5 donne bellissime rese immortali dagli artisti

Narrami, o musa… Bellissime, ammirate, intelligenti…
Ecco 5 donne eccezionali rese immortali dagli artisti di cui incrociarono i destini.

 

 

1. LINA CAVALIERI: la donna più bella del mondo

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“Uno stuolo di amanti e adoratori, 840 proposte di matrimonio, 5 mariti, un successo planetario e una morte violenta”: così Daniela Musini riassume nel saggio Le Magnifiche (Piemme) la straordinaria esistenza di Lina Cavalieri (1875-1944), soprannominata “la donna più bella del mondo”.

A oltre 70 anni dalla sua morte, il suo volto ci è ancora famigliare: merito del designer Piero Fornasetti (1913-1988) che, vista una sua foto su una rivista francese dell’800, ne rimase così affascinato da riprodurre ossessivamente quel viso in ben 500 serigrafie, oggi riportate su piatti e arredi firmati.

E dire che di Natalina, detta Lina, a essere scoperta fu prima l’abilità canora che la bellezza. Qua sotto, il volto della cantante lirica Lina Cavalieri, icona protagonista di innumerevoli reinterpretazioni da parte di Piero Fornasetti.

Ascoltata per caso da Arrigo Molfa, un maestro di canto e vicino di abitazione, fu presentata al direttore di un teatrino di piazza Navona.

Dopo il debutto a 14 anni, in brevissimo tempo la talentuosa ragazzina approdò in tutti i locali più famosi di Roma, e da qui alle Folies Bergère di Parigi, dove ogni sera il suo camerino era inondato da corbeilles di fiori.

Nel 1897 Lina incontrò Gabriele D’Annunzio, che la esaltò quale “massima testimonianza di Venere in terra”.

Mentre il suo repertorio mutava, passando dalle canzoni popolari alla lirica, Lina continuò a far parlare di sé: in particolare, il 5 dicembre 1906 a New York, durante una scena della Fedora, opera lirica di Umberto Giordano, scambiò con il famoso tenore Enrico Caruso un lungo bacio appassionato, sotto lo sguardo attonito del pubblico: da qui l’appellativo “The kissing primadonna” e la fama di femme fatale.

Dopo il legame con il principe russo Aleksandr Barjatinskij, troncato quando lui le chiese di abbandonare le scene, nel 1910 si sposò con il miliardario americano Robert Winthrop Chanler, che si impegnò a donarle gioielli, quadri inestimabili, ranch, proprietà a New York.

Ma il matrimonio terminò con la luna di miele. Tra i suoi amanti ci furono Guglielmo Marconi, il tenore Tito Schipa, il duca Wassili d’Angiò e forse persino Benito Mussolini.

Durante la Prima guerra mondiale Lina si dedicò al cinema, girando sette film non memorabili. Poi per qualche anno fu la proprietaria di un salone di bellezza a Parigi. Nella notte tra il 7 e l’8 febbraio 1944 la casa in cui risiedeva, a Poggio Imperiale (Fi), fu colpita dalle bombe sganciate dagli Alleati.

Lei riuscì a scappare, ma volle tornare indietro per recuperare i gioielli più preziosi. Il crollo dell’edificio la seppellì insieme al suo ultimo amante, Paolo D’Arvanni. Al suo funerale parteciparono solo sette persone, prete compreso.

2. FRANCA FLORIO: la dea tradita

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Nel 1901 l’attrice Lina Cavalieri, scritturata dal Teatro Massimo di Palermo per la Bohème di Puccini, scappò dalla città appena conclusa la prima.

La sua esibizione, infatti, era stata osannata da metà del pubblico, ingaggiato da Ignazio Florio, suo ricchissimo amante, ma fischiata dall’altra metà, prezzolata da Franca Florio, già nota come Francesca Jacona della Motta di San Giuliano, la moglie tradita.

Fu la sola pubblica soddisfazione di una dama che da un lato era una paladina dei diritti femminili, che promuoveva i primi asili nido nei vari stabilimenti di famiglia, ma dall’altro subiva continuamente i tradimenti del marito, che si diceva le avesse donato una collana di sette metri formata da 365 perle perché ognuna era un risarcimento per un’amante.

Don Ignazio, titolare di un patrimonio costituito da banche, cantine (in una si produceva il famoso Marsala), l’isola di Favignana, una fabbrica di ceramica, il quotidiano L’ora e la Società di navigazione italiana, restò un donnaiolo impenitente anche dopo le nozze, avvenute nel 1893, con una donna bella come una dea.

Alta 1 metro e 73, vitino da vespa e seno rigoglioso, Donna Franca aveva capelli scuri, occhi verdi e la fama, in tutta Europa, di un’estrema eleganza. Merito di abiti realizzati su misura dai grandi couturier di Parigi e Londra, oltre che dei gioielli creati appositamente per lei da Cartier e Lalique.

Eppure, quando nel 1901 il pittore Giovanni Boldini iniziò il suo ritratto, Franca indossò un accollato e austero abito in velluto nero, sovrastato dalla celebre collana di perle.

Boldini la dipinse però con il décolleté ben in vista e la pelle inondata di luce, in una versione del quadro presentata alla Biennale di Venezia del 1903.

Nel 1912 il pittore modificò la tela togliendo le maniche lunghe e aggiungendo una spallina voluttuosamente calata sull’avambraccio, finché nel 1924, in una terza versione del dipinto, l’elegante silhouette di Donna Franca sembra accarezzata dal vento.

Quando il ritratto (foto sotto) fu ultimato, per i ricchissimi Florio era iniziato il declino economico. Il pittore vendette il ritratto a un collezionista mentre, per far fronte ai debiti, la famiglia dovette (s)vendere tutte le attività e persino gli inestimabili gioielli di Donna Franca.

