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I grandi antifascisti italiani

Come se la passava chi non aderiva al fascismo?

E a quale destino andavano incontro quei pochi che avevano il coraggio di opporsi apertamente?

Distanti. Non ostili, ma neppure sostenitori: la gran pane degli italiani, durante il fascismo, subì il regime in maniera passiva. 

Compressa tra i (pochi) sostenitori e gli (ancor meno) antifascisti, la maggioranza si adeguò tentando di evitare le conseguenze peggiori.

Un rapporto riservato della polizia dopo la grande parata del 1932 per il decennale della Marcia su Roma segnalava che, anche tra quanti vi parteciparono, il sentimento prevalente nei confronti del fascismo era un interesse molto tiepido. In Italia, insomma, i più avevano la tessera del partito semplicemente per non complicarsi la vita.

Il controllo sulle masse esigeva anche azioni più decise, volte ad annientare ogni tipo di opposizione. La mano del regime perdeva però ogni moderazione nei confronti degli antifascisti che cercavano di opporsi in maniera decisa.

La polizia non si risparmiava contro chi finiva nelle liste nere e, per sanzionarli con più forza, nel 1927 entrò in funzione il Tribunale speciale per la difesa dello Stato.

Fino al 1943 davanti ai giudici speciali furono deferiti 15.806 antifascisti (fra cui 748 donne), si celebrarono 5.619 processi e furono comminate 160mila ammonizioni (che limitavano la libertà personale). La pena più dura, ovvero il confino, fu decisa in 12.330 casi nei confronti di antifascisti attivi politicamente.

Chi era contro dovette scappare, nascondersi o affrontare la rabbia dei fascisti. Ecco chi lo ha fatto.

1. Filippo Turati, Benedetto Croce e Gaetano Salvemini

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  • Filippo Turati (1857-1932)
    CHI ERA: considerato il padre del socialismo italiano, sostenne con coerenza la vocazione riformista e l'opposizione al fascismo e alla corrente massimalista del Partito socialista.
    CHE COSA HA FATTO: abbandonò l'esercizio dell'avvocatura per la militanza politica. Determinante in questa scelta fu il legame con Anna Kuliscioff, esule russa approdata dall'internazionalismo anarchico al socialismo scientifico.
    Tra i fondatori nel 1892 del Partito socialista, non si sottrasse, in età giolittiana, al dialogo con lo statista piemontese, pur rifiutando di entrare al governo.
    Allo scoppio della Prima guerra mondiale sostenne una linea di neutralità relativa, ammettendo il principio della difesa della Patria se attaccata. Nel 1922 fu alla guida dei riformisti che, separandosi dai massimalisti, diedero vita al Partito socialista unitario.
    Tra i protagonisti nel 1924 della secessione dell'Aventino (la forte protesta in parlamento per la scomparsa di Giacomo Matteotti), nel 1926 si sottrasse all'arresto, grazie anche all'aiuto di Carlo Rosselli. In Francia, dove visse i suoi ultimi anni, fu il maggior artefice della Concentrazione antifascista.
