbo, non rivendicata da Roma né da Firenze.
Si dichiarò allora Repubblica indipendente e come tale fu riconosciuta poco dopo.
Per secoli fu una prospera zona franca, libera da tasse e dazi, finché nel 1826 fu riannessa dallo Stato della Chiesa. Come risarcimento per la perduta indipendenza, ogni abitante ricevette una moneta d’argento.

 

 

- TUVA era il sogno proibito di un premio Nobel della fisica
Quando l’impero degli zar andò a pezzi, l’URSS perse le repubbliche baltiche e molto altro.
Nel 1921, al confine con la Mongolia, venne istituita la Repubblica Popolare di Tuva: capitale Kyzyl, 95mila abitanti e forse altrettanti yak lanosi su un territorio grande come mezza Italia.
Tuva si fece notare dai filatelici (all’epoca numerosi nel mondo) perché i suoi francobolli, anziché rettangolari, erano fatti a triangolo o a diamante; era nota anche per il canto difonico “xöömej”, che si esegue con una particolare tecnica basata sull’uso della laringe.
Da bambino, il futuro premio Nobel della fisica Richard Feynman scoprì Tuva e decise di visitarla. Nel 1944 vi fu scoperto l’uranio e Stalin la annesse all’URSS.
Feynman, diventato famoso, fondò un’associazione “Amici di Tuva”, ma i sovietici gli negarono il permesso di visita; la lettera che gli dava via libera gli arrivò a casa due giorni dopo la sua morte.

2. SARAWAK E RIO GRANDE DEL SUD

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- SARAWAK Il Paese di Sandokan era di uno scozzese
Chi ha sentito parlare del Paese di Sandokan, di Mompracem e della Perla di Labuan si sarà fatto l’idea che quella fosse una colonia britannica.
Invece no: dal 1842 al 1946 il regno di Sarawak è stato sempre e solo il dominio personale dell’avventuriero scozzese James Brooke (1803-1868) e dei suoi discendenti, a tutti gli effetti i “Rajah bianchi” di quest’angolo di mondo.
Arrivato nel Borneo con una nave di sua proprietà, Brooke si mise a far la guerra ai pirati e senza l’aiuto del governo di Londra a 38 anni diventò padrone assoluto del Sarawak.
Lo lasciò in eredità a un nipote e a un pronipote. È un caso di successo in un’epoca in cui certe imprese personali si potevano tentare.
Solo la Seconda Guerra mondiale, l’occupazione giapponese e poi la nascita della federazione di Malaysia spazzarono via la creatura dei Brooke.

 

 

- RIO GRANDE DEL SUD: dove Garibaldi imparò a combattere
Le guerre d’indipendenza scoppiano spesso per questioni che viste da fuori sembrano dappoco: tasse, diritti doganali.
È vero persino nel caso dei grandi Stati Uniti d’America, figuriamoci in quello del meno pretenzioso Rio Grande del Sud.
Nel 1836 il Brasile praticava il libero commercio danneggiando i suoi gaucho che vivevano della produzione di carne. Con le frontiere spalancate alle importazioni il Paese era stato infatti in- vaso dalla carne estera.
Allora i gaucho del Rio Grande del Sud si ribellarono proclamando la secessione dal Brasile. Molti esuli politici italiani ciondolavano da quelle parti in cerca di una causa per cui battersi.
Fra loro Giuseppe Garibaldi, che lì imparò a combattere e a comandare in battaglia. Armò una flottiglia, fece anche il pirata, conobbe e sposò una guerrigliera di nome Anita.
Nel 1845 il Rio Grande del Sud venne sconfitto, ma per l’Eroe e l’Eroina dei Due Mondi l’avventura era appena cominciata...

3. VEMERANA E RUTENIA

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- VEMERANA Il tentativo di farne un paradiso fiscale fallì
Il caso di Vemerana è istruttivo. Nel 1980 l’arcipelago delle Nuove Ebridi, un condominio franco-britannico nell’Oceano Pacifico, si rese indipendente con il nuovo nome di Vanuatu.
Tuttavia, un gruppo americano di accademici e ideologi del mercato libero e selvaggio, seguaci della premier inglese conservatrice Margaret Thatcher, finanziò un movimento secessionista sull’isola di Vemerana, con l’intenzione di farne un paradiso fiscale.
Un mezzosangue di nome Jimmy Stevens (nella foto in alto a sinistra) guidò un’insurrezione armata e nel maggio 1980 proclamò la secessione di Vemerana da Vanuatu.
Vanuatu chiese aiuto al vicino Stato di Papua-Nuova Guinea, che inviò un contingente; la stampa internazionale battezzò il conflitto come “la guerra delle noci di cocco”.
I combattimenti durarono fino a settembre, quando il figlio di Stevens fu ucciso e lui si arrese.
Al processo raccontò dei finanziamenti ricevuti dall’americana Fondazione Phoenix, attiva anche in seguito nel tentativo di creare Stati liberi da tasse.