3. ALMA MAHLER - Magnifica ossessione

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Nel gennaio del 1914 Oskar Kokoschka iniziò a dipingere quello che sarebbe diventato il suo capolavoro, una tela delle dimensioni del letto che divideva con la sua amata: 180 x 220 cm.

Scopo del quadro, convincerla a sposarlo. Il loro primo incontro era avvenuto nel 1912, quando lui aveva 24 anni, lei 33 e un passato chiacchierato.

Da adolescente Alma Schindler (questo il suo nome da ragazza) si era innamorata di un altro grande pittore, Gustav Klimt, che di anni ne aveva 36.

Poi fu la volta del musicista Alexander von Zemlinsky e quando Alma aveva appena vent’anni stregò il compositore Gustav Mahler, 42 anni (foto sotto), direttore dell’Opera di corte austriaca, che la chiese in moglie, a condizione che lei rinunciasse a comporre musica.

Si sposarono il 9 marzo 1902, le nozze furono un disastro ma durarono fino alla morte di lui, nel 1911.

Nel 1910 Alma iniziò una relazione l’architetto Walter Gropius e due anni dopo conobbe Kokoschka (foto sotto), talento con pochi mezzi, al quale era stato chiesto un suo ritratto.

Per il pittore Alma divenne subito oggetto di una gelosia ossessiva: la inseguiva, le impediva di vedere altri, la dipinse più di 400 volte. Infine, davanti alla proposta di matrimonio, Alma disse che avrebbe accettato a condizione che lui realizzasse un capolavoro.

Invece, dopo aver ammirato La sposa nel vento, la colossale tela-letto dipinta per lei, Alma sposò Gropius. Indebitato fino al collo, Kokoschka vendette il quadro nel gennaio 1915 e si arruolò.

Ritornò dal fronte con una ferita alla testa, ma Alma non volle rivederlo né andò mai a trovarlo. Oskar fece costruire una bambola con le sue sembianze e continuò a scriverle fino all’agosto 1949, per il 70° compleanno di lei, senza mai ottenere risposta.

Qua sotto, la colossale tela-letto La sposa nel vento dipinta per Alma Mahler.

4. ADELE BLOCH-BAUER: l’icona di Vienna

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Tra le opere di Gustav Klimt, una è ritenuta la summa del cosiddetto Secessionismo viennese: il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, del 1907.

Si tratta di una colata d’oro che rende omaggio ai mosaici bizantini e alle divinità egizie, all’interno della quale spicca un volto che, secondo alcuni studiosi, appare anche nella sensuale Giuditta e nel celeberrimo Il Bacio.

Adele Bloch-Bauer, nata nel 1881, fu la perfetta incarnazione dell'ideale estetico e intellettuale della Vienna aristocratica di fine Ottocento.

Figlia di un banchiere ebreo, molto colta e appassionata d’arte, divenne amica, musa e mecenate del pittore del momento, Klimt, che per questo ritratto preparò oltre 100 bozzetti. Non è invece accertato se tra la musa e l’artista ci sia stato anche del tenero.

Purtroppo Adele morì a 44 anni, nel 1925, di meningite. Non fece in tempo a vedere la triste sorte che il nazismo aveva riservato al marito, l’industriale Ferdinand Bloch: fu spogliato di tutti i suoi averi dal regime antisemita e morì in miseria, nel 1945.

Anche il primo ritratto della donna, che la famiglia aveva stabilito diventasse per sempre proprietà dello Stato austriaco, fu sequestrato dai nazisti insieme a tutti gli averi della famiglia Bloch-Bauer e venne ribattezzato come La donna in oro.

Nel 2000, Maria Altmann, nipote e legittima erede di Adele, sopravvissuta a un campo di concentramento, iniziò una battaglia legale per riottenere – riuscendovi – il dipinto.

Sei anni dopo l’opera fu venduta al miliardario Ronald Lauder per 135 milioni di dollari, a condizione che fosse esposta al pubblico in modo permanente. Oggi, infatti, ammalia i visitatori della Neue Galerie di New York.





5. KIKI DE MONTPARNASSE: la “schiena” del Surrealismo

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Le Violon d’Ingres (sotto), scattata da Man Ray nel 1924, è la fotografia più pagata di sempre: è stata venduta infatti pochi mesi fa alla cifra record di 12,4 milioni di dollari.

Fu pubblicata per la prima volta sulla rivista Littérature, incentrata sul Dadaismo e sul Surrealismo.

L’artista americano Man Ray e la sua modella, Alice Prin, detta Kiki, qui ripresa di spalle – a richiamare le anse di un violino – si erano conosciuti e innamorati tre anni prima. Entrambi avevano ambizioni artistiche: lui voleva essere riconosciuto non solo come fotografo, ma anche come pittore.

Lei era una modella (aveva posato per Amedeo Modigliani), ma anche una pittrice con varie mostre all’attivo. La sua fama si doveva però soprattutto alle sue Memorie, pubblicate nel 1929 con una prefazione di Ernest Hemingway, che documentano la vita licenziosa della comunità artistica di Montparnasse.

Dopo aver partecipato ad alcuni film d’avanguardia, Kiki continuò a posare, anche se aveva perso molto del suo fascino. Fu arrestata due volte, nel 1939 e nel 1946, per uso di cocaina, e morì a 51 anni, distrutta dal consumo di alcol e droga.

Ancora oggi la foto della sua schiena, come ha spiegato Darius Himes, capo del Dipartimento di fotografia della casa d’aste Christie’s (dove è stata battuta la vendita record), «possiede il durevole influsso e il gioioso erotismo che definiscono il Surrealismo degli Anni ’20».

Nella foto sotto, Alice Prin, detta Kiki e Man Ray.








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