    Si adoperò per la riunificazione socialista, individuando le cause della dittatura nella crisi dello Stato liberale e nella risposta inadeguata delle sinistre, che avevano coltivato il mito della Rivoluzione russa.
  • Benedetto Croce (1866-1952)
    CHI ERA: filosofo, storico, critico letterario, fu protagonista della vita culturale della prima metà del Novecento. Principale rappresentante dello storicismo italiano e della reazione contro il positivismo, nel secondo dopoguerra fu tra i fondatori del ricostituito Partito liberale.
    CHE COSA HA FATTO: ministro della Pubblica istruzione dal giugno 1920 al luglio 1921, nell'ultimo governo Giolitti, prese più nettamente le distanze dal fascismo dopo il delitto Matteotti.
    Al manifesto di Giovanni Gentile di adesione al fascismo contrappose nel 1925, su invito di Giovanni Amendola, il Manifesto degli intellettuali antifascisti, divenendo il più prestigioso intellettuale di riferimento dell'opposizione alla dittatura.
    Nelle sue opere storiche spiegò il fascismo come frutto di 'una malattia morale' prodotta dalla tragedia della Prima guerra mondiale, considerandolo però una parentesi transitoria nella concezione della Storia come progressiva realizzazione della libertà.
    Dopo la caduta di Mussolini tentò di salvare la monarchia, proponendo, senza successo, la rinuncia al trono di Vittorio Emanuele III e dell'erede Umberto di Savoia.
    Ministro senza portafoglio nel secondo governo Badoglio e nel primo governo Bonomi, fu presidente del Partito liberale fino al 1947.
  • Gaetano Salvemini (1873-1957)
    CHI ERA: docente universitario e storico di fama internazionale, interpretò in modo originale il pensiero socialista, dedicando particolare attenzione alla cosiddetta 'Questione meridionale'.
    CHE COSA HA FATTO: fautore di un'alleanza del movimento operaio con i contadini del Sud, all'inizio dei '900 si batté per il suffragio universale e per l'organizzazione federalista dello Stato.
    Ferocemente antigiolittiano, denunciò il malcostume dell'Italia del tempo nell'opuscolo Il ministro della malavita. Interventista democratico nella Grande guerra, nel 1919 fu eletto deputato in Puglia in una lista di ex combattenti, da cui prese le distanze quando questi si avvicinarono al dannunzianesimo e al nazionalismo.
    Nei confronti di Mussolini all'inizio non fu apertamente ostile, ma ne divenne oppositore intransigente dopo il delitto Matteotti. Collaboratore del giornale clandestino Non mollare, nel 1925, dopo il carcere, fu costretto all'esilio.
    Nel 1929 fu tra i fondatori del movimento clandestino Giustizia e libertà. Nel 1933 si stabilì negli Usa, dove insegnò ad Harvard e portò avanti la denuncia del regime.
    Nel dopoguerra tornò a insegnare a Firenze e a battersi contro l'arretratezza del Mezzogiorno, contro i monopoli e per la laicità dello Stato, diventando un punto di riferimento per la sinistra liberal-democratica.