 

 

- RUTENIA restò indipendente soltanto per 24 ore
Certi Paesi sono esistiti per pochissimo tempo.
La Rutenia, per esempio: è la terra d’origine del fisico Karl Ernst Claus che scoprì e battezzò il rutenio, e anche dell’artista Andy Warhol, ma è stata indipendente solo per 24 ore, fra il 15 e il 16 marzo 1939; quando Hitler occupò mezza Cecoslovacchia, la Rutenia, che ne faceva parte, provò a proclamarsi Stato, ma fu subito annessa dall’Ungheria.
Oggi è in Ucraina.

4. MORESNET E POYAIS

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- MORESNET nacque intorno a una miniera
Per 104 anni è esistito fra il Belgio e la Germania lo staterello del Moresnet.
Al Congresso di Vienna sorse una disputa fra belgi e prussiani per accaparrarsi una miniera di zinco sul confine.
Si decise salomonicamente di creare attorno alla miniera, nel 1816, il Moresnet neutrale.
Nel 1885 il filone di zinco si esaurì e la popolazione ebbe il problema di cercare nuove vie di sostentamento. Le trovò in un casinò che attraeva giocatori dagli Stati vicini, e in distillerie e mescite di ogni genere di alcolici esentasse.
Nel 1908 il Moresnet provò a elevare la sua immagine internazionale diventando il primo e unico Paese al mondo ad adottare l’esperanto come lingua ufficiale.
Ma il Kaiser Guglielmo II non si commosse e allo scoppio della Prima Guerra mondiale i tedeschi invasero lo staterello.
Più tardi le potenze democratiche vincitrici si dimostrarono altrettanto irrispettose delle volontà della popolazione locale e nel 1920 liquidarono il Moresnet assegnandolo al Belgio.

 

 

- POYAIS. Paradiso naturale? No, palude mefitica
Gregor MacGregor (1786-1845) era un ufficiale della marina britannica di servizio in Sudamerica.
Un giorno comprò a poco prezzo da un capotribù un’estensione di paludi mefitiche fra gli attuali Honduras e Nicaragua.
Poi tornò a Londra e fra il 1821 e il 1822 si mise a vendere buoni del tesoro, terreni e addirittura titoli nobiliari dello Stato del Poyais, da lui creato, che spacciava per un paradiso in terra.
Non era pura invenzione: il territorio esisteva e il diritto a disporne pure, anche se in loco lo chiamavano “Costa delle Zanzare”. Numerosi coloni andarono a stabilirvisi, facendo quasi tutti una grama fine.
La truffa andò avanti per anni e solo nel 1825 il Poyais smise di esistere e i suoi bond andarono in default, scatenando nella finanza mondiale il “panico del 1825”.
Le bufale erano molto più difficili da smascherare senza Internet.





5. SIKKIM E LIBERTALIA

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- SIKKIM Un’americana ne sposò l’erede al trono
Il Regno del Sikkim ha avuto più di trecento anni per farsi notare dopo la nascita nel 1642, ma il mondo ha fatto caso raramente alla sua esistenza.
Appollaiato sull’Himalaya, fra il Nepal e il Buthan, il Paese aveva un legame istituzionale con l’Impero britannico dell’India, ma vago a sufficienza da permettergli di non entrare nella Federazione indiana al momento dell’indipendenza nel 1947.
Il Sikkim attrasse un po’ di attenzione internazionale nel 1963 quando una giovane americana di nome Hope Cook, imitando il matrimonio di Grace Kelly col principe di Monaco, si sposò con il principe ereditario del Sikkim, Thondup Namgyal (nella foto in alto a sinistra).
Ma i monaci buddhisti la accolsero male, mentre, una volta asceso al trono, il marito si diede all’alcol e fu incapace di contrastare Cina e India che si disputavano il possesso del Paese.
Nel 1975 l’India ruppe gli indugi e si annesse il Sikkim. Nel 1980 Hope concluse malinconicamente la sua favola principesca con un divorzio.

 

 

- LIBERTALIA: i pirati chiesero protezione ai Savoia
Nel 1724 il libro di un misterioso Capitano Charles Johnson fece sapere al mondo che nel Madagascar esisteva lo Stato di Libertalia, popolato da pirati europei e americani, che vi avevano creato istituzioni giuste e democratiche.
Libertalia in realtà non c’era, ma c’erano davvero dei pirati europei e americani che si autogovernavano nel Madagascar.
Costoro tuttavia non aspiravano a vivere in una repubblica ma al contrario, volevano diventare sudditi di un re.
In quanto predoni, se venivano catturati da navi da guerra inglesi, francesi, olandesi eccetera, finivano infatti tutti impiccati, dal primo all’ultimo.
Allora, per salvarsi il collo, quei pirati scrissero nientemeno che a Vittorio Amedeo II di Savoia chiedendogli di proclamarsi re del Madagascar e in quanto tale di conferire loro una patente di corsa, che li elevasse alla condizione di corsari, equiparati a veri e propri militari e protetti dalle leggi di guerra.
Non se ne fece nulla, ma il carteggio è conservato nell’Archivio di Stato di Torino.








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