 

2. Alcide De Gasperi, Giovanni Amendola e Giacomo Matteotti

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  • Alcide De Gasperi (1881-1954)
    CHI ERA: fra i principali esponenti del Partito popolare negli anni dell'avvento del fascismo, fu il massimo rappresentante della Democrazia cristiana nel Comitato di liberazione nazionale (Cln).
    Presidente del Consiglio negli anni della ricostruzione, è considerato uno dei padri della Repubblica.
    CHE COSA HA FATTO: nato nel Trentino ancora parte dell'Impero austro-ungarico, giornalista e deputato al Parlamento austriaco dal 1911, si affermò dopo la fine della guerra come uno dei leader del Partito popolare, alla cui guida succedette a Luigi Sturzo nel 1924.
    Inizialmente favorevole a una collaborazione con Mussolini, dopo il delitto Matteotti ne divenne uno strenuo oppositore. Fu arrestato nel 1927 per tentato espatrio clandestino e scontò 16 mesi di carcere.
    Poi lavorò per molti anni alla Biblioteca vaticana, dove potè mantenere i contatti con gli antifascisti cattolici. Nel Cln divenne l'interlocutore privilegiato degli Alleati.
    Dal dicembre 1945 al 1953 guidò 8 governi: 3 di unità nazionale, con i principali partiti antifascisti, e 5 di centro, dopo la rottura con le sinistre e la vittoria elettorale del 18 aprile 1948.
    Proprio lui fu l'artefice di questo successo, che diede alla Dc la maggioranza assoluta in parlamento. De Gasperi, infine, fu un convinto sostenitore dell'Alleanza atlantica e dell'integrazione europea.
  • Giovanni Amendola (1882-1926)
    CHI ERA: giornalista e politico, collaboratore dei giornali Leonardo, La Voce, Il Resto del Carlino e il Corriere della Sera, fondò il quotidiano Il Mondo. Antigiolittiano e nazionalista, ebbe come costante riferimento i valori liberali.
    Fiero oppositore di Mussolini fin dall'inizio, più volte preso di mira dagli squadristi neri, morì in esilio in Francia, in un ospedale di Cannes, in seguito alle lesioni riportate dopo due violente aggressioni subite nel 1925 a Roma e a Montecatini (Lucca).
    CHE COSA HA FATTO: fautore dell'intervento nella Grande guerra, partì volontario per il fronte, fu ferito e decorato al valore.
    Eletto deputato nel 1919, ministro delle Colonie nel governo Facta, sostenne la necessità di una politica di riforme sociali, opponendosi alla crescente illegalità fascista e divenendo, dopo la Marcia su Roma, il capo dell'opposizione liberale.
    Fu tra gli organizzatori della secessione aventiniana, pubblicando su Il Mondo l'esplosivo memoriale difensivo di Cesare Rossi, il capo ufficio stampa di Mussolini coinvolto nel delitto Matteotti.
    Nel novembre 1924 fondò l'Unione democratica nazionale, un movimento che si proponeva di riunire le forze liberali e democratiche su una piattaforma di opposizione al fascismo, e promosse con Benedetto Croce il Manifesto degli intellettuali antifascisti.
  • Giacomo Matteotti (1885-1924)
    CHI ERA: segretario dal 1922 del Partito socialista unitario, si qualificò come irriducibile avversario del fascismo. Della sua eliminazione Mussolini si assunse piena responsabilità con il discorso in parlamento del 3 gennaio 1925, che segnò il definitivo passaggio alla dittatura.
    CHE COSA HA FATTO: socialista fin da giovane, dopo la laurea in legge si dedicò alla politica, prima in ambito locale e dal 1919 come parlamentare, aderendo all'ala riformista del partito.
    Dinanzi all'insorgere dello squadrismo nelle campagne, fu tra i primi a individuarne la pericolosità, sottolineando il carattere di classe del fascismo e animando la resistenza delle organizzazioni contadine nel Polesine, sua terra d'origine.
    Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, fu rapito e assassinato mentre si recava in parlamento il 10 giugno 1924, pochi giorni dopo aver pronunciato alla Camera una durissima requisitoria contro le violenze compiute dai fascisti in occasione delle elezioni politiche, "Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me", disse profeticamente alla fine dell'intervento.
    Il delitto, maturato in ambienti vicini al capo del governo, ebbe una vasta eco in tutto il Paese, segnando il più alto momento di crisi nell'ascesa di Mussolini al potere.

 

3. Piero Calamandrei, Antonio Gramsci e Pietro Nenni

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  • Piero Calamandrei (1889-1956)
    CHI ERA: insigne giurista fiorentino, letterato e politico di formazione mazziniana, fu tra i fondatori nel 1942 del Partito d'azione. Dopo la Liberazione fu uno dei padri della Costituzione italiana.
    CHE COSA HA FATTO: volontario nella Prima guerra mondiale, nel dopoguerra si avvicinò alla politica, mosso dall'avversione al fascismo.
    Collaborò con Gaetano Salvemini, firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce e strinse rapporti con il gruppo della rivista clandestina Non mollare.
    Con il consolidarsi del regime si dedicò all'avvocatura e all'insegnamento universitario a Firenze, coltivando anche interessi letterari. Prese parte ai lavori che portarono alla formulazione del nuovo Codice di procedura penale.
    Nel 1941 aderì al movimento Giustizia e libertà e partecipò alla Resistenza. Tra i più autorevoli membri dell'Assemblea costituente e della Commissione dei 75, incaricata di stilare il progetto della carta costituzionale, ne rimarcò sempre il legame con la Resistenza.
    Celebri le parole conclusive di un suo discorso ai giovani studenti nel 1955: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati".
  • Antonio Gramsci (1891-1937)
    CHI ERA: politico e intellettuale, elaborò, sull'esperienza dei consigli di fabbrica, la concezione di un partito rivoluzionario che seguisse l'esempio di quello bolscevico in Russia. Fra i fondatori nel 1921 del Partito comunista d'Italia, i suoi scritti sono considerati tra i più originali del pensiero marxista.
    CHE COSA HA FATTO: approdato come studente universitario a Torino dalla natia Sardegna, fondò la rivista Ordine Nuovo, giornale dei consigli di fabbrica nel "Biennio rosso" (1919-1920) e poi quotidiano del neonato Partito comunista.
    Tra il 1922 e il 1924 svolse attività anche all'estero, presso l'Internazionale comunista, a Mosca e a Vienna. Rientrato in Italia, fondò L'Unità e divenne segretario del partito, sostenendo la necessità di un'alleanza tra la classe operaia e i contadini del Mezzogiorno contro il fascismo.
    Arrestato nel 1926, fu inviato al confino e quindi processato dal Tribunale speciale. "Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare" fu la conclusione della requisitoria del pubblico ministero.
    La lunga detenzione, in effetti, minò irrimediabilmente le sue condizioni di salute. Le riflessioni gramsciane su temi come la rifondazione del materialismo storico, i rapporti tra Stato e società civile, la funzione degli intellettuali furono pubblicate con il titolo Quaderni del carcere
  • Pietro Nenni (1891-1980)
    CHI ERA: approdato al Partito socialista nel primo dopoguerra, ne divenne una figura chiave negli anni del fascismo. Segretario del Psi dopo la Liberazione, fu per lunghi anni uno dei politici di maggior prestigio dell'Italia repubblicana.
    CHE COSA HA FATTO: di origini contadine e di fede repubblicana, partecipò con Mussolini nel 1911 alla "settimana rossa" e fu arrestato con lui. Interventista e volontario nella Grande guerra, aderì nel 1921 al Partito socialista.
    Direttore del giornale Avanti! dal 1923, fuggì nel 1925 in Francia dove si adoperò per la fusione tra le varie anime del socialismo, e nel 1933 fu nominato segretario del Psi. Durante la guerra civile in Spagna svolse le funzioni di commissario politico nelle Brigate internazionali.
    Sempre favorevole al fronte comune con i comunisti, dal 1941 operò clandestinamente nella Francia di Vichy lavorando per ricucire l'unità antifascista fra i due partiti, messa in crisi dalla firma del Patto Molotov- Ribbentrop.
    Arrestato nel 1943 dalla Gestapo, fu trasferito in Italia e inviato al confino. Liberato alla caduta di Mussolini, assunse nuovamente la direzione del Psi durante la Resistenza.
    Nei primi decenni del dopoguerra fu il principale artefice delle politiche che segnarono l'evoluzione del partito, dall'alleanza con i comunisti nel Fronte popolare al centrosinistra.

 

4. Palmiro Togliatti, Sandro Pertini e Carlo Rosselli

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  • Palmiro Togliatti (1893-1964)
    CHI ERA: con Gramsci fu il principale esponente del comunismo in Italia. E quando Gramsci fu arrestato, nel 1926, Togliatti assunse la direzione del centro estero del Pci.
    Da allora e fino alla morte fu il leader indiscusso del Partito comunista.
    CHE COSA HA FATTO: iscritto al Psi nel 1914, laureato a pieni voti in giurisprudenza, nel 1919 fondò, insieme a Gramsci, la rivista Ordine Nuovo.
    Dopo l'avvento del fascismo trascorse 18 anni in esilio, principalmente in Unione Sovietica, affermandosi come uno dei capi dell'Internazionale comunista. Sostenne al VII congresso del 1935 la linea dei fronti popolari, cioè l'alleanza con i socialisti contro il fascismo, e partecipò alla Guerra di Spagna.
    Arrestato nel settembre 1939 in Francia, fu liberato nel febbraio 1940.
    Rientrato in Italia nel marzo 1944, fu il protagonista della cosiddetta "svolta di Salerno", grazie alla quale il Pci e gli altri partiti antifascisti accettarono di collaborare con la monarchia in nome della lotta contro i tedeschi, rinviando la questione istituzionale al dopo Liberazione. Ministro di Grazia e giustizia nei primi governi del dopoguerra, collaborò attivamente alla stesura della Costituzione.
    Dopo la sconfitta elettorale del
    1948, guidò il Pci, schierandolo sempre all'opposizione, alla ricerca di una "via nazionale al socialismo".
  • Sandro Pertini (1896-1990)
    CHI ERA: giornalista e politico, ufficiale nella Prima guerra mondiale, nel 1918 si iscrisse al Psi. Negli anni del fascismo conobbe l'esilio, il confino, la prigionia. Nell'Italia repubblicana divenne, dopo una lunga militanza socialista, il più popolare presidente della Repubblica.
    CHE COSA HA FATTO: già condannato dal fascismo, nel 1926 fu tra gli organizzatori della fuga in Francia di Filippo Turati. Nell'esilio si adattò a ogni mestiere, dal muratore alla comparsa cinematografica.
    Rientrato in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato a 11 anni di carcere poiché rifiutò di sottoscrivere la domanda di grazia inoltrata al duce dalla madre. Dopo il 1935 fu confinato a Ponza, alle Tremiti e a Ventotene, dove fu rinchiuso nel carcere di Santo Stefano.
    Liberato nel 1943, partecipò alla rifondazione del Psi. Nuovamente arrestato e condannato a morte a Roma dai tedeschi, evase dal carcere di Regina Coeli, raggiungendo il Nord Italia per entrare nel Comitato di liberazione nazionale (Cln).
    Guidò l'insurrezione di Milano e firmò la condanna a morte di Mussolini. Segretario del Psi nei primi mesi del dopoguerra, sostenne l'autonomia del partito, pur nell'ambito dell'unità d'azione con il Pci.
    Presidente della Camera dal 1968 al 1976, fu eletto nel 1978 presidente della Repubblica con un larghissimo consenso.
  • Carlo Rosselli (1899-1937)
    CHI ERA: militante politico in seguito a una radicale scelta di opposizione al regime, sostenitore di un socialismo liberale, fu tra i fondatori e il maggior animatore del movimento antifascista Giustizia e libertà. Morì assassinato in Francia.
    CHE COSA HA FATTO: cresciuto a Firenze in un'agiata famiglia ebraica, interventista e combattente negli ultimi mesi della Grande guerra, si avviò dopo la laurea in giurisprudenza all'insegnamento universitario.
    Nel 1924, all'indomani del delitto Matteotti, aderì al Partito socialista unitario, testimoniando così la volontà di una nuova generazione di militanti che voleva promuovere un rinnovamento profondo della tradizione socialista italiana, in raccordo con gli ideali del liberalismo.
    Nel 1925 diede vita al primo foglio antifascista clandestino, Non mollare. Arrestato e confinato a Lipari, fu protagonista con Emilio Lussu e Fausto Nini di una clamorosa evasione.
    Si rifugiò in Francia, dove con Lussu, Nini e un gruppo di altri oppositori al regime fondò nel 1929 Giustizia e libertà. Allo scoppio della Guerra civile spagnola organizzò la prima colonna di antifascisti italiani, in collaborazione con l'anarchico Camillo Bemeri.
    Fu ucciso in Normandia, insieme al fratello Nello, suo compagno di lotta, da estremisti di destra francesi, su mandato dei vertici politici italiani.

 





5. Teresa Noce, Piero Gobetti e Altiero Spinelli

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  • Teresa Noce (1900-1980)
    CHI ERA: di origini poverissime, aderì al Partito comunista fin dalla sua fondazione.
    Con il nome di battaglia di Estella fu una figura di primo piano nell'organizzazione della rete dei fuoriusciti antifascisti. Nel dopoguerra fece parte della direzione del Pci e diresse il sindacato dei tessili.
    CHE COSA HA FATTO: costretta a lavorare fin da bambina, sartina e operaia in una Gioventù senza sole, come recita il titolo del suo primo romanzo autobiografico, fu un'assoluta autodidatta.
    Sposata nel 1923 con Luigi Longo, futuro dirigente del Pci, divenne una rivoluzionaria di professione, emblema di una vita interamente dedicata alla politica e all'ideologia.
    Nel 1926 fuggì all'estero. Soggiornò a Mosca e a Parigi, compiendo anche numerosi viaggi clandestini in Italia. Fedele interprete della linea del Partito comunista, combatté in Spagna nelle Brigate internazionali.
    Rientrata in Italia durante la guerra per partecipare alla lotta clandestina, venne arrestata e internata nel 1943 nel lager di Ravensbruck. Dopo la Liberazione fu tra le 21 donne elette alla Costituente, e da parlamentare e sindacalista si impegnò nella legislazione a tutela delle madri lavoratrici.
    Nel 1954, dopo la separazione da Longo, si ritirò a vita privata. Nel 1974 pubblicò l'autobiografia Rivoluzionaria professionale.
  • Piero Gobetti (1901-1926)
    CHI ERA: politico e scrittore, promosse iniziative culturali a cui collaborarono i più importanti intellettuali del suo tempo.
    Di formazione liberale, ma sensibile ai fermenti di rinnovamento di cui erano espressione le lotte degli operai torinesi durante il "Biennio rosso", sostenne una rivoluzione liberale aperta alle istanze sociali. Alle sue idee si richiamarono i fondatori del movimento Giustizia e libertà.
    CHE COSA HA FATTO: il quindicinale Energie nuove fu la prima rivista da lui fondata e diretta, a soli 17 anni. Vi collaborarono firme autorevoli come Luigi Einaudi, Antonio Gramsci, Benedetto Croce e Giovanni Gentile.
    Nel 1922 diede vita a Rivoluzione liberale. Reca lo stesso titolo anche il libro che scrisse nel 1924, in cui espose il nucleo del suo pensiero politico individuando nel fascismo la conseguenza dell'incancrenirsi di mali tradizionali della società italiana, quali l'invadenza del cattolicesimo e la demagogia del liberalismo giolittiano.
    Individuato da Mussolini come uno dei suoi più pericolosi avversari, fu arrestato il 6 febbraio 1923 con l'accusa di complotto contro lo Stato. Più volte vittima di aggressioni squadriste che ne minarono gravemente la salute, si rassegnò a emigrare in Francia solo nel febbraio 1926.
    Morì a Parigi, pochi giorni dopo l'arrivo, a seguito di una violenta bronchite.
  • Altiero Spinelli (1907-1986)
    CHI ERA: politico e intellettuale, si allontanò dal Partito comunista d'Italia negli anni dei sanguinosi processi staliniani. Al confino durante la dittatura fascista, si distinse per l'elaborazione teorica di un progetto di Europa federale. È considerato per questo fra i padri dell'Unione europea.
    CHE COSA HA FATTO: influenzato dalle idee socialiste del padre, si avvicinò giovanissimo al marxismo iscrivendosi nel 1924 al Pcd'i, con il fascismo ormai al potere e i comunisti costretti alla clandestinità.
    Arrestato nel 1927, quando era studente di giurisprudenza all'Università di Roma, fu condannato dal Tribunale speciale a 10 anni di carcere.
    Trascorse il restante periodo della dittatura al confino, a Ponza e a Ventotene, dove, espulso dal Pcd'i, si avvicinò a Giustizia e libertà e, insieme a Ernesto Rossi, redasse il Manifesto per un'Europa libera e unita.
    Dopo aver partecipato alla Resistenza nelle file del Partito d'azione, fondò nel dopoguerra il Movimento federalista europeo e animò molte battaglie a favore della costituzione di organismi comunitari.
    Eletto eurodeputato nel 1979, alla nascita del Parlamento di Bruxelles, fu particolarmente attivo nella stesura del progetto di unità europea con marcate caratteristiche federaliste, che venne poi adottato nel 1984 e costituì la base per il trattato dell'Ue.

 








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